U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

Lizza della monorotaia
Domenica11/05/03


Percorso: anello da Renara (m.310) a Passo Sella
(m.1500), Passo del Vestito (m.1151), Renara
Segnaletica: nessuna lungo la monorotaia, da Passo Sella
segnaletica bianco/rossa (150 - 162)
Dislivello: 1739 m. Tempo di percorrenza: 7,30 ore
Classificazione: EE solo per escursionisti esperti Punti sosta: nessuno
Acqua: nel paese di Gronda all'inizio dell'ecursione
e a Passo Sella procedendo verso est.
Periodo consigliato: primavera e autunno.

Dopo la giornata di sabato contrassegnata dalla pioggia, davanti alla sede ci siamo trovati solo in nove e dopo aver atteso, inutilmente, siamo saliti in macchina e partiti alla volta di Renara. Dal centro di Massa si seguono le indicazioni per Resceto, percorsi alcuni Km, in località Gronda, si imbocca la strada sulla destra svoltando successivamente a sinistra fino a giungere nel piazzale di carico di una cava dismessa di inerti.
L’escursione
Una volta giunti a Renara a quota 310 e lasciate le auto, ci prepariamo e alle ore 07,30 incominciamo la salita. Oltrepassata una sbarra della strada marmifera dopo pochi metri si prende a sinistra e dopo poco ci si inoltra in una via di lizza poco ripida che attraversa ill Canale della Buchetta. In pochi minuti si arriva all’inizio del poggio di carico della lizza dove ha inizio la saliata.
Dopo alcune foto e lo spirito ancora baldanzoso partiamo, e che saranno mai quei 2.500 gradini che abiamo di fronte? Dai forza saliamo se lo facevano i vecchi cavatori lo possiamo fare anche noi. Ma gradino dopo gradino, e non è che i gradini siano tutti stabili e di ugual misura, la nostra euforia comincia a sgonfiarsi e le ilarità e le battute di spirito spariscono, ogni tanto ci si volta e si nota la pendenza vertiginosa e portando di nuovo lo sguardo in avanti si nota sempre l’interminabile rotaia.
Pur non esistendo alcun rischio di perdere il sentiero, per tutto il percorso è infatti presente la monorotaia, la salita non è immune da pericoli. I gradini infatti sono in alcuni tratti scomparsi a causa dell’erosione e dello stato di abbandono; bisogna allora camminare in precario equilibrio sui muri di sostegno del tracciato e quindi sull’orlo del canalone. Da non trascurare poi di porre la massima attenzione alle traversine di legno che spesso sono umide e particolarmente scivolose. . Per fortuna stiamo camminando tra le pareti del canale e il sole non riesce a penetrarvi, la temperatura è fresca. A questo proposito sconsigliamo vivamente di intraprendere la salita nel pomeriggio quando il sole è a picco, lo sforzo metterebbe davvero a repentaglio l’incolumità fisica. Ogni tanto si sente più in basso la Giuseppina che dice “ vi lascio passare perché io vado piano e poi ogni tanto mi fermo! “ e di rimando gli rispondono “ NOO! Vai pure così che non abbiamo fretta “. Finalmente si vede la luce, stiamo uscendo dal canale, è finita? Macché siamo solo a metà e a occhio da qui comincia il bello. .Incontriamo un edificio che fungeva da ricovero per gli addetti alla cava, poco più avanti, un grosso argano che serviva per il caricamento dei blocchi di marmo.
“ Fermi tutti! Ora ci facciamo una bella sosta e una bella bevuta! E poi non diamo neanche un’occhiata? “.Qui il panorama comincia ad essere davvero entusiasmantema è comunque necessaria una prolungata sosta perché il percorso ancora da affrontare

è ora quasi interamente assolato e presenta tratti molto ripidi e particolarmente impegnativi perché, nell’ultimo tratto, la via di lizza non esiste più; bisogna allora procedere su detriti e boccette seguendo solo una labile traccia. La sosta l’abbiamo fatta, ma dopo un tentativo di proporre la salita direttamente al M. sella (salita adatta solo ad escursionisti molto esperti e con buona conoscenza del luogo) da li per un altro percorso, subito bocciata, siamo risaliti seguendo di nuovo la lizza e siamo arrivati alla casa dove ha abitato fino al 1975 il guardiano della cava. Abbiamo visitato la casa del guardiano, ancora ben tenuta e posizionata su di una balconata naturale, ci è venuto spontaneo pensare a quanti soldi vengono buttati via per costruire rifugi inutili, vere cattedrali nel deserto e poi delle abitazioni già costruite e in posti così splendidi vengono abbandonate e dimenticate da tutti, perdendo anche i ricordi e la cultura di quelle persone che ci hanno lavorato. Scusate l’attimo di indignazione ma un’opera del genere non dovrebbe essere persa e penso che tra pochi anni questo percorso non potrà essere più fatto e tutta la fatica e la storia sarà persa per sempre; persa la bellezza incantata e la pace alpestre che regna sovrana dopo l'ingiurie perpetrate nel passato dalla attività di estrazione del marmo. Ora che molte zone delle Alpi Apuane sono già state irrimediabilmente deteriorate dalle cave, dobbiamo rivalutare e proteggere anche posti meno famosi ma altrettanto preziosi.. Si riparte e la lizza si fa più disastrata date le molte frane e scariche dalle cave soprastanti, infatti dopo aver attraversato un ravaneto il tracciato scompare del tutto e bisogna salire un po’ a occhio, per fortuna i fori dei piri si distinguono ancora e seguendoli si trova una traccia che ci porta sino alla cava Bagnoli a quota 1.600 m. Sono trascorse 3,30 ore. Con sollievo per aver concluso la lunga fatica ci siamo stretti la mano e le signore hanno distribuito baci come se avessimo raggiunto la cima di una vetta molto importante.
Nel programma non c’era nessuna vetta da raggiungere, in quanto ci sembrava eccessivo, ma il desiderio di raggiungerne una era troppo forte e dopo averlo messo a votazione e imponendolo al capo gita che regolarmente non viene mai ascoltato (quando è stanco e desideroso solo di un po’ d’ombra come in questo caso!), si è deciso di salire in vetta al Monte Sella. Prima però abbiamo visitato la cava dove viene effettuata anche l’escavazione in galleria e le grandissime sale ricavate da questo
tipo di escavazione sono impressionanti. Beh dov’è il sentiero per il Sella? Neanche a dirlo non c’è almeno da dove eravamo noi e allora via si sale per placche sino alla vicina insellatura e poi giunti sul crinale si prosegue sino alla vetta. Il sentiero in effetti non passa per la cava da noi raggiunta: pertanto il percorso che abbiamo effettuato non è da considerarsi come itinerario per raggiungere la vetta del Monte Sella. Infatti ci si deve arrampicare su placche lisce che presentano notevoli difficoltà e quindi pericolose; chi avesse come scopo un’escursione alla vetta deve seguire un altri itinerario.
Dalla cima del Sella lo sguardo si affaccia sulla valle di Arnetola e sul lago di Vagli, sul gruppo delle Panie, sul Sumbra, sulla Tambura e su tante altre vette delle Apuane. Una breve sosta, si mangia un mela, alcune foto e poi via si riparte seguendo il sentiero
che ci porta al Passo Sella 1.500 m.; un sentiero su roccia piuttosto esposto che presenta alcune difficoltà. Il Passo è un ampio e verde valico tra le valli di Arni e d'Arnetola, è solitamente una tappa di passaggio per chi si dirige al Passo Fiocca per poi scendere di nuovo ad Arni passando per lo stupendo bosco del Fatonero. E naturalmente visto che la fame si sentiva doverosa sosta su quegli invitanti prati screziati del violetto dei crochi, solite due correnti di pensiero sul problema dell’alimentazione, chi tanto e chi poco. Si stava proprio bene sotto quel bel solicello e una fresca brezzetta ma il tempo stringeva e quindi dopo aver fatto rifornimento d’acqua ad una vicina fonte siamo ripartiti prendendo il sentiero n°150, che parte sulla destra e che percorre la "cresta del Vestito" Questo tratto è caratterizzato da guglie rocciose che emergono dalla vegetazione contorta di faggi e altri arbusti che creano un singolare contrasto;
il versante massese su cui ogni tanto ci si affaccia, appare aspro e inaccessibile, solcato da profondi canaloni, lungo i pendii del Monte Macina; una aerea crestina che ci impegna in un paio di passaggi che richiedono molta attenzione e qualche rudimento di tecnica d’arrampicata. Dopo circa un'ora si giunge al Passo del Vestito a quota 1151, valico alpestre che si affaccia sull'orrido vallone di Renara di fronte all'elegante profilo del M. Sagro. A pochi metri dal passo si apre l'imbocco di un bunker facente parte del complesso sistema di fortificazioni, noto come "Linea Gotica", creato dai Tedeschi durante il secondo conflitto mondiale.
Volgendo lo sguardo in basso si vede la nostra meta che è stata anche quella di partenza. Si scende su di un tracciato in una gola talvolta intagliato nella roccia, con percorso sempre pittoresco, ripidissimo e talvolta impegnativo, con soventi passaggi su roccia da non sottovalutare. Scendendo portandoci sulla sinistra, sovrastati dal Monte Pelato, una delle propaggini del Monte Altissimo, siamo giunti infine su scomodi ravaneti e sfasciumi di vecchie cave e dopo circa 9 ore da quando siamo partiti. Qui ci siamo immessi sulla nuova strada marmifera che parte in prossimità di casa Bonotti e che in breve ci ha condotti dove avevamo lasciato le macchine. L’escursione è stata ancora una volta appagante e degna delle aspettative; molto impegnativa per lo sforzo fisico richiesto e per i frequenti passaggi difficili ed esposti che si devono superare. Non va però dimenticato che una volta raggiunta la cava è possibile seguire la marmifera fino a Passo Sella, in questo modo si elimina la parte più pericolosa del nostro itinerario, che ripetiamo non è l’itinerario tracciato per la vetta del Monte Sella.
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