Arriva la bella
stagione e l'U.O.E.I. inizia l'attività turistica, tutto bene dunque?
Certo che no! Altrimenti che uoeini saremmo? Prima o poi, d'altronde,
doveva succedere; dopo tante iniziative col bel tempo abbiamo trovato
la pioggia. Ancora un po' appesantiti dalle torte del giorno precedente,
il lunedì di pasquetta ci siamo ritrovati, puntuali, alle 5,45 davanti
alla Sede con un occhio rivolto al cielo e l'altro semichiuso per il sonno.
Ma Marco era stato intransigente: o si parte presto o non si arriva in
tempo! La pioggia insistentemente annunciata arrivava appena superato
il Monte Quieta ma la levataccia (e le libagioni della Pasqua) ce la facevano
dimenticare. Arriviamo a Orvieto alle 9,10 sotto una pioggerella che comincia
a dare fastidio; Marco e Marcello vanno ad acquistare i biglietti per
la funicolare mentre una bancarella di ambulanti cinesi viene letteralmente
presa d'assalto e semi svuotata degli ombrelli. Passano i minuti (in verità
davvero molti!) e dei due non c'è traccia; il gruppo comincia a rumoreggiare
e Luciano viene spedito a verificare la situazione: cosa scopre? Scopre
i due bellimbusti intenti a tessere le lodi del delizioso accento orvietano
della simpatica (e bella n.d.a.) hostess alla biglietteria! Finalmente
(?) si parte, raggiungiamo comodamente lo scalo cittadino e da lì, con
un bus navetta, in pochi minuti siamo nella piazza del Duomo. La vista
affascina tutti; la piazza, dominata dal Duomo stesso, è ricca anche di
altre attrattive, peccato solo per la pioggia e la nebbia che incombono.
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"Il
duomo d'Orvieto, la più bella cattedrale dell'Umbria, venne fondato
l'anno 1290 in uno dei punti più elevati della città, a memoria
d'uno dei miracoli maggiori che valsero a confondere i Patarini,
rinnegatori del Sacramento della Eucarestia, allora numerosissimi
nella regione. La facciata, esempio mirabile della genialità architettonica
dei maestri italiani, gloria della città, è tra le opere più belle
che sia dato vedere in Italia. La purezza delle linee, l'equilibrio
delle masse e dei piani, |
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lo slancio delle membrature,
la vibrante ricchezza metallica delle cornici, la delicatezza dei rilievi,
il fasto dei colori qui si fondono in unità e accordi perfetti a compiere
il miracolo. Non è più lecito scegliere e dividere quanto nell'edificio
vi sia di romanico e quanto di gotico, quanto si debba alla tradizione
umbra, quanto alla moda architettonica francese; qui ciò che conta è soltanto
il genio di un grande artista, quello di Lorenzo Maitani senese." Al termine
della visita, come per miracolo, la pioggia è praticamente cessata; le
signore si precipitano nei numerosi negozi di ceramiche e articoli della
tradizione storico culturale orvietana. Una parte del gruppo si reca a
visitare la chiesa di San Francesco lasciando indietro alcuni gitanti.
Qui si verifica l'unico inconveniente di tutta la gita: non aver fornito
i partecipanti di una piantina della città. La dimenticanza viene prontamente
superata grazie alla bellezza dei monumenti, in un attimo ognuno se ne
dimentica e si formano diversi gruppetti ben contenti di visitare liberamente
la cittadina.
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Strada
facendo il gruppo si ricompone, possiamo così visitare tranquillamente
il pozzo di San Patrizio che fu costruito, per ordine del papa Clemente
VII, da un architetto famoso: Antonio da Sangallo il Giovane nel
1527 - 37 giunto ad Orvieto per il sacco di Roma. Largo 13 metri
e profondo 63, questo pozzo da già una certa emozione ad osservarlo
dall'alto; la sua funzione era quella di fornire l'acqua in caso
di aggressione da parte dei nemici. |
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Se poi scendiamo per le scale
a chiocciola che si svolgono, a spirale, attorno al vano cilindrico, l'emozione
cresce a mano a mano che scendiamo i gradini che sono... 248!
Hanno un bell'esserci, nel frattempo, anche 72 finestroni che cercano
di farci un poco di luce! Ritorniamo alla luce per l'altra rampa di scale,
poiché il pozzo ne ha due, sovrapposte. L'appuntamento era per le 12,30
davanti al terminal della funicolare, sorpresa: manca una gitante. Appuriamo
che aveva un impegno urgente (!) ma dopo una decina di minuti di inutili
ricerche iniziano i dubbi! Tralasciamo i commenti del marito e saltiamo
direttamente all'appuntamento ora più atteso: il ristorante. Sapevamo
che si chiamava "La baracca" ma quando vediamo il cartello insegna, in
mezzo ad un campo e che indica un fabbricato in costruzione il nostro
Marco, l'autore delle prenotazioni, rischia veramente il linciaggio. C'eravamo
sbagliati!! Il locale era accogliente, il personale simpatico (bionda
e …..) e il menù superbo. Durante il pranzo cade un vero acquazzone, "ma
checce frega tanto stamo ar coperto"! In effetti quando usciamo il tempo
migliora decisamente; ci dirigiamo subito a visitare il borgo di Civita,
sicuramente il clou della giornata. Per Civita di Bagnoregio storia, arte,
cultura e tradizioni, sono i requisiti fondamentali di un territorio che
sembra quasi essersi fermato in un passato ricco di avvenimenti. E' un
esempio di meraviglia unico nel suo genere. Unita al mondo solo da un
lungo e stretto ponte, la "Città che muore", ormai da tempo così chiamata
a causa dei lenti franamenti delle pareti di tufo, racchiude un ciuffo
di case medioevali ed una popolazione di pochissime famiglie.
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Appoggiata
dolcemente su un cucuzzolo, la cittadina sovrasta imperiosamente
l'immensa vallata sottostante, offrendo così al turista un incantevole
e indimenticabile scenario. La visita ci affascina a cominciare
dal ponte: un sinuoso nastro che avventurandosi nel vuoto del calanco
porta esclusivamente pedoni fino alla porta d'ingresso del borgo.
Un borgo medioevale ben conservato e tenuto, ricco di storia e bellezza
da gustare con infinita calma.
Il tempo vola, |
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quando torniamo al pullman c'è
solo il tempo per una visita di mezz'ora a Bolsena. Purtroppo la pioggia
che inizia quasi subito a cadere copiosa ci costringe a un vero mordi
e fuggi: solo il tempo di un gelato e un souvenir! Il viaggio di rientro,
nonostante i timori per le possibili code in autostrada, è tranquillo
e…e… senza "Il ciclone". Sarà stata la sacralità del Duomo di Orvieto
o la bellezza mozzafiato di Civita ma questa volta il film gentilmente
offerto sul pullman dal capo gita era un…. Triller! Che dire a conclusione?
Abbiamo scherzato durante tutta la relazione, ma in fondo noi uoeini siamo
così, facciamo le cose con impegno e profonda serietà, ma viviamo poi
le nostre iniziative con gioia e spensieratezza; pienamente appagati quando
i partecipanti sono soddisfatti e numerosi come questa volta. I commenti
del dopo gita sono stati molto positivi quindi: forza UOEI e… alla prossima!
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