U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

Escursione al promontorio di Portofino
Domenica 13 Aprile
Il Parco di Portofino offre una visione sintetica della costa ligure, sia dal punto di vista naturalistico sia da quello storico-antropologico. L'assetto attuale del territorio è infatti il risultato di una originale forma di coevoluzione tra natura e attività umana, che ha dato luogo a una sorprendente varietà di sistemi biologici e di ambienti, ma anche a una specifica cultura materiale (alla confluenza di tre "civiltà": quella marinara, quella dell'ulivo, e quella del castagno). Una fittissima rete di sentieri attraversa ambienti selvaggi, insediamenti rurali e borghi marinari ricchi d'arte e storia, offrendo paesaggi che sono ormai entrati nella leggenda visiva del Mediterraneo.E' in questo particolare contesto ambientale che, quest'anno, abbiamo programmato l'oramai tradizionale escursione ligure. Al ritrovato bel tempo ha fatto da contro altare lo sciopero dei treni, che ci ha costretti all'ultimo momento a modificare il programma di viaggio: anziché partire in treno per Santa Margherita Ligure siamo stati costretti a partire in auto. Ritrovo alle 7,00 presso la sede di Ripa e, stipati in cinque macchine , siamo partiti. Questa volta siamo un po' meno del solito, solo (si fa per dire) 15 partecipanti più la mascotte Golia, ma la ricorrenza religiosa e il viaggio in auto non proprio breve hanno certamente influito. Il viaggio è comunque tranquillo e senza intoppi di sorta; lasciate le auto saliamo quasi subito sul pullman e in pochi minuti raggiungiamo Portofino, sono le 9,15, che troviamo semideserta e bellissima.
Una rapida visita del borgo, il tempo per una foto di gruppo, e subito imbocchiamo la stradina, che inerpicandosi in discreta salita, porta sul promontorio che separa Portofino da Santa Margherita.
Qui i sentieri non hanno la classica numerazione CAI ma riportano la simbologia adottata dal F.I.E., nel nostro caso due punti di vernice rossa. Sarà, forse, per la salita che dobbiamo affrontare appena partiti ma il sentiero viene subito ribattezzatocon una colorita espressione versiliese: sentiero "due palle!" ("dù palle"! per esattezza). Per chi volesse eventualmente ripetere il nostro percorsi diciamo che , oltre alla segnaletica FIE esiste anche quella del Parco: inizialmente si devono seguire le indicazioni per Portofino Vetta.
Dopo pochi minuti il panorama diventa dapprima emozionante e poi mozzafiato, come d'incanto la fatica scompare per lasciare il posto al piacere di una simile vista; il panorama si mischia quasi subito ai reperti della storia ligure con l'incantevole chiesetta di San Sebastiano, e il bel mosaico raffigurante lo stemma della famiglia Doria che accoglie i viandanti all'arrivo sul sagrato. Giunti al bivio dobbiamo svoltare sulla sinistra, non senza aver prima ammirato uno dei più belli scorci della baia di Portofino, per dirigerci verso San Fruttuoso, la nostra prima meta. Il sentiero prosegue agevole e,
seppur con leggeri saliscendi, non è per niente faticoso; è invece estremamente panoramico, snodandosi ora in un percorso che consente di vedere quasi costantemente il mare e le tante piccole insenature. La vegetazione, inizialmente costituita in gran parte da olivi, viene ora gradualmente sostituita da un gran numero di corbezzoli, stipe e arbusti caratteristici della macchia mediterranea. E il sole comincia a picchiare il tempo infatti è bello e decisamente primaverile! Raggiunto al località " quota 0 " dove esiste un rudere che ricorda l'ultimo conflitto, si imbocca il sentiero in discesa, che prosegue con lunghi tornanti e che in poco tempo raggiunge San Fruttuoso (ore 12,00).Quando iniziamo la discesa il sentiero comincia ad essere frequentato da un gran numero di escursionisti e semplici gitanti. In breve sbuchiamo sulla piazzola dell'eliporto dove ci concediamo una breve sosta, giusto il tempo per un rapido spuntino.
San Fruttuoso è costituito da una piccola spiaggia, dalla monumentale abbazia, dalla chiesa, la torre dei Doria e da poche casette che si specchiano nel blu smeraldo del mare, su un fondo verde scuro di pini.
La costruzione dell'eremo, destinato a diventare l'abbazia, secondo la leggenda si attribuisce a cinque monaci spagnoli, provenienti da Terragona, che affrontarono un lungo viaggio per portare le reliquie del Vescovo Fruttuoso morto sul rogoinsieme ai diaconi Eulogio e Augurio. Fu proprio il vescovo, apparso in sogno ai monaci, ad indicare loro il posto sulla costa ligure dove dovevano essere sepolti i suoi resti. Ci concediamo una visita alla torre dei Doria, ora adibita a museo, prima di inoltrarci nel piccolo borgo. La torre dei Doria, con il grande stemma della famiglia, l'aquila e le iniziali di Johannes Andreas Auria, viene costruita nel XVI secolo da Andrea Doria, per avvistare in tempo il pericolo che arrivava dal mare e poter proteggere il borgo. Un'occhiata ad alcune bancarelle e raggiungiamo la minuscola spiaggia antistante l'Abbazia. La piccolsa spiaggia davanti all'abbazia si è formata nel 1915, durante un violento nubifragio che portò a valle i detriti del torrente in piena. Questa alluvione provocò anche il crollo della prima campata della chiesa che è poi stata "accorciata" nel restauro iniziato nel 1933 e ripreso nel 1986 dal FAI (Fondo per l'Ambiente), per concludersi nel 1991. La spiaggetta è già affollata di turisti, che peraltro continuano ad arrivare anche coi traghetti che attraccano alla banchina antistante, ma non fatichiamo poi molto a sistemare il nostro armamentario e neanche a concederci il meritato relax sugli scomodi sassi che qui sostituiscono la sabbia. Alle ore 13,00 circa siamo ripartiti alla volta di Camogli. Abbiamo scelto di seguire il sentiero che parte dal piccolo porticciolo e subito si presenta ripido e tortuoso, e dopo pranzo unito al caldo afoso ci fa rimpiangere di non aver preso il traghetto, comunque stringendo i denti e sudando le proverbiali sette camice. Camminando tra vegetazione mista, rupestre e gariga alternata a verdi "tunnel" di forteto (stadio intermedio tra macchia e bosco), lungo il versante occidentale della Cala dell'Oro, con dislivelli ripetuti e tratti esposti sulle scogliere sottostanti, fino a giungere al famoso Passo del Bacio. Da qui, abbiamo percorso l'anfiteatro roccioso compreso tra Punta Budego e Punta Chiappa ed aggirando le pendici del Monte Campana, con repentini cambi di panorama, siamo arrivati alla località Fornelli (ore 2,00), oggi detta "Batterie" per la presenza dei bunker militari tedeschi dell'ultima guerra usati appunto per le batterie di difesa antiaerea. Oltrepassate le batterie siamo giunti allo sperone roccioso sovrastante Punta Chiappa dal quale si gode un eccellente panorama sul versante occidentale del promontorio e, nelle belle giornate, su tutta la Riviera di Ponente fino a Capo Mele e sulla catena alpina, fino alle cime più alte delle Alpi Marittime e Cozie purtroppo la giornata non era così limpida. A questo punto abbiamo trovato una provvidenziale sorgente e alcuni di noi si sono domandati se era potabile altri visto l'arsura che aveva preso alla gola ci si sono letteralmente tuffati. Da qui, attraverso una rada pineta ed i coltivi, siamo giunti al paesino della Mortola, poi il piccolo borgo di San Rocco (m.221), il cui sagrato della Chiesa è una vera terrazza sul magnifico panorama offerto dal Golfo Paradiso (ore 0,30) dove giustamente ci siamo accomodati sulle sue scalette per riprendere fiato. In discesa per l'antica pedonale, in breve abbiamo raggiunto l'abitato di Camogli (ore 0,30) attraverso un percorso all'interno della campagna camoglina, dove il paesaggio conserva ancora evidenti i segni dell'economia di villa: vicina agli ulivi si trovano fichi, un po' di vigna, il prato per sfalciare l'erba per i conigli, gli olmi per le bestie più grandi, alberi da frutta e l'immancabile orto ricco di verdura ed ortaggi. Così, oltre i muri di cinta che costeggiano il sentiero, si intravedono le case con la loro armoniosa irregolarità. Scendendo giù per una lunghissima scalinata siamo giunti nella piazza di Camogli dove c'è il terminal per i pullman che vanno a Santa Margherita Ligure. Visto che per il prossimo bus c'era ancora tempo, cosa abbiamo fatto? Ma naturalmente come non terminare un'escursione davanti a un mega gelato da 2 euro, naturalmente abbiamo dato un'occhiata al borgo antico della città, formato da stretti vicoli e camminando ci siamo imbattuti nelle grandi padelle, veri giganti ora appoggiate ad un muro, che servono per la sagra del pesce che si tiene nella seconda domenica del mese di maggio. Risalendo su per la ripida scalinata siamo tornati ai pullman dove siamo saliti e preso posto con disappunto di chi ha naso fine e un po' disgustato dagli odori di sudore si tappava il naso, esagerazione!! Percorse delle belle stradine che scendono in tornanti verso la costa di S. Margherita Ligure si arriva in breve alla nostra destinazione e alle ore 18,00 siamo giunti al parcheggio, salutandoci ci siamo dati appuntamento alla prossima. Bellissima escursione diversa dalle nostre solite escursioni che ci vedono vagabondare tra ripidi pendii e rocce affilate, in un primo momento ci sembrava una gita banale ma alla fine ci siamo trovati tutti soddisfatti e la fatica nelle gambe ci ricordava che non era poi così banale.
                   
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