Il Parco di
Portofino offre una visione sintetica della costa ligure, sia dal punto
di vista naturalistico sia da quello storico-antropologico. L'assetto
attuale del territorio è infatti il risultato di una originale forma di
coevoluzione tra natura e attività umana, che ha dato luogo a una sorprendente
varietà di sistemi biologici e di ambienti, ma anche a una specifica cultura
materiale (alla confluenza di tre "civiltà": quella marinara, quella dell'ulivo,
e quella del castagno). Una fittissima rete di sentieri attraversa ambienti
selvaggi, insediamenti rurali e borghi marinari ricchi d'arte e storia,
offrendo paesaggi che sono ormai entrati nella leggenda visiva del Mediterraneo.E'
in questo particolare contesto ambientale che, quest'anno, abbiamo programmato
l'oramai tradizionale escursione ligure. Al ritrovato bel tempo ha fatto
da contro altare lo sciopero dei treni, che ci ha costretti all'ultimo
momento a modificare il programma di viaggio: anziché partire in treno
per Santa Margherita Ligure siamo stati costretti a partire in auto. Ritrovo
alle 7,00 presso la sede di Ripa e, stipati in cinque macchine , siamo
partiti. Questa volta siamo un po' meno del solito, solo (si fa per dire)
15 partecipanti più la mascotte Golia, ma la ricorrenza religiosa e il
viaggio in auto non proprio breve hanno certamente influito. Il viaggio
è comunque tranquillo e senza intoppi di sorta; lasciate le auto saliamo
quasi subito sul pullman e in pochi minuti raggiungiamo Portofino, sono
le 9,15, che troviamo semideserta e bellissima.
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Una rapida visita del
borgo, il tempo per una foto di gruppo, e subito imbocchiamo la
stradina, che inerpicandosi in discreta salita, porta sul promontorio
che separa Portofino da Santa Margherita. |
Qui i sentieri non hanno la
classica numerazione CAI ma riportano la simbologia adottata dal F.I.E.,
nel nostro caso due punti di vernice rossa. Sarà, forse, per la salita
che dobbiamo affrontare appena partiti ma il sentiero viene subito ribattezzatocon
una colorita espressione versiliese: sentiero "due palle!" ("dù palle"!
per esattezza). Per chi volesse eventualmente ripetere il nostro percorsi
diciamo che , oltre alla segnaletica FIE esiste anche quella del Parco:
inizialmente si devono seguire le indicazioni per Portofino Vetta.
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Dopo
pochi minuti il panorama diventa dapprima emozionante e poi mozzafiato,
come d'incanto la fatica scompare per lasciare il posto al piacere
di una simile vista; il panorama si mischia quasi subito ai reperti
della storia ligure con l'incantevole chiesetta di San Sebastiano,
e il bel mosaico raffigurante lo stemma della famiglia Doria che
accoglie i viandanti all'arrivo sul sagrato. Giunti al bivio dobbiamo
svoltare sulla sinistra, non senza aver prima ammirato uno dei più
belli scorci della baia di Portofino, per dirigerci verso San Fruttuoso,
la nostra prima meta. Il sentiero prosegue agevole e, |
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seppur con leggeri saliscendi,
non è per niente faticoso; è invece estremamente panoramico, snodandosi
ora in un percorso che consente di vedere quasi costantemente il mare
e le tante piccole insenature. La vegetazione, inizialmente costituita
in gran parte da olivi, viene ora gradualmente sostituita da un gran numero
di corbezzoli, stipe e arbusti caratteristici della macchia mediterranea.
E il sole comincia a picchiare il tempo infatti è bello e decisamente
primaverile! Raggiunto al località " quota 0 " dove esiste un rudere che
ricorda l'ultimo conflitto, si imbocca il sentiero in discesa, che prosegue
con lunghi tornanti e che in poco tempo raggiunge San Fruttuoso (ore 12,00).Quando
iniziamo la discesa il sentiero comincia ad essere frequentato da un gran
numero di escursionisti e semplici gitanti. In breve sbuchiamo sulla piazzola
dell'eliporto dove ci concediamo una breve sosta, giusto il tempo per
un rapido spuntino.
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San Fruttuoso è costituito
da una piccola spiaggia, dalla monumentale abbazia, dalla chiesa,
la torre dei Doria e da poche casette che si specchiano nel blu
smeraldo del mare, su un fondo verde scuro di pini. |
La costruzione dell'eremo, destinato
a diventare l'abbazia, secondo la leggenda si attribuisce a cinque monaci
spagnoli, provenienti da Terragona, che affrontarono un lungo viaggio
per portare le reliquie del Vescovo Fruttuoso morto sul rogoinsieme ai
diaconi Eulogio e Augurio. Fu proprio il vescovo, apparso in sogno ai
monaci, ad indicare loro il posto sulla costa ligure dove dovevano essere
sepolti i suoi resti. Ci concediamo una visita alla torre dei Doria, ora
adibita a museo, prima di inoltrarci nel piccolo borgo. La torre dei Doria,
con il grande stemma della famiglia, l'aquila e le iniziali di Johannes
Andreas Auria, viene costruita nel XVI secolo da Andrea Doria, per avvistare
in tempo il pericolo che arrivava dal mare e poter proteggere il borgo.
Un'occhiata ad alcune bancarelle e raggiungiamo la minuscola spiaggia
antistante l'Abbazia. La piccolsa spiaggia davanti all'abbazia si è formata
nel 1915, durante un violento nubifragio che portò a valle i detriti del
torrente in piena. Questa alluvione provocò anche il crollo della prima
campata della chiesa che è poi stata "accorciata" nel restauro iniziato
nel 1933 e ripreso nel 1986 dal FAI (Fondo per l'Ambiente), per concludersi
nel 1991. La spiaggetta è già affollata di turisti, che peraltro continuano
ad arrivare anche coi traghetti che attraccano alla banchina antistante,
ma non fatichiamo poi molto a sistemare il nostro armamentario e neanche
a concederci il meritato relax sugli scomodi sassi che qui sostituiscono
la sabbia. Alle ore 13,00 circa siamo ripartiti alla volta di Camogli.
Abbiamo scelto di seguire il sentiero che parte dal piccolo porticciolo
e subito si presenta ripido e tortuoso, e dopo pranzo unito al caldo afoso
ci fa rimpiangere di non aver preso il traghetto, comunque stringendo
i denti e sudando le proverbiali sette camice. Camminando tra vegetazione
mista, rupestre e gariga alternata a verdi "tunnel" di forteto (stadio
intermedio tra macchia e bosco), lungo il versante occidentale della Cala
dell'Oro, con dislivelli ripetuti e tratti esposti sulle scogliere sottostanti,
fino a giungere al famoso Passo del Bacio. Da qui, abbiamo percorso l'anfiteatro
roccioso compreso tra Punta Budego e Punta Chiappa ed aggirando le pendici
del Monte Campana, con repentini cambi di panorama, siamo arrivati alla
località Fornelli (ore 2,00), oggi detta "Batterie" per la presenza dei
bunker militari tedeschi dell'ultima guerra usati appunto per le batterie
di difesa antiaerea. Oltrepassate le batterie siamo giunti allo sperone
roccioso sovrastante Punta Chiappa dal quale si gode un eccellente panorama
sul versante occidentale del promontorio e, nelle belle giornate, su tutta
la Riviera di Ponente fino a Capo Mele e sulla catena alpina, fino alle
cime più alte delle Alpi Marittime e Cozie purtroppo la giornata non era
così limpida. A questo punto abbiamo trovato una provvidenziale sorgente
e alcuni di noi si sono domandati se era potabile altri visto l'arsura
che aveva preso alla gola ci si sono letteralmente tuffati. Da qui, attraverso
una rada pineta ed i coltivi, siamo giunti al paesino della Mortola, poi
il piccolo borgo di San Rocco (m.221), il cui sagrato della Chiesa è una
vera terrazza sul magnifico panorama offerto dal Golfo Paradiso (ore 0,30)
dove giustamente ci siamo accomodati sulle sue scalette per riprendere
fiato. In discesa per l'antica pedonale, in breve abbiamo raggiunto l'abitato
di Camogli (ore 0,30) attraverso un percorso all'interno della campagna
camoglina, dove il paesaggio conserva ancora evidenti i segni dell'economia
di villa: vicina agli ulivi si trovano fichi, un po' di vigna, il prato
per sfalciare l'erba per i conigli, gli olmi per le bestie più grandi,
alberi da frutta e l'immancabile orto ricco di verdura ed ortaggi. Così,
oltre i muri di cinta che costeggiano il sentiero, si intravedono le case
con la loro armoniosa irregolarità. Scendendo giù per una lunghissima
scalinata siamo giunti nella piazza di Camogli dove c'è il terminal per
i pullman che vanno a Santa Margherita Ligure. Visto che per il prossimo
bus c'era ancora tempo, cosa abbiamo fatto? Ma naturalmente come non terminare
un'escursione davanti a un mega gelato da 2 euro, naturalmente abbiamo
dato un'occhiata al borgo antico della città, formato da stretti vicoli
e camminando ci siamo imbattuti nelle grandi padelle, veri giganti ora
appoggiate ad un muro, che servono per la sagra del pesce che si tiene
nella seconda domenica del mese di maggio. Risalendo su per la ripida
scalinata siamo tornati ai pullman dove siamo saliti e preso posto con
disappunto di chi ha naso fine e un po' disgustato dagli odori di sudore
si tappava il naso, esagerazione!! Percorse delle belle stradine che scendono
in tornanti verso la costa di S. Margherita Ligure si arriva in breve
alla nostra destinazione e alle ore 18,00 siamo giunti al parcheggio,
salutandoci ci siamo dati appuntamento alla prossima. Bellissima escursione
diversa dalle nostre solite escursioni che ci vedono vagabondare tra ripidi
pendii e rocce affilate, in un primo momento ci sembrava una gita banale
ma alla fine ci siamo trovati tutti soddisfatti e la fatica nelle gambe
ci ricordava che non era poi così banale.
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