Il mese di novembre sancisce la fine della stagione escursionistica
e turistica: le giornate di maltempo sempre più frequenti e le poche
ore di luce invogliano al riposo. Come da rinnovata tradizione anche
quest’anno abbiamo scelto di concludere il programma con un’iniziativa
gastronomica; un’iniziativa che abbinasse, però, al divertimento di
una giornata spensierata tra amici, e al piacere della buona cucina,
la riscoperta, o scoperta a seconda dei casi, delle tradizioni che
fanno grande la nostra Italia. Il pranzo sociale è un modo simpatico
per ringraziare soci e simpatizzanti del sostegno offertoci con la
loro partecipazione. Il contesto eno-gastronomico è quindi la motivazione
principale della scelta che quest’anno ci ha visti ospiti della bassa
parmense. Protagonisti ovviamente sono stati i salumi, il parmigiano,
la cucina tipica senza dimenticare i vini con lambrusco e malvasia
a farla da padroni. “Chi si loda si imbroda” recita un arcaico detto
apuo-versiliese, che poi significa che chi si vanta troppo dei propri
successi finisce per rendersi ridicolo; ma anche attenendosi strettamente
alla cronaca non possiamo evitare di sottolineare che quest’anno per
la seconda volta abbiamo dovuto raddoppiare. Anche per questa iniziativa
le adesioni sono state superiori ai posti disponibili, ma d’altronde
l’offerta era davvero ghiotta: visita con degustazione ad un salumificio,
ad un caseificio e pranzo presso un rinomato ristorante. Per concludere
la giornata l’oramai consueta appendice culturale, la visita della
reggia di Colorno. Si parte alle 7, destinazione Collecchio per la
prima visita: il salumificio “Giuberti Amerio”. La mattinata si preannunciava
poco invitante ma appena superato il valico della Cisa smette di
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piovere, la nebbia tutto sommato fa
parte del paesaggio padano. I nostri ospiti ci accolgono con un’abbondante
tavolata di salumi affettati pronti per soddisfare l’appetito
che comincia a manifestarsi. Alle 9,30 i panino sono davvero i
benvenuti e se ad accompagnarli è un buon bicchiere di malvasia
secca il piacere è sublime. Prosciutto e culatello, salame fresco
e stagionato, sono autentiche delizie che ci avvolgono in un bouquet di profumi e di aromi inebrianti. La
visita ai locali di stagionatura è una gioia per la vista e l’olfatto,
mentre le esaurienti spiegazioni del titolare ci svelano i segreti
per riconoscere sempre l’autentico prosciutto di Parma che su
ogni coscia deve riportare, oltre al marchio del consorzio anche
il numero che identifica l’allevatore e il maiale. Ovviamente
non può mancare l’acquisto e un ultimo assaggio che, moderato
l'appetito, è ora finalizzato alla scelta del prodotto
da acquistare. La meta della seconda visita è il caseificio “San
Luigi” di Colorno. La distanza non è molta ma una deviazione ci
fa perdere un po’ di tempo, |
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TRA TUTTI
QUESTI SALAMI, INDOVINA QUALE E' MARCELLO !
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pazienza. Anche stavolta sono i titolari ad accoglierci e guidarci
nella visita dei locali di produzione e stagionatura di questo eccezionale
prodotto che compare già nei testi degli antichi autori
romani con riferimento ad una specifica zona di produzione.
Elemento
fondamentale per la produzione è il latte che proviene da allevamenti
che rispettano severe norme igieniche e di selezione dei capi
di bestiame;particolare cura è riservata alla loro alimentazione,
che deve avvenire con foraggi locali rigorosamente freschi e di
qualità, tali da permettere la produzione di un latte eccellente
che può essere utilizzato crudo,senza alcun trattamento termico
e senza aggiunta di conservanti o altri additivi. Le forme ottenute dagli abili
gesti del casaro rimarrnno a riposare tre giorni prima di essere
salate. Dopo la salatura che avviene per immersione in una soluzione
di sale da cucina e acqua,la forma viene messa nel deposito del
caseificio su apposite assi di legno pronta per il lungo sonno
che durerà almeno due anni, durante i quali verrà controllata,
rigirata e spazzolata almeno ogni due settimane. Siamo arrivati
tardi, la cagliata è gia stata estratta dalle caldaie e le forme
sono già in lavorazione ma le domande si susseguono e ben presto
la titolare ci riunisce per spiegarci dettagliatamente le varie
fasi della lavorazione. |
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Passiamo al locale di stagionatura
dove ci accoglie una tavolata di assaggi e scansie piene di centinaia
di forme, e uno strano rumore. Girando tra le scansie ne scopriamo
la causa: è in funzione la macchina automatica che pulisce e volta
le forme sui ripiani, un’operazione totalmente automatica svolta
ogni 15 giorni. Ci vengono afferti assaggi di formaggio di tre stagionature diverse,
tutti giudicano sublime quello stagionato 32 mesi, sicuramente
il migliore. Il “profumo”
che sentiamo sul piazzale antistante il caseificio ci guida in
una visita fuori programma, l’allevamento di maiali annesso al
caseificio. |
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Da queste parti il connubio è regola,
d’altronde il siero non essendo usato per produrre ricotta è un ottimo
alimento per i maiali. Un’ ultima chiacchierata col casaro che ci
descrive le peripezie fatte per salvare le forme dall’alluvione della
zona di un anno fa, e ci avviamo, in verità senza tanta fretta verso
il ristorante “Al Vedel” a Vedule di Colorno. Al Vèdel esiste dal 1780, oggi come ieri riceve i commensali in
un ambiente caldo ed accogliente dove sapori e profumi tengono viva
la sua storia iniziata così tanto tempo fa. All'ingresso
si viene avvolti da un dolcissimo profumo di salumi stagionati a conferma
della cucina parmigiana del ristorante.
Il locale è molto spazioso ma riesce
comunque a mantenere quell'atmosfera calda ed accogliente delle
trattorie di provincia. Purtroppo riprende a cadere una pioggerella
leggera e la nebbia vela ogni cosa, ma qui sarebbe tutto piatto
comunque, e anche se qualcuno fa notare che a noi i rilievi mancano
proprio è una tristezza passeggera; oggi non vogliamo parlare
di montagne. La sola preoccupazione è il rispetto dei tempi, alla
reggia ci attendono entro le 17, il locale è pieno e il menù è
ricco, speriamo bene. Siamo finalmente arrivati al momento più
atteso della giornata, l’occasione per trascorrere qualche ora
insieme: turisti, escursionisti, uomini e non. Durante l’anno
è difficile incontrarci tutti perché raramente chi partecipa all’attività
turistica effettua poi anche le escursioni, |
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così come molti escursionisti non prendono parte alle gite turistiche.
A questa iniziativa nessuno vuole mancare, non solo per l’aspetto
culinario, ma soprattutto per assaporare quell’atmosfera di sincera
amicizia che regna nella famiglia uoeina. Ora però torniamo al pranzo,
sono ancora una volta i salumi e il parmigiano a primeggiare nel
menù odierno di piatti tipici anche se un ardito accostamento di cotechino
e zabaione, certo non di origine locale, è una piacevole nota fuori
dal coro. Comunque, per i più golosi ecco il menù completo: Antipast
dal Masen, salume misto di propria produzione e stagionatura, torta
di patate calda alla montanara, cappelletti in brodo, tortelli d'erbetta
con burro fuso e parmigiano, paccheri ripieni al salame gratinati
al forno,Il garretto di suino cotto al forno, anatra muta con mele
caramellate, patate arrosto, zucchine alla parmigiana, uva, parmigiano
e gherigli di noci, dolce caffè, liquore. Vini Malvasia colli piacentini,
Lambrusco. Al Vedel ha anche una straordinaria cantina, apprezzata
con alcuni acquisti
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importanti e un annesso adibito alla stagionatura
del culatelli del consorzio di Zibello. Un seminterrato dotato
di un pozzo artesiano, che fornisce in maniera del tutto naturale
l’umidità necessaria per favorire le muffe,e di due finestrelle
disposte |
in modo strategico per consentire l’ingresso della nebbia. Per la
corretta stagionatura del culatello è di fondamentale importanza l’umidità
dell’aria; la normativa del consorzio controlla anche l’areazione
dei locali,quando fuori c’è nebbia le finestre devono restare parzialmente
o interamente aperte a seconda della temperatura, quando fuori c’è
il sole devono restare chiuse. La visita ci lascia estasiati, provate
ad immaginare un soffitto di culatelli appesi, impossibile non avvertirne
il profumo anche solo immaginando. E’ giunta l’ora di ripartire, in
pochi minuti giungiamo in centro a Colorno per la visita della reggia;
in effetti l’ora tarda, le 17 circa, non ci consentirà di ammirarne
a pieno le bellezze, solo un rapido sguardo al giardino per esempio,
tuttavia non potevamo fare di più. Costruita in un'ansa
di sponda destra del torrente Parma (X-XI sec), Colorno è un punto
strategico per il controllo dei traffici fluviali fra Emilia e Lombardia.
La reggia appartenuta ai Farnese e successivamente ai Borbone, duchi
di Parma e Piacenza, non a torto è definita "la piccola
Versailles". Le sue 440 stanze, lo splendido giardino, la chiesa
ricchissima di opere d'arte ne fanno un monumento eccezionale purtroppo
spogliato dei suoi sontuosi arredi dai Savoi, l'ultima famiglia nobile
che l'ha posseduta, che hanno lasciato solo ciò che non era
asportabile. I mobili arredano ora le stanze del Quirinale. Vedere
le sale vuote provoca uno strano effetto ma, visitandole, si avverte
ancora negli stucchi e nei pavimenti l'antico sfarzo; l'ambiente è
però avvilito dall'illuminazione indecorosa, realizzata a suo
tempo per illuminare le opere di una mostra ospitata nella reggia
e mai più rivista per adeguarla alle nuove esigenze; in alcune
sale e addirittura quasi impossibile vedere il soffitto tanto è
buio.
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Oggi la reggia,
dopo impegnative campagne di restauro promosse dalla Provincia di
Parma, ospita mostre contemporanee. Sono le 19 quando
partiamo per fare rientro, forse un po’ stanchi ma largamente soddisfatti
per un’altra iniziativa ben riuscita. Un’iniziativa ripresa dopo anni
che conferma ancora di più la vitalità del settore turismo in seno
alla nostra Sezione, sempre più impegnata verso iniziative in grado
di soddisfare le attese di tutti: escursionisti più o meno esperti,
turisti interessati alla cultura, alle tradizioni locali o al semplice
divertimento. Un impegno certamente gravoso per il Consiglio ma alleviato
dalla soddisfazione di veder aumentare ogni volta i collaboratori
e il numero di coloro che si interessano all’UOEI, chiedono, suggeriscono
e propongono.
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