U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
PRANZO SOCIALE

Il mese di novembre sancisce la fine della stagione escursionistica e turistica: le giornate di maltempo sempre più frequenti e le poche ore di luce invogliano al riposo. Come da rinnovata tradizione anche quest’anno abbiamo scelto di concludere il programma con un’iniziativa gastronomica; un’iniziativa che abbinasse, però, al divertimento di una giornata spensierata tra amici, e al piacere della buona cucina, la riscoperta, o scoperta a seconda dei casi, delle tradizioni che fanno grande la nostra Italia. Il pranzo sociale è un modo simpatico per ringraziare soci e simpatizzanti del sostegno offertoci con la loro partecipazione. Il contesto eno-gastronomico è quindi la motivazione principale della scelta che quest’anno ci ha visti ospiti della bassa parmense. Protagonisti ovviamente sono stati i salumi, il parmigiano, la cucina tipica senza dimenticare i vini con lambrusco e malvasia a farla da padroni.  “Chi si loda si imbroda” recita un arcaico detto apuo-versiliese, che poi significa che chi si vanta troppo dei propri successi finisce per rendersi ridicolo; ma anche attenendosi strettamente alla cronaca non possiamo evitare di sottolineare che quest’anno per la seconda volta abbiamo dovuto raddoppiare. Anche per questa iniziativa le adesioni sono state superiori ai posti disponibili, ma d’altronde l’offerta era davvero ghiotta: visita con degustazione ad un salumificio, ad un caseificio e pranzo presso un rinomato ristorante. Per concludere la giornata l’oramai consueta appendice culturale, la visita della reggia di Colorno. Si parte alle 7, destinazione Collecchio per la prima visita: il salumificio “Giuberti Amerio”. La mattinata si preannunciava poco invitante ma appena superato il valico della Cisa smette di

piovere, la nebbia tutto sommato fa parte del paesaggio padano. I nostri ospiti ci accolgono con un’abbondante tavolata di salumi affettati pronti per soddisfare l’appetito che comincia a manifestarsi. Alle 9,30 i panino sono davvero i benvenuti e se ad accompagnarli è un buon bicchiere di malvasia secca il piacere è sublime. Prosciutto e culatello, salame fresco e stagionato, sono autentiche delizie che ci avvolgono in un bouquet di profumi e di aromi inebrianti. La visita ai locali di stagionatura è una gioia per la vista e l’olfatto, mentre le esaurienti spiegazioni del titolare ci svelano i segreti per riconoscere sempre l’autentico prosciutto di Parma che su ogni coscia deve riportare, oltre al marchio del consorzio anche il numero che identifica l’allevatore e il maiale.  Ovviamente non può mancare l’acquisto e un ultimo assaggio che, moderato l'appetito, è ora finalizzato alla scelta del prodotto da acquistare.  La meta della seconda visita è il caseificio “San Luigi” di Colorno. La distanza non è molta ma una deviazione ci fa perdere un po’ di tempo,
TRA TUTTI QUESTI SALAMI, INDOVINA QUALE E' MARCELLO !

pazienza. Anche stavolta sono i titolari ad accoglierci e guidarci nella visita dei locali di produzione e stagionatura di questo eccezionale prodotto che compare già nei  testi degli antichi autori romani con riferimento ad una specifica zona di produzione.

Elemento fondamentale per la produzione è il latte che proviene da allevamenti che rispettano severe norme igieniche e di selezione dei capi di bestiame;particolare cura è riservata alla loro alimentazione, che deve avvenire con foraggi locali rigorosamente freschi e di qualità, tali da permettere la produzione di un latte eccellente che può essere utilizzato crudo,senza alcun trattamento termico e senza aggiunta di conservanti o altri additivi. Le forme ottenute dagli abili gesti del casaro rimarrnno a riposare tre giorni prima di essere salate. Dopo la salatura che avviene per immersione in una soluzione di sale da cucina e acqua,la forma viene messa nel deposito del caseificio su apposite assi di legno pronta per il lungo sonno che durerà almeno due anni, durante i quali verrà controllata, rigirata e spazzolata almeno ogni due settimane. Siamo arrivati tardi, la cagliata è gia stata estratta dalle caldaie e le forme sono già in lavorazione ma le domande si susseguono e ben presto la titolare ci riunisce per spiegarci dettagliatamente le varie fasi della lavorazione.

 


Passiamo al locale di stagionatura dove ci accoglie una tavolata di assaggi e scansie piene di centinaia di forme, e uno strano rumore. Girando tra le scansie ne scopriamo la causa: è in funzione la macchina automatica che pulisce e volta le forme sui ripiani, un’operazione totalmente automatica svolta ogni 15 giorni. Ci vengono afferti assaggi di formaggio di tre stagionature diverse, tutti giudicano sublime quello stagionato 32 mesi, sicuramente il migliore. Il “profumo” che sentiamo sul piazzale antistante il caseificio ci guida in una visita fuori programma, l’allevamento di maiali annesso al caseificio.

Da queste parti il connubio è regola, d’altronde il siero non essendo usato per produrre ricotta è un ottimo alimento per i maiali. Un’ ultima chiacchierata col casaro che ci descrive le peripezie fatte per salvare le forme dall’alluvione della zona di un anno fa, e ci avviamo, in verità senza tanta fretta verso il ristorante “Al Vedel” a Vedule di Colorno. Al Vèdel esiste dal 1780, oggi come ieri riceve i commensali in un ambiente caldo ed accogliente dove sapori e profumi tengono viva la sua storia iniziata così tanto tempo fa. All'ingresso si viene avvolti da un dolcissimo profumo di salumi stagionati a conferma della cucina parmigiana del ristorante.

Il locale è molto spazioso ma riesce comunque a mantenere quell'atmosfera calda ed accogliente delle trattorie di provincia. Purtroppo riprende a cadere una pioggerella leggera e la nebbia vela ogni cosa, ma qui sarebbe tutto piatto comunque, e anche se qualcuno fa notare che a noi i rilievi mancano proprio è una tristezza passeggera; oggi non vogliamo parlare di montagne. La sola preoccupazione è il rispetto dei tempi, alla reggia ci attendono entro le 17, il locale è pieno e il menù è ricco, speriamo bene. Siamo finalmente arrivati al momento più atteso della giornata, l’occasione per trascorrere qualche ora insieme: turisti, escursionisti, uomini e non. Durante l’anno è difficile incontrarci tutti perché raramente chi partecipa all’attività turistica effettua poi anche le escursioni,
 

così come molti escursionisti non prendono parte alle gite turistiche. A questa iniziativa nessuno vuole mancare, non solo per l’aspetto culinario, ma soprattutto per assaporare quell’atmosfera di sincera amicizia che regna nella famiglia uoeina. Ora però torniamo al pranzo, sono ancora una volta i salumi e il parmigiano  a primeggiare nel menù odierno di piatti tipici anche se un ardito accostamento di cotechino e zabaione, certo non di origine locale, è una piacevole nota fuori dal coro. Comunque, per i più golosi ecco il menù completo: Antipast dal Masen, salume misto di propria produzione e stagionatura, torta di patate calda alla montanara, cappelletti in brodo, tortelli d'erbetta con burro fuso e parmigiano, paccheri ripieni al salame gratinati al forno,Il garretto di suino cotto al forno, anatra muta con mele caramellate, patate arrosto, zucchine alla parmigiana,  uva, parmigiano e gherigli di noci, dolce caffè, liquore. Vini Malvasia colli piacentini, Lambrusco. Al Vedel ha anche una straordinaria cantina, apprezzata con alcuni acquisti

importanti e un annesso adibito alla stagionatura del culatelli del consorzio di Zibello.  Un seminterrato dotato di un pozzo artesiano, che fornisce in maniera del tutto naturale l’umidità necessaria per favorire le muffe,e di due finestrelle disposte

in modo strategico per consentire l’ingresso della nebbia. Per la corretta stagionatura del culatello è di fondamentale importanza l’umidità dell’aria; la normativa del consorzio controlla anche l’areazione dei locali,quando fuori c’è nebbia le finestre devono restare parzialmente o interamente aperte a seconda della temperatura, quando fuori c’è il sole devono restare chiuse. La visita ci lascia estasiati, provate ad immaginare un soffitto di culatelli appesi, impossibile non avvertirne il profumo anche solo immaginando. E’ giunta l’ora di ripartire, in pochi minuti giungiamo in centro a Colorno per la visita della reggia; in effetti l’ora tarda, le 17 circa, non ci consentirà di ammirarne a pieno le bellezze, solo un rapido sguardo al giardino per esempio, tuttavia non potevamo fare di più. Costruita in un'ansa di sponda destra del torrente Parma (X-XI sec), Colorno è un punto strategico per il controllo dei traffici fluviali fra Emilia e Lombardia. La reggia appartenuta ai Farnese e successivamente ai Borbone, duchi di Parma e Piacenza, non a torto è definita "la piccola Versailles". Le sue 440 stanze, lo splendido giardino, la chiesa ricchissima di opere d'arte ne fanno un monumento eccezionale purtroppo spogliato dei suoi sontuosi arredi dai Savoi, l'ultima famiglia nobile che l'ha posseduta, che hanno lasciato solo ciò che non era asportabile. I mobili arredano ora le stanze del Quirinale. Vedere le sale vuote provoca uno strano effetto ma, visitandole, si avverte ancora negli stucchi e nei pavimenti l'antico sfarzo; l'ambiente è però avvilito dall'illuminazione indecorosa, realizzata a suo tempo per illuminare le opere di una mostra ospitata nella reggia e mai più rivista per adeguarla alle nuove esigenze; in alcune sale e addirittura quasi impossibile vedere il soffitto tanto è buio.

Oggi la reggia, dopo impegnative campagne di restauro promosse dalla Provincia di Parma, ospita mostre contemporanee. Sono le 19 quando partiamo per fare rientro, forse un po’ stanchi ma largamente soddisfatti per un’altra iniziativa ben riuscita. Un’iniziativa ripresa dopo anni che conferma ancora di più la vitalità del settore turismo in seno alla nostra Sezione, sempre più impegnata verso iniziative in grado di soddisfare le attese di tutti: escursionisti più o meno esperti, turisti interessati alla cultura, alle tradizioni locali o al semplice divertimento. Un impegno certamente gravoso per il Consiglio ma alleviato dalla soddisfazione di veder aumentare ogni volta i collaboratori e il numero di coloro che si interessano all’UOEI, chiedono, suggeriscono e propongono.

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