U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

CROCIERA NEL DELTA DEL PO

Il fiume Po raccoglie quasi tutte le acque dei fiumi del Nord Italia e con la sua lenta ma instancabile sedimentazione ha creato il Parco del Delta. L'uomo con la sua sapiente opera nel corso dei secoli ha saputo correttamente argimentare e deviare il deflusso delle acque coordinando ed aiutando il lavoro del fiume Po. L'intero triangolo del delta odierno era, fino a 3000 anni or sono, sommerso dal mare. Le alluvioni frequenti e le preoccupazioni della "Serenissima" Repubblica Veneta di vedere la propria laguna interrata dal Po hanno da sempre fatto si che l'uomo anteponesse la propria forza a quella del più grande fiume italiano. Il Parco del Delta è una terra in continuo, naturale mutamento. Una zona dove ambienti differenti si sviluppano l'uno accanto all'altro proprio per le diverse gradazioni dei livelli d'acqua e della salinità: la duna e il fiume, il bosco e il canneto, la palude d'acqua dolce e la laguna salmastra, le velme scoperte ad intermittenza dalla marea e le terre coperte di salicornia. I suoi svariati, armoniosi, variabili aspetti invitano ad uno stretto rapporto con il territorio. I rumori, il traffico cittadino la tumultuosità della vita contemporanea vengono dimenticati percorrendo le pianeggianti e spesso solitarie strade di questa terra. Il Parco del Delta solitario, sognante forse un po' incantato richiede e dona a chi vi arriva un grande amore per la natura in tutte le sue molteplici sfumature. I paesaggi, a volte immersi fra le nebbie, a volte brillanti sotto il sole splendente, sono per ogni visitatore una serena, tranquilla risposta alla quotidiana ricerca di un naturale equilibrio tra uomo e ambiente.
Negli ultimi anni è aumentato l'interesse per l'avifauna. Il birdwatching è diventato in breve un vero e proprio hobby. Il Delta del Po è una zona interessata dalle grandi vie di migrazione per molte specie di uccelli, che passano qui l'inverno, nascosti tra i canneti, nelle sacche, nelle lagune e negli scanni.
Se da un lato quest'interesse per la natura è un fattore positivo, dall'altro ha creato seri problemi, a causa del mancato rispetto da parte dell'uomo per le abitudini di questi animali. Basti pensare semplicemente all'airone, che non esita ad abbandonare i suoi piccoli se per qualsiasi motivo essi sono caduti dal nido. Altri uccelli, infastiditi ed impauriti dall'uomo sono volati via, senza fare più ritorno. Se si cerca di evitare inutili rumori, che potrebbero spaventare gli uccelli, facendoli scappare, causando l'abbandono del nido e della prole e mantenendo pulito il posto in cui ci si sofferma, si potrà tranquillamente godere della vista di alcuni magnifici esemplari senza danneggiarli. I luoghi ideali per l'avvistamento dell'avifauna sono le valli da pesca, le lagune tra il Fo di Venezia e l'Adige e quelle situate tra il Fo di Venezia e il Fo di Goro. Le specie più interessanti sono l'airone cenerino, il falco di palude, la ormai rara beccaccia di mare, la folaga, il cavaliere d'Italia, la garzetta e la nitticora.
Quello appena descritto è l'ambiente che abbiamo deciso di visitare per la nostra prima gita turistica della stagione, una stagione partita in ritardo a causa dei numerosi impegni associazionistici che si sono avvicendati. La stagione inoltrata, d'altrone, ci offriva l'oppoprtunità per dedicare una giornata alla natura e alla cultura. Partiamo di buon'ora, qualcuno asserisce anche troppo, alle 6,15 ma non vogliamo arrivare in ritardo all'imbarco previsto per le 11,30. Le previsioni si rivelano azzeccate, arriviamo con solo pochi minuti di anticipo! Per strada, nei pressi del Boscone della Mesola, abbiamo già un primo assaggio di ciò che il parco offre: un meraviglioso branco di fenicotteri rosa che si alza in volo proprio al nostro passaggio, uno spettacolo tanto inatteso quanto suggestivo. All'arrivo a Gorino veniamo accolti dalla simpatica Simona che dopo i saluti ci invita a salire a bordo della motonave Principessa per i preparativi alla partenza. Goro è un borgo, il cui toponimo deriva da "Gaurus", un antico ramo del Po. La località nacque negli ultimi anni del 1700 e venne utilizzata inizialmente dallo Stato Pontificio come luogo dove confinare gli ex-carcerati. In seguito sorsero i primi casoni di canna, gradualmente sostituiti con costruzioni in muratura. Come i loro antenati, oggi gli abitanti di Goro si dedicano alla pesca e alla mitilicoltura nelle valli e nelle sacche. lì porto, uno dei più importanti dell'Adriatico, in origine era situato sull'imboccatura del Po di Goro. Nel XVl sec. però, con il Taglio di Porto Viro, esso si spostò verso sud-est di una trentina di chilometri circa. Molto caratteristico è anche il centro abitato di Gorino, sorto su terreni formatisi con i depositi del Po di Coro all'inizio del secolo scorso, distante circa sette chilometri da Goro. Si registrano i primi insediamenti di pescatori intorno al I 870, che rimasero isolati fino al I 953 tra il Po di Goro ad est e le valli da pesca Vallazza e di Gorino a ovest. Attualmente, del vecchio borgo, rimangono solo alcune case disposte a pettine perpendicolarmente all'argine del Po ed un lungo fabbricato a due piani, ora adibito ad abitazioni, che al tempo ospitava gli Uffici del Governo Pontificio. Particolarmente suggestivi sono: il porticciolo ed il percorso che costeggia le Valli di Gorino fino alla Lanterna Vecchia.
La navigazione è tranquilla, le esaurienti spiegazioni del comandante consentono di apprezzare e capire tutti i particolari degli ambienti attraversati; peccato solo per il forte vento che crea un pò di fastidio. Da subito si possono scorgere le imponenti opere di bonifica che con le grandi possibilità di lavoro ad esse legate apportarono l'afflusso di molte persone venete e romagnole. In quegli anni nacque anche la figura dello "scariolante", ossia quegli operai addetti allo scavo dei canali. Nel 1911 venne edificato un secondo impianto idrico, il puù grande d'Europa, che permise di completare la bonifica sul territorio.
In lontananza scorgiamo ora il Faro di Goro situato sullo Scannone di Goro, riserva naturale dal 1984. Fu costruito nel 1950 ed è raggiungibile unicamente per via d'acqua da Gorino. Siamo ora in vista del Mare Adriatico; imbocchiamo un canale artificiale per proseguire la navigazione avvistando numerose specie di uccelli, le zone di pesca con i bertivelli dei pescatori locali. La zona della Sacca di Goro è rinomata per la notevole quantità e specie di pesci presenti favoriti dalla incostante salinità dell'acqua, e alcuni edifici semidiroccati: sono i vecchi magazzini del riso. Fino alla devastante alluvione del Polesine la zona era infatti interamente coltivata a risaie; l'alluvione le sommerse distruggendole per sempre. Stiamo ora navigando nel Po di Gnocca apprestandoci ad invertire la rotta per il ritorno.
Scendiamo sottocoperta per il pranzo a bordo, il menù è molto invitante e il delizioso profumo che nel frattempo abbiamo sentito provenire dalle cucine ci ha messo un grande appetito. Ci accomodiamo ai tavoli riservati e subito ci viene servito un invitante antipasto di vongole e cozze, freschissime e molto ben cucinate. Annaffiamo abbondantemente con vino bianco fresco (attenzione però perché è forte e puo giocare brutti scherzi!) Proseguiamo con pasta alle vongole, risotto, seppie in umido e frittura di pesci del Po: una novità per noi abituati alle fritture di mare, dobbiamo comunque dire che non era niente male. La motonave Principessa ha oramai attraccato ma noi indugiamo a tavola fino a tardi cullati dal fiume e coccolati dall'equipaggio sempre gentile e disponibile.
Scendiamo a malincuore ma è giunta l'ora di lasciare la motonave alla sua seconda crociera della giornata. La nostra giornata, però, non è ancora finita, abbiamo ancora il tempo di una, forzatamente breve, visita della città di Ferrara. Abbiamo appuntamento con una guida turistica che cortesemente ci attende anche se arriviamo in ritardo a causa del traffico. Il tempo a disposizione è veramente troppo poco, solo un "mordi e fuggi" tuttavia sufficiente per farci un'idea dell'importanza storico- architettonica della città dichiarata Patrimonio dell' Umanità dall' UNESCO nel 1995. Ci attendono ora quattro ore di viaggio per il rientro ma stranamente oggi non sentiamo la stanchezza della giornata, intensa ma appagante.

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