Il fiume Po raccoglie quasi
tutte le acque dei fiumi del Nord Italia e con la sua lenta ma instancabile
sedimentazione ha creato il Parco del Delta. L'uomo con la sua sapiente
opera nel corso dei secoli ha saputo correttamente argimentare e deviare
il deflusso delle acque coordinando ed aiutando il lavoro del fiume Po.
L'intero triangolo del delta odierno era, fino a 3000 anni or sono, sommerso
dal mare. Le alluvioni frequenti e le preoccupazioni della "Serenissima"
Repubblica Veneta di vedere la propria laguna interrata dal Po hanno da
sempre fatto si che l'uomo anteponesse la propria forza a quella del più
grande fiume italiano. Il Parco del Delta è una terra in continuo, naturale
mutamento. Una zona dove ambienti differenti si sviluppano l'uno accanto
all'altro proprio per le diverse gradazioni dei livelli d'acqua e della
salinità: la duna e il fiume, il bosco e il canneto, la palude d'acqua
dolce e la laguna salmastra, le velme scoperte ad intermittenza dalla
marea e le terre coperte di salicornia. I suoi svariati, armoniosi, variabili
aspetti invitano ad uno stretto rapporto con il territorio. I rumori,
il traffico cittadino la tumultuosità della vita contemporanea vengono
dimenticati percorrendo le pianeggianti e spesso solitarie strade di questa
terra. Il Parco del Delta solitario, sognante forse un po' incantato richiede
e dona a chi vi arriva un grande amore per la natura in tutte le sue molteplici
sfumature. I paesaggi, a volte immersi fra le nebbie, a volte brillanti
sotto il sole splendente, sono per ogni visitatore una serena, tranquilla
risposta alla quotidiana ricerca di un naturale equilibrio tra uomo e
ambiente.
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Negli ultimi anni è aumentato
l'interesse per l'avifauna. Il birdwatching è diventato in breve
un vero e proprio hobby. Il Delta del Po è una zona interessata
dalle grandi vie di migrazione per molte specie di uccelli, che
passano qui l'inverno, nascosti tra i canneti, nelle sacche, nelle
lagune e negli scanni. |
Se da un lato quest'interesse per la natura è un fattore
positivo, dall'altro ha creato seri problemi, a causa del mancato rispetto
da parte dell'uomo per le abitudini di questi animali. Basti pensare semplicemente
all'airone, che non esita ad abbandonare i suoi piccoli se per qualsiasi
motivo essi sono caduti dal nido. Altri uccelli, infastiditi ed impauriti
dall'uomo sono volati via, senza fare più ritorno. Se si cerca di evitare
inutili rumori, che potrebbero spaventare gli uccelli, facendoli scappare,
causando l'abbandono del nido e della prole e mantenendo pulito il posto
in cui ci si sofferma, si potrà tranquillamente godere della vista di
alcuni magnifici esemplari senza danneggiarli. I luoghi ideali per l'avvistamento
dell'avifauna sono le valli da pesca, le lagune tra il Fo di Venezia e
l'Adige e quelle situate tra il Fo di Venezia e il Fo di Goro. Le specie
più interessanti sono l'airone cenerino, il falco di palude, la ormai
rara beccaccia di mare, la folaga, il cavaliere d'Italia, la garzetta
e la nitticora.
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Quello appena descritto è l'ambiente che abbiamo
deciso di visitare per la nostra prima gita turistica della stagione,
una stagione partita in ritardo a causa dei numerosi impegni associazionistici
che si sono avvicendati. La stagione inoltrata, d'altrone, ci offriva
l'oppoprtunità per dedicare una giornata alla natura e alla cultura.
Partiamo di buon'ora, qualcuno asserisce anche troppo, alle 6,15 ma non
vogliamo arrivare in ritardo all'imbarco previsto per le 11,30. Le previsioni
si rivelano azzeccate, arriviamo con solo pochi minuti di anticipo! Per
strada, nei pressi del Boscone della Mesola, abbiamo già un primo
assaggio di ciò che il parco offre: un meraviglioso branco di fenicotteri
rosa che si alza in volo proprio al nostro passaggio, uno spettacolo tanto
inatteso quanto suggestivo. All'arrivo a Gorino veniamo accolti dalla
simpatica Simona che dopo i saluti ci invita a salire a bordo della motonave
Principessa per i preparativi alla partenza. Goro è un borgo, il
cui toponimo deriva da "Gaurus", un antico ramo del Po. La località nacque
negli ultimi anni del 1700 e venne utilizzata inizialmente dallo Stato
Pontificio come luogo dove confinare gli ex-carcerati. In seguito sorsero
i primi casoni di canna, gradualmente sostituiti con costruzioni in muratura.
Come i loro antenati, oggi gli abitanti di Goro si dedicano alla pesca
e alla mitilicoltura nelle valli e nelle sacche. lì porto, uno dei più
importanti dell'Adriatico, in origine era situato sull'imboccatura del
Po di Goro. Nel XVl sec. però, con il Taglio di Porto Viro, esso si spostò
verso sud-est di una trentina di chilometri circa. Molto caratteristico
è anche il centro abitato di Gorino, sorto su terreni formatisi con i
depositi del Po di Coro all'inizio del secolo scorso, distante circa sette
chilometri da Goro. Si registrano i primi insediamenti di pescatori intorno
al I 870, che rimasero isolati fino al I 953 tra il Po di Goro ad est
e le valli da pesca Vallazza e di Gorino a ovest. Attualmente, del vecchio
borgo, rimangono solo alcune case disposte a pettine perpendicolarmente
all'argine del Po ed un lungo fabbricato a due piani, ora adibito ad abitazioni,
che al tempo ospitava gli Uffici del Governo Pontificio. Particolarmente
suggestivi sono: il porticciolo ed il percorso che costeggia le Valli
di Gorino fino alla Lanterna Vecchia.
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La navigazione è tranquilla, le esaurienti spiegazioni
del comandante consentono di apprezzare e capire tutti i particolari degli
ambienti attraversati; peccato solo per il forte vento che crea un pò
di fastidio. Da subito si possono scorgere le imponenti opere di bonifica
che con le grandi possibilità di lavoro ad esse legate apportarono
l'afflusso di molte persone venete e romagnole. In quegli anni nacque
anche la figura dello "scariolante", ossia quegli operai addetti
allo scavo dei canali. Nel 1911 venne edificato un secondo impianto idrico,
il puù grande d'Europa, che permise di completare la bonifica sul
territorio.
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In lontananza scorgiamo
ora il Faro di Goro situato sullo Scannone di Goro, riserva naturale
dal 1984. Fu costruito nel 1950 ed è raggiungibile unicamente
per via d'acqua da Gorino. Siamo ora in vista del Mare Adriatico;
imbocchiamo un canale artificiale per proseguire la navigazione
avvistando numerose specie di uccelli, le zone di pesca con i bertivelli
dei pescatori locali. La zona della Sacca di Goro è rinomata
per la notevole quantità e specie di pesci presenti favoriti
dalla incostante salinità dell'acqua, e alcuni edifici semidiroccati:
sono i vecchi magazzini del riso. Fino alla
devastante alluvione del Polesine la zona era infatti interamente
coltivata a risaie; l'alluvione le sommerse distruggendole per sempre.
Stiamo ora navigando nel Po di Gnocca apprestandoci
ad invertire la rotta per il ritorno.
Scendiamo sottocoperta per il pranzo
a bordo, il menù è molto invitante e il delizioso
profumo che nel frattempo abbiamo sentito provenire dalle cucine
ci ha messo un grande appetito. Ci accomodiamo ai tavoli riservati
e subito ci viene servito un invitante antipasto di vongole e
cozze, freschissime e molto ben cucinate. Annaffiamo abbondantemente
con vino bianco fresco (attenzione però perché è
forte e puo giocare brutti scherzi!) Proseguiamo con pasta alle
vongole, risotto, seppie in umido e frittura di pesci del Po:
una novità per noi abituati alle fritture di mare, dobbiamo
comunque dire che non era niente male. La motonave Principessa
ha oramai attraccato ma noi indugiamo a tavola fino a tardi cullati
dal fiume e coccolati dall'equipaggio sempre gentile e disponibile.
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Scendiamo a malincuore ma è giunta l'ora di lasciare
la motonave alla sua seconda crociera della giornata. La nostra giornata,
però, non è ancora finita, abbiamo ancora il tempo di una,
forzatamente breve, visita della città di Ferrara. Abbiamo appuntamento
con una guida turistica che cortesemente ci attende anche se arriviamo
in ritardo a causa del traffico. Il tempo a disposizione è veramente
troppo poco, solo un "mordi e fuggi" tuttavia sufficiente per
farci un'idea dell'importanza storico- architettonica della città
dichiarata Patrimonio dell' Umanità dall' UNESCO nel 1995. Ci attendono
ora quattro ore di viaggio per il rientro ma stranamente oggi non sentiamo
la stanchezza della giornata, intensa ma appagante.
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