Il paese di Vinca
è situato su un declivio quasi pianeggiante (761 m), alle falde
del maestoso Pizzo d'Uccello, è un pittoresco paese posto in un meraviglioso
scenario dominato dalla frastagliate schiera di vette delle creste del
Nattapiana e del Pizzo d'Uccello. Secondo la tradizione locale il paese
è stato fondato dai profughi di Luni che in un primo momento si erano
rifugiati sul Sagro. In seguito appartenne ai fiorentini, che in occasione
di una disputa tra Vinca e Forno dovettero inviare il loro segretario
Nicolò Machiavelli. Anche da Vinca si dirama una fitta rete di sentieri
che consentono pure l'accesso alla VaI Serenaia attraverso la Foce di
Giovo. La si raggiunge percorrendo l'autostrada della Cisa, uscire ad
Aulla e seguire le indicazioni per Equi
Terme che coincidono per un tratto con la statale del Cerreto. Dopo
alcuni chilometri si svolta a destra e giunti a Ponte di Monzone si svolta
di nuovo a destra, seguendo ora le indicazioni per Vinca. Il Grondilice
( m. 1805) appartiene al grande cordone roccioso che separa le Apuane
di Massa-Carrara dal gruppo del Pisanino.
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Insieme al Garnerone formano
una lunga cresta percorsa da un classico itinerario alpinistico,
la Cresta Garnerone, con difficoltà fino al III grado. Ma la vetta
del Monte Grondilice la si può raggiungere più facilmente dall'ardito
intaglio denominato Finestra del Grondilice. Proprio sotto la vetta
è stato recentemente scoperto, da speleologi fiorentini, l'Abisso
Olivifer, che con i suoi 1600 metri è il più profondo d'Italia. |
Il tempo non è dei migliori, le previsioni promettono una
giornata accettabile ma non si sa mai! Sinceramente pensiamo ad un mezzo
fallimento, invece siamo in dieci e, strada facendo, veniamo informati
che altri due amici ci attendono a Vinca. Dal paese di Vinca, si parte
proprio dalla piazza centrale, si imbocca il sentiero (segnavia 175),
bisogna prestare attenzione perché qui la segnaletica è piuttosto confusa
a causa delle sovrapposizioni (per uscire dal paese conviene seguire i
segni giallo/verdi), che si inoltra in leggera salita nei boschi che circondano
il paese. E' doveroso fare una premessa, questo
itinerario è adatto solo ad escursionisti esperti, è assolutamente sconsigliato
a persone inesperte e/o poco allenate. Del nostro gruppo facevano parte
anche due amici alla loro prima esperienza impegnativa che grazie alla
abnegazione dei due accompagnatori hanno felicemente completato l'anello;
i tempi di percorrenza sono stati però notevolmente dilatati: perciò non
li riporteremo in questa relazione. Il sentiero si presenta in costante
salita ma comunque facile, ad un escursionista un poco attento non sfuggono
i particolari che indicano la frequentazione del bosco da parte dei paesani
di Vinca che giungono perfino a sistemare delle sculture sulle rocce:
in queste zone sono ancora vive reminescenze dell'antica cultura celtica.
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Lasciato il bosco il percorso prosegue sui prati e, in
breve, conduce il località Capanne
di Giovo, antico alpeggio oramai diroccato dove si trova una fonte.
Conviene sicuramente fare rifornimento perché da ora in poi non si trova
più acqua. In realtà il sentiero passa anche vicino al Rifugio della Cava
27 ma non sempre è aperto, non conviene rischiare! Facciamo una breve
sosta e proseguiamo verso Foce di Giovo; il sentiero si fa ora più duro,
prosegue ancora su prati ma è in decisa salita. Un gruppetto di tre escursionisti
rallenta sensibilmente, forse siamo partiti troppo velocemente. Il cielo
che sembrava rasserenarsi torna ora a coprirsi di nuvole, non c'è rischio
di pioggia ma la nebbia copre le vette. Arriviamo a Foce di Giovo avvolti
dalla nebbia, un breve consulto per decidere che con questo tempo non
conviene andare in vetta al Grondilice e probabilmente conviene cambiare
itinerario. Aspettiamo i ritardatari concedendoci uno spuntino, oramai
stiamo camminando da un paio di ore. La temperatura è piacevole, indossiamo
le giacche solo per proteggerci dall'umidità e, sorpresa, la nebbia si
apre lasciando filtrare i caldi raggi del sole. Il Pisanino davanti a
noi continuiamo ad immaginarlo ma il Pizzo d'Uccello e il Garnerone sono
scoperti; rinfrancati abbandoniamo ogni proposito di rinuncia e riprendiamo
il cammino imboccando il sentiero (seganvia 179) che percorre il
versante che da sulla Val Serenaia.
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Dopo un breve tratto pianeggiante ci inoltriamo nuovamente
nel bosco che sul versante nord raggiunge quote più elevate. Pochi minuti
di cammino per avere una piacevole sorpresa: la neve. Quest'anno ne è
proprio caduta molta e negli avvallamenti ne troviamo in abbondanza, è
ancora compatta. Attraversiamo il primo tratto innevato senza alcun problema,
la neve infatti resta oramai solo negli avvallamenti dove la conformazione
del terreno l' ha fatta accumulare, ma arrivati al secondo tratto i problemi
iniziano, eccome! Come potevano gli eterni ragazzi non iniziare una battaglia
senza esclusione di colpi a suon di palle di neve? Per fortuna fa caldo!
Così quelle manciate di neve infilate con destrezza sotto le magliette,
o quelle pallate che ti arrivavano giusto, giusto proprio nel colletto
(ma non era un serio avvocato quel signore così preciso nei lanci?) sono
in fin dei conti piacevoli. Il divertimento è assicurato! Ora però siamo
in un tratto completamente in ombra, qui la neve è davvero dura e sotto
c'è addirittura del ghiaccio; basta giocare ora dobbiamo stare attenti.
Chi è in testa si sacrifica gradinando con gli scarponi e cercando di
togliere i rami che, spezzati dal peso, ingombrano il percorso; è davvero
dura: capirete quindi quanto sia sconsigliabile fare questo percorso in
inverno.
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Faticosamente usciamo dai tratti innevati e subito siamo
in vista del Rifugio della Cava 27, ancora chiuso nonostante la stagione
avanzata. Non lo raggiungiamo perché il sentiero svolta a destra decisamente
in salita.Imbocchiamo ora il sentiero (segnavia 186) che si inoltra
nuovamente nel bosco dove troviamo altra neve; quando sbuchiamo fuori
dagli alberi siamo proprio sotto la Finestra del Grondilice ma la strada
è sbarrata da un grosso nevaio che nasconde il sentiero. Sarebbe assai
facile gradinare ma decidiamo di aggirare il roccione sulla destra e salire
lungo un facile, anche se ripido ghiaione che riporta sul sentiero. Raggiunta
la Finestra nonostante l'ora oramai tarda decidiamo comunque di andare
in vetta. La nebbia sembra darci veramente una tregua; da qui il sentiero
da seguire è chiaramente indicato da una vistosa scritta "vetta"
realizzata con vernice rossa su una roccia. Ci incamminiamo facendo attenzione
a non far precipitare dei sassi perché qui il sentiero è accidentato e
noi siamo un gruppo piuttosto numeroso. Il sentiero non è dei più facili,
è esposto e assai pericoloso, bisogna essere esperti per affrontarlo altrimenti
è meglio rinunciare. Alcune roccette sono troppo invitanti per non scalarle
così qualcuno prende la "direttissima" tra i mugugni di quel brontolone
del capo gita. |
Abbiamo lasciato gli zaini alla
Finestra ma ci siamo portati i pile, mai decisione fu più sbagliata! In
vetta fa un caldo infernale e il sole, nonostante le nubi, è accecante.
Ci scambiamo i consueti complimenti, tra noi ci sono amici che hanno raggiunto
questa vetta per la prima volta, e ci scattiamo alcune foto quasi ad occhi
chiusi a causa del riflesso abbagliante delle rocce bianche della vetta.
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Scendiamo alla Finestra per consumare il pranzo ma la nebbia
è in agguato, non perdiamo tempo inutilmente e ben presto iniziamo a scendere
verso Foce Rasori. Il sentiero procede ora in decisa discesa su ghiaioni
molto pericolosi e scivolosi, bisogna prestare attenzione a non scivolare.
Quando finalmente si raggiunge il prato il sentiero si fa pianeggiante
attraversando tutto il crinale della Foce. Si procede fino alla piazzola
dell'elicottero badando di non imboccare per errore il sentiero sulla
sinistra che condurrebbe nel Canale del Fondone e quindi completamente
fuori strada. Raggiunta la piazzola si svolta a destra seguendo una poco
vistosa traccia (non segnata) che torna indietro sul lato nord del crinale.
In breve si raggiunge un ampio e facile sentiero (segnavia 37)
che conduce fino alla Capanna
Garnerone, del CAI di Carrara. Qui il paesaggio si fa decisamente
più appenninico, le fioriture e l'ambiente tornano ad essere l'attrattiva
principale. Facciamo una sosta alla Capanna, ricombattiamo il gruppo e
proseguiamo con destinazione Vinca. Da qui partono due sentieri, si deve
imboccare quello in basso (segnavia 38) che conduce fino alla strada
forestale, fare solo attenzione in prossimità di alcune case ristrutturate:
si deve proseguire dritto.
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La strada diventa ora ampia attraversando un bellissimo,
bèh una volta lo era, bosco di castagni secolari; ora purtroppo
è abbandonato, l'incuria mostra già evidenti i segni del degrado
a cui un così imponente patrimonio ambientale va incontro. Siamo
veramente in ritardo ma la nostra filosofia è di portare tutti i
componenti del gruppo, più o meno esperti che siano, a compimento
dell'escursione programmata. Visto che è materialmente impossibile
sbagliare strada lasciamo i più allenati liberi di andare avanti
da soli, non ci sono pericoli ma si deve prestare attenzione quando
si raggiunge una marginetta. |
Non si deve proseguire lungo la strada, si arriverebbe
comunque al paese ma attraverso una lunga deviazione, si deve invece svoltare
a destra (segnavia 175) scendendo verso l'alveo del torrente Doglio.
Ora però Vinca è ben visibile davanti a noi! In lontananza, ma non troppo,
sentiamo i primi tuoni; sta a vedere che ci vuol bagnare! In effetti arriviamo
in paese sotto una leggera pioggerella che ci fa perfino piacere. Abbiamo
adesso l'ultimo, ma comunque appetitoso obbiettivo della giornata: l'acquisto
del celeberrimo pane
di Vinca. |