U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

MONTE GRONDILICE ANELLO DA VINCA

Percorso: ad anello dal paese di Vinca attraverso Foce di Giovo e Foce Rasori Segnaletica: biancorossa CAI segnavia 175, 179, 186, 37, 38
Dislivello: m 1144 Tempo di percorrenza: 6 ore circa
Classificazione: EE Punti sosta: Rifugio Cava 27 (piccola deviazione), Capanna Garnerone
Acqua: :nel paese di Vica, sul sentiero per Foce di Giovo, presso la Capanna Garnerone Periodo consigliato: dalla primavera all'autunno in assenza di neve e/o ghiaccio
Il paese di Vinca è situato su un declivio quasi pianeggiante (761 m), alle falde del maestoso Pizzo d'Uccello, è un pittoresco paese posto in un meraviglioso scenario dominato dalla frastagliate schiera di vette delle creste del Nattapiana e del Pizzo d'Uccello. Secondo la tradizione locale il paese è stato fondato dai profughi di Luni che in un primo momento si erano rifugiati sul Sagro. In seguito appartenne ai fiorentini, che in occasione di una disputa tra Vinca e Forno dovettero inviare il loro segretario Nicolò Machiavelli. Anche da Vinca si dirama una fitta rete di sentieri che consentono pure l'accesso alla VaI Serenaia attraverso la Foce di Giovo. La si raggiunge percorrendo l'autostrada della Cisa, uscire ad Aulla e seguire le indicazioni per Equi Terme che coincidono per un tratto con la statale del Cerreto. Dopo alcuni chilometri si svolta a destra e giunti a Ponte di Monzone si svolta di nuovo a destra, seguendo ora le indicazioni per Vinca. Il Grondilice ( m. 1805) appartiene al grande cordone roccioso che separa le Apuane di Massa-Carrara dal gruppo del Pisanino.
Insieme al Garnerone formano una lunga cresta percorsa da un classico itinerario alpinistico, la Cresta Garnerone, con difficoltà fino al III grado. Ma la vetta del Monte Grondilice la si può raggiungere più facilmente dall'ardito intaglio denominato Finestra del Grondilice. Proprio sotto la vetta è stato recentemente scoperto, da speleologi fiorentini, l'Abisso Olivifer, che con i suoi 1600 metri è il più profondo d'Italia.
Il tempo non è dei migliori, le previsioni promettono una giornata accettabile ma non si sa mai! Sinceramente pensiamo ad un mezzo fallimento, invece siamo in dieci e, strada facendo, veniamo informati che altri due amici ci attendono a Vinca. Dal paese di Vinca, si parte proprio dalla piazza centrale, si imbocca il sentiero (segnavia 175), bisogna prestare attenzione perché qui la segnaletica è piuttosto confusa a causa delle sovrapposizioni (per uscire dal paese conviene seguire i segni giallo/verdi), che si inoltra in leggera salita nei boschi che circondano il paese. E' doveroso fare una premessa, questo itinerario è adatto solo ad escursionisti esperti, è assolutamente sconsigliato a persone inesperte e/o poco allenate. Del nostro gruppo facevano parte anche due amici alla loro prima esperienza impegnativa che grazie alla abnegazione dei due accompagnatori hanno felicemente completato l'anello; i tempi di percorrenza sono stati però notevolmente dilatati: perciò non li riporteremo in questa relazione. Il sentiero si presenta in costante salita ma comunque facile, ad un escursionista un poco attento non sfuggono i particolari che indicano la frequentazione del bosco da parte dei paesani di Vinca che giungono perfino a sistemare delle sculture sulle rocce: in queste zone sono ancora vive reminescenze dell'antica cultura celtica.
Lasciato il bosco il percorso prosegue sui prati e, in breve, conduce il località Capanne di Giovo, antico alpeggio oramai diroccato dove si trova una fonte. Conviene sicuramente fare rifornimento perché da ora in poi non si trova più acqua. In realtà il sentiero passa anche vicino al Rifugio della Cava 27 ma non sempre è aperto, non conviene rischiare! Facciamo una breve sosta e proseguiamo verso Foce di Giovo; il sentiero si fa ora più duro, prosegue ancora su prati ma è in decisa salita. Un gruppetto di tre escursionisti rallenta sensibilmente, forse siamo partiti troppo velocemente. Il cielo che sembrava rasserenarsi torna ora a coprirsi di nuvole, non c'è rischio di pioggia ma la nebbia copre le vette. Arriviamo a Foce di Giovo avvolti dalla nebbia, un breve consulto per decidere che con questo tempo non conviene andare in vetta al Grondilice e probabilmente conviene cambiare itinerario. Aspettiamo i ritardatari concedendoci uno spuntino, oramai stiamo camminando da un paio di ore. La temperatura è piacevole, indossiamo le giacche solo per proteggerci dall'umidità e, sorpresa, la nebbia si apre lasciando filtrare i caldi raggi del sole. Il Pisanino davanti a noi continuiamo ad immaginarlo ma il Pizzo d'Uccello e il Garnerone sono scoperti; rinfrancati abbandoniamo ogni proposito di rinuncia e riprendiamo il cammino imboccando il sentiero (seganvia 179) che percorre il versante che da sulla Val Serenaia.
Dopo un breve tratto pianeggiante ci inoltriamo nuovamente nel bosco che sul versante nord raggiunge quote più elevate. Pochi minuti di cammino per avere una piacevole sorpresa: la neve. Quest'anno ne è proprio caduta molta e negli avvallamenti ne troviamo in abbondanza, è ancora compatta. Attraversiamo il primo tratto innevato senza alcun problema, la neve infatti resta oramai solo negli avvallamenti dove la conformazione del terreno l' ha fatta accumulare, ma arrivati al secondo tratto i problemi iniziano, eccome! Come potevano gli eterni ragazzi non iniziare una battaglia senza esclusione di colpi a suon di palle di neve? Per fortuna fa caldo! Così quelle manciate di neve infilate con destrezza sotto le magliette, o quelle pallate che ti arrivavano giusto, giusto proprio nel colletto (ma non era un serio avvocato quel signore così preciso nei lanci?) sono in fin dei conti piacevoli. Il divertimento è assicurato! Ora però siamo in un tratto completamente in ombra, qui la neve è davvero dura e sotto c'è addirittura del ghiaccio; basta giocare ora dobbiamo stare attenti. Chi è in testa si sacrifica gradinando con gli scarponi e cercando di togliere i rami che, spezzati dal peso, ingombrano il percorso; è davvero dura: capirete quindi quanto sia sconsigliabile fare questo percorso in inverno.
Faticosamente usciamo dai tratti innevati e subito siamo in vista del Rifugio della Cava 27, ancora chiuso nonostante la stagione avanzata. Non lo raggiungiamo perché il sentiero svolta a destra decisamente in salita.Imbocchiamo ora il sentiero (segnavia 186) che si inoltra nuovamente nel bosco dove troviamo altra neve; quando sbuchiamo fuori dagli alberi siamo proprio sotto la Finestra del Grondilice ma la strada è sbarrata da un grosso nevaio che nasconde il sentiero. Sarebbe assai facile gradinare ma decidiamo di aggirare il roccione sulla destra e salire lungo un facile, anche se ripido ghiaione che riporta sul sentiero. Raggiunta la Finestra nonostante l'ora oramai tarda decidiamo comunque di andare in vetta. La nebbia sembra darci veramente una tregua; da qui il sentiero da seguire è chiaramente indicato da una vistosa scritta "vetta" realizzata con vernice rossa su una roccia. Ci incamminiamo facendo attenzione a non far precipitare dei sassi perché qui il sentiero è accidentato e noi siamo un gruppo piuttosto numeroso. Il sentiero non è dei più facili, è esposto e assai pericoloso, bisogna essere esperti per affrontarlo altrimenti è meglio rinunciare. Alcune roccette sono troppo invitanti per non scalarle così qualcuno prende la "direttissima" tra i mugugni di quel brontolone del capo gita.
Abbiamo lasciato gli zaini alla Finestra ma ci siamo portati i pile, mai decisione fu più sbagliata! In vetta fa un caldo infernale e il sole, nonostante le nubi, è accecante. Ci scambiamo i consueti complimenti, tra noi ci sono amici che hanno raggiunto questa vetta per la prima volta, e ci scattiamo alcune foto quasi ad occhi chiusi a causa del riflesso abbagliante delle rocce bianche della vetta.
Scendiamo alla Finestra per consumare il pranzo ma la nebbia è in agguato, non perdiamo tempo inutilmente e ben presto iniziamo a scendere verso Foce Rasori. Il sentiero procede ora in decisa discesa su ghiaioni molto pericolosi e scivolosi, bisogna prestare attenzione a non scivolare. Quando finalmente si raggiunge il prato il sentiero si fa pianeggiante attraversando tutto il crinale della Foce. Si procede fino alla piazzola dell'elicottero badando di non imboccare per errore il sentiero sulla sinistra che condurrebbe nel Canale del Fondone e quindi completamente fuori strada. Raggiunta la piazzola si svolta a destra seguendo una poco vistosa traccia (non segnata) che torna indietro sul lato nord del crinale. In breve si raggiunge un ampio e facile sentiero (segnavia 37) che conduce fino alla Capanna Garnerone, del CAI di Carrara. Qui il paesaggio si fa decisamente più appenninico, le fioriture e l'ambiente tornano ad essere l'attrattiva principale. Facciamo una sosta alla Capanna, ricombattiamo il gruppo e proseguiamo con destinazione Vinca. Da qui partono due sentieri, si deve imboccare quello in basso (segnavia 38) che conduce fino alla strada forestale, fare solo attenzione in prossimità di alcune case ristrutturate: si deve proseguire dritto.
La strada diventa ora ampia attraversando un bellissimo, bèh una volta lo era, bosco di castagni secolari; ora purtroppo è abbandonato, l'incuria mostra già evidenti i segni del degrado a cui un così imponente patrimonio ambientale va incontro. Siamo veramente in ritardo ma la nostra filosofia è di portare tutti i componenti del gruppo, più o meno esperti che siano, a compimento dell'escursione programmata. Visto che è materialmente impossibile sbagliare strada lasciamo i più allenati liberi di andare avanti da soli, non ci sono pericoli ma si deve prestare attenzione quando si raggiunge una marginetta.
Non si deve proseguire lungo la strada, si arriverebbe comunque al paese ma attraverso una lunga deviazione, si deve invece svoltare a destra (segnavia 175) scendendo verso l'alveo del torrente Doglio. Ora però Vinca è ben visibile davanti a noi! In lontananza, ma non troppo, sentiamo i primi tuoni; sta a vedere che ci vuol bagnare! In effetti arriviamo in paese sotto una leggera pioggerella che ci fa perfino piacere. Abbiamo adesso l'ultimo, ma comunque appetitoso obbiettivo della giornata: l'acquisto del celeberrimo pane di Vinca.

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