Maiella, montagna "madre".
La montagna della Maiella, oggi interamente compresa nel territorio del
Parco Nazionale della
Maiella, è uno dei tanti gioielli d'Abruzzo,
sicuramente la regione italiana in cui la natura ha dato il meglio di
sé, nelle sue più variegate forme e nella diversità degli ambienti. Dai
primordi della storia umana, la montagna madre ha attirato a sé ed ispirato
la religiosità degli uomini, e la storia della Maiella si interseca strettamente
con le varie correnti spirituali che hanno attraversato la storia del
nostro paese. Anche oggi, spopolata, aspra, difficile da scalare, con
oltre venti cime che superano quota duemila metri, conserva tutto il suo
fascino. Tanti sono i motivi per visitare questa zona, naturalistici,
escursionistici, religiosi, storici, culturali e artistici.
 |
La maggior difficoltà per
le escursioni sulla Maiella è data dalla forte pendenza, in quanto
gran parte dei suoi sentieri presentano dislivelli altissimi, ben
più delle passeggiate dolomitiche e alpine in generale. Inutile
sottolineare che in un ambiente come questo, ci si deve muovere
al meglio delle proprie condizioni fisiche, ben allenati e, importante,
ben equipaggiati. |
15/07/2004 La partenza !
Finalmente siamo giunti all'appuntamento con la gita di quattro giorni
alla Maiella. E' da molti mesi che stiamo preparandola in collaborazione
con la sezione di Pietrasanta che ha curato gli aspetti turistici dell'iniziativa,
i timori e le preoccupazioni di una buona riuscita scompaiono alla vista
del folto gruppo, ben 44 tra escursionisti e turisti, che attrezzati di
bagagli e zaini già prima dell'ora fissata sono ad aspettare il pullman.
Sono le sei, al terminal bus alcuni operatori ecologici ci guardano stupiti
e sembra che pensino ma dove andranno così presto, e poi armati di zaini,bastoncini
e con qualche scarpone appeso alle cinghie. A Ripa di Versilia raggiungiamo
i rimanenti del gruppo; si parte! Imbocchiamo l'autostrada, i km scorrono
veloci: superiamo Lucca, Firenze, si scende verso Arezzo, Orvieto…. Giungiamo
a Tivoli meta della nostra prima tappa che prevede
la visita di Villa d'Este,
capolavoro del giardino italiano. Inserita nella lista UNESCO del patrimonio
mondiale, con l'impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte,
giochi d'acqua e musiche idrauliche costituisce un modello più volte emulato
nei giardini europei.
 |
|
Dopo il pranzo fatto al service della villa ripartiamo;
rimbocchiamo l'autostrada per Roma poi la A25 e successivamente la A24
per Teramo, uscendo a Sulmona. Ci guardiamo attorno, sono le montagne
dell'Appennino ma non ci sembra l' Appennino che noi conosciamo bene,
sono montagne a prima vista prive di vegetazione ma vedremo nei giorni
successivi che quest'impressione non è per niente giusta. Sono le 18,30
quando arriviamo a Campo di Giove dove si trova l'albergo che ci ospiterà
per i tre giorni seguenti. Dopo una rinfrescata, ignorando i mugugni di
chi è stato sistemato in camera coi recordman della russata , c'è tempo
per la visita del centro del paese e per consentire agli escursionisti
di procurarsi il viveri per il giorno successivo.Campo
di Giove(1100 mt slm) si trova ai piedi della Maiella, la montagna
sacra degli abruzzesi, è uno dei paesi più belli e visitati del centro
Italia. Dal caratteristico profilo tipico del borgo fortificato, si staglia
nel verde con la Maiella che sembra vigilarlo alle spalle, per chi lo
visita per la prima volta è uno spettacolo indimenticabile. L'ubicazione,
e il clima straordinariamente salubre per la purezza leggerezza dell'aria,
ne fanno una località di villeggiatura estiva ma soprattutto invernale
dotata di numerose attrezzature ricreative e sportive. Il territorio è
ricco di numerose pinete e interminabili boschi di faggio che insieme
ad un clima secco offrono uno scenario unico da osservare e da godere.
16/07/2004 Escursione al Monte Amaro 2795 metri
Il M. Amaro, di 2795 metri, non rappresenta un picco o una cresta ma è
solo la parte culminale di un vasto promontorio con molte cime quasi della
stessa altezza: pertanto la superficie situata in alta quota è davvero
enorme per una montagna appenninica, con pochi eguali in tutta Europa.
La sveglia suona inclemente; ci troviamo in diciannove a fare colazione
e ad attendere la guida: Fernando, che arriva puntuale. In pullman raggiungiamo
Fonte Romana(1100 mt.) dove inizia il nostro itinerario che costituisce
la vera via "normale" alla vetta della Majella per chi parte dal versante
di Sulmona. L'inizio del sentiero, segnalato da un visibile cartello del
CAI, si raggiunge in 7 Km da Campo di Giove e in poco più di 1 Km dalla
Statale 487 che collega Pacentro con Passo San Leonardo (1282 mt.) e Caramanico
Terme. Sono le 07,30, l'aria è fresca e tutti belli carichi partiamo curiosi
di vedere come troveremo il paesaggio, sarà come da noi o diverso? Attraversiamo
un pianoro erboso,sentiero segnavia 13 e subito si sale per una
fitta faggeta, la nostra guida ci fa notare la presenza dei danni provocati
da una colossale valanga avvenuta alla fine degli anni ottanta. Proseguiamo
per il sentiero e notiamo che il terreno è livellato senza canalizzazioni
formate dall'acqua o scalini, per cui il passo è agevole. Giungiamo ad
una piccola fonte detta dell'Orso a quota 1760, l'ottima acqua fresca
che ci fa decidere di buttare quella presa in albergo e rifornirci di
quest'ultima; è passata un'ora da quando siamo partiti. Mentre saliamo
si sentono dei forti versi e ognuno di noi dice la sua, sarà un cervo:
no! Qui ci sono gli orsi magari è uno di loro. Eravamo in venti, compresa
la guida e ognuno ha detto la sua. Dopo qualche tornante eccola lì la
figuraccia di quelle più nere!! Il verso proveniva da due escursionisti,
uno dei quali soffriva di crampi e da qui il verso; alla fine si accodano
alla nostra comitiva. Proseguiamo e usciamo dal bosco, ora si procede
su prato, la guida ci indica i vari punti che raggiungiamo: lo stazzo
di fondo Maiella 1790 mt., lo stazzo alto di fondo Maiella a 2100 mt.
L'erba si fa più rada e notiamo che iniziano le fioriture di genziana
maggiore, la guida ci dice che serve per produrre la Novalgina, ecco perché
è così amara!
L'erba lascia il posto a ghiaioni che sembrano quasi livellati
con un rullo, probabilmente sono stati pressati dalle forti nevicate.
Superiamo un bivio con la vecchia mulattiera che giunge da Campo di Giove,
il sentiero ora la segue inoltrandosi nell'ampia conca di Fondo di Majella.
Dopo una serie di tornanti siamo ormai in prossimità della cresta; qui
è solo ghiaia e gli unici colori sono dati dai fiori che non si sa come
fanno a vivere tra queste pietre. |
Dopo una serie di tornanti
giungiamo alla Forchetta di Majella (2390 mt.), l'accesso alla Valle di
Femmina Morta: una lunghissima ed aspra valle(oltre 2500 m) che solca
la montagna dalle aree di vetta sino alla base (tre ore dalla partenza).
La guida, dopo una breve sosta, ci fa salire verso la spalla. Con nostra
grande sorpresa notiamo una grande fioritura di stelle alpine appenniniche
che ci precipitiamo a fotografare; ricordando che sono molto rare e severamente
protette. Scendiamo nella valle di Femmina Morta e seguiamo il sentiero;
segni ce ne sono ma la numerazione manca, la carta dice che è il segnavia
n°1. Fidiamoci!!
 |
|
Riprendiamo a salire percorrendo il lungo e suggestivo
altopiano per circa 5 km., costeggiando le pendici di Monte Macellaro
prima ed Altare dello Stintone (2580 mt.) poi. Il paesaggio ci appare
piatto e ghiaioso interrotto solo dalla moltitudine di colori dei fiori
che trovano sostentamento su cuscini di muschio, simile a spugne verdi,
che il contrasto dei colori rende ancora più brillante. Tra le specie
riconosciute troviamo la Viola della Majella, il Ranuncolo Magellense,
la già citata Stella Alpina dell'Appennino, la Genziana Magellense, il
Tarassaco Glaciale , l' Aquilegia della Majella, l'Adonide distorta, la
Pinguicola di Fiori, la Soldanella della Majella, la Scarpetta di Venere,
l'Androsace abruzzese , la Centaurea di Tenore e tante altre. Qui la mano
del Creatore si nota in tutta la sua onnipotenza, potremmo scrivere pagine
e pagine su quanto abbiamo visto ma niente riuscirebbe a raccontarne tanta
bellezza.
Il sentiero raggiunto ora l'altopiano, lo percorre per
un tratto verso nord, poi inizia ad alzarsi a mezza costa fino ad un pianoro
ghiaioso passando accanto alla Grotta Canosa (2604 mt). Proseguiamo fino
a raggiungere il crinale; mentre saliamo un elicottero della forestale
ci sorvola a bassissima quota per ben due volte e noi siamo ben contenti
di notare che c'è un buon controllo del territorio. Giungiamo in vetta
alle ore 13,00, in perfetto orario con quello che era indicato all'inizio
del sentiero, cinque ore e mezzo. Il Monte Amaro è la prima vetta del
gruppo e la seconda in assoluto dell'Appennino Centrale. Il panorama spazia
sulla costa adriatica, sul Gran Sasso d'Italia, la conca di Sulmona, il
Sirente, il Velino e altri gruppi minori; purtroppo il cielo inizia ad
coprirsi impedendoci di godere appieno il panorama. La temperatura è moto
bassa quindi ci riportiamo in basso verso il vicino bivacco Pelino dove
mangiamo. Non sappiamo esattamente quanti gradi cerano ma chi aveva i
guanti o cappellini di lana li ha indossati insieme a caldi pile. Fa sempre
più freddo, le nuvole si addensano e quindi decidiamo di scendere ripercorrendo
i sentieri fatti in precedenza. Tornati alla forchetta della Maiella ci
sistemiamo al riparo di un muro a secco, in origine forse un riparo per
le pecore, perché la temperatura è ancora abbastanza rigida. La guida
ci suggerisce che potremmo scendere per Guado di Coccia allungando di
un'oretta; ci dividiamo in due gruppi, uno si dirige verso Guado di Coccia
mentre l'altro riprende la via del ritorno seguendo però la mulattiera
che porta direttamente a Campo di Giove. Saliamo la cresta seguendo una
serie di saliscendi, siamo ora in località Tavola Rotonda (2043 mt.) sul
sentiero è il n° 1 ma tale sentiero non esiste ed è segnalato da pochi
paletti. Incontriamo una mandria di cavalli, saranno selvatici? A noi
piace pensare di si!, calpestiamo anche un po' di neve e infine arriviamo
all'arrivo dello skilift. Scendiamo sempre orientandoci con i pali dell'impianto,
in pratica ci apprestiamo a scendere una lunghissima discesa che da quota
2170 ci porta 1700mt. La discesa si presenta molto difficile per la mancanza
di un sentiero tracciato e i bassi ginepri ostacolano non poco. In meno
di un' ora arriviamo a Guado di Coccia dove c'è una funivia che sale direttamente
da Campo di Giove. Ci fermiamo per riprendere fiato, intanto ammiriamo
il Porrara, la montagna che attraverseremo domani. Camminiamo lungo la
pista sino ad incontrare una recinzione, svoltiamo a sinistra prendendo
un sentiero, anche stavolta non segnato, che si snoda prima tra il fresco
dei faggi e poi tra pietraie, comunque sempre molto agevole. Giunti all'albergo,
sono le 18,30 (11,30 ore di cammino) con sorpresa ci accorgiamo che l'altro
gruppo non è ancora arrivato,non è successo niente, solo se la sono presa
comoda.
 |
|
17/07/2004 M. Porrara 2137mt.
Il M. Porrara rappresenta la propaggine terminale a sud del massiccio,
con caratteristiche completamente diverse, tanto che non sembra appartenere
alla Maiella. Infatti si tratta di una elegante e lunga cresta, che risale
dall'intaglio di Guado di Coccia con due versanti abbastanza ripidi, senza
quindi pianori sommitali. Anche la vetta, in confronto alle cime del gruppo
centrale, pur superando i 2100 metri (2137, per l'esattezza), sembra ben
poca cosa; ma sarà per la possibilità di camminare quasi sempre lungo
il crinale come per la grandiosità del panorama che si offre allo sguardo
da ogni parte, l'escursione rimane una delle più belle di tutto il gruppo.
Il M. Porrara rappresenta la propaggine terminale a sud
del massiccio, con caratteristiche completamente diverse, tanto da non
sembrare di appartenere alla Maiella. Infatti si tratta di una elegante
e lunga cresta, che risale dall'intaglio di Guado di Coccia con due versanti
abbastanza ripidi, senza quindi pianori sommitali. Anche la vetta, in
confronto alle cime del gruppo centrale, pur superando i 2100 metri (2137,
per l'esattezza), sembra ben poca cosa; ma sarà per la possibilità di
camminare quasi sempre lungo il crinale come per la grandiosità del panorama
che si offre allo sguardo da ogni parte, l'escursione rimane una delle
più belle di tutto il gruppo. Stavolta la sveglia è più decente, le sette.
Colazione alle sette e mezza e poi via con il pullman percorrendo la strada
per Palena.
Prima di giungere al paese e poco distante dal Valico della Forchetta
si trova, dopo circa otto km, sulla sinistra il sentiero segnavia n°
12, sul lato opposto c'è una piccola piazzola. Si entra nella faggeta,
in cui sono presenti anche aceri ed abeti bianchi seguendo l'ampio tracciato
ben segnalato da paletti (uno ogni 80-100 metri) e strisce rosse su alberi
e rocce, cercando di mantenersi in cresta, piuttosto a sinistra, facendo
attenzione a non imboccare altre piste di animali o pastori. Il passo
è tranquillo, sentiamo ancora la fatica del giorno prima e poi perché
correre? La vista è così bella da qui! Dopo qualche centinaio di metri
di dislivello il bosco diventa più rado scoprendo ampi prati e, ancora
più in alto, radure tappezzate da ginepri nani ed uva ursina. Usciamo
dal bosco iniziando subito l'ascesa lungo la cresta, godendo del bellissimo
panorama fino all'aerea vetta erbosa. Scorgiamo subito il lungo serpentone
che è il sentiero che dovremmo percorrere, voltiamo la testa indietro
e notiamo che a sud sembra la coda lunga e sinuosa di quella fantastica
"lontra", sagoma di animale (che tra l'altro sopravvive nella valle dell'0rfento)
cui somiglia il massiccio della Maiella. Purtroppo mentre procediamo cominciamo
a sentire in lontananza dei tuoni e a momenti arriva anche qualche gocciolone.
Percorriamo in fretta tutta la cresta perché sappiamo quanto sia pericoloso
restare in cresta sotto un temporale; peccato perché vi sono dei tratti
che valeva la pena soffermarci ad ammirare. Raggiungiamo la vetta più
alta dove è presente una croce, facciamo una piccola sosta; in basso vediamo
passare il trenino per Palena. Inevitabile volgere lo sguardo in lontananza,
notiamo a nord il grandioso pianoro in quota che, dalla Tavola Rotonda
(2450 mt), con il maestoso altopiano di Femmina Morta giunge fino alla
sommità del M. Amaro (mt 2795). Ad est il pendio molto ripido sovrasta
il paese di Palena. A sud est lo sguardo si perde nelle immense foreste
dei monti Pizi, con il M. Campo di Capracotta
sullo sfondo. A sud appare l'altopiano della stazione di Palena, più ad
ovest completano la cornice i monti del Parco
nazionale d'Abruzzo: M. Greco e Pratello.
Il percorso è ancora molto lungo e all'improvviso il bel
sentiero diventa uno sfasciume che dobbiamo scendere con cautela. Arriviamo
a Guado di Coccia e da qui fino alla base degli impianti di risalita di
Campo di Giove. Il tempo è ancora instabile, però non è ancora piovuto;
in lontananza si vedono dei temporali e i tuoni si avvicinano. Ormai siamo
abbastanza in basso e anche se la minaccia di pioggia è forte ci fermiamo
per pranzare mentre i tuoni sono sempre più minacciosi. Ripartiamo per
il percorso fatto il giorno prima scendendo dal Monte Amaro giungendo
a Campo di Giove alle ore 16.00. La serata dopo le varie operazioni di
doccia, ritrovo con i turisti e cena, grazie all'autista Maurizio, l'abbiamo
passata a Sulmona
.
18/07/2004 Il ritorno con visita alla cascata delle Marmore
Prima di congedarci chiediamo un'ultima gentilezza
ai proprietari dell'albergo che ci ha ospitati, ci facciamo accompagnare
ad un caseificio. I sapori sono ottimi ma il profumo, del genere scarpone
usato per lunghe ore, presto invade il pullman accompagnandoci per tutto
il viaggio. Alle 10,30 si parte alla volta del lago di Piediluco,
un pittoresco centro il cui nome significa "ai piedi del bosco sacro"
ma che in realtà dislocato tra il lago ed il monte. Negli anni ha mantenuto
un assetto medioevale con le case basse e colorate. Il lago, tanto irregolare
da sembrare un lago alpino, prende il nome dal paese; è circondato da
rilievi boscosi, con la caratteristica montagna dell'Eco che deve il suo
nome al fatto che è in grado di rimandare perfettamente un intero endecasillabo.
E' mezzogiorno passato, in attesa di andare alla cascata ci fermiamo a
mangiare in riva al lago e verso le 14,30 partiamo per l'ultima nostra
tappa: la Cascata
delle Marmore.
 |
immagini
tratte dal sito ufficiale della Cascata delle Marmore |
Arriviamo un po' prima delle 15,00, ora di inizio dello
spettacolo, comunque in tempo per sentire il primo squillo di sirena che
annuncia all'approssimarsi del rilascio delle acque, dopo tre squilli,uno
ogni cinque minuti, inizia lo spettacolare salto dell'acqua. Da prima
si nota l'aumento della portata e poi comincia ad arrivare una leggera
brezza e ancora poi una nube di spruzzi d'acqua rinfresca tutta l'area.
Accompagnati da una guida iniziamo la visita percorrendo il sentiero n°
1 con un dislivello di 150 mt. Si tratta dell'itinerario storico della
Cascata che collega il Belvedere Inferiore al Belvedere Superiore dove
si trova la Specola, una torre posta in posizione panoramica rispetto
al primo salto della Cascata, alto circa 90 metri. La specola fu fatta
costruire nel 1781 da papa Pio VI. Lungo il percorso di questo sentiero,
che si sviluppa all'interno di un lussureggiante bosco, si possono ammirare
delle grotte naturali scavate nel travertino, roccia che caratterizza
l'intera area. Inoltre si può percorrere un tunnel che conduce al Balcone
degli innamorati, proprio sotto il primo salto della Cascata, cosa che
abbiamo fatto regolarmente. La cascata attualmente rilascia 15 mc di acqua
al secondo mentre originalmente ne scaricava 300mc al secondo. Chi sa
che spettacolo doveva essere. Sono le 17,00 si riparte, questa volta per
rientrare a Ripa. |