U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

LA MAIELLA

Percorso: anello dal paese di Campo di Giove (breve spostamento in pullman)
Segnaletica: bianco/rossa CAI segnavia 13, 1, 12  (segnaletica poco affidabile)
Dislivello: ;m.1695 (Monte Amaro),   m.1370 (Monte Porrara) Tempo di percorrenza:11,30 ore (Monte Amaro)   7 ore circa (Monte Porrara)
Classificazione: E allenati Punti sosta: nessuno
Acqua: nel paese di partenza, in località Fonte dell'Orso. Periodo consigliato: estate
Maiella, montagna "madre". La montagna della Maiella, oggi interamente compresa nel territorio del Parco Nazionale della Maiella, è uno dei tanti gioielli d'Abruzzo, sicuramente la regione italiana in cui la natura ha dato il meglio di sé, nelle sue più variegate forme e nella diversità degli ambienti. Dai primordi della storia umana, la montagna madre ha attirato a sé ed ispirato la religiosità degli uomini, e la storia della Maiella si interseca strettamente con le varie correnti spirituali che hanno attraversato la storia del nostro paese. Anche oggi, spopolata, aspra, difficile da scalare, con oltre venti cime che superano quota duemila metri, conserva tutto il suo fascino. Tanti sono i motivi per visitare questa zona, naturalistici, escursionistici, religiosi, storici, culturali e artistici.
La maggior difficoltà per le escursioni sulla Maiella è data dalla forte pendenza, in quanto gran parte dei suoi sentieri presentano dislivelli altissimi, ben più delle passeggiate dolomitiche e alpine in generale. Inutile sottolineare che in un ambiente come questo, ci si deve muovere al meglio delle proprie condizioni fisiche, ben allenati e, importante, ben equipaggiati.
15/07/2004 La partenza !
Finalmente siamo giunti all'appuntamento con la gita di quattro giorni alla Maiella. E' da molti mesi che stiamo preparandola in collaborazione con la sezione di Pietrasanta che ha curato gli aspetti turistici dell'iniziativa, i timori e le preoccupazioni di una buona riuscita scompaiono alla vista del folto gruppo, ben 44 tra escursionisti e turisti, che attrezzati di bagagli e zaini già prima dell'ora fissata sono ad aspettare il pullman. Sono le sei, al terminal bus alcuni operatori ecologici ci guardano stupiti e sembra che pensino ma dove andranno così presto, e poi armati di zaini,bastoncini e con qualche scarpone appeso alle cinghie. A Ripa di Versilia raggiungiamo i rimanenti del gruppo; si parte! Imbocchiamo l'autostrada, i km scorrono veloci: superiamo Lucca, Firenze, si scende verso Arezzo, Orvieto…. Giungiamo a Tivoli meta della nostra prima tappa
che prevede la visita di Villa d'Este, capolavoro del giardino italiano. Inserita nella lista UNESCO del patrimonio mondiale, con l'impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d'acqua e musiche idrauliche costituisce un modello più volte emulato nei giardini europei.
Dopo il pranzo fatto al service della villa ripartiamo; rimbocchiamo l'autostrada per Roma poi la A25 e successivamente la A24 per Teramo, uscendo a Sulmona. Ci guardiamo attorno, sono le montagne dell'Appennino ma non ci sembra l' Appennino che noi conosciamo bene, sono montagne a prima vista prive di vegetazione ma vedremo nei giorni successivi che quest'impressione non è per niente giusta. Sono le 18,30 quando arriviamo a Campo di Giove dove si trova l'albergo che ci ospiterà per i tre giorni seguenti. Dopo una rinfrescata, ignorando i mugugni di chi è stato sistemato in camera coi recordman della russata , c'è tempo per la visita del centro del paese e per consentire agli escursionisti di procurarsi il viveri per il giorno successivo.Campo di Giove(1100 mt slm) si trova ai piedi della Maiella, la montagna sacra degli abruzzesi, è uno dei paesi più belli e visitati del centro Italia. Dal caratteristico profilo tipico del borgo fortificato, si staglia nel verde con la Maiella che sembra vigilarlo alle spalle, per chi lo visita per la prima volta è uno spettacolo indimenticabile. L'ubicazione, e il clima straordinariamente salubre per la purezza leggerezza dell'aria, ne fanno una località di villeggiatura estiva ma soprattutto invernale dotata di numerose attrezzature ricreative e sportive. Il territorio è ricco di numerose pinete e interminabili boschi di faggio che insieme ad un clima secco offrono uno scenario unico da osservare e da godere.

16/07/2004 Escursione al Monte Amaro 2795 metri
Il M. Amaro, di 2795 metri, non rappresenta un picco o una cresta ma è solo la parte culminale di un vasto promontorio con molte cime quasi della stessa altezza: pertanto la superficie situata in alta quota è davvero enorme per una montagna appenninica, con pochi eguali in tutta Europa. La sveglia suona inclemente; ci troviamo in diciannove a fare colazione e ad attendere la guida: Fernando, che arriva puntuale. In pullman raggiungiamo Fonte Romana(1100 mt.) dove inizia il nostro itinerario che costituisce la vera via "normale" alla vetta della Majella per chi parte dal versante di Sulmona. L'inizio del sentiero, segnalato da un visibile cartello del CAI, si raggiunge in 7 Km da Campo di Giove e in poco più di 1 Km dalla Statale 487 che collega Pacentro con Passo San Leonardo (1282 mt.) e Caramanico Terme. Sono le 07,30, l'aria è fresca e tutti belli carichi partiamo curiosi di vedere come troveremo il paesaggio, sarà come da noi o diverso? Attraversiamo un pianoro erboso,sentiero segnavia 13 e subito si sale per una fitta faggeta, la nostra guida ci fa notare la presenza dei danni provocati da una colossale valanga avvenuta alla fine degli anni ottanta. Proseguiamo per il sentiero e notiamo che il terreno è livellato senza canalizzazioni formate dall'acqua o scalini, per cui il passo è agevole. Giungiamo ad una piccola fonte detta dell'Orso a quota 1760, l'ottima acqua fresca che ci fa decidere di buttare quella presa in albergo e rifornirci di quest'ultima; è passata un'ora da quando siamo partiti. Mentre saliamo si sentono dei forti versi e ognuno di noi dice la sua, sarà un cervo: no! Qui ci sono gli orsi magari è uno di loro. Eravamo in venti, compresa la guida e ognuno ha detto la sua. Dopo qualche tornante eccola lì la figuraccia di quelle più nere!! Il verso proveniva da due escursionisti, uno dei quali soffriva di crampi e da qui il verso; alla fine si accodano alla nostra comitiva. Proseguiamo e usciamo dal bosco, ora si procede su prato, la guida ci indica i vari punti che raggiungiamo: lo stazzo di fondo Maiella 1790 mt., lo stazzo alto di fondo Maiella a 2100 mt. L'erba si fa più rada e notiamo che iniziano le fioriture di genziana maggiore, la guida ci dice che serve per produrre la Novalgina, ecco perché è così amara!
L'erba lascia il posto a ghiaioni che sembrano quasi livellati con un rullo, probabilmente sono stati pressati dalle forti nevicate. Superiamo un bivio con la vecchia mulattiera che giunge da Campo di Giove, il sentiero ora la segue inoltrandosi nell'ampia conca di Fondo di Majella. Dopo una serie di tornanti siamo ormai in prossimità della cresta; qui è solo ghiaia e gli unici colori sono dati dai fiori che non si sa come fanno a vivere tra queste pietre.
Dopo una serie di tornanti giungiamo alla Forchetta di Majella (2390 mt.), l'accesso alla Valle di Femmina Morta: una lunghissima ed aspra valle(oltre 2500 m) che solca la montagna dalle aree di vetta sino alla base (tre ore dalla partenza). La guida, dopo una breve sosta, ci fa salire verso la spalla. Con nostra grande sorpresa notiamo una grande fioritura di stelle alpine appenniniche che ci precipitiamo a fotografare; ricordando che sono molto rare e severamente protette. Scendiamo nella valle di Femmina Morta e seguiamo il sentiero; segni ce ne sono ma la numerazione manca, la carta dice che è il segnavia n°1. Fidiamoci!!
Riprendiamo a salire percorrendo il lungo e suggestivo altopiano per circa 5 km., costeggiando le pendici di Monte Macellaro prima ed Altare dello Stintone (2580 mt.) poi. Il paesaggio ci appare piatto e ghiaioso interrotto solo dalla moltitudine di colori dei fiori che trovano sostentamento su cuscini di muschio, simile a spugne verdi, che il contrasto dei colori rende ancora più brillante. Tra le specie riconosciute troviamo la Viola della Majella, il Ranuncolo Magellense, la già citata Stella Alpina dell'Appennino, la Genziana Magellense, il Tarassaco Glaciale , l' Aquilegia della Majella, l'Adonide distorta, la Pinguicola di Fiori, la Soldanella della Majella, la Scarpetta di Venere, l'Androsace abruzzese , la Centaurea di Tenore e tante altre. Qui la mano del Creatore si nota in tutta la sua onnipotenza, potremmo scrivere pagine e pagine su quanto abbiamo visto ma niente riuscirebbe a raccontarne tanta bellezza.
Il sentiero raggiunto ora l'altopiano, lo percorre per un tratto verso nord, poi inizia ad alzarsi a mezza costa fino ad un pianoro ghiaioso passando accanto alla Grotta Canosa (2604 mt). Proseguiamo fino a raggiungere il crinale; mentre saliamo un elicottero della forestale ci sorvola a bassissima quota per ben due volte e noi siamo ben contenti di notare che c'è un buon controllo del territorio. Giungiamo in vetta alle ore 13,00, in perfetto orario con quello che era indicato all'inizio del sentiero, cinque ore e mezzo. Il Monte Amaro è la prima vetta del gruppo e la seconda in assoluto dell'Appennino Centrale. Il panorama spazia sulla costa adriatica, sul Gran Sasso d'Italia, la conca di Sulmona, il Sirente, il Velino e altri gruppi minori; purtroppo il cielo inizia ad coprirsi impedendoci di godere appieno il panorama. La temperatura è moto bassa quindi ci riportiamo in basso verso il vicino bivacco Pelino dove mangiamo. Non sappiamo esattamente quanti gradi cerano ma chi aveva i guanti o cappellini di lana li ha indossati insieme a caldi pile. Fa sempre più freddo, le nuvole si addensano e quindi decidiamo di scendere ripercorrendo i sentieri fatti in precedenza. Tornati alla forchetta della Maiella ci sistemiamo al riparo di un muro a secco, in origine forse un riparo per le pecore, perché la temperatura è ancora abbastanza rigida. La guida ci suggerisce che potremmo scendere per Guado di Coccia allungando di un'oretta; ci dividiamo in due gruppi, uno si dirige verso Guado di Coccia mentre l'altro riprende la via del ritorno seguendo però la mulattiera che porta direttamente a Campo di Giove. Saliamo la cresta seguendo una serie di saliscendi, siamo ora in località Tavola Rotonda (2043 mt.) sul sentiero è il n° 1 ma tale sentiero non esiste ed è segnalato da pochi paletti. Incontriamo una mandria di cavalli, saranno selvatici? A noi piace pensare di si!, calpestiamo anche un po' di neve e infine arriviamo all'arrivo dello skilift. Scendiamo sempre orientandoci con i pali dell'impianto, in pratica ci apprestiamo a scendere una lunghissima discesa che da quota 2170 ci porta 1700mt. La discesa si presenta molto difficile per la mancanza di un sentiero tracciato e i bassi ginepri ostacolano non poco. In meno di un' ora arriviamo a Guado di Coccia dove c'è una funivia che sale direttamente da Campo di Giove. Ci fermiamo per riprendere fiato, intanto ammiriamo il Porrara, la montagna che attraverseremo domani. Camminiamo lungo la pista sino ad incontrare una recinzione, svoltiamo a sinistra prendendo un sentiero, anche stavolta non segnato, che si snoda prima tra il fresco dei faggi e poi tra pietraie, comunque sempre molto agevole. Giunti all'albergo, sono le 18,30 (11,30 ore di cammino) con sorpresa ci accorgiamo che l'altro gruppo non è ancora arrivato,non è successo niente, solo se la sono presa comoda.

17/07/2004 M. Porrara 2137mt.
Il M. Porrara rappresenta la propaggine terminale a sud del massiccio, con caratteristiche completamente diverse, tanto che non sembra appartenere alla Maiella. Infatti si tratta di una elegante e lunga cresta, che risale dall'intaglio di Guado di Coccia con due versanti abbastanza ripidi, senza quindi pianori sommitali. Anche la vetta, in confronto alle cime del gruppo centrale, pur superando i 2100 metri (2137, per l'esattezza), sembra ben poca cosa; ma sarà per la possibilità di camminare quasi sempre lungo il crinale come per la grandiosità del panorama che si offre allo sguardo da ogni parte, l'escursione rimane una delle più belle di tutto il gruppo.
Il M. Porrara rappresenta la propaggine terminale a sud del massiccio, con caratteristiche completamente diverse, tanto da non sembrare di appartenere alla Maiella. Infatti si tratta di una elegante e lunga cresta, che risale dall'intaglio di Guado di Coccia con due versanti abbastanza ripidi, senza quindi pianori sommitali. Anche la vetta, in confronto alle cime del gruppo centrale, pur superando i 2100 metri (2137, per l'esattezza), sembra ben poca cosa; ma sarà per la possibilità di camminare quasi sempre lungo il crinale come per la grandiosità del panorama che si offre allo sguardo da ogni parte, l'escursione rimane una delle più belle di tutto il gruppo. Stavolta la sveglia è più decente, le sette. Colazione alle sette e mezza e poi via con il pullman percorrendo la strada per Palena. Prima di giungere al paese e poco distante dal Valico della Forchetta si trova, dopo circa otto km, sulla sinistra il sentiero segnavia n° 12, sul lato opposto c'è una piccola piazzola. Si entra nella faggeta, in cui sono presenti anche aceri ed abeti bianchi seguendo l'ampio tracciato ben segnalato da paletti (uno ogni 80-100 metri) e strisce rosse su alberi e rocce, cercando di mantenersi in cresta, piuttosto a sinistra, facendo attenzione a non imboccare altre piste di animali o pastori. Il passo è tranquillo, sentiamo ancora la fatica del giorno prima e poi perché correre? La vista è così bella da qui! Dopo qualche centinaio di metri di dislivello il bosco diventa più rado scoprendo ampi prati e, ancora più in alto, radure tappezzate da ginepri nani ed uva ursina. Usciamo dal bosco iniziando subito l'ascesa lungo la cresta, godendo del bellissimo panorama fino all'aerea vetta erbosa. Scorgiamo subito il lungo serpentone che è il sentiero che dovremmo percorrere, voltiamo la testa indietro e notiamo che a sud sembra la coda lunga e sinuosa di quella fantastica "lontra", sagoma di animale (che tra l'altro sopravvive nella valle dell'0rfento) cui somiglia il massiccio della Maiella. Purtroppo mentre procediamo cominciamo a sentire in lontananza dei tuoni e a momenti arriva anche qualche gocciolone. Percorriamo in fretta tutta la cresta perché sappiamo quanto sia pericoloso restare in cresta sotto un temporale; peccato perché vi sono dei tratti che valeva la pena soffermarci ad ammirare. Raggiungiamo la vetta più alta dove è presente una croce, facciamo una piccola sosta; in basso vediamo passare il trenino per Palena. Inevitabile volgere lo sguardo in lontananza, notiamo a nord il grandioso pianoro in quota che, dalla Tavola Rotonda (2450 mt), con il maestoso altopiano di Femmina Morta giunge fino alla sommità del M. Amaro (mt 2795). Ad est il pendio molto ripido sovrasta il paese di Palena. A sud est lo sguardo si perde nelle immense foreste dei monti Pizi, con il M. Campo di Capracotta sullo sfondo. A sud appare l'altopiano della stazione di Palena, più ad ovest completano la cornice i monti del Parco nazionale d'Abruzzo: M. Greco e Pratello.
Il percorso è ancora molto lungo e all'improvviso il bel sentiero diventa uno sfasciume che dobbiamo scendere con cautela. Arriviamo a Guado di Coccia e da qui fino alla base degli impianti di risalita di Campo di Giove. Il tempo è ancora instabile, però non è ancora piovuto; in lontananza si vedono dei temporali e i tuoni si avvicinano. Ormai siamo abbastanza in basso e anche se la minaccia di pioggia è forte ci fermiamo per pranzare mentre i tuoni sono sempre più minacciosi. Ripartiamo per il percorso fatto il giorno prima scendendo dal Monte Amaro giungendo a Campo di Giove alle ore 16.00. La serata dopo le varie operazioni di doccia, ritrovo con i turisti e cena, grazie all'autista Maurizio, l'abbiamo passata a Sulmona .

18/07/2004 Il ritorno con visita alla cascata delle Marmore
Prima di congedarci chiediamo un'ultima gentilezza ai proprietari dell'albergo che ci ha ospitati, ci facciamo accompagnare ad un caseificio. I sapori sono ottimi ma il profumo, del genere scarpone usato per lunghe ore, presto invade il pullman accompagnandoci per tutto il viaggio. Alle 10,30 si parte alla volta del lago di Piediluco, un pittoresco centro il cui nome significa "ai piedi del bosco sacro" ma che in realtà dislocato tra il lago ed il monte. Negli anni ha mantenuto un assetto medioevale con le case basse e colorate. Il lago, tanto irregolare da sembrare un lago alpino, prende il nome dal paese; è circondato da rilievi boscosi, con la caratteristica montagna dell'Eco che deve il suo nome al fatto che è in grado di rimandare perfettamente un intero endecasillabo. E' mezzogiorno passato, in attesa di andare alla cascata ci fermiamo a mangiare in riva al lago e verso le 14,30 partiamo per l'ultima nostra tappa: la Cascata delle Marmore.
immagini tratte dal sito ufficiale della Cascata delle Marmore
Arriviamo un po' prima delle 15,00, ora di inizio dello spettacolo, comunque in tempo per sentire il primo squillo di sirena che annuncia all'approssimarsi del rilascio delle acque, dopo tre squilli,uno ogni cinque minuti, inizia lo spettacolare salto dell'acqua. Da prima si nota l'aumento della portata e poi comincia ad arrivare una leggera brezza e ancora poi una nube di spruzzi d'acqua rinfresca tutta l'area. Accompagnati da una guida iniziamo la visita percorrendo il sentiero n° 1 con un dislivello di 150 mt. Si tratta dell'itinerario storico della Cascata che collega il Belvedere Inferiore al Belvedere Superiore dove si trova la Specola, una torre posta in posizione panoramica rispetto al primo salto della Cascata, alto circa 90 metri. La specola fu fatta costruire nel 1781 da papa Pio VI. Lungo il percorso di questo sentiero, che si sviluppa all'interno di un lussureggiante bosco, si possono ammirare delle grotte naturali scavate nel travertino, roccia che caratterizza l'intera area. Inoltre si può percorrere un tunnel che conduce al Balcone degli innamorati, proprio sotto il primo salto della Cascata, cosa che abbiamo fatto regolarmente. La cascata attualmente rilascia 15 mc di acqua al secondo mentre originalmente ne scaricava 300mc al secondo. Chi sa che spettacolo doveva essere. Sono le 17,00 si riparte, questa volta per rientrare a Ripa.

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