U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

MONTE MATANNA ANELLO DA POMEZZANA

Percorso: ad anello dal paese di Pomezzana Segnaletica: biancorossa CAI segnavia 121, azzurra in cresta
Dislivello: m 697 Tempo di percorrenza: 6 ore circa
Classificazione: E Punti sosta: Rifugio Forte dei Marmi, Albergo/Rifugio Alto Matanna (con una deviazione)
Acqua: sulla strada per S.Rocchino e presso il Rifugio Forte dei Marmi Periodo consigliato: dalla primavera all'autunno in assenza di neve e/o ghiaccio
Sono le 07,15 e davanti alla sede siamo già in molti per l'ora fissata, le 07,30; ci contiamo e arriviamo ad essere in ventisette tutti scalpitanti con la "fregola" di fare una bella camminata. Le premesse ci sono tutte: una bellissima giornata, buona compagnia e un'escursione in una delle più belle valli e cime delle Apuane.
Si parte subito alla volta di Pomezzana raggiungibile seguendo le indicazioni per Seravezza, Ponte Stazzemese, Le Mulina e Pomezzana. La visione improvvisa della torre campanaria alta e slanciata e della Chiesa Parrocchiale annuncia 1'imminente arrivo al visitatore. Il paese, circondato da castagneti secolari, è aggrappato alle pendici del monte Matanna, a mt. 600 s.l.m. in prossimità del colle della "Castellina" che lo sovrasta e dal quale si possono osservare fra le più belle e suggestive immagini delle Alpi Apuane e dei paesi dello stazzemese. Pomezzana conta oggi circa 300 abitanti ed ha un'economia a prevalente carattere artigianale di cui vanta antichissime tradizioni, soprattutto nello specifico settore della lavorazione del ferro per attrezzi artigianali. In prossimità di un'ampia curva a sinistra troviamo, a ridosso di un ponte sul torrente, la strada che conduce a San Rocchino; qui parcheggiamo le auto. Vista la voglia di camminare non ci lamentiamo pensando che dobbiamo fare circa un chilometro e mezzo su asfalto; partiamo zaini in spalla e anche se siamo su strada asfaltata già assaporiamo il fresco dei castagni. Giunti sull'ennesima curva troviamo, sulla sinistra, una fonte ben evidente e da li parte una strada sterrata che porta al vecchio oratorio di S. Rocchino, (Cappella di san Rocco; luogo di antiche controversie di pascolo tra Pomezzana e Casoli). Da qui si può dire che comincia la vera escursione, dopo una breve sosta per dissetarci, perché il caldo si fa già sentire! Ci dirigiamo verso Nord-Est imboccando il sentiero (segnavia 121) che attraversa a mezza costa prati e campi coltivati con casolari sparsi; verso sud si ha una magnifica veduta sulla valle di Camaiore in fondo alla quale appare in piena evidenza la mole del M. Prano. Si tocca una insellatura secondaria: Foce di "Grattaculo". In prossimità di un rudere si rientra nel bosco proseguendo fino ad incontrare il bivio col sentiero segnavia 3, quest'ultimo porterebbe alla Foce del Pallone e da qui, allungando il cammino, si giungerebbe comunque in vetta al Matanna.
Noi proseguiamo sul sentiero (segnavia 121) incamminandoci sempre nel bosco fino a incontrare un'altro bivio e qui non ci sono scelte, si deve prendere per forza quello di destra, il sentiero è segnato ma manca la numerazione. Si prosegue in salita tra il fresco degli alberi fino ad arrivare ad una delle creste che scendono dal Matanna; bella vista su tutta la conca col Prana e il Piglione davanti a noi, in lontananza la piana di Camaiore, il lago di Massaciuccoli e Viareggio fino al mare. Si prosegue seguendo prima il crinale e poi il sentiero a mezza costa in un verde lussureggiante raggiungendo così il crinale che conduce in vetta. Ora siamo tra rocce rosse e prive di vegetazione, il sole è a picco sulle nostre teste e se non bastasse orde di piccole mosche ci usano come fonti per abbeverasi col nostro sudore che adesso scorre copioso. Bèh siamo in vetta (1317m.), il caldo patito viene ripagato dallo spettacolo reso ancora più suggestivo dall'ottima visibilità. Il Gruppo delle Panie ci appare ben definito nella sua imponenza e nel profilo dell'Omo Morto. In basso il Procinto e la parete sud-ovest del Nona, verticale anzi strapiombante. Si vede ben definito il mare di Camaiore e in lontananza fino a Livorno e alla Liguria. Si riuscirebbe in caso di aria tersa anche sul mare perfino a scorgere ben delineata la Gorgona, purtroppo in mare c'è parecchia foschia. Sosta per foto di gruppo e un veloce spuntino e poi chi le sopporta più tutte quelle mosche! (in questo periodo è assolutamente necessario munirsi di repellenti per gli insetti, in zona sono presenti anche molti tafani data la presenza di animali allo stato brado), si decide di scendere verso il Callare del Matanna (m 1139), situato fra il Matanna, e il Nona (m. 1297), in stupenda posizione panoramica. Sulla destra scorgiamo, il Procinto (m. 1177), un torrione cilindrico che si innalza un po' discosto dal crinale principale e separato da questo da un intaglio: l'intaglio del Procinto. In questo luogo la Sezione UOEI di Pietrasanta ha posto un bellissimo Crocefisso in Bronzo. Visto che non è ancora mezzogiorno decidiamo di salire anche sul vicino monte Nona. Dopo avere ammirato il panorama prendiamo a destra il sentiero segnalato con vernice azzurra che segue la cresta sud e che ci porta (prestando un po' di attenzione) sulla vetta. Il Nona si trova nelle Apuane meridionali; è una montagna di calcare massiccio che, come altre ad essa vicine, presenta pendii erbosi sul lato orientale che guarda la Garfagnana mentre sul versante marittimo precipita con alti dirupi: la sua parete nord è stata vinta solo negli anni sessanta e domina il vicino Procinto, che altro non è che una sua appendice, da cui è separata solo da poche decine di metri tramite il così detto Intaglio del Procinto. Lo sguardo spazia su tutta la Versilia fino al golfo di La Spezia, alla Garfagnana e all'Appennino. Una piccola curiosità: anticamente il Nona era chiamato "Monte delle Porche" e questo spiega senza dubbio il buffo nome di "Foce delle Porchette" (m. 982) dato al valico posto fra il Croce ed il Nona stesso, valico che mette in comunicazione la Versilia con l'alta valle della Turrite Cava e col paese di Palagnana; valico un tempo fra i più frequentati.
Lungo la salita ci godiamo il panorama ma si soffre anche molto per il caldo e le mosche che ci tormentano; troviamo un piccola mandria di mucche e Lorenzo il Professore si sofferma a chiedere al pastore la razza, quante sono, di che regione sono originarie e chi sa quante altre cose. In circa mezz'ora arriviamo in vetta, la sosta non è lunga, torniamo quasi subito verso il Callare e ci troviamo un posto all'ombra per pranzare: solita storia di chi apparecchia con tovaglietta e non si fa mancare niente e chi invece mangia appena per il sostentamento. Ma stavolta succede una cosa strana non viene nessuno con lo zaino sulle spalle a sollecitare la partenza e perciò ce la prendiamo proprio calma. Si riparte scendendo per il sentiero A. Bruni (segnavia 121) verso il Rifugio Forte dei Marmi (865 m) costeggiando la strapiombante parete del M. Nona, con vista ravvicinata sul Procinto e i Bimbi del Procinto.
Giunti a questo accogliente rifugio andiamo a prenderci un caffè, una fetta di torta ecc. e poi sul fresco piazzale dove è presente anche un'invitante fontana dove ci è indispensabile per toglierci di dosso il sudore appiccicoso. Dopo una lunga sosta ripartiamo prendendo il sentiero segnavia 106 che inoltrandosi nel folto bosco di castagni conduce verso Pomezzana. Lungo il sentiero si trovano delle interessanti vecchie cave di ardesia in galleria, l'ingresso è celato da grandi edere che scendono formando una sorta di telone da palcoscenico. Si prosegue ancora e in breve si giunge sulla strada alla località " Le Calde " e poi per un noiosa strada asfaltata si giunge presso la ferriera dei Milani, un'antica ferriera dove il progresso non ha cambiato quasi niente. Magari un po' di tecnologia è arrivata, ma è marginale se si pensa che tutto il lavoro qua è ancora all'antica ed il ferro, rovente, si piega picchiando sull'incudine. Anche il tipo di opere che la ferriera realizza oggigiorno non è molto diverso da quelle di un tempo. Prima di tutto i ferri del mestiere per gli scultori, ed ecco come le ferriere lavoravano (e lavorano) per il marmo: scalpelli, subbie, mazzuoli e tutti gli utensili che necessitano ai marmisti dalla cava al laboratorio. Ma la ferriera non si limita a questo. Guardando tra gli utensili prodotti vediamo che ci sono anche dei bisturi, e così scopriamo che molti medici chirurghi sono soliti farsi "confezionare" gli strumenti da lavoro dai ferrieri di Pomezzana. Purtroppo è domenica e giustamente giorno di riposo, quindi tutto questo non lo possiamo vedere, ma ci fidiamo. Proseguiamo e in breve ci riportiamo alle macchine. L'escursione proposta non è impegnativa, è un facile percorso adatto a tutti ma che, tuttavia, non manca di offrire meravigliosi spunti panoramici e non pochi interessanti momenti di contatto con quelle che sono state, e soltanto in parte ancora sono, le tradizioni rurali e artigianali delle genti Apuane.

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