U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

TRAVERSATA PRUNO - RIPA

Percorso: dal paese di Pruno al paese di Ripa
Segnaletica: bianco/rossa CAI segnavia 122, 125, 124, 124bis, 6, 5b, 121, 3,
Dislivello: ;m.circa 834 complessivi Tempo di percorrenza: 11 circa
Classificazione: EE allenati Punti sosta: Rifugio Del Freo (Mosceta), rifugio Forte dei Marmi (Alpe della Grotta), agriturismo in località San Rocchino
Acqua: :nel paese di Pruno, presso il rifugio Del Freo, in località Moscoso, presso il rifugio Forte dei Marmi, agriturismo in località San Rocchino, nel paese di Farnocchia Periodo consigliato:dalla primavera inoltrata all'autunno, meglio con l'ora legale
Quando, in fase di preparazione del programma, venne proposta questa traversata tutti pensarono ad un'idea buttata lì tanto per dire qualcosa, tanto sembrava improponibile. Pensandoci bene, però, non sembrava poi così assurda; certo non era per tutti! Ma esisteva un'alternativa: dormire al rifugio sottraendo quindi al lungo percorso due ore di salita. In effetti chi è veramente ben allenato può compiere la traversata partendo direttamente da Pruno; noi abbiamo scelto l'alternativa rifugio. L'appuntamento per un primo gruppo era presso il rifugio Del Freo a Mosceta la sera di venerdì 30 Aprile; un secondo gruppo avrebbe invece pernottato presso il rifugio U.O.E.I. La Fania mentre un "temerario" sarebbe arrivato al mattino seguente. Pioggia insistente per quasi tutta la giornata, tanto da mettere in forse la partenza, con un promettente miglioramento dal tardo pomeriggio. Raggiungiamo il paese di Pruno, punto di partenza della traversata, in pullman ed iniziamo a camminare quando il sole sta gia iniziando a tramontare. Non piove più ma i monti sono incappucciati dalle nuvole, peccato perché il panorama al tramonto sarebbe stato interessante. La grande umidità ci fa subito sudare, il clima comunque è nel complesso piacevole e proseguiamo spediti. Con grande sorpresa quando raggiungiamo il Passo dell'Alpino le nuvole scompaiono lasciando le vette scoperte e la piana celata dalla coltre, mentre una pallida luna illumina il sentiero rendendo quasi inutili le lampade frontali che prudentemente abbiamo acceso. In lontananza sentiamo il richiamo del gufo e il belato di un piccolo muflone; il sentiero ora è pianeggiante per cui possiamo procedere con le frontali spente, al chiaro di luna, godendoci i rumori del bosco e i richiami degli animali; un'esperienza unica.
Pruno (m 447) è raggiungibile dalla valle seguendo le indicazioni per Castelnuovo Garfagnana e successivamente quelle per Cardoso. Il sentiero (segnavia 122) inizia dal parcheggio, basta cercare con lo sguardo i lavatoi ben visibili dalla strada. Attraversa un bel bosco di castagni seguendo il tracciato della vecchia mulattiera in costante salita fino a sbucare su una carrozzabile forestale nei pressi di un'abitazione. Si segue la carrozzabile e superata una curva ritroviamo il sentiero che conduce in località Colle a Iapoli (m 835) dove attraversa nuovamente la strada. Qui i castagni scompaiono e la vegetazione è sempre più diradata; raggiunto un bivio nei pressi di una casa si piega a sinistra proseguendo in salita fino al Passo dell'Alpino (m 953) con l'omonima marginetta. Ora il sentiero è quasi pianeggiante, di fronte la maestosità della Pania; oltrepassato un fitto bosco di abeti raggiungiamo la Foce di Mosaceta (m 1170), il rifugio è subito visibile. Troviamo ad attenderci alcuni amici arrivati nel pomeriggio che ci invitano ad entrare velocemente per mangiare una zuppa, sono oramai le 21,30 e la cucina chiude. Il rifugio è tutto per noi, vorremmo andare a dormire presto ma i ricordi si susseguono così solo il gestore che minaccia di spegnere il generatore ci induce a salire al piano superiore. La sveglia, per chi è riuscito a dormire nonostante il feroce russare di qualcuno, è alle 6,20, la partenza è fissata per le 7,00. Al mattino il tempo si preannuncia buono, c'è nebbia ma si intuisce che non pioverà. Ci raggiungono gli amici che hanno pernottato alla Fania e Pierino che arriva direttamente da Pruno; siamo in 20, un bel numero per una traversata così impegnativa.
Partiamo alle 7,20, perché le signore del gruppo sono sempre in ritardo!!, scendiamo verso la Foce ed imbocchiamo il sentiero (segnavia 125) che conduce a Foce di Valli (m 1266). Quando inizia la salita, l'unica relativamente impegnativa, il gruppo si fraziona ma vista la lunghezza del percorso è preferibile non forzare, le giornate sono lunghe, il tempo c'è. Va precisato che il dislivello complessivo da superare è di 834 metri ma la maggior parte della salita la si affronta per raggiungere il rifugio Del Freo (m 1180) da dove siamo partiti in mattinata. Il sentiero è ben tracciato ma attraversa anche il Canale dei Carrubi che scende dalla vetta della Pania, un canale dove c'è neve fino a tardi, noi la troviamo, e che comunque presenta passaggi esposti da affrontare con molta cautela. Sono le 8,20 quando giungiamo alla Foce, la nebbia impedisce di goderci il panorama ma non ostacola il cammino; ricombattiamo il gruppo incamminandoci verso il Monte Forato seguendo i segni blu del sentiero di cresta. L'attraversamento della Costa Pulita impone attenzione perché il terreno umido si rivela molto scivoloso, un problema che ci infastidirà per tutto il giorno, d'altronde è piovuto fino alla sera precedente.
Giungendo al Monte Forato (m 1223) stentiamo a riconoscerlo tanto la nebbia è fitta, peccato non c'è modo di scattare neanche una foto(ore 9,15). Stiamo per ripartire quando come per magia l'arco si materializza, la nebbia improvvisamente si alza lasciando filtrare qualche raggio di sole. I timori svaniscono, ora abbiamo la certezza che sarà una bella giornata. Bisogna comunque dire che in caso di maltempo è possibile interrompere la traversata in ogni momento raggiungendo i paesi ubicati lungo il percorso. La prossima meta è la Foce di Petrosciana (m 951) dove intendiamo sostare per la colazione. Questo è l'ulltimo tratto difficile, si percorre la cresta del Monte Forato percorrendo in discesa un lungo tratto esposto e scivoloso su roccette; il tratto più impegnativo è attrezzato con un cavo che fornisce adeguata sicurezza. Giunti alla Foce (ore 9,55), passo che mette in comunicazione Cardoso con Fornovolasco, ci concediamo una prima pausa e consumiamo la veloce colazione.
Seguendo la mulattiera (segnavia 8) scendiamo fino ad un bivio dove la presenza di una marginetta indica l'importanza che la strada ricopriva un tempo. Ben presto possiamo constatare i danni provocati dalle abbondanti nevicate: alberi spezzati e divelti ingombrano il percorso. Alla marginetta svoltiamo a sinistra (segnavia 6) raggiungendo in breve la località di Moscoso con la presa dell'acquedotto e la fonte, riempiamo le borracce e avanti puntando verso il Monte Procinto (m 1039) tenendoci sul sentiero più alto. Arriviamo così proprio in corrispondenza della piazzola dell'elicottero, di fronte al torrione e a pochi metri dalla Baita dello Scoiattolo, purtroppo attualmente chiusa. Imbocchiamo ora il sentiero (segnavia 5b) non troppo evidente ma tuttavia visibile, che si inerpica fin sotto lo strapiombo costeggiandolo in direzione della verticale parete del Monte Nona che aggiriamo alla base. Il percorso è agevole, le pareti del Nona e del Matanna incombono su di noi stuzzicando le voglie di coloro che fanno roccia; le numerose vie seppur ben chiodate sono forse troppo per noi, pazienza ci alleneremo ancora, però, chissà, forse!! Lo scroscio dell'acqua della sorgente vicino al Rifugio Forte dei Marmi ci galvanizza perché ora abbiamo bisogno di una rinfrescata, di un te caldo e di un po' di riposo. Siamo praticamente a metà percorso, il tratto più difficile è superato, scherziamo tra noi ma c'è ancora tanta strada.
Al rifugio (ore 11,15) incontriamo due amici che "hanno sbagliato rifugio", cosa si farebbe pur di non ammettere che il percorso è troppo lungo! ! naturalmente è tutta una messa in scena. Ci concediamo solo quindici minuti di sosta, giusto il tempo di un te e per scambiare alcune impressioni con un gruppo del CAI di Modena che si apprestano ad arrampicare sul Procinto. Siamo ora diretti verso San Rocchino dove intendiamo pranzare.; il sentiero (segnavia 121) passa oramai tra boschi e prati divenendo assai facile. La tensione si allenta e il gruppo si fraziona ma oramai è poco più di una passeggiata. Avvicinandoci a San Rocchino incontriamo gruppi di turisti provenienti dal vicino agriturismo, alcuni visibilmente avvinazzati, tutti comunque dimostrano di non aver capito nulla della montagna e dello spirito che accomuna gli escursionisti
Ci fa male ma, noi diciamo purtroppo, l'economia della montagna deve progredire e anche questo serve. (Serve?). Ma forse è solo questione di intelligenza? O forse siamo proprio strani noi? Raggiunta la chiesetta di San Rocchino (m 801) vi troviamo parcheggiati alcuni fuoristrada che oltretutto bloccano il sentiero, subito la risposta alle nostre precedenti domande ci è chiara … Ci sistemiamo per il pranzo dividendoci, come al solito, in due gruppi con alcuni che stendono una tovaglia imbandendo un pranzetto luculliano e uno sparuto, sempre più sparuto, gruppetto di temerari che si accontentano di barrette, frutta, e lussooo!!: un paio di biscotti a testa. Mangiamo velocemente perché sembra proprio che voglia piovere, sono le13,30 quando ci incamminiamo verso Farnocchia. Siamo nuovamente nel bosco, anche qui la neve ha fatto molti danni ma, qui, la Comunità Montana ha gia liberato il sentiero. Non ci sono difficoltà basta prestare attenzione al bivio, si deve tenere la destra. Ora possiamo vedere tutto il percorso che abbiamo effettuato, è veramente un bel tratto, non vediamo Pruno ma scorgiamo Volegno che si trova poco distante dal punto di partenza. Ci appare lontanissimo dall'altra parte della valle. Cerchiamo di riconoscere paesi e borgate, non siamo molto avvezzi a vederli da questo lato della vallata, aiutandoci coi campanili perché in ogni località la chiesa è ubicata in un punto caratteristico. Arriviamo a Farnocchia alle 14,40; ci concediamo una pausa per ammirare la chiesa che ospita un piccolo organo di pregevolissima fattura e, perché no? Per un piccolo ristoro in vista dell'ultima salita che ci condurrà a Foce di Compito. Il sentiero (segnavia 3) parte dalla piazzetta del bar, l'unico del paese, subito in salita. Qui a i danni della neve non è stato posto rimedio, ci vediamo costretti ad autentiche acrobazie per scavalcare alberi divelti ma oramai non ci fa più paura nulla. Senza quasi accorgercene giungiamo al Monte Lieto (m 1016) con la ben nota palestra di roccia; siamo in perfetto orario, peccato non avere una corda altrimenti potevamo fare un tiro! Ci rassegniamo a proseguire verso Foce di Compito,ore 15,45, dove sostiamo un poco per una foto di gruppo e per rivolgere un pensiero ai tragici eventi di Sant' Anna di Stazzema: il paese della strage del 12 agosto 1944 operata dalle truppe naziste al comando del maggiore Walter Reder ma guidate da spregevoli fascisti locali costata la vita a 132 persone tra donne, vecchi e bambini, che è proprio qui sotto.
Da ora in avanti il sentiero (segnavia 3) è in discesa, non ci sono problemi, lasciamo che ognuno faccia il proprio ritmo ma sempre con l'infaticabile Gianfranco in testa. Siamo in vista del mare, la vegetazione cambia, compaiono i pini e ritornano i castagni; anche le fioriture primaverili sono più interessanti: le orchidee fioriscono anche tra le rocce. Superiamo un minuscolo gruppo di case, qui l'ente pubblico ha avuto la volontà di fermare la speculazione che voleva trasformare un colle immerso nel bosco in un villaggio per turisti danarosi. Le gambe cominciano a dolere e l'arrivo a Colle Zuffoni (m 582), un pianoro attrezzato per i pic-nic, è l'occasione per una sosta che ci serve anche per rivolgere un commosso pensiero alle vittime dell'alluvione della Versilia del 96. Allo Zuffone c'è infatti un monumento in memoria, lasciamo un messaggio e ripartiamo. Stiamo ora camminando sui resti della strada che le truppe americane costruirono per trasportare materiale sui monti di Sant'Anna, sentiamo la meta vicina. Ci abbandoniamo ai ricordi delle prime esperienze di montagna. Arriviamo così in località Capriglia (m 356), ore 17,25, dove alcuni partecipanti annunciano di voler terminare la traversata, sono stanchi e da qui è facile trovare un passaggio in macchina. Un primo gruppo è già avanti, noi ci ricombattiamo ma siamo rimasti in pochi, decidendo di scendere verso Solaio seguendo la carrozzabile di Fondicacce. Camminare sull'asfalto è una tortura soprattutto dopo 10 ore di marcia; stringiamo i denti e avanti. Arrivati a Vallecchia salutiamo un altro gruppo che ha qui le auto, la traversata è praticamente finita e Ripa è a pochi minuti. A Ripa arriviamo solo in quattro ma unicamente per problemi logistici, per i più è comodo parcheggiare a Vallecchia, tutti quanti abbiamo completato la traversata. Per molti è stata sicuramente una sfida con se stessi, una sfida portata a termine con entusiasmo e soddisfazione come sempre avviene quando si appartiene ad un gruppo affiatato come il nostro, dove persone molto allenate ed esperte camminano con altri meno allenati e con minore esperienza con un unico obbiettivo: fare in modo che tutti riescano a compiere e godersi l'escursione.

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