La Rocca di Tenerano (m.1206)
può essere, a ragione, considerata una terrazza panoramica sulla Lunigiana
raggiungibile da tutti seguendo i facili sentieri che partono dalla panoramica
carrozzabile per Campocecina. Dalla città
di Carrara si seguono prima le indicazioni per Gragnana e Castelpoggio,
svoltando poi a destra al bivio della Spolveriera seguendo ora le indicazioni
per Campocecina. La strada permette ora di abbracciare con lo sguardo
il bacino marmifero di Carrara, uno spettacolo veramente impressionante
che lascia senza fiato.
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Si giunge al valico della
Gabellaccia (m. 895), così detto perché qui esisteva una dogana
di confine fra il Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio
di Fivizzano (Granducato di Toscana). Le previsioni minacciavano
tempo instabile, invece questa mattina non c'è pericolo di pioggia,
peccato solo per la foschia che nasconde il panorama della costa
e buona parte degli agri marmiferi. |
Parcheggiamo le macchine e via zaini in spalla; siamo proprio
un bel gruppo (25 partecipanti), qualcuno è alla prima uscita ma questa
escursione è fatta proprio per rimettere in moto le gambe e goderci in
tutta tranquillità le prime fioriture, l'ultima neve, il panorama e la
compagnia degli amici di tante entusiasmanti fatiche. Imbocchiamo pieni
d'entusiasmo il sentiero n° 185 (ore 8,30), subito incontriamo
delle interessanti formazioni rocciose: un arco naturale con date graffite
dei primi dell'ottocento, una roccia che ricorda una testa di cammello
e un'altra grotta con diverse uscite. La salita è subito piuttosto impegnativa
ma è breve e dopo il percorso è lungamente pianeggiante.
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Attraversiamo quello che attualmente è solo un bosco dove,
però, scorgiamo numerosi manufatti e i segni di antiche coltivazioni.
Basta poco per tornare con la mente alle fatiche delle genti Apuane che
percorrevano queste strade non per diletto ma per strappare ad una terra
generosa, ma aspra, il sostentamento quotidiano. Poco più avanti individuiamo
i resti diroccati degli ingressi delle antiche miniere di minerali ferrosi;
una delle quali recentemente rivisitata come dimostrano i tubi Innocenti
ancora in loco. Sono vecchie miniere dall'imboccatura molto piccola e
bassa, non possiamo che domandarci in che condizioni dovevano lavorare
e decisamente siamo contenti di essere nati nel xx° secolo. Incrociamo
e imbocchiamo il sentiero n° 40 che in breve ci conduce a " Casa
Cardeto " mt.1113, dominata da un faggio gigantesco, uno dei più maestosi
di tutte le Apuane.
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Le primule lasciano ora il posto a un tappeto di crochi
che ci conduce fino alla grossa croce lignea sistemata alla base della
Rocca di Tenerano. Una breve sosta per ricompattare il gruppo e consumare
un velocissimo spuntino prima di iniziare la ripida salita verso la cima.
Dalla cima si potrebbe volgere lo sguardo su tutta la Lunigiana, ma le
nuvole non ce lo permettono; riusciamo a vederesoltanto in parte i vicini
Pizzo d'Ucccello, Grondilice e Sagro, con un po' di sforzo anche gli Zucchi
di Cardeto. E' un peccato, tuttavia queste superbe vette immerse nella
nebbia hanno un fascino unico: il Sagro sembra davvero una vetta himalayana
vista dalla vallata!
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Dopo circa mezz'ora siamo ridiscesi
lungo il sentiero che, stranamente, non sembrava più lo stesso della salita,
infatti il fondo molto scivoloso per il fine pietrisco che lo ricopre
ci obbligava a scendere con molta prudenza; tranne per qualcuno che con
lo spirito da muflone tagliava a traverso saltando di balza in balza.
Comunque ognuno sia sceso ci ritroviamo tutti alla grande croce, ci voltiamo
un'ultima volta ad ammirare la vetta appena ridiscesa e ci incamminiamo
tornando sui nostri passi fino a Casa Cardeto. Qui imbocchiamo il sentiero
che gira sulla sinistra, segnavia n° 171, traversando le pendici
del Monte Ballerino proseguendo ancora tra i faggi. Sul sentiero, data
l'esposizione a nord, c'è ancora neve. Anche qui la natura evidenzia tutta
la sua magnificenza con le prime fioriture che spuntano dalla neve residua,
muschi, licheni e gli ingressi di grotte e anfratti di un imponente sistema
carsico
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E come fanno degli eterni ragazzoni con la sindrome di
Peter Pan a non lasciarsi tentare dall' ingaggiare una folle battaglia
di palle di neve? Infatti non possono, e via a più riprese attacchi incrociati
senza sapere chi ti era alleato e chi nemico e senza esclusione di colpi.
La battaglia è terminata solo quando la neve è scomparsa ma d'altronde
siamo fuori per divertirci e noi ci divertiamo! Tra una risata e un'altra,
senza quasi accorgercene, siamo arrivati sopra i prati di Campo Cecina
e in breve al Rifugio CAI Città di Carrara. I fotografi hanno finalmente
la tanto desiderata occasione di fotografare una vasta fioritura di bucaneve.
Cosa non si farebbe per un bel primo piano! (vedere foto).
Al rifugio ci dividiamo, alcuni preferiscono entrare per
consumare un pasto caldo mentre altri proseguono verso i prati per il
consueto pranzo al sacco (sono le 12,30). Il debole sole che filtra dalle
nubi è decisamente primaverile ma al sopraggiungere della prima nebbia
portata dal vento la temperatura precipita inducendoci a tornare al rifugio
per un "ponce al mandarino". Dopo varie amenità si riparte, sono le 14,00;
imbocchiamo il sentiero che conduce in brevissimo tempo all'ampio piazzale
di Acqua Sparta, quota 1268: qui c'è una bella fonte. Anche se l'escursione
è quasi finita riempiamo le boracce, la portiamo a casa così stasera nel
sorseggiare quest'acqua e chiudendo gli occhi ci sembrerà di essere ancora
in queste faggete. Attraversiamo la strada, costeggiando il ristorante
riprendendo il sentiero n° 185 subito accolti dalla fragranza che il cavallo
dei proprietari del ristorante ha lasciato in mezzo.
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Più avanti è ancora peggio, non in senso odoroso ma visivo:
indubbiamente al peggio, e alla stupidità umana non c'è mai limite. Qualche
genio ha trascinato e sistemato con tanto di piazzola e balconcino in
legno una serie di roulotte proprio tra faggi e prati. Iniziano ora gli
abeti e il nostro Piero, sempre alla ricerca di funghi, riesce a trovarne
una specie davvero interessante: la Collivia Conicea, un piccolo fungo,
commestibile ma di nessun valore, che cresce sulle pigne delle conifere
che iniziano a decomporsi nel terreno.
Siamo oramai vicini alla strada e alle auto dove giungiamo alle 15,20.
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