Il Monte Forato si trova all’estremità
meridionale del gruppo delle Panie, una vetta che se pur di modesta altezza
rappresenta un bellissimo fenomeno di architettura naturale. E’ costituito
da due cime gemelle, la nord, la più alta, raggiunge i 1223 metri, e la
sud, unite da un arco di roccia. Il monte deve la sua celebrità al foro
naturale aperto nella cresta terminale tra le due punte, l’arco costituisce
il Passo dell’Arco di Monte Forato. La larghezza del foro è di 32 metri
mentre l’altezza risulta di 22 metri con uno spessore di 8 metri. L’origine
del Monte Forato risale al Miocene (15 – 25 milioni di anni fa) quando
una serie di spinte dal basso verso l’alto provocò l’emersione di quelle
rocce che oggi costituiscono le Alpi Apuane. La conformazione assolutamente
unica del monte ha originato molte leggende che collegano l’origine del
foro ad epiche battaglie tra demonio e eremiti o tra il demonio e la Madonna.
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Il Monte Forato è assai
vicino alla nostra sede così partiamo ad un’ora inconsueta: le 8,00,
con destinazione Stazzema, località da dove inizia il nostro itinerario.
Stazzema è raggiungibile da Ripa procedendo in direzione monti.
Superate Seravezza e successivamente Ruosina si deve svoltare a
destra al primo bivio, seguendo le indicazioni per Ponte Stazzemese
e da li quelle per Stazzema. Poco prima del paese, in corrispondenza
di un tornante si svolta a destra su una strada asfaltata senza
sbocco che punta direttamente verso i monti. Superati numerosi tornanti
si incontra un bosco di abeti e poco più avanti un cartello con
la cartina della zona e le indicazioni per la Cappella degli Alpini;
da qui inizia il nostro itinerario. |
Con un po’ di pazienza parcheggiamo le auto lungo la carrozzabile,
c’è tanto spazio ma oggi complice la bella giornata c’è anche tanta gente,
e ci incamminiamo imboccando il sentiero (segnavia 5); sono le
8,30. Siamo davvero un bel gruppo, 23 partecipanti. In pochissimi minuti
raggiungiamo la Cappella degli Alpini, qui si deve svoltare a sinistra
procedendo in salita su una mulattiera che conduce anche ad un agriturismo.
Il percorso prosegue tranquillo immerso in un bellissimo bosco di castagni,
permettendo di raggiungere in poco tempo un serbatoio dell’acquedotto
dove conviene fare abbondante rifornimento di acqua perché la fonte successiva,
in località Moscoso, nei periodi siccitosi non eroga acqua. Ne approfittiamo
anche per una bevuta perché nonostante sia solo Aprile fa gia un gran
caldo. Ancora pochi metri e incontriamo un primo bivio, si deve tenere
la sinistra imboccando il sentiero (segnavia 6) sostanzialmente
pianeggiante e aggirante alcuni metati ristrutturati ed adibiti ad abitazione.
Il clima nel gruppo si fa sempre più allegro grazie soprattutto a padre,
figlia e relativo fidanzato che battibeccano in continuazione in maniera
oltremodo esilarante. Sulla nostra destra vediamo ora i contrafforti del
Monte Procinto e della Bimba del Procinto, una cornice unica alla meravigliosa
vista sulla vallata di Cardoso e le vette della Pania e del Corchia.
Ci concediamo un’altra breve sosta a Moscoso dove la fontanella
eroga di gia solo un filo di acqua, a testimonianza della scarsità di
piogge della stagione. Proseguiamo ora in salita sempre sul sentiero
(segnavia 6) fino ad una marginetta dove si incrociano due sentieri.
Prendiamo il sentiero a sinistra (segnavia 124 bis), quello che
aggira la marginetta procedendo quasi subito in salita in direzione della
Foce di Petrosciana (m. 961). Arriviamo alla Foce alle 10,20, il tempo
è bello e fa caldo nonostante la leggera brezza. Naturalmente foto di
gruppo, breve pausa e di nuovo in cammino, ora sul ripido e difficile
sentiero che conduce all’attacco della ferrata e alla vetta (segnavia
AT). Il primo tratto è in discreta salita su roccia, e piuttosto esposto,
anche se protetto con un cavo nel tratto più impegnativo. Indubbiamente
va affrontato con precauzione e richiede una certa esperienza. Con un
po’ di pazienza degli accompagnatori superiamo agevolmente il tratto per
rientrare quindi nella faggeta. Alfio ci fa notare i resti dei reticolati
tedeschi, una delle testimonianze che ricordano che qui si è combattuto
a lungo e duramente, in vetta sono ancora ben evidenti le trincee. In
cinque, gli unici che hanno ricordato di portare l’attrezzatura, decidono
di affrontare la ferrata Salvadori, una ferrata piuttosto breve e tutto
sommato poco impegnativa con tuttavia alcuni passaggi interessanti. Noi
invece procediamo sul sentiero verso la vetta dividendoci in due gruppi,
con alcuni che si portano in cresta per attendere gli “scalatori” della
ferrata e scattare alcune foto suggestive prima di riprendere il cammino
seguendo il filo di cresta.
Alle 12 ci riuniamo sulla vetta del Monte Forato (m. 1223).
Mentre arriviamo passando sopra l’Arco del Forato notiamo che la zona
è affollatissima; infatti oggi è meta anche di un gruppo proveniente addirittura
da Bologna. Ma notiamo anche che il tempo sta cambiando, c’è rischio di
pioggia nel primo pomeriggio, perciò decidiamo di scendere vicino agli
alberi, mangiare e tornare subito indietro. Ripartiamo alle 12,50 imboccando
il sentiero (segnavia 12) che scende rapidamente attraversando
l’Arco del Forato da dove iniziano a passare anche le prime nebbie, ulteriore
segnale che è meglio scendere! Il sentiero nonostante sia stato recentemente
sistemato è comunque assai impegnativo, esposto e piuttosto pericoloso;
da affrontare con estrema cautela soprattutto in discesa. Perdere rapidamente
quota permette di ammirare tutto l’arco da una visuale invidiabile. Superato
un primo tratto esposto e con tanto paleo sul sentiero, ci ritroviamo
nel bosco. Qui la discesa diventa più tranquilla pur restando assai ripida.
Le foglie rendono il sentiero anche scivoloso ma gli alberi facilitano
molto il cammino, così possiamo rilassarci e prestare nuovamente attenzione
ai commenti, alle battute e naturalmente ai simpatici battibecchi. Quando
incontriamo il sentiero (segnavia 124) proveniente da Colle Mezzana
svoltiamo a sinistra procedendo sostanzialmente in piano. Alle 13,45 arriviamo
nuovamente alla marginetta, siamo in anticipo sui tempi, le nuvole sono
ancora presenti ma sicuramente non pioverà. Comunque non siamo dispiaciuti,
rischiare un temporale in vetta sarebbe stato sciocco. Ci fermiamo a chiacchierare
e discutere di sentieri ripartendo solo alle 14,10.
Come obiettivo abbiamo ora l’agriturismo per un caffè
caldo. Imbocchiamo il sentiero (segnavia 6), che abbiamo già percorso
al mattino, oramai senza badare troppo a tenere unito il gruppo, non si
può sbagliare e non ci sono pericoli. Appuntamento per il caffè! Arriviamo
alle 15,10, con grande sorpresa e piacere incontriamo un vecchio uoeino
compagno di tante avventure e tanti ricordi, che a causa dell’età non
partecipa più. Ritrovarlo in montagna ci fa davvero piacere. Ordiniamo
caffè per tutti, o quasi perché qualcuno preferisce dell’improbabile vino
di Candia, faticando non poco a farci capire dalla proprietaria; beh in
effetti ci abbiamo messo del nostro! Ma il meglio viene al momento di
pagare, dovremmo raccogliere 19 € ma l’incaricato se ne ritrova ben 25
con nessuno che pensa di aver pagato due volte. Boh! La differenza sarà
un contributo per la Sezione. Dalle auto ci separa solo una mezz’ora di
cammino, ce la prendiamo calma arrivando alle 16,20 in perfetto orario
per rientrare in tutta tranquillità.
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