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Penna
di Lucchio
30 Marzo |
Dalla vetta della Penna di Lucchio (1176 mt.) abbiamo magnifiche vedute, come il vicino Monte Memoriante o, al di là della Lima, il Monte di Limano e l’ancor più severo Balzo Nero che sovrasta Vico Pancellorum e la sua bellissima pieve. M. Memoriante (mt 1149 s.l.m. ) s'innalza sulla sinistra orografica del torrente Lima, ai confini delle province di Lucca e Pistoia. Esso forma con la "gemella" Penna di Lucchio (mt 1175 s.l.m. ), dalla quale è diviso da un colletto posto a mt 1047, un massiccio (nome magari improprio) calcareo di una certa estensione geografica, se si considera che questo si prolunga verso Sud-Est lungo il crinale spartiacque che divide la media valle della Lima dalla "Svizzera Pesciatina", comprendendo anche il monte Lischeta, il monte Granaio e tutto l'altopiano di Croce a Veglia. Questa zona si inserisce in una piu vasta area carsica che si estende su ambedue i versanti del torrente Lima nella sua media valle, comprendendo anche i monti del Balzo Nero, di Limano, di Pratofiorito. Questa volta effettuiamo l'escursione sull'Appennino pistoiese uscendo un pò dalle nostre splendide Apuane. L'escursione si svolge nella " Svizzera pesciatina": tale curioso appellativo fu coniato nel XIX secolo da Jean Charles Sismondi, un intellettuale ginevrino esule in Italia per ragioni politiche a cui queste zone rammentavano la terra natale. Sui dolci fianchi di colline verdeggianti si stagliano netti dieci antichi paesi, le cosiddette Castella, che sono: Vellano (600 m.s.l.m.), Pietrabuona (110 m.), Medicina (537 m.), Fibbialla (424 m.), Aramo (397 m.), San Quirico (529 m.), Sorana (410 m.), Castelvecchio (450 m.), Stiappa (630 m.) e Pontito (750 m.). Da quest'ultima località partirà la nostra escursione. Visto che Sabrina e Luca sono di Altopascio ci diamo appuntamento al casello di Chiesina Uzzanese, da qui ci dirigiamo verso Pescia dove facciamo una sosta per congiungerci ad altri due amici e poi seguendo la strada delle " Castella" attraversando i paesi di Aramo, S. Quirico, Castelvecchio, Stiappa e infine Pontito dove troviamo ad attenderci Bruno e Severina; così, con loro siamo in quindici. Pontito 700 mt, è la borgata più elevata della " Svizzera pesciatina", ed è anche la più lontana dal capoluogo. Il paese ha una caratteristica forma a ventaglio rovesciato, con la chiesa a fare da vertice e le strade e le case a formare vari archi concentrici. Nel punto più basso del paese si trova la cappella della Madonna del Soccorso e più in basso ancora i ruderi della chiesetta di S. Andrea, riportati alla luce dagli archeologi del museo di geopaleontologia, archeologia e mineralogia di Pescia. Il paese diede i natali a Lazzaro Papi, letterato di fama tra Settecento e Ottocento, medico al seguito della Marina di Sua Maestà Britannica in India e primo traduttore in italiano del Paradiso Perduto di John Milton. E' possibile pernottare presso l'ostello comunale o la canonica di Pontito, nel mese di agosto viene tenuta la sagra del formaggio pecorino. Lasciamo le auto lungo la strada appena fuori il paese, la piccola piazzetta, Piazza Lazzaro Papi, può ospitare solo poche auto ed è tutto completo. Comunque sono pochi passi e in prossimità di una bella fontana inizia una strada selciata, se si fà molta attenzione all'inizio vi è un segnavia mezzo nascosto dalla vegetazione e corrisponde al n° 86 sotto il numero vi è una freccia che indica il senso opposto di dove andiamo noi (?), al termine della salita troviamo una freccia con segnavia n° 54 per Croce a Veglia, Monte Granaio e le Pracchie. Seguiamo questo sentiero siamo immersi in bellissimi boschi di castagno, ci viene spontaneo dare un'occhiata al calcio di queste maestose piante per vedere se tante volte trovassimo un porcino; naturalmente siamo fuori stagione e niente trovamenti miracolosi ma dare un'occhiata non costa niente! Mentre continuiamo nel bosco siamo assistititi di segnali bianco rossi, decidiamo di lasciarli intravedendo che più avanti il bosco si dirada, il sentiero ci porterebbe sulla strada e non ci và di camminare su strada anche se sterrata. Come detta il bosco si dirada e ci ritroviamo su ampi prati ricchi d'acqua usati a pascolo per mandrie di mucche, siamo alle Pracchie, il cartello indicava un'ora e cinquanta ma noi ci abbiamo messo un'ora scarsa. Specialmente in questo punto capiamo il perché dell'appellativo di "Svizzera" questi grandi prati con tutti quegli armenti al pascolo ricordano effettivamente i luoghi dello stato elvetico. Attraversiamo i prati, l'ultima volta che ci sono stato li abbiamo attraversati squadrati dalle mucche che correvano a protezione dei vitellini, mentre camminavamo cercando di dare meno fastidio possibile non potevamo intenerirci alla vista di piccoli che si rincorrono o ancora di chi reclamava la poppata, purtroppo questa volta non possiamo godere di questo bucolico spettacolo in quanto gli armenti sono ancora nelle stalle. Terminati i pascoli ci ritroviamo su una strada sterrata denominata Via Croce a Veglia, siamo ad un bivio, noi andiamo dritto, camminiamo per circa dieci minuti e ancora un'altro bivio che prendiamo a destra, su un albero possiamo veder le indicazioni per Lucchio, sentiero n° 67, e per la Penna di lucchio sentiero n°65, ancora pochi minuti e ci ritroviamo all' insenatura chiamata Sella del Romitorio (m. 1049), a sinistra ha inizio il sentiero per il Monte Memoriante (m. 1149), ma noi andiamo a destra da dove parte il sentiero per la vetta della penna di Lucchio. Entriamo nel sentiero e subito ci troviamo su roccette, ci portiamo verso est sul crinale che visto dal basso ci ha dato da pensare, una volta arrivati sulla cresta ci accorgiamo che la salita sarà una salita tra rocce con passaggi facili di primo grado, unica preoccupazione è quella di seguire i segni impressi sulle rocce per evitare spiacevoli inconvenienti. Mentre saliamo ammiriamo i primi fiori della primavera: primule, crochi, viole e molti altri. Giungiamo all'antecima e percorrendo la cresta, spaziosa, giungiamo sulla vetta a mt. 1176. Dalla vetta della penna di Lucchio si può ammirare un bellissimo panorama che spazia dalle Apuane a tutto il crinale appenninico, il Balzo Nero e sotto di noi l’inconfondibile sagoma del paese di Lucchio, abbarbicato alla montagna e sovrastato dalla sua rocca. Dopo una breve sosta ripartiamo prendendo un sentiero che scende dalla parte opposta verso il M. Memoriante. Scendiamo tra faggi su un sentiero ripido e scivoloso, mentre scendiamo notiamo dei grandi branchi di capre selvatiche che al nostro arrivare se la danno a gambe. Raggiungiamo un'insellatura dove a sinistra c'è un sentiero che percorreremo al ritorno e davanti a noi un'indicazione rozza che indica il Memoriante, andiamo avanti e notiamo un' altra iscrizione: " Memoriante - direttissima passaggi di primo grado - decidiamo per quest'ultimo. Entriamo in un canalino che dobbiamo affrontare arrampicandoci, io direi che in certi punti si può azzardare a classificare anche secondo grado. Comunque è una facile e divertente salita che comunque va affrontata da escursionisti esperti e pratici di progressione su roccia. Al termine del canalino ci troviamo su prati costellati da rocce carsiche e in breve siamo in vetta (1149 mt.). Il panorama più o meno è lo stesso della Penna di Lucchio da quì però si può ammirare anche il caratteristico borgo di Vico Pancellorum e tutta la vallata di Bagni di Lucca, una curiosità: sulla vetta abbiamo trovato numerosi cocci di terracotta e non possiamo domandarci del perchè li troviamo su questa vetta non proprio accessibile, ma anche ricerche fatte su internet non ci hanno dato risposta. Decidiamo di riprendere il cammino e scendere prima di pranzare, ma quì sorge qualche problema: di segni neanche l'ombra e dobbiamo andare a naso, orientandoci tenendo a vista la Penna di L. ci dirigiamo in quella direzione e con qualche giravolta riusciamo ad individuare il sentiero. Appena individuato notiamo anche i segnali rossi, quelli più in alto che fine avranno fatto? oltrepassiamo un dosso e con nostra grande sorpresa notiamo che forse il sentiero diretto forse è meglio di questo almeno eravamo dentro un canalino, qui ci ritroviamo a percorrere un tracciato a strapiombo con diversi metri di vuoto, ci mettiamo di buona pazienza e passiamo tutti senza problemi. Decidiamo di fermarci quì per il pranzo, ci sistemiamo su morbido paleo all'ombra di alti faggi, purtroppo ancora spogli, una volta mangiato i nostri viveri inizia Giuseppina a distribuire generose porzioni di torte di riso, reminescenze delle festività pasquali, e guai a rifiutare! Poi è la volta di Bruno con delle buonissime cialde.
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