U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

AQUILA REALE
Classificabile come la più grossa specie del genere “Aquila” nidificante in Eurasia, l’Aquila Crysaetos è in quest’area geografica la più diffusa e nota.  Seconda, quanto ad apertura alare, solo ad avvoltoio e aquila di mare, l’aquila reale presenta un dimorfismo sessuale notevole: la femmina (che raggiunge un’apertura alare di 277 cm) è in proporzione il 20% più pesante e il 10% più grossa del maschio.  La differenza sembra imputabile ad una misura cautelativa di salvaguardia nei confronti della femmina; infatti il maschio è dotato di un’esuberante di aggressività e se la mole non lo mettesse in  condizioni d’inferiorità danneggerebbe la compagna nel periodo riproduttivo.  Lunghezza e larghezza delle ali consentono un sostentamento aereo di vitale importanza per questo predatore che affida alla possibilità di veleggiare consumando poche energie alcune attività basilari alla sopravvivenza, come la caccia e il controllo del territorio.  Il piumaggio varia nel corso della vita dell’aquila reale, assumendo connotazioni che permettono abbastanza facilmente di riconoscere in volo la livrea giovanile da quella adulta. La livrea giovanile si trasforma nel corso di 40 mesi, nel primo piumaggio adulto che verrà rivestito nella sua forma definitiva dopo 6-8 anni di vita.  Se da un lato è stata riscontrata una notevole longevità con un record accertato di 25 anni e 8 mesi in natura e di 57 anni in cattività, il raggiungimento della maturità sessuale è obiettivo al quale giungono una minoranza d’individui valutabile in non oltre il 30%.  Alla base di ciò vi è una complessa iterazione di elementi che gravano selettivamente su ogni individuo “prodotto” dalla popolazione locale.  Il nido nelle regioni montagnose viene generalmente costruito su pareti rocciose, gli alberi sono più frequentemente utilizzati nei settori orientali dell’areale riproduttivo dove la specie occupa ampie zone forestali pianeggianti. 

Ogni coppia costruisce più nidi ad altitudini inferiori a quelle del territorio di caccia, e non sulle quote massime dove la tradizione popolare li localizza normalmente.  Una volta scelto il nido per la cova il maschio segna i confini del territorio esibendosi nel caratteristico volo a festoni.  La dura legge del nido d’aquila vuole che al pulcino cure e attenzioni vengano concesse giusto il tempo che basta, poi gli adulti si limitano a portargli il cibo e a controllare che nelle vicinanze non ci siano scocciatori, corvi o altro.  Se la battuta di caccia non è fruttuosa può facilmente accadere che gli adulti tornino al nido a becco vuoto per riprendersi qualche preda lasciata al pulcino.  A volte accade che il pulcino sia intento a mangiare proprio quella preda e che l’azione del genitore lo faccia cadere nel vuoto provocandone la morte, così come spesso accade che il fratellino più piccolo, venga sacrificato per alimentare il pulcino più grande.  Sembra brutale ma è la dura legge della natura!  La scelta topografica ed altimetrica è legata alla necessità di trasporto delle prede al nido in senso verticale dalle principali zone di caccia estive, costituite dalle praterie erbose dell’orizzonte alpino.  Classificabile come “superpredatore”, l’aquila reale ha una dieta varia che spazia nell’ambito della fauna vertebrata.  Come emerso da numerosi studi la leggendaria fama di ferocia dell’aquila va ridimensionata ammettendo un sensibile adattamento alla necrofagia, comportamento che in alcune zone costituisce un insostituibile mezzo di sostentamento durante il periodo invernale.  Tra le prede catturate vive spiccano quantitativamente specie di media taglia quali marmotte e scoiattoli, roditori, volpi, mustelidi, piccoli di camoscio e capriolo tra i mammiferi oltre ad uccelli e rettili che vengono catturati in buon numero nelle regioni più calde.  Il rapporto tra l’aquila e l’uomo è decisamente difficile, spesso infarcito d’episodi funesti.  Alla responsabilità del rapace, occasionalmente colpevole di uccisioni di maialetti, capretti ed anche piccoli vitelli “aiutati” aiutati a precipitare da qualche dirupo, l’uomo risponde sempre con inesausta ferocia.  Alcuni anni addietro l’aquila reale era tornata a nidificare anche sulle Apuane nella zona del massiccio della Tambura, ma la fucilata di un cacciatore (criminale e idiota N.d.A.) di  Forno ha ucciso il maschio compromettendo la covata.  Da allora non si segnalano altre nidificazioni anche se l’quila continua ad essere saltuariamente avvistata.

BARBAGIANNI
Tyto Alba
DESCRIZIONE
E' un rapace notturno. Il dorso è marrone giallastro, il petto e la faccia sono bianchi; sul dorso e sul ventre ha macchie marroni. Ha occhi scuri. L'apertura alare raggiunge i 93 cm.

DIFFUSIONE E HABITAT
E' cosmopolita, ma assente nelle zone desertiche e in quelle dove nevica per più di 40 giorni all'anno. Una volta era diffuso in tutte le zone coltivate e la sua presenza era ben vista dagli agricoltori.

COSA MANGIA
Caccia topi, arvicole e toporagni. A volte riesce a catturare moscardini, ghiri e pipistrelli. Più raramente si ciba di uccelli. Così come fanno molti altri uccelli, non essendo in grado di digerire le ossa, le penne o i peli delle sue prede, le rigetta giornalmente formando delle pallottole nere e lucide dette borre.

ABITUDINI
E' un uccello notturno, trascorre il giorno rifugiato in solai, sottotetti e silos, la notte caccia le sue prede sorvolando campi aperti. Il suo territorio di caccia varia da 0,5 a 2,5 Kmq, ma può raggiungere anche i 4-6 Kmq.

RIPRODUZIONE
Il periodo riproduttivo, generalmente va da aprile a maggio e da luglio a ottobre, la covata comprende da 2 a 9 uova, deposte con intervallo di 2 o 3 giorni, la femmina le cova per 35 giorni circa mentre il maschio provvede al cibo. Dopo la schiusa entrambi i partner provvedono alla crescita dei piccoli che prima di volare passono in media 10 o 12 settimane. Non costruisce un vero nido, ma la femmina, a partire da febbraio, depone le uova direttamente su uno strato di piume e borre in un angolo del suo sito di riposo.

CURIOSITA'
Usa la sua faccia piatta a forma di cuore come se fosse un grande padiglione, gli serve infatti per incanalare le onde sonore verso i canali auricolari, in questo modo riesce a percepire anche il rumore dei passi di un topolino che si muove nell'erba.