U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

23 Giugno 2013 Lizza dei tavolini al monte Corchia


Monte Corchia visto dalla Foce di Mosceta

La via di Lizza, dalla Cava dei Tavolini al Canale: il pane e il lavoro

Ad un commosso cavaliere al merito del lavoro Alberto Vannucci, presidente della Comunione Beni Comuni di Levigliani e il socio fondatore più giovane della Cooperativa Condomini di Levigliani costituitasi nel 1956, gli altri soci nonché cavalieri nominati nel 2006 da presidente Napolitano erano, Romano Babboni, Aldo Neri, Isaia Battelli, Achille Catalani, Martino Maggi, Cesare Maggi, Ulisse Baldini, Armido Barsottini, Dino Barsottini, Carlo Maggi, Natale Maggi, Dino Fornari, Polinice Frullani, Nello Maggi, Bruno Neri C., Bruno Neri N., Ernani Neri, Ino Vannucci, è spettato il compito di ricordare la lizzata del primo blocco di marmo arabescato della cava dei Tavolini. La misura fu scesa al poggio del canale il 5 ottobre 1958, lungo la via di lizza costruita a prezzo di enormi sacrifici: due anni di duro lavoro e senza alcun guadagno. Una via di lizza che da 1500 metri di quota sul Monte Corchia raggiungeva i 600 metri del poggio di carico. Un dislivello di 900 metri  che fu coperto costruendo una delle vie di lizza più lunghe del comprensorio.  La lizza contava 200 piri, 200 buchi nel marmo e nella pietra che volevano significare almeno 10 ore di subbia e martello dello scalpellino per ogni buco, mettendo a dura prova la bravura del socio Ernani Neri, valete fabbro per affilare e temperare le subbie. L’impresa della via di lizza dei Tavolini è quasi sicuramente l’ultima discenderia del marmo costruita dall’uomo sulle Apuane. Alberto Vannucci ha ricordato la piazza presso il poggio al canale piena di gente, i risi e i pianti per l’arrivo del primo blocco segnato CCL 1 (Coperativa Condomini Levigliani) con i quali si contraddistinse quella storica giornata di mezzo secolo fa, gli amici colpiti dagli infortuni e quelli morti in cava.  Per andare al lavoro occorrevano due ore e mezzo  tra andata e ritorno. In una sua busta paga, ha raccontato Vannucci, sono riportate 342 ore lavorative che lui e i suoi compagni, fatte nel mese di agosto del 1958 lavorando in media 11 ore al giorno, compresi i sabati e le domeniche. Catturando l’attenzione dei presenti, Vannucci ha ricordato la difficoltà nel realizzare la via di lizza in località Ciondola, lassù dove i vecchi del paese avevano estratto i basamenti di pseudo macigno del campanile. Tredici anni è servita la lizza per portare a valle il marmo, prima dell’avvento della via marmifera che risalendo i fianchi del Corchia ha portato nel 1971 i trattori a caricare i blocchi direttamente in cava, lassù a 1500 metri di quota, dove cielo e la montagna flirtano ogni giorno nell’amore intenso del pane e del lavoro che ancora permette, a distanza di mezzo secolo, quel lavorare liberi della Cooperativa Condomini di Levigliani, l’impresa che occupa il maggior numero di lavoratori nel comparto estrattivo del comprensorio versiliese.
 

Giuseppe Vezzoni
"Corriere della Versilia"  (9 ottobre 2008)                                                                     


 

Come arrivare:
 

Come Arrivare: Dall' autostrada A12 Livorno- Sestri Levante :
uscire al casello Versilia e seguire la strada Provinciale in direzione Castelnuovo Garfagnana. (25-30 minuti di automobile)
Dall' Aurelia o da altre arterie stradali : basterà raggiungere Querceta o Pietrasanta e seguire la Provinciale in direzione Castelnuovo Garfagnana   
 

                                                                                         - INDICAZIONI STRADALI -


 

 
ITINERARIO: Levigliani (m.580) – 2° tornante della strada di collegamento per Passo Croce (m.680) – Ranch Olocco – Case in Località Morlo (m.730) – traliccio (m. 800) – Loc. Sellora (m.965) – Fosso Permeccio – Lizza dei Tavolini – galleria – Colle Rondinaio (m.1327) – crinale sud-ovest del Corchia – M. Corchia (m.1677) – Bivacco Lusa-Lanzoni – Rifugio “Del Freo” (m.1180) – Foce di Mosceta (m.1190) – Sentiero CAI 9 – Passo dell’Alpino (m.1060) – “Le Voltoline” – ingresso Antro del Corchia – strada asfaltata Con pulmino dell'antro del Corchia – Levigliani (m.580)
Dislivello: Salita: 547 m   Discesa: 561 m
 
PARTECIPANTI:  16 escursionisti 


 

 

DIFFICOLTA’  -  (EEA)
 

Questo itinerario, soprattutto da Levigliani alla galleria della lizza, presenta diversi problemi di orientamento: non sono infatti presenti segnali evidenti e inoltre la rigogliosa vegetazione, nonché la presenza di vari canali da attraversare, spesso celano la via giusta.
Nel canale Permeccio sono presenti alcuni passaggi di 1° grado che possono diventare problematici in caso di roccia bagnata; la lizza intagliata nella roccia non è particolarmente esposta, mentre dopo la galleria per superare un risalto roccioso si deve affrontare un breve passaggio di 1° grado.
Il ritorno (M.Corchia – Foce di Mosceta – “Le Voltoline”) non presenta difficoltà particolari.
Si sconsiglia assolutamente di intraprendere l’escursione quando c’è rischio di pioggia, perché il canale di Permeccio e la galleria si trasformano – in caso di temporale – in veri e propri torrenti.
TEMPI DI PERCORRENZA
7 h cammino effettivo
 


 
Stradello sterrato e tracce  segnate con spry rosso non ufficale e  atratti poco visibili– da Levigliani al Fosso di Permeccio,Lizza dei Tavolini – dal Fosso di Permeccio a Colle Rondinaio, passando per la galleria, Lizza dei Tavolini – da Colle Rondinaio agli edifici nei pressi della Cava dei Tavolini. Strada marmifera e per la vetta del M. Corchia (per il crinale sud-ovest). Sentiero di vetta per il Corchia – dalla cima del Corchia a Foce di Mosceta. Sentiero CAI 9 – da Foce di Mosceta all’ingresso dell’Antro del Corchia, transitando per il Passo dell’Alpino
   
 
ACQUA: Al paese di Levigliani, alle case in  località Morlo e al Rifugio del Freo a Mosceta 
 

PUNTI D'APPOGGIO :
rifugio Del Freo a Mosceta

 

PERIODO CONSIGLIATO: Può essere effettuato tutto l'anno, sconsigliato in presenza di ghiaccio e neve
Si sconsiglia assolutamente di intraprendere l’escursione quando c’è rischio di pioggia, perché il canale di Permeccio e la galleria si trasformano – in caso di temporale – in veri e propri torrenti.

 

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Elevazione

      

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione

 

            

 Questo itinerario è dedicato al Corchia, una montagna troppo spesso “banalizzata” dalle strade marmifere che conducono quasi in vetta e dalle cave che inesorabilmente stanno “mangiando” la sua cresta sommitale.
E’ un itinerario avventuroso e esplorativo che ridona dignità a questa montagna, permettendoci di conoscere un aspetto dimenticato del Corchia, ovvero la “lizza dei Tavolini” che - prima che costruissero la marmifera di Passo Croce - era la via da cui transitavano i marmi delle omonime cave. Una via ardita che supera mediante una galleria e una cengia le poderose balze del versante sud-occidentale della montagna, è una via che permette davvero di toccare con mano l’incredibile mestiere di lizzatore…percorrendola sembra impossibile che da qui transitassero tonnellate di marmo. E’ una via che non ha niente da invidiare alle più celebri lizze delle Apuane massesi.
Un itinerario unico nel suo genere…un itinerario molto ma molto apuano! 
( http://www.paesiapuani.it/il%20monte%20Corchia%20dalla%20lizza%20dei%20tavolini%20o%20lizza%20in%20galleria.htm )

Questa volta il nostro calendario escursionistico prevede una via diversa per raggiungere il monte Corchia da una via  molto particolare percorrendo quello che per molto tempo fu la via dei marmi del monte Corchia su una via di lizza tra le più lunghe se non la più lunga delle Apuane.

LE VIE DI LIZZA DEL PARCO ALPI APUANE

Con il nome di lizzatura si comprende tutte le operazioni di spostamento dei blocchi di marmo escavati e abbattuti dal fronte di cava, sia sui piazzali delle cave stesse che, più in particolare, lungo le ripidissime vie di discesa. Il nome deriva dallo strumento principale di questo sistema di trasporto, cioè la lunga slitta di legno, ricavata da tronchi robusti, detta appunto lizza. Quest'ultima denominazione, in un secondo momento, si trasferì anche ad indicare i piani inclinati lungo i quali la lizza veniva fatta scivolare, che furono chiamati vie di lizza ( o vie di lizza o anche vie lizze ) e poi più brevemente lizze (così le chiamano tutti gli abitanti della montagna massese).

(Fonte libro" Le strade dimenticate " Poliedizioni).
Siamo in sedici per questa escursione, non male, un bel gruppo.
Giunti al paese di Levigliani siamo ansiosi di intraprendere questa ennesima avventura.
Subito zaini in spalla, ma non prima di esserci divisi il kit per un perfetto caffè, a te la macchinetta, a te il fornellino, a te la bomboletta di riserva, lo zucchero e perché no! Anche una fiaschettina di grappa.
Ecco ora siamo pronti si parte. Dalla piazzetta dove abbiamo lasciato l'auto imbocchiamo la ripida salita, questa è la strada che porta a passo Croce.  La dobbiamo percorrere per circa 600 - 700 mt. sino a trovare due tornanti consecutivi, al secondo, in prossimità di una vecchia panchina, parte sulla destra una strada sterrata. Questa strada è percorribile in auto ma credo che si tratti di una proprietà privata e comunque io non stuzzicherei la suscettibilità della gente di montagna.
Raggiungiamo una bella casa ben ristrutturata, un'insegna ci indica che si tratta del Ranch Olocco. Tra le folte vegetazioni di orti coltivati ci giunge il buon giorno dei proprietari.
Continuiamo ancora sullo strada tra castagni secolari
sino a giungere alla località Morlo a quota 730 mt. Delle simpatiche caprette e un vitellino con la mamma ci danno il benvenuto. Giungiamo a quelle che erano le case dei pastori che portavano le loro greggi sugli alpeggi e oggi ben recuperate. Quì dovrebbe esserci una fontanella e una marginetta ma noi, forse troppo distratti, non l'abbiamo vista.
Però individuiamo subito la mulattiera che sulla destra si inerpica nel folto bosco tra due muri a secco ben conservati. Ben presto, però, la mulattiera si perde tra folte felci e sulla sinistra si apre un varco con un sentiero ben evidente, prendiamo questo anche perché avanti non possiamo certo andare, la mulattiera è ostruita da felci e ogni genere di arbusto.
Continuiamo su questo sentiero sino ad incontrare un traliccio,  prima del traliccio ci sono molte felci e subito sopra di esso è presente anche un rudere.
Svoltando a sinistra e riprendiamo la mulattiera con i suoi caratteristici muri a secco.

Il sentiero prosegue abbastanza evidente, poi piega a destra fino a giungere ad un canale e quì la faccenda si complica un tantino, il sentiero termina e dobbiamo risalire il ripido pendio. Dall'ultima volta che ci sono stato qualcuno a segnato il percorso con tracce rosse a volte ben distinte a volte meno.
Bene siamo al rudere, con questo davanti a noi prendiamo sulla destra seguendo una labile traccia per pochi metri poi attraversiamo il canale e siamo in località Sellora, riconoscibile da ruderi.
Naturalmente non è che di quà dal canale le tracce diventino più evidenti ma decidiamo di proseguire obliquamente mantenendo la quota sino a raggiungere il fosso Permeccio, da qui prendiamo quello che era il percorso della lizza.; d'ora in avanti non possiamo più sbagliare, la parete del Corchia è proprio davanti a noi.
Iniziamo la salita addentrandoci nel canale, dove sono presenti numerosi cavi elicoidali e tubi.
Saliamo faticosamente, vuoi per la pendenza, vuoi per le rocce molto scivolose. A circa metà percorso alcuni pensano sia meglio seguire il vero tracciato della lizza che si trova nella sponda destra orografica del canale tra folta vegetazione.
Qui sono presenti vecchie traversine di legno, chiodi, fori di " Piri" e grossi cavi d'acciaio muti testimoni di un’epoca passata che ha segnato indelebilmente la storia delle nostre Apuane, quando l'estrazione del marmo era più umana e meno distruttiva; ma anche quì non è che il cammino sia molto agevole, tra la forte pendenza il paleo bagnato e il terreno sconnesso si fatica non poco.
Quando ci fermiamo per riprendere fiato abbiamo anche il tempo per fare alcune considerazioni sulla vita che dovevano fare quegli uomini che per portare un pezzo di pane a casa affrontavano fatiche immani.
Usciamo sia dal canale e ci troviamo sotto la possente bastionata sud/ovest del Corchia, le sorprese non sono finite: mentre salivamo ci domandavamo come fare a superare questa parete e ecco la risposta, lungo di essa è stata ricavata una traccia nella roccia, una sorta di cengia ma l'opera ancora più incredibile per una via di lizza è quella che i cavatori davanti ad una parete insormontabile sui Bastioni del Corchia anno scavato una galleria lunga circa 150 metri.
Iniziamo a salire obliquamente sulla sinistra, vi sono alcuni massi franati che ostruiscono il passaggio ma facilmente aggirabili, qui le pareti hanno un colore bellissimo, un giallo rosa, una sorta di marmo chiamato fior di pesco.
La lizza ogni tanto si apre sulla costa e sotto di noi il paese di Levigliani.
Faticosamente giungiamo con forte pendenza alla galleria e notiamo il grande lavoro che è stato fatto, è tutta scavata nel  marmo vivo a suon di scalpelli, il pavimento è tutto scalettato e camminare qua dentro crea una certa emozione.
All'uscita della galleria abbiamo una spiacevole sorpresa, una fitta nebbia ci avviluppa e non abbiamo più vista su niente, pazienza! Continuiamo su quella che si capisce essere stata la lizza che ormai non ne rimane gran che, solo traversine in legno e cavi metallici ce lo suggeriscono, bisogna superare un facile risalto roccioso e poi si prosegue sulla sinistra addentrandosi in un canale.

Canale che sembra aver raccolto tutti i cavi che venivano usati qui, infatti dobbiamo districarci tra di essi, al termine del canale siamo al Colle Rondinaio dove sono presenti edifici di servizio delle cave.
Qui la lizza piega leggermente a destra e si inerpica ripidamente lungo il versante del Corchia. Alla nostra destra vediamo il grande ravaneto della Cava dei Tavolini, visibile anche dal mare, posta quasi sulla cresta tra le due vette del Corchia, ed è affascinante il netto contrasto tra il bianco del ravaneto e il verde intenso del paleo. La via di lizza è ora interrotta da un caseggiato e ci troviamo a costeggiare il ravaneto sino a raggiunger la marmifera che ogni giorno i camion percorrono per portare i blocchi a valle.
Svoltiamo a destra e raggiungiamo la cava dei Tavolini inferiore o dei Tavolini "A" raggiunta una baracca sul piazzale di fianco a delle grandi vasche per l'acqua si potrebbe salire lungo una traccia tra il paleo che ci condurrebbe  ad alcuni vecchi macchinari  posti proprio su un crinale e da quì tramite il costone sud-ovest si raggiungerebbe la vetta, ma vista la fitta nebbia decidiamo di percorrere la strada marmifera sino alla cava  dei Tavolini "B" e non possiamo non notare lo scempio che la  sta letteralmente distruggendo la cresta tra il Corchia e l’ante cima ovest.
Bè, comunque adesso da qui siamo sulla cresta e in breve raggiungiamo la cima del Corchia (1677 mt.)
Ci fermiamo solo il tempo di fare una foto di gruppo e mangiare uno spuntino,  poi scendiamo verso il rifugio Del Freo a Mosceta, inutile rimanere in vetta a prendere freddo e inoltre la vista è uguale a zero.
Riprendiamo il cammino sulla cresta S-E, il sentiero porta ad abbassarsi sul versante che degrada verso la vasta Foce di Mosceta, un'ariosa distesa di prati che separa il M. Corchia dall' imponente gruppo Panie. Scendiamo speditamente seguendo il sentiero ( segni azzurri), incontriamo la carcassa del Bivacco Lusa, era una baracca a struttura metallica destinata a dar riparo agli speleologi in visita al vicino Abisso Fighiera. Fu costruita nel 1978 come “capanna speleologica” dalla sezione speleo di Faenza (RA), fu bruciata nel 1994 dopo la chiusura temporanea delle cave dei Tavolini da parte della magistratura nell’aprile dello stesso anno, nell’ambito della “guerra” tra cavatori e speleologi, dell’atto furono sospettati i cavatori del vicino paese di Levigliani. Non fu più ricostruita.
Ora una cosa ci viene da pensare: visto che la struttura sembra buona perché non recuperarlo? Oppure se non serve più a niente perché non toglierlo di mezzo e magari ripulire la vetta da un ammasso di ferro inutile?
 Proseguiamo in discesa sul filo di cresta il sentiero scende ora sempre sul versante garfagnino e ci conduce ai prati e ai boschi di Foce di Mosceta in 1,5 h. dalla vetta del Corchia.
 Il Rifugio "Del Freo" (quota 1180) è, senza dubbio, il più frequentato delle Apuane sia per la sua felice posizione, sia come base di partenza per innumerevoli escursioni.
Prima di raggiungere il rifugio attraversiamo delle praterie di paleo e poi il sentiero, in estate costeggiato da centinaia e centinaia di piante di lamponi, ci inoltriamo in una abetaia e in pochi minuti siamo al rifugio.
Ora non si parla più di camminare si pensa solo a metter qualcosa sotto i denti, solo il tempo di metterci una maglietta asciutta e visto la temperatura anche una camicia e poi alleniamo le mandibole con le nostre cibarie.
Naturalmente aver portato l'attrezzatura per il caffè ora da i suoi frutti e dopo aver mangiato ci corroboriamo con questa calda bevanda magari corretta con un po' di grappa.
Intanto come per incanto le nuvole si dileguano e un bel cielo azzurro ci rende visibile " Sua Maesta la Regina ": La Pania. Rimaniamo un po' a crogiolarsi  a questo tiepido sole ma poi giunge l'ora di riprendere il cammino. Ci portiamo alla
Foce di Mosceta (m.1190) e svoltando a destra imbocchiamo il sentiero n° 9, proseguiamo in piano in una fitta abetaia, tanto fitta da non far filtrare la luce, una volta usciti davanti a noi finalmente si apre una splendida visuale e possiamo ammirare : la Pania della Croce  e la cerchia sud delle apuane : Monte Forato, Nona, Procinto e sullo sfondo Croce e Matanna.
Dopo pochissimi minuti giungiamo al Passo dell'Alpino ( 1060 mt.) e prendiamo sulla sinistra seguendo il sentiero n° 9, questo tratto è chiamato  " Le Voltoline" per le innumerevoli risvolte che sono sul percorso permettendoci di giungere in circa venti minuti alla marmifera che viene da Levigliani. Scendendo verso il paese a poche decine di metri vi è il famoso Antro del Corchia   

la grotta carsica più lunga d'Europa.
Davanti all'ingresso della grotta veniamo a sapere che pagando 2 € possiamo usufruire del pulmino che porta i turisti a visitare l'antro; mai speso più volentieri 2 €, infatti se non prendiamo il pullmino ci tocca sobbarcarci diversi km sulla strada asfaltata che conduce al paese.
L'escursione è finita e giunti a Ripa ne tiriamo le somme davanti ad un mega gelato alla gelateria Millenium. Splendida escursione anche se molto faticosa, 1097 mt di dislivello in salita, scenari spettacolari ed emozionanti ed è per questo che ci chiediamo del perché questi itinerari che hanno fatto la storia delle Apuane, dove il sudore e il sangue di centinaia di uomini hanno contribuito alla cultura e  il benessere dei paesi a valle e  dove uomini hanno creato opere ciclopiche come questa, ecco,  perché itinerari così devono essere irrimediabilmente persi?

 

  

 

 

 

         

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