Foto escursione
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Pochi
itinerari riescono come questo a
unire storia e natura, in una
simbiosi perfetta. Un percorso che
si è sviluppato naturalmente, negli
anni, percorrendo il quale
riusciremo a percepire il lento
respiro della storia alternato a
quello di una natura perfettamente
preservata.
Nel
giorno del Signore 2 Giugno 2018
inizia questa nostra avventura sulla
via Francigena.
Perfettamente in orario partiamo con
pullman dal terminal bus a
Pietrasanta e subito ci dirigiamo
verso Ripa di Versilia per
recuperare il resto del gruppo.
Partiamo subito alla volta di
Berceto, prendiamo l'autostrada A 12
in direzione La Spezia e poi la A 15
direzione Parma. Verso le 9,00
giungiamo al paese di Cassio, il
pullman ci lascia lì, prima di
partire facciamo colazione al bar
posto nella piccola piazzetta.
Diamo poi uno sguardo al paese,
caratteristico borgo medioevale
posto sulla Via Francigena;
molto interessante il suo impianto
urbanistico medioevale,
con la seicentesca chiesa
dell'Assunta di Cassio, sorta sui
resti di una cappella del XIII
secolo, degni di nota sono i
quattrocenteschi affreschi
raffiguranti San Giovanni Battista e
San Benedetto. Caratteristico il
borgo, che attraversa l'abitato da
Nord a Sud, lastricato in pietra e
fiancheggiato da antichi edifici.
Bene! Prendiamo la via e ci
dirigiamo in direzione Berceto
percorrendo la strada statale della
Cisa, SS 62, oltrepassiamo l'ostello
e e proseguiamo ancora su asfalto
per circa un km poi sulla destra è
segnalato un sentiero, questa
sarebbe stata la vecchia strada
comunale. Proseguiamo a mezza costa
tra magnifiche fioriture e
fastidiosissimi insetti; i "
pellegrini" del nostro gruppo sono
ancora freschi e la strada in
discesa favorisce il chiacchiericcio
e le battute spiritose a quanto pare
son tutti entusiasti. Ritroviamo
la strada S.S.62, strada che non
passa inosservata perché il rombo
assordante delle moto che sfrecciano
veloci, anche troppo, ci fa capire
quando ci avviciniamo. Incrociata la
via la percorriamo fino alla
località Cavazzola. Arrivati nel
piccolo borgo, che appare
disabitato, prendiamo una stradina
sterrata costeggiando il rio
Baganza, già da qui ci accorgiamo
che la camminata non sarà tutta
bella tranquilla, le piogge
abbondanti dei giorni passati e
trattori o scellerati centauri con
motocrooss hanno creato profondi
avvallamenti sul sentiero creando
profondi pantani. Si sale poi a
destra entrando nel bosco e
prendendo il vecchio tracciato ci
porta sul crinale da dove abbiamo
una bellissima vista su ampi
praterie punteggiata di mille colori
di splendide fioriture; proseguendo
sempre sul vecchio tracciato
arriviamo a Castellonchio.
Questa
frazione
deve il suo nome al castello che,
nel XII secolo, il Comune di Parma
pose a controllo del passaggio verso
la Lunigiana. Due ali di edifici
strettamente addossati si ergono ai
lati della strada selciata che
risale il pendio. Tra di essi
alcune antiche case in sasso con
copertura in lastre di arenaria,
sulle
loro facciate
maestà e
icone votive, antica forma di
espressione della religiosità degli
abitanti.
Proseguiamo
attraversando il piccolo borgo sino
a quando rincrociamo la statale, la
percorriamo, facendo sempre
attenzione alle rombanti moto che
sfrecciano a velocità folli.
Prendiamo a destra prendendo una
sterra entrando nel bosco che segue
il versante del fiume taro. Dopo
circa un km riprendiamo la
famigerata SS 62 percorrendola sino
a monte Marino. Deviamo a destra su
sentiero sterrato che aggira il
monte, passiamo su delle bruttissime
antenne. La strada sterrata ci si
pone davanti sbarrata da un
cancello, inizialmente siamo
spaesati, alcuni scavalcano, ma
guardando bene basta levare il
rudimentale chiavaccio, un paletto
di ferro, e il cancello si apre!
Richiuso una volta passati tutti,
naturalmente. Manteniamo la
direzione verso sud, sulle guide
abbiamo letto che questo è il
percorso storico, Giungiamo presso
un grande recinto per cavalli, ce
n'è solo uno, una cavalla
accompagnata dal suo puledro di
pochi giorni, praticamente non la
lascia mai, ci soffermiamo a
guardare quel bel quadretto, inoltre
la cavalla non appare spaventata e
si lascia accarezzare. Adesso
davanti a noi si pone una montagna e
il percorso prosegue in decisa
salita, arrivati al culmine
della erta salita scendiamo questa
volta vedendo davanti a noi la
cittadina di Berceto. Scendiamo
seguendo un sentiero lasciando la
strada sotto di noi, proseguiamo
sulla destra sempre su sentiero
inizialmente nel bosco ma poi
usciamo su prati. Troviamo il
vecchio selciato, Berceto ormai è
proprio vicino. In prossimità di
una maestà o marginetta che si dica,
dove vi sono tavolini con le panche,
senza che nessuno dicesse niente
l'intero gruppo si blocca e zaini a
terra e ci si attrezza per il
pranzo. Dopo circa tre quarti
d'ora lasciamo San Moderano,
titolare della piccola cappella, e
continuiamo su selciato sino a
raggiungere, finalmente, il paese.
Percorriamo via Ripasanta
costeggiando il castello Rossi e
seguendo il selciato, quì
ricostruito sino alla piazzetta del
duomo dedicato sempre a San moderano
o duomo di
Berceto, una
chiesa di tipo romanico di
particolare bellezza e valore
storico. " Nel 1971 infatti
alcuni scavi – effettuati per lavori
di consolidamento - rivelarono la
presenza di una tomba
sotto il presbiterio,
completamente priva di diciture o
indicazioni che facessero capire chi
era lì sepolto, ma con ogni
probabilità antecedente al XI
secolo. La posizione rilevante
rispetto alla chiesa e la modestia
del sepolcro fanno presumere una
sepoltura monacale, ma non è l'unico
mistero che custodisce il Duomo:
all’interno della tomba è stato
infatti ritrovato un manufatto
particolarissimo, un calice di
rara bellezza e raffinatezza. Di
vetro molto sottile, la coppa è
particolarmente fragile, mentre il
piede e la base rivelano una
soffiatura fatta ad arte, raffinata
ed elegante: un oggetto pregiato,
che è giunto sino ad oggi in tutta
la sua magnifica iridescenza, ma che
non ha una storia definitivamente
raccontabile. Non è difficile
immaginare l’associazione con il
Sacro Graal, la coppa
dell’ultima cena di Gesù, ipotesi
che avvolge di una particolare
fascinazione il Duomo di Berceto, ma
la chiesa non finisce qui di
stupire: altro dettaglio degno di
nota, e non poco peculiare, è il
bassorilievo che
capeggia sull’entrata principale. Si
tratta di una scena della
crocifissione, con la particolarità
di Cristo ad occhi spalancati, e un
bambino che raccoglie le gocce del
suo sangue dentro un grande vaso,
oltre che varie figure allegoriche
alla base della decorazione. Il
riferimento alla presenza del Graal
all’interno della chiesa appare se
non evidente per lo meno un’ipotesi
da azzardare, anche perché quel
luogo preciso sarebbe stato indicato
proprio da un fatto soprannaturale:
nel 718 il vescovo di Rennes,
Moderanno, partì in pellegrinaggio
alla volta di Roma, e lungo il suo
cammino acquistò alcune reliquie di
San Remigio, conservate a Reims.
Giunto in prossimità di Berceto, nel
parmense, si fermò a riposare e
appese il sacchetto con le spoglie
al ramo di un albero, dove lo
dimenticò: tornato sui suoi passi,
si accorse con stupore che il ramo
era incredibilmente cresciuto, tanto
da rendere impossibile il recupero
delle spoglie. Solo quando Moderanno
promise di lasciare le reliquie in
quel luogo, l’albero si abbassò di
nuovo: l’anno successivo venne
eretto un monastero sul suolo
miracoloso, che negli anni divenne
l’attuale Duomo, completamente
ricostruito nel XII secolo." Dal
sito
http://www.turismo.it/cultura/articolo/art/il-mistero-del-duomo-di-berceto-id-11076/
Dopo la doverosa visita al luogo
sacro ci dedichiamo anche al nostro
corpo; nella piazzetta vi sono
alcuni bar e li prendiamo
letteralmente d'assalto, non ci
siamo fatti mancare un buon gelato e
caffè. Eccoci tutti sulla
piazzetta al freso dell'ombra della
chiesa si sta' bene e un po' di
riposo non guasta. Ma, dobbiamo
ripartire il Passo della Cisa è
ancora lontano! Prendiamola via
Romea con le sue case
cinquecentesche, oltrepassiamo la
Porta di Cò di Campo e usciamo dal
paese seguendo via Seminario
passando di fianco al santuario
della Madonna delle Grazie.
Incociamo la carrozzabile che subito
superiamo per prendere un tratturo
che ben presto diventa sentiero con
folta vegetazione, camminiamo a
mezza costa, passiamo vicino all'ex
stabilimento delle acque minerali
andando, poi, a ritrovare la SS 62
in località Tugo. Attraversiamo la
strada e in prossimità di una
Madonnina prendiamo una strada,
prima asfaltata e poi sterrata.
Giungiamo alle case Felegara, dove
prendiamo il sentiero oltre che
essere segnato VF ha anche la
numerazione CAI 733, le indicazioni
ci confortano, infatti indirizzano
per il monte Valoria posto che
dobbiamo raggiungere per poi
scendere al Passo della Cisa,
peccato che dica anche che manca
ancora un'ora e mezza.
Proseguiamo su continui
saliscendi e le gambe iniziano a
protestare, ma non dobbiamo
arrenderci proprio adesso, certo che
quest'ultima salita non ci tira su
il morale. Giungiamo ad un punto
dove troviamo un bivio, sulla
sinistra sale verso il monte Valoria,
dove pensavamo dovessimo arrivare e
a destra viene indicato a mezz'ora
L'ostello Passo della Cisa, è qui
che verremmo ospitati per recuperare
le forze. Quindi via, prendiamo
verso destra e iniziamo a scendere
molto ripidamente, sembra non
arrivare più, agogniamo una bella
doccia e perché no! Anche una fresca
birra. Sbuchiamo sulla solita SS
62 e ci guardiamo intorno, dove
andiamo destra o sinistra? Poi
guardando bene scorgiamo un foglio
di carta stropicciato attaccato ad
un albero che indica l'ostello a
dieci minuti in direzione opposta al
Passo della Cisa. Bene, anche
meno di dieci minuti ci sono voluti
per raggiungerlo, ci presentiamo e
veniamo accolti simpaticamente dai
gestori che ci indicano le camere,
confortevoli, e quello che ci
interessa di più dove sono ubicate
le docce, tra l'altro ogni camera ha
a disposizione un bagno completo di
doccia, cosa che ci fa molto
piacere, non dovremo fare file per
levarci il sudore di dosso! Una
volta sistemati e lavato gli
scarponi dal molto fango di cui sono
incrostati, ci sistemiamo nei tavoli
in giardino sorseggiando una fresca
birra scambiandoci impressioni e
ricordi. L'ostello è ricavato
dalla ristrutturazione di un’antica
casa cantoniera fatta nel 2011 e
aperta proprio per dare assistenza
ai pellegrini della Via Francigena.
Dislocata sulla direttrice della via
Francigena, lungo il tratto che da
Fornovo sale al Passo della Cisa (a
soli 2 chilometri dal passo).
Ifine giunge l'ora della cena, la
lunga camminata ci ha smosso quel
certo appetito che.....che ci fa
correre ai tavoli. Le portate si
aprono con un pancetta accompagnate
con frittelle di castagne, ci
lasciano un pò perplessi ma poi,
invece, la cosa ci aggrada e ben
presto spazzoliamo tutto. Si segue
con gnocchetti alle erbette e a
seguire arrosto con patate fritte,
innaffiato di vino decente e
dolce....poco. Rimaniamo ancora a
parlottare un pò ma poi la fatica e
la stanchezza si fanno sentire e
alla spicciolata pian piano ognuno
prende posto nelle proprie Camere.
3
Giugno Anno del Signore 2018
Avevamo detto colazione alle 7,00 e
siamo stati tutti ubbidienti e
puntuali. Unico neo è che la
colazione è self service, dei
gestori non c'è traccia e a
disposizione abbiamo una
caffettiera, piccola, e uno scalda
latte, piccolo, e questo ci obbliga
a fare a turno per prendere qualcosa
di caldo, comunque pane, marmellate
e fette biscottate non mancano come
succhi di frutta e biscotti vari.
Va bene siamo pronti, ci
dispiace non salutare la gestione ma
di loro non c'è ancora traccia.
Siamo in orario, facciamo qualche
foto di gruppo e subito prendiamo la
via per Pontremoli. Percorriamo i
due km che ci separano dal passo
sulla statale, per fortuna è presto
e i centauri non ci sono ancora.
Eccoci al Paso della Cisa ad
un'altitudine 1041 metri. Qui il
gruppo è stato un pò indisciplinato
e trovato un bar aperto si sono
fiondati tutti dentro per un caffè e
per farsi un panino per il pranzo.
Peccato essere stati anticipati d'un
soffio da un pullman di altri
camminatori sulla Francigena che
hanno intenzione di arrivare a
Lucca. Non ci resta che
aspettare, pazienza, tanta pazienza
che hanno dovuto avere gli
accompagnatori. Finalmente si
parte, Proprio sul Passo,
al termine di una ripida scalinata,
si trova la
chiesetta
dedicata a Nostra Signora della
Guardia.
Iniziata nel 1919, fu benedetta il
16 luglio 1922 e dichiarata
santuario il 29 agosto del 1930. Da
allora ogni 29 agosto, giorno
dedicato a Nostra Signora della
Guardia, molti fedeli si recano in
pellegrinaggio verso questa chiesa.
Da quì inizia il tratto toscano e la
lunga marcia verso Pontremoli. Sulla
sinistra della chiesetta troviamo
"Porta Toscana" che appunto
attraversandola ci porta nel
territorio dell'alta Lunigiana, in
Toscana.
I segnali sono
molto chiari e indicano, appunto, di salire
accanto alla piccola chiesa della
Madonna della Guardia. Procediamo
in un bellissimo e fitto bosco
d'abeti per circa un’ora
quando lungo
stretti sentieri, quando su mulattiere
più agevoli. Ritroviamo la SS 62
ormai a quest'ora pista per le moto,
per fortuna dopo poche centinaia di metri
riprendiamo a sinistra una strada
sterrata che inizia a salire sino a
portarci su un'ampio e comodo
crinale. Questo è uno dei posti più
belli, il panorama è invidiabile,
da una parte si vedono la Valdantena
con i suoi borghi e dall’altra i
paesi di Gravagna sotto il Groppo
del Vescovo, peccato per il rumore e
la vista dell'autostrada che passa
sotto di noi. Dopo questa parte
molto agibile, dobbiamo affrontare
una ripida discesa lungo un piccolo sentiero
che poi si allarga per poi
restringersi prima di arrivare a Cavezzana
d’Antena.
Camminiamo, ora in un bosco, almeno
tra le fronde degli alberi stiamo un
pò al fresco! Il percorso
continuerebbe sulla sinistra ma noi
siamo curiosi di vedere questo paese
e vi entriamo. Caratteristico è
caratteristico, un bel paesino di
montagna, ma non c'è anima viva!
Torniamo sui nostri passi e facciamo
rifornimento d'acqua alla fontanella
che troviamo all'uscita del paese.
Ripreso il sentiero ci dirigiamo
Groppoli di Valdantena. Ci
troviamo su un sentiero molto
stretto e sassoso dove siamo
obbligati a proseguire in fila
indiana tra i campi sino a
raggiungere appunto l'abitato di
Groppoli. Qui decidiamo per una
sosta pranzo, trovata una piazzetta
con un grande albero che con le sue
fronde ci fa ombra e anche una
fresca fontanella ci accomodiamo e
tiriamo un pò il fiato.
Si sta bene qui e vorremmo ancora sostare ma
il cammino è sempre lungo, dalle
nostre stime mancano ancora
all'incirca dieci km. Va bene,
zaini in spalla e via riprendiamo il
cammino, Scendiamo in breve
in breve tempo fino al torrente Civasola
che attraversiamo facilmente grazie
ad un nuovo ponte, in precedenza
specialmente in inverno era
superabile grazie all’aiuto di un
cavo legato a due alberi,
decisamente meglio! Camminiamo
tra coltivazioni e oliveti scendiamo
sino a Previdè e procediamo
poi si procede lungo uno stretto
sentiero verso Casalina, sempre
visibile sulla destra. Sempre il
lungo sentiero tra gli olivi
giungiamo ad un altro piccolo borgo, Groppodalosio,
Qui è presente un bellissimo e
interessante, dal punto di vista
storico, ponte d'età medievale sul
fiume Magra. Dopo
aver ammirato il bel ponte
saliamo lungo una mulattiera anche
ben tenuta ma molto ripida sino ad
incrociare una strada asfaltata,
Speriamo che continui per un pò,
invece ben presto dobbiamo prendere
sulla sinistra e risalire
decisamente su mulattiera. La
prossima località che troviamo è
Casalina, alto piccolo borgo come
gli altri. Di questi borghi devo
dire che sono ben tenuti ma
stranamente troviamo pochissima
gente, sembrano paesi fantasma.
Attraversato il paese si risale a
sinistra ancora sulla solita
mulattiera, dove tra continui
saliscendi e suggestivi ponticelli
che permettono l'attraversamento di
alcuni canali dove scorrono fresche
acque che ci invitano a un fresco
tuffo. Purtroppo non si può e
dobbiamo solo continuare il nostro
cammino. Giungiamo in una
località di nome Topleca di Sopra,
qui c'è la possibilità di affittare
camere e anche un locanda, oggi
regolarmente chiusa, peccato magari
un caffè lo avremmo sorseggiato
volentieri. Il sentiero secondo
voi come procede? In salita
naturalmente! Al cui culmine ci
troviamo al Passo della Crocetta.
Qui facciamo una sosta per
recuperare un po' di forze, alcuni
di noi danno segni di stanchezza.
Ora il sentiero è ben tenuto e
pulito da erbe e infestanti e scende
regolarmente, di fianco a noi siamo
accompagnati sulla destra dalle
croci indicanti le quattordici
stazioni della Via Crucis.
Scendiamo sino all'abitato
d'Arzengio, qui più abitato, lo
attraversiamo e si procede
brevemente sulla strada asfaltata,
per poi prendere una strada sterrata
sulla destra che scende comodamente
fino al vecchio ospedale di
Sant’Antonio, superando il Magra
lungo un antico ponte. Giriamo a
sinistra e finalmente entriamo a
Pontremli entrando da porta Parma.
Entrati nella città unico nostro
interesse è stato quello di trovare
un bar dove ci siamo premiati con
una grande e fresca birra.
Abbiamo percorso queste due tappe
della via Francigena varcando lo spartiacque
appenninico ed entrando nel mondo
mediterraneo valicando il Passo
della Cisa (
Via di Monte Bardone, dall'antico Mons Longobardorum)
andando verso
il mare seguendo il corso del fiume
Magra. Ci si potrebbe domandare:
" ma perchè?" La motivazione
principale del nostro viaggio sulla
via Francigena è stato il cammino
stesso, prima ancora della meta. Ma
un'altra vera motivazionè è stata
quella deI “saper perder tempo”,
oggi considerato nella società
moderna quasi inopportuno perché
siamo sempre a cercare di recuperare
il tempo che ci manca.Questa
esperienza si è rivelata molto
diversa dalle nostre solite
escursioni, come vecchi viandanti ci
siamo sentiti di appartenere ad un
ordine e ad una comunità
nell'impresa del viaggio: del
viaggio come ricerca, come missione
come progresso spirituale, ma come
ogni uomo, del viaggio come
necessità di vedere altro, di
conoscere terre e uomini diversi.
Grazie infinite a tutti quanti hanno
voluto esser presenti a questa
nostra avventura.
Segnor,
misericordia!
fa meco tua concordia.
Fan'me la perdonanza
de
mea grave
offenza.
(
Jacopone da Todi Laude, LVII
- 179) |
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