Abbi massimo rispetto
per questo luogo e per tutto ciò che quassù trovi,
se tu non l'hai portato con fatica,
qualcun altro l'ha fatto.
Se tu, essere vivente, non credi in
un essere supremo guardati attorno e pensa
se tu saresti in grado di fare tutto ciò che il tuo occhio vede.
Amami ed io non ti tradirò.
Sii coraggioso e mi vincerai.
Ai 1500 metri dimentica chi sei, con
persone di differente età usa il Voi,
con persone della stessa età usa il
Tu.
Ai 2000
metri dimentica il mondo, gli affari, le tasse e goditi la vera
pace.
Ai 2500 metri dimentica il tuo io, la boria, la cultura, la
forza fisica, perché se quassù sei giunto, sei, in tutto e per
tutto uguale agli altri che quassù stanno.
Non credere, piccolo uomo, di essere
chi sa chi, perché prima che tu nascessi, io già c'ero e quando
tu non esisterai più io ancora ci sarò.
LA MONTAGNA
.
Foto escursione
|
Questa settimana il nostro calendario escursionistico ci
porta in una due giorni sull'Appennino Tosco Emiliano,
su due montagne il Prado e il Cusna, pernottando in uno
dei rifugi più accoglienti di questa parte degli
Appennini, il rifugio Battisti. Il punto di ritrovo è
come al solito davanti alla nostra ex sede a Ripa di
Versilia, non siamo in molti e questo ci dispiace, ma
purtroppo questo è! Ci dividiamo in due auto e
partiamo subito, ci attende un viaggio di due ore e
mezza. Tempo che passa senza imprevisti e il viaggio è
piacevole. Giungiamo al Passo delle Radici e da qui
prendiamo per Pian dei Lagotti e poi a Civago. Dal
paese seguiamo le indicazioni per Case Cattalini,
presenti anche indicazioni per rifugio Segheria e
rifugio Battisti, ad un ulteriore bivio troviamo
indicazioni a sinistra e a destra per il rifugio
battisti, noi prendiamo a destra con indicazione Rifugio
Battisti strada forestale. Seguiamo ancora la strada
asfaltata sino ad un monumento intitolato ai
ai partigiani stranieri in Emilia-Romagna e ai
partigiani della Emilia-Romagna all'Estero, lo slargo
dove ci troviamo è indicato come Piazza intitolata
al caduto sovietico G. Konovalenko. Proseguiamo, adesso
la strada diventa sterrata, comunque con fondo buono,
procediamo per circa 8 Km, incrociamo moltissime auto e
spesso dobbiamo accostare per agevolare il passaggio,
ipotiziamo che si tratti di appassionati cercatori
di funghi, la conferma la avremo più tardi quando
incontriamo molti con gerle con moltissimi funghi.
Giungiamo ad un parcheggio
in prossimità della sbarra del Rio Lama,
abbastanza ampio ma comunque abbiamo qualche difficoltà nel
trovare posto, alla fine ci sistemiamo e ben presto
siamo pronti a partire. Potremmo seguire la strada ma
si risulterebbe monotona e quindi prendiamo sulla nostra
destra il sentiero per Lama Lite, segnavia 631.
Entriamo nella faggeta ombrosa su sentiero abbastanza
pianeggiante, fiancheggiando il Rio Lite. Qui
incontriamo quelli con le gerle, deve essere una zona
davvero ricca di funghi! Noi troviamo solo begli
esemplari amanita muscaria, peccato che non sia
consigliato assaggiarli. Comunque nel proseguire un paio
ne troviamo anche noi, certo la zona è stata battuta a
tappeto! Attraversiamo il torrente e iniziamo a
camminare in salita sempre nel folto bosco dove si
alternano faggi ad abeti. Sbuchiamo sulla strada
sterrata che arriva dal parcheggio per Lama Lite e la
risaliamo per pochi metri, poi sulla sinistra riprende
il sentiero che attraverserà la strada altre due
volte......o forse tre, non ricordo bene.
All'improvviso la luce si fà più intensa e capiamo che
stiamo per uscire dal bosco e infatti in breve siamo su
vaccinieti
(Con " vaccinieto", o
brughiera a mirtilli, si intende un habitat
caratterizzato da suoli acidi e poveri di sali e di
humus, diffuso principalmente sulle Alpi (Alpi Cozie,
Alta Valtellina) e sull'Appennino tosco-emiliano, che
rappresenta il limite meridionale di diffusione di
questo ambiente. La flora è solitamente costituita da
vegetazione arbustiva aperta, a crescita bassa,
costituita prevalentemente da mirtillo blu, mirtillo
nero, moretta comune ed erica baccifera. Vi si possono
anche trovare in misura minore mirtillo rosso, licopodi,
muschi e licheni.
https://it.wikipedia.org
› wiki › Brughiera).
Si pongono davanti a noi nella loro imponenza il monte
Prado e la cresta erta del monte Cipolla, sulla destra,
in lontananza le pendici del Piella e del Cusna.
Ritroviamo la sterrata e la seguiamo per pochi metri
sino all'ampio Passo di Lama Lite, qui nel periodo
estivo possiamo vedere migliaia di pecore al pascolo,
immagini di altri tempi. Prendiamo un sentierino,
segnalato, in meno di cinque minuto raggiungiamo
il rifugio Battisti. Il rifugio lo possiamo raggiungere
anche seguendo la sterrata.
Se interessati alla
storia del rifugio battisti seguire questo link -
Storia, tra le altre cose scopriamo che il rifugio è
stato voluto dai soci del nostro sodalizio nel 1924, la
sede UOEI di Reggio Emilia, ormai non più esistente, di
fatto sciolta nel periodo fascista essendo ritenuta
colpevole di non allinearsi con lo spirito politico del
tempo.
Il
rifugio conta 40 posti letto, distribuiti in camere più
o meno grandi (da 3 a 12 posti letto ciascuna), ed è
dotato di due bagni di cui uno attrezzato per disabili.
Sul retro sono presenti anche una legnaia e un locale
invernale con 8 posti letto. I
posti a sedere sono all’interno 65, distribuiti in due
ampie sale fornite di stufe a legna, e durate l’estate
il rifugio dispone di una distesa estiva da cui è
possibile godere di un ottimo panorama.
L’acqua è servita da due
fonti, una situata a quota superiore del rifugio e
l’atra a quota inferiore, e l’energia elettrica è
totalmente assicurata da un impianto fotovoltaico. Il
rifugio possiede inoltre telefono con ponte radio.
Entriamo e ci presentiamo all'affabile gestore che ci
sistema in un camerone tutto per noi, poi decidiamo di
pranzare nel confortevole rifugio. Un pò di relax e dopo
un dolce e un caffè decidiamo di partire alla volta del
monte Prado, le indicazioni lo danno raggiungibile in
un'ora e un quarto. Torniamo verso il Passo di Lama
Lite e seguiamo la strada sterrata verso destra,
costeggiando e pareti del Cipolla e del Prado, sopra di
noi minacciose pietraie che danno l'impressione di venir
giù da un momento all'altro. Giungiamo ad un bivio
tra il 633 per rifugio Bargetana e il 631 per Sella del
Pardo e monte Prado, noi prendiamo quest'ultimo.
In pochi minuti raggiungiamo la sommità del
costone prativo che trattiene il bel
Lago Bargetana (1777 mt.), uno dei più alti nell’Appennino
Settentrionale e
nelle cui acque si specchiano le pendici del Monte Prado
e un
lungo tratto di crinale. Splendida la posizione del
laghetto:
un grande anfiteatro racchiuso a sud e a est dalle cime
del crinale; una grande conca con tutta probabilità
modellata migliaia di anni or sono da un grande
ghiacciaio oggi scomparso. Lo scenario che ci pone
davanti è unico, in questa stagione,
l’autunno,
panorami a perdita d’occhio di praterie a mirtillo su
cui sembra essere scivolata la tavolozza di un pittore
impressionista, inondandoli di colori intensi, in ogni
variazione di ocra, marrone, oro, rossiccio; ha un
profumo tutto suo, un aroma inebriante di
foglie bagnate di pioggia, legno, umidità,
qualcosa che ti entra nelle narici, chiudi gli
occhi e, quando finalmente li riapri, il profumo si
tramuta in immagini. Aggiriamo il bel laghetto e
attraverso un ponticello prendiamo il sentiero segnato
dirigendoci verso il crinale adesso dobbiamo affrontare
un tratto ripido ma comunque senza difficoltà,
volgendoci indietro vediamo il lago immerso in tra i
forti colori autunnali dei prati che lo circondano e
sovrastato dal monte Cipolla. Giungiamo sul crinale
alla Sella del Monte Prado a 1920 mt. siamo sul confine
tra le due regioni, Toscana ed Emilia. Sul crinale ci
attende un vento sostenuto e freddo, ci imbaccucchiamo.
Prendiamo sulla sinistra puntando verso la vetta del
monte Prado. Voltandoci indietro, verso la nostra
provenienza, ed è uno spettacolo unico il tutto ci
appare come un immenso quadro impressionistico.
Seguiamo il sentiero di crinale 00 restando sul filo di
cresta procedendo in salita su terreno smosso.
Molto bello ancora una volta il
colpo d’occhio sull’anfiteatro occupato in parte dal
Lago della Bargetana. Sullo sfondo,
Oltre il lago si staglia la grande mole del Cusna, la
meta del giorno dopo, a
chiudere l’orizzonte settentrionale. Il sentiero di
crinale supera alcune
piccole anticime, infine raggiungiamo la
vetta del Prado, 2054 mt. Restiamo un pò sulla vetta
e facciamo un po' di foto, vorremmo gustarcela un pò di
più ma il vento è troppo violento e fa freddo,
riprendiamo la via di ritorno a ritroso e in un ora
siamo al calduccio del rifugio. E' ora di riposarci
aspettando l'ora di cena. Ceniamo e rimaniamo un po'
a chiacchierare ma poi alla spicciolata andiamo tutti a
letto. La notte passa senza particolari traumi, i
russatori sono stati abbastanza bravi, il sonno
ristoratore ha fatto bene a tutti. Dopo le operazioni
di igiene personale e la colazione incredibilmente con
circa cinquanta minuti in anticipo al previsto siamo già
pronti per metterci in cammino ala volta del Monte
Cusna......il mondo non è più quello di una volta!!!
Prendiamo il sentiero
615 che prosegue verso nord, lo percorriamo in
leggera salita, seguendo la dorsale che divide la Valle
dell’Ozola (Ovest) da quella del Dolo (Est) per arrivare
fino al
valico del Passone a 1847mt. Il valico è un
crocevia importante di sentieri e spettacolare punto
panoramico
dalla Pianura Padana al crinale tosco-emiliano.
Questo posto è ben conosciuto soprattutto per il forte
vento che qui soffia sempre, o quasi, impetuoso. Un
tempo valico molto importante in quanto metteva in
comunicazione la Garfagnana e la Val d'Asta,
Vi convergevano infatti i territori e i pascoli di
Febbio, Asta e Gazzano.
Veniamo già appagati da un bel colpo d’occhio che
abbraccia il verde intenso dell’Abetina Reale, il Monte
Prado, le valli dell’Ozola e del Dolo, l’inizio del
crinale del Monte Cusna e la Pianura Padana. Dal Passone
un breve tratto tra affioramenti calcarei e praterie,
sempre sul sentiero 615
Incrociamo il sentiero CAI 607, lo prendiamo e iniziamo
a salire, seguendo la linea dello sparti acque.
Man mano
che saliamo la vegetazione diventa via via più alpina,
con la caratteristica erba bassa e numerosi cuscinetti
di muschi. Il sentiero sale in maniera costante,
fino ad arrivare alla vetta del Monte La Piella 2071
mt. da dove la visibilità è ottima e si può ( si
potrebbe) ammirare a
360° un magnifico panorama. Dalla vetta della Piella si
procede, sempre sul crinale, ma ora in falso piano, fino
ad arrivare al Rifugio Emila 2000, dove arriva
l’impianto di risalita della stazione sciistica Febbio
2000. Seguendo il crinale su prati in leggera
salita, tra pietraie e aggirando dei risalti di roccia
giungiamo a monte Sasso del Morto a quota 2058 mt.
Ci troviamo davanti alla parete ripida del Cusna e viene
pensato che sia ben difficile arrampicarsi su quelle
rocce. Scendiamo ancora sino ad una
pietraia che attraversiamo ed infine arriviamo alla
Sella Del Cusna.
In breve giungiamo sotto la ripida parete Sud/Est
e subito iniziamo la "scalata". Saliamo per facili
roccette, la traccia è evidente e i segni non mancano,
poi il sentiero si inerpica più ripidamente e la
progressione richiede l'aiuto delle mani, niente di
difficile, tutto sommato anche divertente. Infine
arriviamo alla nostra meta, la vetta del monte Cusna a
quota 2121mt.
Si possono osservare
le Alpi Apuane, l’arco alpino, il golfo de La Spezia,
con una bella fetta di mare Tirreno e in giornate serene
anche l’arcipelago toscano e la Corsica,
cosa che a noi non ci è stata concessa infatti nuvole
dispettose chiudevano ogni visuale.
Ci portiamo sotto la grossa Croce di ferro e la
statua della Madonna, facciamo gruppo e guardiamo il
panorama, almeno quello che si apre davanti a noi, è più
aperto nel versante della pianura Padana, in bella vista
la Pietra di Bismatova. Immortaliamo il momento con
molte foto, non può mancare quella di gruppo ma poi il
forte vento ci fa decidere di tornare sui nostri passi.
Non ripercorreremo il sentiero fatto per raggiungere la
vetta ma scenderemo per la Costa delle Veline che
è parallela al
crinale percorso all’andata, si procede pertanto in
costa verso la testata della Val d’Ozola. Scendiamo dal
sentiero 627 passando dalla Costa delle Veline. Un
primo tratto in discesa abbastanza ripida con qualche
roccia affiorante ma poi giungiamo ad intercettare il
sentiero 6323 per il Passone, lo imbocchiamo
e camminiamo in una brughiera di mirtillo con le
colorazioni più spettacolari che l'autunno ci offre,
ogni tanto diroccati stazzi; Sappiamo che qui
potremo vedere anche le marmotte ma non ne vediamo forse
ne sentiamo un richiamo, il classico fischio. Si dice
che in queste praterie si possono ammirare anche cervi
ma noi non ne vediamo nessuno. Proseguiamo
su sentiero ben marcato e segnato sino ad attraversare
un canale e poi affrontiamo una breve salita per
raggiungere il Passone dove un bel branco di cavalli
corre liberamente. Adesso per tornare al rifugio
Battisti ripercorriamo il sentiero fatto per l'andata,
in breve lo raggiungiamo. Facciamo una sosta per
mangiare qualcosa e sorbirsi una bella birretta. Ci
intratteniamo con il rifugista, stiamo bene ma dobbiamo
proprio tornare indietro. Salutiamo e riprendiamo la via
portandoci al Passo di Lama Lite e successivamente il
sentiero 631 che ci riporterà al parcheggio al Ponte Rio
Lama in meno di un'ora. Dimenticavo: anche al ritorno
niente funghi!!!
Alla prossima!
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