Foto escursione
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Eccoci ad una bella e lunga escursione apuana. Le
Apuane,
a guardare solo loro, concentrandosi esclusivamente
sulle vette aguzze, bianche e rocciose, non parrebbe
nemmeno di stare in Toscana. Intorno, invece, si
distendono le spiagge della Versilia, bagnate
ritmicamente dalle onde del Tirreno e, in lontananza, si
scorgono i colli della Lucchesia. Le Apuane, Alpi di
nome e di fatto, montagne così diverse dal resto della
catena appenninica, che si dischiudono in tutta la loro
maestosità nell’ultimo lembo settentrionale di Toscana,
tra le provincie di Massa Carrara e Lucca. Il loro
aspetto austero non deve però intimorire: le Apuane
celano magnifici tesori di natura da esplorare lungo la
fitta rete di sentieri che le attraversa. E noi
stiamo per percorrere sentieri che anticamente venivano
percorsi da commercianti di sale e castagne, dai
viandanti che percorrevano la Via Francigena e dai
briganti che su queste terre impervie cercavano rifugio;
sentieri che, in questo caso, univano il mare
all'entroterra. Siamo un bel gruppo a conti fatti
siamo in 22, tra soci del CAI di Pietrasanta e quelli
UOEI di Ripa di Versilia. Due associazioni sul
territorio che da molto collaborano spesso in uscite del
genere. Ci troviamo un primo gruppo a Pietrasanta, il
pullman è già lì che ci aspetta e subito ci portiamo a
Ripa di Versilia per prendere i rimanenti. Via non ci
resta che fare un paio d'ore di bus per raggiungere la
nostra meta che è la Val Serenaia ( la Val
Serenaia, con il suo Orto di Donna, rappresenta uno dei
luoghi più affascinanti delle intere Alpi Apuane: una
conca glaciale circondata da alcuna delle montagne più
belle tra le quali spicca il Monte Pisanino massima
vetta apuana con i suoi 1947 metri. La zona è ricca di
boschi e di belle e rare fioriture e la presenza di ben
tre rifugi e di un campeggio offre la necessaria
ospitalità per effettuare escursioni anche di più
giorni. L’estrazione intensiva e disordinata del marmo
ha modificato pesantemente il versante sinistro della
valle togliendo un po’ di fascino ai luoghi,
incontaminati sino alla seconda metà del 1800. [
http://www.escursioniapuane.com/SDF/ValSerenaia.html
] ). Arriviamo, come previsto, alle 09.00, il tempo
di un caffè presso il rifugio Donegani e
il tempo di
indossare gli zaini e via si parte per la nostra
escursione. Prendiamo il sentiero n° 37 che si
inoltra nel bosco proprio davanti al rifugio, purtroppo
solo per pochi metri, infatti sbuca subito dopo sulla
strada marmifera che porta alle cave e al suo termine al
rifugio Orto di Donna o Cava 27.
Imbocchiamo il sentiero n° 37
che attraverso la faggeta ci porta sulla strada di cava,
se devo dire la verità non è che siano un grande
spettacolo sia per il deturpamento selvaggio che vi è
stato fatto e per l'abbandono in cui si trovano con
rifiuti di tutti i tipi. Seguiamo la marmifera
per un breve tratto e sulla destra, in prossimità di una
rampa, troviamo le indicazioni che indicano la
direzione. Questo tratto di sentiero è intitolato a
Maurizio Scheggi del Cai Pisa. Da qui abbiamo un
bellissimo panorama su tutta la valle, a parte le cave,
lo sguardo va dal Pisanino agli Zucchi di Cardeto, dal
Cavallo al Contrario, dal Grondilice alla Cresta
Garnerone. Saliamo adesso per tratto ampio e
agevole su sfasciumi di marmo, avendo sulla sinistra
vecchie cave. Superiamo alcuni ruderi ed entriamo in un
piazzale costituito dal taglio di cava. Proseguiamo
la salita per detriti poi dobbiamo percorrere un tratto
piuttosto ripido, una volta era presente un cavetto
d'acciaio, non che sia molto utile ma adesso ci sono
rimasti solo i pali che lo reggevano. Proseguendo, in
salita, troviamo un'altra vecchia cava dove è presente
una bella vasca scavata nel marmo e anche qualche blocco
che era già pronto per il trasporto e che rimane lì ad
aspettare inutilmente che venga utilizzato. Entriamo
nella faggeta e troviamo, poi, il bivio tra il 37 che
sale verso sinistra e il 191 a destra, quest'ultimo
porta alla foce del Giovetto; noi prendiamo il 37 per
Foce a Giovo. La raggiungiamo siamo a quota 1500 mt.
si tratta di crinale divisorio tra la valle di Vinca e
la Val Serenaia, un'ampia sella erbosa e ottimo punto
panoramico sull'Appennino, ad est
e sulla Valle di Vinca e il mare ad ovest a
sud il Monte Cavallo, il Contrario ed il Grondilice,
davanti a noi
si staglia la mole del Pisanino, guardiamo con rispetto
la Bagola Bianca, il crinale che abbiamo percorso altre
volte ma guardandolo ancora ci rendiamo conto che è
stata una bella impresa.
Mentre
guardando in basso
di fronte a noi sbucano i tetti rossi
delle case di Vinca, e sopra di
noi, a nord, il Pizzo d'Uccello.
Dopo una doverosa sosta per ammirare tanta bellezza
riprendiamo il cammino e qui ci dividiamo, un gruppo
scenderà verso la Foce Rasori per un sentiero più
tranquillo e più breve mentre l'altro si dirige verso la
Finestra del Grondilice prendendo, a destra, il
sentiero179, costeggiando la Cresta Garnerone.
Io accompagno il gruppetto, più esiguo verso, prima, la
Capanna Garnerone e successivamente la Foce Rasori.
Dunque scendiamo nel versante che sovrasta il paese di
Vinca per un comodo sentiero il 37, sotto l'imponente
sagoma del Pizzo D'Uccello dove notiamo anche alcuni
climber che si cimentano su una delle tante vie che ci
sono su questa montagna. Scendiamo decisamente ma
senza nessun problema dall'alto si notano i perimetri di
antiche costruzioni, erano le Capanne del Giovo.
Sono i resti di un antico insediamento pastorale alle
pendici del Pizzo d’Uccello sotto, appunto, la Foce di
Giovo. La zona è attraversata dal sentiero 175 che
costeggia alcuni di questi ruderi. Lo raggiungiamo,
anzi, non proprio, prima di arrivarci incrociamo il
sentiero 37 e da qui il sentiero cambia numerazione e in
direzione paese di Vinca diventa appunto il n° 175.
Se ci fosse bisogno d'acqua scendendo sin al limitare
del bosco vicino ad un rudere c'è una fonte dove di
regola c'è sempre acqua......o quasi! Dunque,
prendiamo a sinistra tenendo a sud l'imponente Cresta
Garnerone, proseguiamo più o meno sempre alla stessa
quota senza nessuna difficoltà tranne le grandi macchie
di ginestre che, si danno una bella nota di colore
giallo ma invadono il sentiero creando qualche problema
al proseguire senza considerare che, il sentiero, è
abbastanza stretto. in meno di un ora raggiungiamo
comunque la Capanna Granerone che si trova all'interno
di un bel bosco di abeti, rifugio non gestito
costituita da un prefabbricato in legno, recentemente
ristrutturato di proprietà del CAI di Carrara, ha una
capienza di 18 posti letto attrezzato per cucinare e
pernottare, non essendo gestito bisogna fare richiesta
al CAI di Carrarra
Via Loris Giorgi, 1 CAP 54033 - Carrara - Telefono
0585 776782, la sede e' aperta tutti i giorni feriali
dalle ore 19.00 alle ore 20.00.
A pochi metri dal rifugio c'è la fonte
della Vacchereccia, che ci consente di rifornirci di
acqua.
Riprendiamo il cammino, sempre nell'abetaia,
sul sentiero 37 che
prosegue verso Sud unitamente al 173 e al 186
e in pochi minuti siamo alla Foce Rasori ( 1318 mt.).
Uscendo dal bosco, sul crinale, il panorama si apre sul
versante marino e il lungo e profondo Canal Fondone, ora
impraticabile.
Molto
interessante anche la vista sul complesso versante
Sud-Ovest del M. Grondìlice e la cresta dei Pradacetti
con le rocciose cime del Torrione Fìgari
(dedicato all’alpinista Bartolomeo Figari)ben
riconoscibile per il masso sospeso proprio sulla sua
cima
e alla sua destra la bella Punta Quèsta.
Siamo come previsto in anticipo al gruppo della Finestra
del Grondilice quindi non ci resta che aspettare. nel
frattempo arriva della nebbia e un fresco, o meglio
freddo, venticello ci obbliga a coprirci, il tempo passa
e non si vede nessuno, per di più siamo in una zona buia
per i cellulari. che facciamo? Per ingannare il tempo
decidiamo di pranzare, del resto è anche l'ora giusta.
Il tempo passa ma non si vede ancora
nessuno e il fatto di non poter comunicare ci rende
ansiosi. E' passata circa un ora da quando siamo
giunti a Foce Rasori e..... si sentono delle voci e ecco
si inizia a vedere i primi e in breve il gruppo si
ricompatta con vero sollievo. Una sosta anche per
questi, anche loro hanno fame! Ben presto, visto
anche che la temperatura non è confortevole, ripartiamo.
Prendiamo il sentiero n° 173
che sale a destra nel vallone delle Rose e poi cambia
direzione dirigendosi a sinistra nel bosco
e con un tratto un po' esposto , protetto con cavetto che
lascia a desiderare, qui è bene fare un po' d'attenzione,
Usciamo dal bosco e siamo alla foce di Navola.
Continuiamo ancora sul 173 e per di più nel bosco con un
continuo su e giù sino ad arrivare alla Foce di Vinca
dove un piccolo branco di cavalli stanno pascolando
liberi. Dalla Foce rimaniamo subito presi dalla vista
dell'incombente spigolo est del Sagro. Continuiamo il
cammino e prendiamo, ora, il sentiero 38
che scende molto ripidamente lungo un costone erboso
sino ad arrivare ad un ampio ravaneto e una volta
superato siamo in prossimità di una via di lizza e
prosegue in falso piano o lieve salita sino ad arrivare
a dei ruderi di edifici della cava. Questi edifici sono
conosciuti come Casa al Riccio, sotto di noi il canal
Regollo.
Proseguiamo e in lontananza
avvistiamo già altre costruzioni, che sappiamo essere la
Casa dei Pisani. Il sentiero adesso si snoda a mezza
costa sotto le pareti dello Spallone in leggera salita
attraversando ancora dei ravaneti e dopo un'ultima rampa
giungiamo ai ruderi. L'edificio ormai in rovina
trasmette ancora il duro lavoro che si svolgeva tra
questi monti in zone molto selvagge. All'interno vi sono
ancora dei macchinari per la produzione della corrente.
Proseguendo in breve siamo alla Foce di Luccica,
zona molto
panoramico sulle Apuane dal
Sagro fino al
monte Sella
con in primo piano il poggio di Navola.
Continuiamo e sulla destra parte il sentiero 172 per la
Faggiola ma noi proseguiamo sul 38 verso sinistra in
direzione del Vergheto. Il sentiero adesso prende la
conformazione di una mulattiera e l'unico fastidio sono
le macchie di ginestroni che con le loro spine spesso ci
insidiano. Ci lasciamo il crinale alle spalle e diamo
un ultimo sguardo al panorama che spazia da Cima d'uomo
e monte Maggiore e l'intera catena apuana settentrionale
sino, a sud il monte Altissimo e a nord il Sagro e il
Cavallo. Tralasciamo il bivio con il sentiero n° 195,
sulla destra, che conduce a Cima d'Uomo, noi seguiamo
sempre su 38 verso il borgo del Vergheto.
Giungiamo alle prime case alcune in stato di rovina ma
per la maggior parte sono state recuperate, superiamo il
nucleo principale e del borgo passando davanti ad una
marginetta dedicata a Maria del Buon Consiglio,
restaurata recentemente. Questo antico insediamento
che domina la dorsale che separa la zona di Colonnata
dalla valle di Forno, risale all’anno mille e venne
abitato da pastori sino ad una trentina di anni fa.
Scendiamo ancora per poco e ci troviamo in una radura
tra castagni imponenti e qui troviamo due amici, Angela
e GianFranco che sono giunti qui tramite la strada che
da forno porta non lontano da qui. La sorpresa è stata
quella di averci portato una lauta merenda a base di
lardo, pancetta, salumi, formaggi e qualcosa d'altro che
ora non ricordo. Di sicuro c'era vino e birra in
abbondanza. La camminata è stata lunga e l'appetito
non ci manca e non ci facciamo pregare e iniziano le
libagioni. Ottima idea quella di organizzare questa
merenda. Dopo la foto di gruppo riprendiamo il
cammini prendendo la vecchia mulattiera ancora con
segnavia n°38. Si scende verso il Paese di
Colonnata costeggiando il Canale del Vento. Dopo diverse
svolte e passato un ponticello il sentiero si fa
pianeggiante sino a giungere nella famosa Colonnata. Il
paesaggio è ormai cambiato, tra i rami dei castagni,
biancheggiano i ravaneti e si scorgono i segni delle
vecchie vie di lizza. Colonnata è la capitale
mondiale del lardo, un borgo antico, da sempre attivo
per l'estrazione del marmo. La birra e il vino è
stato molto apprezzato ma tutti quei salumi ci hanno
messo sete e una volta nel paese andiamo a farci
un'altra bella birra, questa volta, fresca. Dobbiamo
aspettare il bus navetta, infatti la strada è chiusa al
traffico per migliorare la gestione dei flussi
turistici, il servizio di bus navetta è a pagamento ed è
attivo ogni sabato e domenica, fino all’8 settembre, e
tutti i giorni da sabato 10 agosto a domenica 25 agosto,
dalle ore 10:00 alle ore 20:00. Comunque non dobbiamo
aspettare molto perché le corse sono ogni 15 minuti.
Riempiamo l'intero bus e ci conduce al capolinea, una
corse di pochi minuti. Al capolinea troviamo ad
aspettarci il pullman che abbiamo noleggiato e che ci
condurrà alle nostri sedi, non prima di esserci fermati
un'ultima volta per gustarci un buonissimo gelato in una
delle nostre gelaterie preferite. Tirando le
conclusioni l'escursione è stata una lunga "cavalcata
Apuana" tra le più selvagge tra splendidi panorami
e le montagne più famose della Catena Apuana. Molto
bello è stato rinnovare la collaborazione in alcune gite
con il CAI sez Pietrasanta auspicio per collaborare
ancora nei prossimi anni per molte altre iniziative.
Grazie a tutti coloro che hanno voluto partecipare a
questa splendida e lunga escursione. Ciao alla
prossima!!!
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