Foto
escursione
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Quasi timidamente
riprendiamo ad effettuare le nostre escursioni e
come prima, tanto per levarci la ruggine di dosso,
andremo su una montagna, non elevatissima ma molto
particolare, la Pietra di Bismantova dove saliremo
al piano sommitale attraverso due ferrate, la
ferrata degli Alpini e la ferrata dell'ultimo Sole.
La
Pietra di Bismantova è una montagna caratteristica dell'Appennino
reggiano, alta 1047 metri. È situata nel comune di Castelnovo
ne' Monti, paese che sorge alle sue falde in provincia
di Reggio
Emilia. Si presenta come uno stretto altopiano dalle
pareti
scoscese,
che si staglia isolato tra le montagne appenniniche. Da
anni
è presa d'assalto da centinaia di Climber per le sue vie
di arrampicata.
Oltre a queste, sono state attrezzate anche due vie
ferrate
di media difficoltà, la Ferrata degli Alpini e la
recentissima Ferrata
Ovest “Dell'ultimo Sole”.
Per raggiungere la sommità vi sono vari
facili sentieri che vi salgono, dove si può godere
di un bellissimo altipiano
con un grandioso panorama..
Partiamo il sabato pomeriggio e raggiungiamo la
foresteria S. Benedetto,
un albergo a conduzione famigliare dalla struttura
tipica in pietra, situato ai piedi della
Pietra di Bismantova. Una volta
sistemati nelle camere abbiamo un pò di tempo e
andiamo in esplorazione lungo i sentieri che
conducono sulla vetta. La salita sul tavolato
sommitale è una piacevole e facile passeggiata,
premiata all'arrivo da un panorama senza eguali su
tutto l'arco appenninico. La serata prosegue
festosamente presso la Foresteria dove possiamo
cenare con ottimi piatti locali. La notte passa
senza traumi russatori e così possiamo riposarci
tranquillamente. Al mattino ci alziamo abbastanza
comodamente e fatta colazione ci apprestiamo ad
affrontare le nostre due ferrate. La prima
ferrata che andremo ad arrampicare e quella Degli
Alpini; ci portiamo al piazzale Dante, parcheggio, e
imbocchiamo la scalinata e successivamente la strada
che conduce all'eremo di San Benedetto, chiesetta
iniziata a costruire nel
1411, nel 1422 si ha la testimonianza della
dedicazione al Santissimo Salvatore. Nel 1617
all'intitolazione originaria viene associazione
quella della Beata Vergine, divenuta di uso corrente
a partire dal 1635. La costruzione del Convento
risale agli anni 1620-23. Rimane in luogo una
epigrafe recante la dicitura "MCCCCXXII - DIE XVI
lUNII". Il corredo di affreschi quattrocenteschi
conservati nella chiesa è degno di nota e tra questi
spicca una pregevole immagine della Madonna con il
Bambino, opera di maestri emiliani dell'epoca.
Passato l'eremo troviamo sulla destra l'indicazione
per la ferrata e il sentiero n° 699. Lo
imbocchiamo e dopo circa 10' di cammino sotto
la maestosa parete, a tratti strapiombante
dove iniziano alcune vie di arrampicata,
attraversiamo alcuni esposti terrazzini erbosi
si raggiunge il primo breve tratto attrezzato. Si
aggira una spigolo e proseguiamo in discesa, sempre
attrezzato, il percorso è assai verticale ma alcune
staffe e anche la roccia con appigli facilita la
discesa
prosegue costeggiando le imponenti pareti in cui è
facile imbattersi in arrampicatori. Entriamo
calandoci in un anfratto particolare perché chi è
sopra vede passare sotto chi è già sceso in
precedenza. La discesa nella grotta consiste in una
paretina di 2-3mt poco appigliata e verticale
non particolarmente impegnativa ma che richiede
comunque attenzione e come già specificato se ne
esce lungo un sentiero detritico sottostante
che, successivamente senza attrezzature, prosegue
per circa 10' nel bosco , stando attenti a
tralasciare alcune tracce di sentiero che si
inerpicano sulla sinistra. Costeggiamo ancora le
ripidi pareti e
giungiamo all'attacco della ferrata dove un cartello
indica l'attacco e le varie raccomandazioni per chi
si appresta a salire. Indossiamo l'imbrago
e ci attrezziamo con tutto il kit da ferrata e siamo
subito pronti a partire. I primi metri non sono
subito attrezzati e si deve subito salire in
verticale e senza essere assicurati comunque la
roccia è ben ammanigliata. Raggiungiamo una prima un
terrazzino da dove parte un diedro ( in arrampicata,
il diedro è una conformazione rocciosa costituita
dall'incontro tra due piani diversi di roccia, che
formano un angolo di ampiezza variabile (diedri
chiusi, diedri aperti,...). Assomiglia idealmente ad
un libro parzialmente aperto. ) Il tratto oltre
che essere presente il cavo di sicurezza è molto ben
attrezzato con maniglie metalliche infisse nella
roccia fino ad un primo piccolo punto di sosta
dal quale si può vedere lo sviluppo del secondo
lungo diedro da superare. Saliamo seguendo sulla
sinistra, dove per altro corre il cavo, ci aiutiamo
con le molte staffe presenti e dove non ci sono si
sfruttano le varie " maniglie" nella roccia e
piccoli scalini per i piedi, vanno cercate ma ci
sono. La vera difficoltà ce la pone il caldo,
sono le 09,00 ma fa già molto caldo, non c'è un filo
d'aria, si suda copiosamente. Comunque raggiungiamo
un altro pianoro erboso dove si può stare un pò più
comodi e qui riprendiamo fiato e ne approfittiamo
per reidratarci. Ripartiamo su un facile
traverso che ci porta ad un piano inclinato
attrezzato con cavo corrimano che termina
presso una nicchia rocciosa dove è presente il libro
di vetta, anche se vetta non è! Ora si
prosegue superando un breve salto roccioso
attrezzato che ci permette di raggiungere la base di
un altro diedro, questo assai lungo e piuttosto
esposto. Affrontiamo la parete piuttosto
verticale assai gradinate e dove sono presenti molte
staffe metalliche. Ora, forse, raggiungiamo la
parte più impegnativa, percorriamo un traverso e poi
risaliamo per uno spigolo molto esposto, poi
dobbiamo superare una cengia inclinata, dove, al
termine, vi sono larghe staffe che facilitano il
proseguo. Ormai siamo in vista del pianoro sommitale
e sentiamo le voci vicine di chi sta' ammirando il
panorama. saliamo un ultimo diedro anche qui staffe
assai larghe annullano le difficoltà per superare in
grande esposizione uno strapiombo per poi
raggiungere finalmente la scaletta terminale.
Percorriamo gli ultimi scalini e ci troviamo sulla
sommità.
La ferrata in se è
relativamente breve e può tranquillamente essere
percorsa quando si ha soltanto mezza giornata a
disposizione. Per via della bassa quota le
temperature possono essere molto elevate, per cui è
bene evitare di percorrerla nella stagione estiva (
come abbiamo fatto furbamente noi!).
Non è presente acqua sull’intero percorso è
quindi utile fare rifornimento prima di partire. E’ bene non sottovalutare la difficoltà
della via: sebbene di media difficoltà risulta
piuttosto verticale ed è quindi consigliata a chi ha
già un buon approccio con la verticalità e
l’esposizione. Meglio evitare di accompagnare
persone poco esperte e con poca tecnica alpinistica.
Dopo una sosta per rinfrescarci un po' all'ombra
degli alberi presenti sulla cima, mangiamo e beviamo
qualcosa e poi partiamo per la nostra seconda
ferrata, la ferrata Ovest o dell'Ultimo Sole.
Imbocchiamo il sentiero 697 che porta verso l'eremo
e il piazzale; a circa dieci minuti sulla nostra
destra notiamo l'indicazione per la ferrata che ci
interessa, ci dirigiamo verso questa. Questa
ferrata è stata realizzata più recentemente, nel
2017, è divisa in due parti la prima facile, forse
anche di più, è presente un cavo più come corrimano
che per assicurarsi, l'esposizione non è molta.
Mentre nella seconda parte troviamo un tratto più
impegnativo, di media difficoltà. Partiamo già
attrezzati in quanto non ci siamo tolti ne imbrago
ne kit dopo la ferrata degli Alpini. Proseguiamo a
mezza costa in saliscendi, è presente un cavetto che
si può usare come corrimano, giungiamo facilmente ad
una comoda cengia sotto delle ripide pareti dove
alcuni climbers stanno esercitandosi in dry tolling
(Il dry-tooling è la tecnica derivata dalla
arrampicata su ghiaccio e dall'arrampicata su misto
che consiste nello scalare una parete di roccia
utilizzando l'attrezzatura da ghiaccio, ossia le
piccozze e i ramponi.), cose complicate!
Proseguiamo sempre sulla cengia che ora procede in
discesa, una frattura nella cengia stessa ci obbliga
in una larga spaccata per raggiungere l'altra parte
della stessa. Proseguiamo seguendo la base delle
ripide pareti, quello che apprezziamo di più di
questa ferrata che è all'ombra, non c'è il caldo
patito sulla prima che abbiamo percorso. Il cavo
termina e percorriamo un facile sentiero che ci fa
raggiungere l'attacco vero e proprio della ferrata,
il tratto più verticale. Saliamo, cavo
e staffe non mancano. Affrontiamo un altro diedro,
anche qui sti diedri! e poi traversiamo sulla
sinistra per poi imboccare che prosegue versi
destra. Raggiungiamo un comodo punto sosta dove è
presente il libro di Vetta, qui giustamente
chiamato" libro di via". Ora proseguiamo in
verticale e infine una larga rampa verso sinistra
dove incastonati nella roccia vediamo alcuni
fossili. Ora percorriamo gli ultimi passi e un
ultimo tratto un pò esposto ci conduce di nuovo alla
sommità della Pietra. Ci congratuliamo tra di noi
e ben presto ci riportiamo al sentiero che in breve
ci riconduce alla Foresteria dove celebriamo questa
nostra uscita con piatti locali e birra fresca, ci
vuole proprio.
Siamo felici per questa
avventura, una degna escursione per riprendere le
nostre attività a lungo sospese, speriamo che
finalmente si possano far macinare gli scarponi più
regolarmente sui sentieri di montagna.
Ciao, alla prossima!!!
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