Uno sguardo al cielo lo abbiamo
dato per tutta la settimana sempre con le dita incrociate. Ma lo sguardo
di domenica mattina, complice l'ora solare, elimina ogni dubbio. Si parte
per l'ultima escursione in programma quest'anno. Sarà per l'ora insolitamente
tarda fissata per la partenza, ma siamo veramente in tanti: 25 partecipanti.
Partiamo alle 8 in punto per raggiungere Bocca
di Magra dove arriviamo alle 8,50. Lasciamo le auto nel parcheggio
al termine della strada, è segnalato in azzurro ma effettivamente è a
pagamento solo d'estate. Appena scesi constatiamo che, contrariamente
alle previsioni, la temperatura è ancora elevata, via i pile, e le giacche
a vento restano in macchina.
|
Bocca di Magra si raggiunge
facilmente dalla Versilia seguendo la strada lungomare fino alla
località Fiumaretta dove si deve svoltare a sinistra, seguendo
le indicazioni, dopo aver attraversato il ponte sul fiume Magra.
Quando la strada inizia a salire si deve svoltare a sinistra e,
facendo attenzione ai sensi unici, proseguire fino alla fine della
strada. Siamo arrivati al parcheggio. |
Ci incamminiamo lungo la strada interpoderale che inizia
sotto la chiesa di Sant'Andrea, attraversa il piccolo borgo e si inerpica
verso Montemarcello. Nel primo tratto il sentiero sale attraverso un boschetto
di robinia e arriva su una strada asfaltata, ci accorgiamo subito che
lo sterrato sembra arato con cura, mah forse saranno stati i pescatori
in cerca di lombrichi, ma no perché anche i terreni adiacenti sono nello
stesso stato. Guardiamo meglio e ben presto individuiamo le impronte dei
cinghiali che nottetempo vengono a nutrirsi. Salendo intersechiamo più
volte la carrozzabile raggiungendo ben presto il monastero di Santa Croce
dei Carmelitani Scalzi, che dobbiamo aggirare verso destra una volta di
fronte al cancello. Fu edificato dai monaci benedettini nel 1176 sui resti
di una piccola chiesa costruita da un monaco in ricordo di una barca,
approdata misteriosamente senza marinai, che trasportava il crocifisso
di Nicodemo e la reliquia del Preziosissimo Sangue. C'è da dire che il
sentiero è ottimamente segnalato con segnavia bianco rossi del parco (segnavia
3) e con la segnaletica e palinatura dell' Alta via del Golfo (AVG). Da
segnalare che i bivi sono sempre segnalati da frecce e scritte.
Ora iniziamo ad addentrarci veramente nel parco, il sentiero
sale più decisamente, la vegetazione inizia a cambiare, compaiono i primi
esemplari di pino d'Aleppo, assumendo il classico aspetto della macchia
mediterranea. Siamo sul promontorio del Caprione dalla cui cima lascia
senza fiato il panorama del golfo di La Spezia a ovest, e la piana del
fiume Magra, a est, apprezzata fin dai Romani, che vi fondarono l'insediamento
di Luni. Il parco, nato dalla fusione del precedente parco fluviale e
dell'area protetta di Montemarcello, rappresenta quindi un esperimento
di riqualificazione di zone degradate. Attraverso la vegetazione iniziamo
a scorgere scorci del panorama che rende unica questa zona, al momento
solo sulla Val di Magra, ma dal paese in poi su tutto il suggestivo Golfo
dei Poeti. Alcuni cartelli ci ricordano che nonostante il parco qui la
caccia è consentita, infatti poco più avanti incontriamo cacciatori appostati
per una battuta al cinghiale. Fortunatamente le ostilità scoppiano quando
oramai siamo sull'altro versante! La macchia mediterranea lascia gradualmente
il posto agli olivi e alle prime case, Siamo oramai in vista di Montemarcello
dove giungiamo alle 9,50 (un'ora di marcia). Situato sulla cima del promontorio
del Caprione, Montemarcello domina dall'alto sia il Golfo di La Spezia
che la Val di Magra. Secondo la tradizione sembra che il nome risalga
all'epoca romana, ricordando la vittoria riportata sui Liguri dal console
Marco Claudio Marcello nel 155 a.C. Con le sue caratteristiche strette
vie e case ben conservate è diventato negli ultimi anni meta di giornalisti
e scrittori. Memori della bontà della focaccia della zona ci fermiamo
ad acquistarla, approfittando della sosta per un primo sguardo affascinato
sul golfo. Da qui si può ammirare l'intero panorama con le isole Palmaria
e Tino proprio davanti a noi.
Attraversiamo il borgo fino al parcheggio, seguiamo la
carrozzabile per alcune decine di metri fino ad incontrare nuovamente
il sentiero, ora sulla destra in discesa. Siamo di nuovo sul versante
della Val di Magra dove predomina la macchia col sottobosco ricco di decine
di varietà diverse di funghi e alberi di corbezzolo con le bacche mature
al punto giusto. Quelle in basso sono gia state raccolte ma lungo il percorso
avremo modo di togliercene la voglia. In prossimità del cimitero incontriamo
nuovamente la carrozzabile e una graziosa famigliola a passeggio. Udiamo
anche il commento della figlia "che schifo, a che serve scalare le montagne?",
indubbiamente al peggio in materia di educazione minorile non c'è limite;
evidentemente le sarà stato insegnato che è bello avere un vestitino firmato
e seguire attentamente un demenziale reality show , ma quant'è brutto
camminare nella natura con qui cosi sulle spalle! Attraversiamo la strada
piegando a destra fino al cartello che segnala l'orto botanico. Affrontiamo
subito una ripida salita, qui i corbezzoli sono abbondanti e dolci, una
pacchia per i golosi. La vegetazione cambia nuovamente, ora la macchia
è punteggiata di piccoli oliveti quasi interamente abbandonati. I muretti
di contenimento ricordano le antiche fatiche di quando tutto il promontorio
era coltivato e curato; adesso solo pochi temerari continuano a raccogliere
le olive che peraltro forniscono un olio di alta qualità. Purtroppo oggigiorno
i costi sono tanto elevati da renderlo antieconomico. Il gruppo si allunga,
la salita si fa sentire e anche il caldo non scherza, siamo sudati ma
stranamente non brontola nessuno. D'altronde stiamo raggiungendo la massima
quota della giornata il Monte Murlo (365 m.) L'arrivo alla foresteria
dell'orto botanico è l'occasione per ricompattarci e scambiarci opinioni.
Ora possiamo vedere anche tutto l'arco delle Apuane e l'Appennino. Purtroppo
la foresteria non offre alcun servizio di ristoro, non ci resta che aprire
gli zaini, pazienza. L'orto botanico di Montemarcello sorge sulla vetta
di Monte Murlo nel territorio del Caprione, il sistema collinare che divide
il golfo della Spezia dalla pianura del fiume Magra. L'area prescelta
è di notevole pregio floristico. Le sezioni nelle quali è diviso l'orto
sono rappresentative di alcune delle coperture vegetali che si ritrovano
nel Caprione. La visita si svolge secondo un percorso guidato che permette
di osservare le specie presenti nelle diverse sezioni. Ci concediamo una
breve visita all'orto, sono le 10,40 (un'ora e 50 di marcia) che però
in questa stagione non offre il meglio e ripartiamo imboccando il sentiero
in discesa che parte nel punto dov'è ubicato il traliccio della video
sorveglianza.
Il percorso è piuttosto ripido e scivoloso, bisogna fare
attenzione. Qui, se possibile, il sottobosco offre ancora di più, sono
finiti i corbezzoli ma la varietà di funghi è ancora più vasta. Scendendo
di quota la macchia lascia nuovamente il posto agli oliveti anche qui
quasi completamente abbandonati, a sparute villette e a qualche rudere.
Ora siamo sulle alture del Golfo dei Poeti, la vista si apre su tutto
il golfo aiutata anche dall'aria tersa. Il vento di tramontana che inizia
a soffiare sta spazzando via ogni residuo d'umidità, però fa ancora caldo.
Il percorso segue sostanzialmente la cresta della scogliera ricalcando
la vecchia via che un tempo collegava i paesi del golfo. Oggi purtroppo
è malridotta in più punti a causa del crollo dei muretti a secco che difficilmente
potranno essere ricostruiti visto il costo della manodopera e l'interesse
esclusivamente escursionistico che oramai hanno i sentieri. Avvicinandoci
a Tellaro la situazione migliora. Raggiungiamo il paese di Serra che aggiriamo
scendendo verso sinistra lungo la carrozzabile che interrompe il sentiero.
In corrispondenza di un bivio segnalato con scritte e frecce si piega
a destra seguendo le indicazioni per Lerici. Il sentiero diventa oramai
una stradina di campagna piuttosto ben tenuta perché da qui in poi molto
frequentata dai turisti.
Notiamo con piacere che lo stato di manutenzione degli
oliveti che ora sostituiscono quasi interamente la macchia mediterranea,
è assai migliorato e che anche i ruderi vengono ristrutturati; per fortuna
non ci sono nuove costruzioni! Si deve tenere sempre la destra ad ogni
bivio, altrimenti si scende a Tellaro e si deve fare il percorso a ritroso.
Comunque ribadiamo che la segnaletica è ottima. E' gia mezzogiorno, ci
chiediamo se vale la pena di fermarci qui per il pranzo, ma no: a mezz'ora
di cammino c'è la meta, tanto vale pazientare e mangiare in riva al mare.
Con qualcuno che sente gia odore di frittura allunghiamo il passo e in
un attimo siamo a Lerici. Sorpresa, al porto i pescatori offrono veramente
la frittura ai turisti, che fortuna!
Non siamo stanchi, piuttosto attratti dal bel sole caldo,
così ci fermiamo sulle panchine del porto a guardare il mare quasi scordandoci
che abbiamo fame. Poi qualcuno suggerisce di salire al castello e pranzare
lassù; arrivati all'ingresso scopriamo che soffia un vento di tramontana
troppo freddo per restare qui, non ci resta che scendere. Però dall'altra
parte c'è la scalinata che scende al mare, se provassimo? Abbiamo fortuna,
è riparata dal vento, scaldata dal sole e allietata dalla vista delle
scogliere che sembrano incontaminate. Alla fine solo la voglia di un bicchiere
di bianco delle 5 Terre ci spinge a muoverci. Sono le 14,30, tra poco
ci raggiungerà il pullman; ci incamminiamo lentamente, molto lentamente.
Non sarà mica la tristezza perché il programma escursionistico è finito?
|