U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

PARCO MONTEMARCELLO MAGRA TRAVERSATA

Percorso: da Bocca di Magra a Lerici Segnaletica: biancorossa segnavia 3
Dislivello: m 365 Tempo di percorrenza: 4ore circa
Classificazione: E Punti sosta: Montemarcello, Orto Botanico, La Serra
Acqua: a Bocca di Magra, nel paese di Montemarcello, presso l'Orto Botanico Periodo consigliato: tutto l'anno
Uno sguardo al cielo lo abbiamo dato per tutta la settimana sempre con le dita incrociate. Ma lo sguardo di domenica mattina, complice l'ora solare, elimina ogni dubbio. Si parte per l'ultima escursione in programma quest'anno. Sarà per l'ora insolitamente tarda fissata per la partenza, ma siamo veramente in tanti: 25 partecipanti. Partiamo alle 8 in punto per raggiungere Bocca di Magra dove arriviamo alle 8,50. Lasciamo le auto nel parcheggio al termine della strada, è segnalato in azzurro ma effettivamente è a pagamento solo d'estate. Appena scesi constatiamo che, contrariamente alle previsioni, la temperatura è ancora elevata, via i pile, e le giacche a vento restano in macchina.
Bocca di Magra si raggiunge facilmente dalla Versilia seguendo la strada lungomare fino alla località Fiumaretta dove si deve svoltare a sinistra, seguendo le indicazioni, dopo aver attraversato il ponte sul fiume Magra. Quando la strada inizia a salire si deve svoltare a sinistra e, facendo attenzione ai sensi unici, proseguire fino alla fine della strada. Siamo arrivati al parcheggio.
Ci incamminiamo lungo la strada interpoderale che inizia sotto la chiesa di Sant'Andrea, attraversa il piccolo borgo e si inerpica verso Montemarcello. Nel primo tratto il sentiero sale attraverso un boschetto di robinia e arriva su una strada asfaltata, ci accorgiamo subito che lo sterrato sembra arato con cura, mah forse saranno stati i pescatori in cerca di lombrichi, ma no perché anche i terreni adiacenti sono nello stesso stato. Guardiamo meglio e ben presto individuiamo le impronte dei cinghiali che nottetempo vengono a nutrirsi. Salendo intersechiamo più volte la carrozzabile raggiungendo ben presto il monastero di Santa Croce dei Carmelitani Scalzi, che dobbiamo aggirare verso destra una volta di fronte al cancello. Fu edificato dai monaci benedettini nel 1176 sui resti di una piccola chiesa costruita da un monaco in ricordo di una barca, approdata misteriosamente senza marinai, che trasportava il crocifisso di Nicodemo e la reliquia del Preziosissimo Sangue. C'è da dire che il sentiero è ottimamente segnalato con segnavia bianco rossi del parco (segnavia 3) e con la segnaletica e palinatura dell' Alta via del Golfo (AVG). Da segnalare che i bivi sono sempre segnalati da frecce e scritte.
Ora iniziamo ad addentrarci veramente nel parco, il sentiero sale più decisamente, la vegetazione inizia a cambiare, compaiono i primi esemplari di pino d'Aleppo, assumendo il classico aspetto della macchia mediterranea. Siamo sul promontorio del Caprione dalla cui cima lascia senza fiato il panorama del golfo di La Spezia a ovest, e la piana del fiume Magra, a est, apprezzata fin dai Romani, che vi fondarono l'insediamento di Luni. Il parco, nato dalla fusione del precedente parco fluviale e dell'area protetta di Montemarcello, rappresenta quindi un esperimento di riqualificazione di zone degradate. Attraverso la vegetazione iniziamo a scorgere scorci del panorama che rende unica questa zona, al momento solo sulla Val di Magra, ma dal paese in poi su tutto il suggestivo Golfo dei Poeti. Alcuni cartelli ci ricordano che nonostante il parco qui la caccia è consentita, infatti poco più avanti incontriamo cacciatori appostati per una battuta al cinghiale. Fortunatamente le ostilità scoppiano quando oramai siamo sull'altro versante! La macchia mediterranea lascia gradualmente il posto agli olivi e alle prime case, Siamo oramai in vista di Montemarcello dove giungiamo alle 9,50 (un'ora di marcia). Situato sulla cima del promontorio del Caprione, Montemarcello domina dall'alto sia il Golfo di La Spezia che la Val di Magra. Secondo la tradizione sembra che il nome risalga all'epoca romana, ricordando la vittoria riportata sui Liguri dal console Marco Claudio Marcello nel 155 a.C. Con le sue caratteristiche strette vie e case ben conservate è diventato negli ultimi anni meta di giornalisti e scrittori. Memori della bontà della focaccia della zona ci fermiamo ad acquistarla, approfittando della sosta per un primo sguardo affascinato sul golfo. Da qui si può ammirare l'intero panorama con le isole Palmaria e Tino proprio davanti a noi.
Attraversiamo il borgo fino al parcheggio, seguiamo la carrozzabile per alcune decine di metri fino ad incontrare nuovamente il sentiero, ora sulla destra in discesa. Siamo di nuovo sul versante della Val di Magra dove predomina la macchia col sottobosco ricco di decine di varietà diverse di funghi e alberi di corbezzolo con le bacche mature al punto giusto. Quelle in basso sono gia state raccolte ma lungo il percorso avremo modo di togliercene la voglia. In prossimità del cimitero incontriamo nuovamente la carrozzabile e una graziosa famigliola a passeggio. Udiamo anche il commento della figlia "che schifo, a che serve scalare le montagne?", indubbiamente al peggio in materia di educazione minorile non c'è limite; evidentemente le sarà stato insegnato che è bello avere un vestitino firmato e seguire attentamente un demenziale reality show , ma quant'è brutto camminare nella natura con qui cosi sulle spalle! Attraversiamo la strada piegando a destra fino al cartello che segnala l'orto botanico. Affrontiamo subito una ripida salita, qui i corbezzoli sono abbondanti e dolci, una pacchia per i golosi. La vegetazione cambia nuovamente, ora la macchia è punteggiata di piccoli oliveti quasi interamente abbandonati. I muretti di contenimento ricordano le antiche fatiche di quando tutto il promontorio era coltivato e curato; adesso solo pochi temerari continuano a raccogliere le olive che peraltro forniscono un olio di alta qualità. Purtroppo oggigiorno i costi sono tanto elevati da renderlo antieconomico. Il gruppo si allunga, la salita si fa sentire e anche il caldo non scherza, siamo sudati ma stranamente non brontola nessuno. D'altronde stiamo raggiungendo la massima quota della giornata il Monte Murlo (365 m.) L'arrivo alla foresteria dell'orto botanico è l'occasione per ricompattarci e scambiarci opinioni. Ora possiamo vedere anche tutto l'arco delle Apuane e l'Appennino. Purtroppo la foresteria non offre alcun servizio di ristoro, non ci resta che aprire gli zaini, pazienza. L'orto botanico di Montemarcello sorge sulla vetta di Monte Murlo nel territorio del Caprione, il sistema collinare che divide il golfo della Spezia dalla pianura del fiume Magra. L'area prescelta è di notevole pregio floristico. Le sezioni nelle quali è diviso l'orto sono rappresentative di alcune delle coperture vegetali che si ritrovano nel Caprione. La visita si svolge secondo un percorso guidato che permette di osservare le specie presenti nelle diverse sezioni. Ci concediamo una breve visita all'orto, sono le 10,40 (un'ora e 50 di marcia) che però in questa stagione non offre il meglio e ripartiamo imboccando il sentiero in discesa che parte nel punto dov'è ubicato il traliccio della video sorveglianza.
Il percorso è piuttosto ripido e scivoloso, bisogna fare attenzione. Qui, se possibile, il sottobosco offre ancora di più, sono finiti i corbezzoli ma la varietà di funghi è ancora più vasta. Scendendo di quota la macchia lascia nuovamente il posto agli oliveti anche qui quasi completamente abbandonati, a sparute villette e a qualche rudere. Ora siamo sulle alture del Golfo dei Poeti, la vista si apre su tutto il golfo aiutata anche dall'aria tersa. Il vento di tramontana che inizia a soffiare sta spazzando via ogni residuo d'umidità, però fa ancora caldo. Il percorso segue sostanzialmente la cresta della scogliera ricalcando la vecchia via che un tempo collegava i paesi del golfo. Oggi purtroppo è malridotta in più punti a causa del crollo dei muretti a secco che difficilmente potranno essere ricostruiti visto il costo della manodopera e l'interesse esclusivamente escursionistico che oramai hanno i sentieri. Avvicinandoci a Tellaro la situazione migliora. Raggiungiamo il paese di Serra che aggiriamo scendendo verso sinistra lungo la carrozzabile che interrompe il sentiero. In corrispondenza di un bivio segnalato con scritte e frecce si piega a destra seguendo le indicazioni per Lerici. Il sentiero diventa oramai una stradina di campagna piuttosto ben tenuta perché da qui in poi molto frequentata dai turisti.
Notiamo con piacere che lo stato di manutenzione degli oliveti che ora sostituiscono quasi interamente la macchia mediterranea, è assai migliorato e che anche i ruderi vengono ristrutturati; per fortuna non ci sono nuove costruzioni! Si deve tenere sempre la destra ad ogni bivio, altrimenti si scende a Tellaro e si deve fare il percorso a ritroso. Comunque ribadiamo che la segnaletica è ottima. E' gia mezzogiorno, ci chiediamo se vale la pena di fermarci qui per il pranzo, ma no: a mezz'ora di cammino c'è la meta, tanto vale pazientare e mangiare in riva al mare. Con qualcuno che sente gia odore di frittura allunghiamo il passo e in un attimo siamo a Lerici. Sorpresa, al porto i pescatori offrono veramente la frittura ai turisti, che fortuna!
Non siamo stanchi, piuttosto attratti dal bel sole caldo, così ci fermiamo sulle panchine del porto a guardare il mare quasi scordandoci che abbiamo fame. Poi qualcuno suggerisce di salire al castello e pranzare lassù; arrivati all'ingresso scopriamo che soffia un vento di tramontana troppo freddo per restare qui, non ci resta che scendere. Però dall'altra parte c'è la scalinata che scende al mare, se provassimo? Abbiamo fortuna, è riparata dal vento, scaldata dal sole e allietata dalla vista delle scogliere che sembrano incontaminate. Alla fine solo la voglia di un bicchiere di bianco delle 5 Terre ci spinge a muoverci. Sono le 14,30, tra poco ci raggiungerà il pullman; ci incamminiamo lentamente, molto lentamente. Non sarà mica la tristezza perché il programma escursionistico è finito?

Inizio pagina