Dopo
l’escursione sulla Maiella rieccoci qui, ben 15 partecipanti, per la salita
a Cima dell’Omo e al Giovo. Ci troviamo, come al solito, davanti
alla sede di Ripa; non dobbiamo aspettare ritardatari, alle ore 07,00
siamo già tutti pronti per partire, destinazione finale Renaio.
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Da
Ripa si percorre la provinciale per Arni seguendo le indicazioni
per Castelnuovo
di Garfagnana; giunti nel paese garfagnino ci si immette sulla
fondovalle seguendo ora le indicazioni per Barga. Giunti in località
Ponte di Campia conviene lasciare la fondovalle attraversare il
ponte e immettersi subito dopo sulla strada che costeggia l’argine
sinistro del fiume Serchio.
Dopo tre kilometri si incontra il bivio che conduce a Barga
da dove inizia la strada per Renaio (1013 m.). |
Giunti a
Renaio si prosegue per Vetricia sino ad un rifugio-bar. Parcheggiamo
vicino a una fresca fonte (1321m.), ci sarà utile per il ritorno; si fa
scorta di acqua fresca. Si parte: imbocchiamo il sentiero (segnavia
20) attraversando delle bellissime faggete seguendo una larga e antica
mulattiera tagliando più volte il tracciato di una strada sterrata di
servizio non transitabile senza autorizzazione che, con un giro più lungo
rispetto all’itinerario, raggiunge Pian di Cacinaia e il limite superiore
della faggeta. Usciti dal bosco proseguiamo sull’uniforme ed erboso versante
barghigiano della Cima dell’Omo salendo a scavalcare un crinale secondario.
Si prosegue quindi in falsopiano, superando alcuni canali, poco profondi
raggiungendo la Porticciola (Colle Bruciata), un ampio valico tra la Cima
dell’Omo e il Monte Giovo, sullo spartiacque appenninico principale. Dalla
Porticciola (1714 m.) si possono scegliere numerosi itinerari per proseguire
l’escursione: scendere verso il Lago Santo percorrendo una suggestiva
vallata glaciale, o puntare alla cima del Monte Giovo o alla più vicina
Cima dell’Omo.
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La Cima dell’Omo, o Alpe di Barga,(m. 1859) situata sul
crinale dell’Appennino tosco – emiliano domina Barga, buona parte della
Garfagnana e la vallata del torrente Fontanacce.
Come da programma proseguiamo sul sentiero (segnavia 00) in direzione
della Cima dell’Omo proseguendo su prati e in breve giungiamo in vetta.
Il panorama è splendido, con belle visioni sulle vicine Cime di Romecchio
(1731 m.), il Giovo e i sottostanti Campi di Annibale, la Val Perticara
e la Garfagnana e, se il tempo lo avesse permesso, la bellissima Pietra
di Bismantova ai piedi dell’Appennino reggiano.
Dopo un breve spuntino e alcune foto di gruppo si riscende tornando a
Colle Bruciata o Porticciola eseguiamo sempre il sentiero (segnavia 00)
dirigendoci verso la cima del monte Giovo che è proprio davanti a noi.
Il terreno diventa più sassoso e ripido, le rocce presentano la levigazione
di antichi ghiacciai; in circa un’ora arriviamo in vetta (m. 1991).
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Quelle che da lontano sembravano persone non erano altro
che un gregge di pecore, bèh! in alcuni casi è la stessa cosa!
Ci raduniamo tutti sotto la grande croce di ferro, inevitabile il ricordo
e il paragone di quando durante una salita invernale l’abbiamo trovata
ricoperta di ghiaccio che formava dei candelotti verticali, modellati
dal vento, alti almeno due metri. Si può ammirare un panorama vastissimo
che spazia da tutte le vette dell’Appennino tosco – emiliano, alla Valle
delle Tagliole, alla Garfagnana, alle Alpi Apuane e, con tempo buono,
alla Pianura Padana, ma purtroppo oggi la foschia era piuttosto fitta.
Il Monte Giovo è fra i più alti di tutto l’Appennino tosco – emiliano:
è molto noto perché con la sua possente mole domina il sottostante Lago
Santo modenese. Ripartiamo seguendo il crinale e scendendo per il versante
del lago Santo dove, trovata una radura, ci fermiamo per mangiare e goderci
il sole e la bella arietta fresca in barba a chi, volendo ripartire quasi
subito, indossa lo zaino e si incammina, inutilmente!!
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Proseguiamo sul crinale per
poche centinaia di metri e, non appena incontriamo sulla destra il sentiero
(segnavia 527) (alcune carte meno recenti riportano una diversa numerazione:
segnavia 21) proveniente dal Passo della Boccaia, lo prendiamo e lo seguiamo,
prima su falsopiano e poi in ripida discesa, per giungere in un ora e
mezzo al Passo della Boccaia (m. 1587) , attraversando il grandioso circo
glaciale del versante nord occidentale del Monte Giovo alla cui base
si trovano le numerose sorgenti del rio Fontanacce. Purtroppo le troviamo
abbastanza asciutte e non possiamo far rifornimento d’acqua,in compenso
facciamo vere scorpacciate di mirtilli. Questa zona si chiama “Campi di
Annibale”, nome comune in questa parte dell’Appennino, infatti si dice
che da qui e da altri Passi sia transitato il condottiero che scese verso
Roma. Là dove lo spartiacque declina verso la Porticciola si trova una
grandissima estensione di depositi morenici per cui si cammina su grandi
lastroni orizzontali levigati dall’antico ghiacciaio quaternario e spaccati
da profonde fessure dovute all’azione del ghiaccio.
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Da qui il sentiero (segnavia
529) riprende a salire addentrandosi in un boschetto, aggira
il fianco nord – occidentale del Giovo e con percorso diagonale
giunge al Passo Colle Bruciata o Porticciola posto sul crinale
lungo il sentiero 00 da dove transitava la Via de’ Remi per Barga,
così chiamata perché nei sec. XVI e XVII era utilizzata dal Granducato
di Toscana per il trasporto degli alberi destinati alle realizzazione
dei remi per la propria flotta da guerra. Abbiamo chiuso l’anello,
siamo giunti di nuovo sul sentiero n°20 che ci ricondurrà in circa
un’ora a Vetricia.
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La fonte dove abbiamo lasciato le auto ora è provvidenziale
infatti appena arrivati ci tuffiamo letteralmente lavandoci di dosso la
polvere e il sudore e naturalmente una bella bevuta fresca; una maglietta
fresca, via gli scarponi e verso casa pensando già alla prossima avventura.
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