U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

MONTE SUMBRA ANELLO DA ARNI

Percorso: ad anello dal paese di Arni Segnaletica: biancorossa CAI segnavia 144, 145, azzurra in cresta
Dislivello: m 697 Tempo di percorrenza: 6 ore circa
Classificazione: EE Punti sosta: nessuno
Acqua: nel paese di Arni all'inizio del sentiero e a Passo Sella Periodo consigliato: dalla primavera all'autunno in assenza di neve e/o ghiaccio
L'escursione odierna inizia dal paese di Arni, una piccola frazione del comune di Stazzema arroccata alla sommità della vallata della Turrite Secca. Dalla Versilia la si raggiunge percorrendo la carrozzabile per Seravezza e successivamente per Castelnuovo Garfagnana; superata la galleria del Cipollaio si prosegue ancora per circa un chilometro e, in località Tre Fiumi, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni.
In corrispondenza di una curva a sinistra si prosegue a dritto verso il centro del paese e parcheggiando nella piazzetta. Si attraversa il ponte sul torrente Turrite Secca seguendo la mulattiera che interseca la carrozzabile e prosegue nei prati. Conviene riempire subito le borracce perché poi non troveremo più acqua fino al Passo Sella.
Raggiunti i prati il sentiero segnavia 144 diventa poco evidente, è solo una traccia spesso nascosta dall'erba che non sempre viene falciata; comunque con un minimo di attenzione non ci sono problemi. La salita è subito impegnativa, da affrontarsi con calma e facendo attenzione alle zone sassose dove potrebbero trovarsi delle vipere. In questo periodo, però, le fioriture sono assolutamente stupende, la natura da il meglio di sé giustificando ogni sforzo. Sono le 7,15 quando iniziamo ad incamminarci (siamo in 24 partecipanti), la giornata è meravigliosa con il cielo terso e un'aria gradevolmente fresca, per ora! (13°C). La prima parte, probabilmente la più faticosa, è in ombra, vorremmo camminare veloci per trovarci in quota quando il sole inizierà a picchiare ma la natura ci offre uno spettacolo unico; ci fermiamo continuamente per scattare foto. I fiori di campo formano un tappeto variopinto, le piane ancora in buono stato di manutenzione dimostrano che il foraggio di questi pascoli è (forse sarebbe meglio dire era!) un'ottima risorsa per i pastori.
Pian piano i prati cominciano a lasciare il posto alle rocce e i fiori di campo vengono sostituiti dal paleo e da meravigliose fioriture di Sassifraga, Morchia, Globularia, ecc. L'abitato di Arni è oramai una macchiolina in fondo alla valle; camminiamo da oltre un'ora e il sole inizia a scaldare davvero, ci fermiamo per una breve sosta in corrispondenza di un pianoro per attendere gli ultimi fotografi prima di dirigerci verso il bosco del Fatonero. Il sentiero prosegue in piano fino ad una selletta da superare con molta attenzione proseguendo ora su roccette; particolarmente in questo tratto, ma comunque fin da Arni, la segnaletica è frammentaria e limitata a pochi segni bianco-rosso senza numerazione. Qui però il sentiero si perde tra il paleo e le roccette, conviene guardare ben avanti per individuare le tracce evidenti e dirigervisi senza seguire quello che magari sembra essere il sentiero, ma in realtà è solo il prodotto del ruscellamento dell'acqua. Davanti a noi scorgiamo il bel bosco di faggi. Il bosco del Fatonero (m. 1427) (ore 1,45 da Arni) è una macchia di faggi abbarbicata sulle pendici del Monte Fiocca. L'origine di questo nome per alcuni deriva da "fatto nero", per un possibile omicidio avvenuto in quel luogo tanto tempo fa e del quale oggi nessuno ricorda più niente. Per altri, invece, deriva da faggio nero e si dice che gli alberi vi crescessero così fitti, che a malapena vi penetrava la luce del sole in pieno giorno. Oggi sopravvivono antiche leggende che testimoniano la presenza dell'antico popolo dei Liguri-Apuani, di origine celtica, con il loro culto degli alberi e degli spiriti tutelari della foresta. Si crede che nel bosco vivano ancora oggi spiriti e folletti che di notte vagano, danzando in cerchi, laddove i raggi della luna riescono a filtrare attraverso la fitta boscaglia, creando giochi di luce magica. Sul bosco si raccontano molte altre leggende mirabilmente raccolte nel libro "Le leggende delle Alpi Apuane" di Paolo Fantozzi a cui rimandiamo i più curiosi.
Il bosco ci accoglie all'improvviso, sembra davvero che una mano misteriosa abbia ritagliato lo spazio per i faggi nel mare di paleo circostante: improvvisamente l'erba finisce e iniziano gli alberi. La luce si fa fioca, sono le ombre ora a farla da padrone creando giochi birichini; l'atmosfera è ovattata, i rumori sembrano scomparsi. I ruscelletti che lo attraversano scendendo dalla montagna contribuiscono a donargli un'atmosfera irreale, davvero non c'è posto simile sulle Apuane! Lo attraversiamo quasi in silenzio, siamo come rapiti dall'atmosfera e attratti dai mille giochi di luci e ombre. Improvvisamente, così come ci aveva accolti, il bosco ci lascia. Attraversiamo un ruscelletto che rende il passaggio molto scivoloso, ma sono solo due passi, e siamo nuovamente nel paleo. Ora si apre davanti a noi una vallata di un verde smagliante: la vallata del fosso del Fatonero dove una mano fatata ha steso un lussureggiante tappeto di erba fresca.
Il gruppo è ora piuttosto allungato e non si contano le scivolate. Il sentiero infatti è assai stretto, scavato dall'acqua e parzialmente nascosto dal paleo. Si deve prestare molta attenzione camminando sempre ben a monte senza mai fidarsi troppo; uno scivolone qui sarebbe innocuo perché l'erba alta e il terreno poco scosceso frenerebbero la caduta ma una distorsione sarebbe davvero problematica. Sono le 9,20 (2,05 ore da Arni) quando giungiamo al Passo Contapecore (m. 1482) che separa la vallata del fosso Fatonero dalla vallata del fosso dell'Anguillara famoso per le imponenti marmitte dei giganti. Il passo, un ampio pianoro, deve il nome all'abitudine (necessità) dei pastori locali di fermarsi qui per la conta delle pecore che pascolando nelle due vallate finivano inevitabilmente per mischiarsi. Il luogo è però suggestivo per la presenza di alcuni cippi marmorei istoriati con scritte risalenti anche agli anni della prima guerra mondiale: messaggi che gli autori hanno affidato alla dura pietra affinché il vento li diffondesse, da questi luoghi che troppo spesso sono stati luoghi di sofferenza, attraverso le vallate alle genti Apuane e ai viandanti.
L'appuntamento per tutti è a Passo Fiocca (m. 1550), non c'è possibilità di sbagliare sentiero anche se lungo tutto il percorso la segnaletica è frammentaria e spesso poco evidente. Il primo tratto prosegue in facile salita su sterrato ma l'ultima parte è costituita da una lunga e liscia placca di calcare su cui le suole tengono bene in aderenza, è un po' faticoso ma è divertente superarla (ore 9,40). Una breve sosta è d'obbligo, non fosse altro che per ammirare il panorama sulla vallata che racchiude il Lago di Vagli. Ci attende ora la parte più impegnativa dell'escursione: la vetta del Sumbra che vediamo ben stagliato davanti a noi con la sua inconfondibile "penna". Si procede su facili roccette imboccando il sentiero segnavia 145 (in direzione est dal passo) che però non risulta segnalato se non da qualche sbiadito segno bianco rosso o azzurro. Si transita alla base dello spigolo nord-ovest e di numerose vie, attrezzate e non, di arrampicata fino ad arrivare all'attacco di una malandata e consentitecelo, anacronistica, via ferrata. Il cavo, piuttosto precario, c'è ma serve solo ai meno esperti per superare i punti più esposti; il tratto è impegnativo e in alcuni tratti il sentiero è assai sconnesso ed esposto ma a nostro parere è eccessivo l'uso dell'attrezzatura da ferrata. Con ciò non vogliamo sottovalutarne le difficoltà, ne sconsigliamo la salita (considerate che poi lo si deve anche discendere) ai non esperti. Comunque è ripido e giungiamo in vetta (m. 1765) con un bel fiatone (ore 10,20), oltretutto ora fa davvero caldo! Il panorama è mozzafiato: la Garfagnana è tutta davanti a noi, basta giraci e ora tutto l'arco delle Apuane si mostra ai nostri occhi, che spettacolo! In lontananza, molto in lontananza, c'è Passo Sella e…… la festa della montagna organizzata dal CAI con tordelli e vino buono! Improvvisamente avvertiamo un certo languorino e scorgiamo Piero che ci sta raggiungendo. Cosa c'entri col languorino non lo sappiamo però ci fa piacere che sia dei nostri: ha dormito troppo ma lo spirito uoeino (o i tordelli) è troppo forte! Scendiamo nuovamente verso il passo e ci incamminiamo sulla grande placca calcarea che costituisce la parte terminale della cresta del monte Fiocca, peccato che sia in pendenza altrimenti potrebbe essere un buon campo da calcio (magari col fondo un po' duro). Risaliamo fino a mezza costa seguendo il filo di cresta dove il sentiero si divide. Il segnavia 144 piega decisamente a sinistra in maniera veramente poco evidente, non ci sono segni si deve guardare davanti per scorgere la traccia e seguire la linea logica per raggiungerla. Ci dividiamo in due gruppi con alcuni, i più esperti, che salgono in vetta (m. 1709) per ridiscendere la cresta mentre gli altri partecipanti seguono il sentiero in basso che conduce a Passo Sella senza difficoltà. Il sentiero di cresta, non segnalato, è consigliabile solo ai più esperti perché presenta dei tratti di 2° grado da superarsi in discesa.
In lontananza udiamo i cori della festa e non vediamo l'ora di arrivare; chi scende lungo la cresta supera le difficoltà con attenzione e perizia: da segnalare in particolare un passaggio particolarmente sposto a metà discesa mentre chi sta percorrendo il sentiero sbuffa sull'ultima salita. Il paesaggio è ora più arido ma qua e la coloratissime fioriture mostrano come la natura sia in grado di colonizzare ogni dove, almeno a giudicare dalle farfalle. All'arrivo a Passo Sella (m. 1500)(ore 12,40) abbiamo una cocente delusione: il furgone che doveva portare i tordelli ha avuto un problema, il carico non è arrivato e ora c'è una lunga fila. Pazienza, ci sistemiamo sul prato, tiriamo fuori i nostri rifornimenti e ci godiamo lo spettacolo offerto da mille aquiloni e da alcuni parapendii.
Per noi l'escursione è finita, ora inizia la festa. Per chi volesse ripetere l'itinerario, magari in altro periodo, diciamo che da passo Sella è possibile allungare il percorso a piacimento in ogni direzione (l'acqua la si trova scendendo di poco verso valle in direzione Garfagnana). Per il rientro ad Arni, invece, basta raggiungere la vicina strada carrozzabile (di cava) e seguirla verso valle. E' lunga e noiosa, soprattutto polverosa e calda, ma in un ora conduce a valle, e a pochi metri da una fresca fontana!

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