Il rondone (Apus Apus) è un uccello dalla
spiccata tendenza a nidificare in colonie, anche molto numerose e
ha la particolare abitudine di compiere festosi caroselli formati,
a volte, da centinaia di esemplari. Da non confondere con l a rondine,
della quale non è neppure parente, il rondone si distingue per le
dimensioni nettamente più grandi, per le ali più lunghe, strette e
rigide, tipicamente falcate e per il piumaggio nero fumo con una macchia
bianca sul mento. E’ una vera e propria macchina per il volo: si posa
solo per la nidificazione e peraltro mai a terra, perché poi non riuscirebbe
a decollare. Specie migratrice a lungo raggio, raggiunge i siti riproduttivi
ad inizio aprile iniziando subito a frequentare le cavità, in cui
però deporrà solo ai primi di maggio nel nido riutilizzato per più
anni (anche 20), formato da materiale vegetale impastato con la saliva.
I nidiacei vengono accuditi per 40 giorni per la necessità di raggiungere
la completa capacità di volare al momento dell’uscita dal nido, non
a caso situato in posizione elevata: infatti a causa delle zampe molto
corte i rondoni difficilmente riescono ad involarsi una volta posati
sul terreno. Ma che carni! Chi le ha assaggiate le ricorda come una
delizia. In padella ci finivano i nidiacei, quelli oramai pronti all’involo,
che venivano presi dai nidi attorno ai primi di luglio. Usanza barbara
in tutti i sensi, sembra che ad introdurla siano stati i longobardi,
indiscutibilmente brutale e oggi assolutamente vietata. Però ben comprensibile
nell’ottica di un’economia povera, dove le proteine animali, specie
se prodotte senza fatica umana, erano preziosissime. In tutto l’Appennino
Tosco – Emiliano – Romagnolo con distribuzione irregolare e concentrata
in pochi punti, si trovano le torri rondonaie. Servivano principalmente
a far nidificare i rondoni, ma l’ospitalità accordata dall’uomo era
interessata: i nidiacei finivano in padella. Ma anche nelle abitazioni
rurali ai piani superiori, solitamente nel sottotetto quasi sempre
adibito a deposito o rifugio di emergenza, venivano predisposti a
scopo alimentare numerosi fori per la nidificazione dei rondoni. Le
aperture sono dei piccoli fori circolari che immettono, tramite tubi
in terracotta, in un vano. |
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I fori sono di dimensioni calcolate per lasciar entrare
i rondoni ostacolando l’ingresso di altri uccelli come i predatori che essendo
più grossi non possono passare, o piccoli volatili che faticano a percorrere
il tubo. Riproducono così le condizioni in cui il rondone nidifica in natura.
Strette e profonde fenditure nelle pareti rocciose. Il vano di nidificazione
è sempre accessibile dall’interno della torre o del sottotetto tramite uno
sportellino di legno rimuovibile. Era da questo pertugio che a fine luglio
quando il nidiaceo aveva raggiunto le dimensioni dell’adulto la rapace mano
dell’uomo penetrava per la cattura. C’è chi sostiene che la pratica risalga
al Medioevo, chi al Rinascimento e chi sostiene che il concetto è assai
più antico. Forse longobardo o precedente, forse pervenuto in Italia attorno
all’anno mille proveniente dall’Oriente, dove gia nel IX secolo si usava
appendere cassette di legno lungo le mura degli edifici più alti per attirare
i rondoni. D’accordo che le proteine erano a costo nullo ma con un rondone
si mangia poco, tuttavia nelle rondonaie maggiori si riusciva ad avere decine
di nidi in file ravvicinate. In colonie di questa entità, considerando che
un rondone alleva due o tre piccoli, si riusciva facilmente ad ottenere
un numero considerevole di “prede”. Ma come poteva il rondone accettare
ogni anno l’aiuto cosi malevolo dell’uomo? A quanto pare non c’era un minimo
di lungimiranza, i possessori delle rondonaie prendevano tutto, fino all’ultimo
piccolo. Come mai i rondoni tornavano sempre e la popolazione non si estingueva?
Probabilmente perché gli sportellini venivano aperti solo all’ultimo momento
prima dell’involo, quando i piccoli erano più grandi possibile e alcuni
di loro riuscivano a scappare. Esistono ancora alcune rondonaie ma i rondoncini
non finiscono più in padella e non solo perché la legge lo vieta. Molti
proprietari dedicano alle proprie rondonaie amorevoli cure tenendole perfettamente
in ordine. I rondoni non sporcano, non disturbano, anzi fanno compagnia.
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