I dirupi sono disegnati con tratteggi, così come le
zone rocciose mentre una serie di puntini identificano le pietraie.
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Argini di torrenti,
fossi e terrapieni sono disegnati con dei triangolino, con la
base rivolta verso la parte più bassa o verso la parte più alta.
Non dimenticate mai che risulta di fondamentale importanza saper
interpretare al meglio la conformazione del terreno sulla cartina
per essere in grado di scegliere la direzione corretta da seguire,
soprattutto se si ha smarrito la direzione giusta.
La posizione di un oggetto nello spazio è sempre relativa ad un
punto di riferimento: sta sopra o sotto, oppure a destra o a sinistra
di qualcosa. Le carte topografiche contengono un’enorme quantità
di informazioni, ma una carta non è utilizzabile fino a quando
non conosciamo la nostra posizione sulla carte e l’orientamento.
La posizione normalmente è nota a chi impiega la carta, almeno
al momento in cui parte, e se è bravo saprà sempre dove si trova.
Un buon orientista non è un tipo che non si perde mai, ma uno
che sa ritrovare il sentiero, quantomeno per tornare al punto
di partenza. Il senso di orientamento facilita le cose ma potremmo
restare disorientati quando torniamo indietro perché il paesaggio
è completamente diverso da come è apparso ai nostri occhi. Voltiamoci
sempre indietro quando il sentiero in un bosco, in un canalone
o semplicemente dopo una curva. Annotiamo ogni particolare importante
che potrebbe tornare utile sulla via del ritorno. Poniamoci delle
domande quando consultiamo la carta: il sentiero sale o scende?
Il lato del monte devo averlo a destra o a sinistra? Quel rilievo
lo dovrò oltrepassare sulla sinistra o sulla destra? La corrente
del torrente dovrebbe scorrere verso destra o verso sinistra?Fino
dalla partenza dobbiamo individuare dei punti di riferimento che
non dovremo mai più perdere di vista senza prima averli sostituiti
con altri più evidenti. Altrettanto importanti sono i riferimenti
che ci lasciamo alle spalle. |
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L’orientamento consiste nel trovare i punti cardinali:
nord (N), est (E), sud (S), ovest (O) talvolta indicato con W (west).
Orientare significa volgere verso oriente, in effetti trovato l’est
ogni altro punto cardinale diviene noto. Basta rivolgere la fronte
verso est, alle spalle avremo l’ovest, alla destra il sud e a sinistra
il nord. Quando il cielo non è troppo nuvoloso il sole di mezzogiorno
ci da la direzione del sud; basta piantare per terra un bastone verticale
e osservare la sua ombra: a mezzogiorno l’ombra ci indicherà il sud
perciò rivolgendo la fronte a sud avremo alle spalle il nord, a sinistra
l’est e a destra l’ovest. Ma bisogna fare attenzione perché in alcuni
mesi dell’anno è in vigore l’ora legale, l’osservazione va allora
fatta alle 13, non più a mezzogiorno. Il metodo in realtà è un po’
rozzo a causa del fuso orario e per il fatto che il sole indica esattamente
il sud solo due volte l’anno, c’è un errore di alcuni gradi ma resta
comunque il metodo più potente di orientamento. Non sempre però possiamo
attendere il mezzogiorno per determinare la posizione; adottiamo allora
un altro metodo. Dopo aver piantato nel terreno il bastone osserviamone
l'ombra. Mettiamo un sasso sulla sommità dell'ombra e facciamo passare
20 o 30 minuti, quindi mettiamo un altro sasso sulla sommità dell'ombra
che si sarà spostata. Unendo con una riga i due sassi otterremo la
direttrice est-ovest. Il secondo sasso indicherà l'est perché l'ombra
si sposta in direzione opposta al movimento apparente del sole.Un
altro metodo, alquanto noto ma non troppo preciso è il cosiddetto
metodo dell’orologio. Tutto ciò che si deve fare è puntare la lancetta
delle ore in direzione del sole e poi immaginare dove si troverebbe
un’altra lancetta che indicasse un tempo esattamente metà. Ad esempio
se la lancetta delle ore indica le 10 di mattina bisognerà immaginare
la posizione di una lancetta che indicasse le 5. Se però la lancetta
delle ore indicasse le 10 di sera, cioè le 22, allora bisognerebbe
immaginare la posizione di una lancetta che indicasse le 11 (la metà
di 22 è appunto 11). Ebbene quella lancetta ideale indica il nord;
quindi volgendo la fronte a nord avremo alle spalle il sud, a destra
l’est e a sinistra l’ovest. Alle nostre latitudini questo metodo
comporta un errore di circa 30°. Anche osservando attentamente il
terreno si può trovare qualche indicazione che faciliti l’individuazione
dei punti cardinali. Il muschio sugli alberi o sulle rocce, la neve
residua più abbondante o neve trovata a quote più basse indicano il
nord. Le rocce e i versanti più puliti indicano il sud. Il metodo
è piuttosto rozzo ma in montagna spesso anche un’indicazione approssimativa
può essere utile. Una bussola, anche molto semplice, può servire a
trovare il nord. Esiste una differenza tra il nord geografico e il
nord magnetico indicato dalla bussola, ma per le applicazioni pratiche
tale differenza non è rilevante; d'altronde anche la posizione dell'ago
difficilmente verrà apprezzata con un errore minore di 3°. Per orientare
la carta sarà sufficiente appoggiare la bussola su di essa, tenendola
orizzontale, e ruotare lentamente il tutto fino a quando la direzione
nord-sud della carta verrà ad allinearsi con la direzione dell'ago;
con il nord della carta dalla stessa parte dell'estremità nord dell'ago
della bussola. Finora abbiamo parlato dei punti cardinali ma ogni
direzione può essere importante e può essere quella di interesse.
Conviene suddividere l'orizzonte in 360° e indicare ogni direzione
con l'angolo tra il nord e la direzione stessa. L'angolo così determinato,
azimut, viene misurato i gradi e viene misurato partendo dal nord
e andando in senso orario. Naturalmente se per andare da un punto
ad un altro si procede con un certo azimut, nel viaggio di ritorno
l'azimut risulterà aumentato o diminuito di 180°. La bussola, durante
la determinazione del nord, va sempre tenuta in orizzontale e mantenuta
lontana da masse ferrose, durante la ricerca conviene stare in piedi
e ruotare tutto il corpo. Così facendo risulta più facile mantenere
la memoria della direzione trovata.
E’ indubbio che per
poter utilizzare una carta si deve conoscere il nord, però la
carta stessa iuta a trovarlo. E’ relativamente facile in zone
aperte, basta individuare sulla carta un particolare del terreno,
come una collina, la confluenza di un torrente, un manufatto,ecc
che vediamo distintamente davanti a noi e subito siamo in grado
di dire dov’è il nord, che viene appunto letto sulla carta stessa
con un metodo molto semplice e accurato. Innanzi tutto individuare
sul terreno una linea che unisca idealmente il punto di osservazione
con diciamo la collinetta individuata in precedenza. |
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Individuare sulla carta la linea retta che unisce
il punto dove ci troviamo con la collinetta, in parole povere facciamo
sulla carta ciò che abbiamo fatto in precedenza sul terreno. Tenere
la carta orizzontale e ruotarla fino a far coincidere la retta immaginata
sulla carta con quella immaginata sul terreno; abbiamo orientato la
carta. Adesso il nord indicato sulla carta coincide esattamente col
nord geografico, quella è la linea meridiana.E' possibile "fare il
punto" anche usando l'altimetro se riconosciamo sulla carta il sentiero
che stiamo percorrendo. L'altimetro è praticamente un barometro tarato
in modo che al diminuire della pressione atmosferica l'ago segni la
correlativa quota altimetrica. Essendo un barometro è sensibile agli
sbalzi di pressione, quando il tempo peggiora può esserci una diminuzione
di pressione che falsa l'indicazione (segnerà una quota più alta del
normale). Perciò ogni volta che raggiungiamo una quota segnata sulla
carta è opportuno tarare lo strumento. Conoscendo il sentiero, sulla
carta, che stiamo percorrendo possiamo individuare il nostro punto
individuando l'isoipsa relativa alla quota indicata dall'altimetro
che interseca il sentiero stesso.
La nebbia falsa i rumori per cui è prudente, camminando in gruppo,
restare sempre uniti e fermarci tutti per attendere chi eventualmente
debba sostare. Ma se la nebbia è molto fitta e stiamo procedendo su
terreno scosceso e non segnato dobbiamo fermarci ed attendere un miglioramento.
Se il sentiero è segnato dovremo evitare di fare affidamento solo
sul capofila e seguire tutti quanti i segni, è facile distrarsi e
sbagliare strada. In caso di nebbia fitta è prudente mandare avanti
un paio di persone a cercare il segno successivo mentre il gruppo
resta in prossimità dell'ultimo segno trovato. Se minaccia cattivo
tempo e stiamo percorrendo un sentiero non segnato, si devono lasciare
segni evidenti e ben visibili ad ogni punto dubbio.
La notte è magica ma rende tutto maledettamente complicato. Ci possiamo
perdere più facilmente, non vediamo distintamente i punti di riferimento
nel paesaggio, non sono ben individuabili buche e burroni. Se la luna
illumina il sentiero sarà tutto più semplice, altrimenti diventa indispensabile
usare le lampade frontali che lasciano libere le mani e si orientano
dove volgiamo lo sguardo. Le luci di un paese possono servire come
riferimento. Adottiamo gli stessi accorgimenti della marcia con la
nebbia ma in caso di difficoltà conviene cercarsi un riparo e attendere
l'alba. Di notte senza bussola, per capire dov'è il nord, possiamo
utilizzare le stelle: la Stella Polare. Ricordiamoci che ci indicano
con buona precisione il nord ma non consentono di trovare gli altri
punti. Sono comunque utilissime per orientare la cartina o per seguire
una direzione approssimativa, per esempio andando in una certa direzione
troveremo un strada, ecc, se la nostra meta non è un punto preciso.
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La Stella Polare è l'ultima
che forma il timone della costellazione del Piccolo Carro o Orsa
Minore. E' luminosa mentre la costellazione nel suo insieme lo
è poco. Per rintracciarla occorre individuare la costellazione,
più visibile, del Grande Carro, individuare le due ruote posteriori
e prolungare idealmente la linea che le unisce fino ad una distanza
apparente di quattro volte la distanza tra le ruote. La Stella
Polare si trova approssimativamente in questo punto. |
La posizione della Luna in cielo muta durante la notte
e durante il mese in base alle fasi lunari. E' però vero che dovunque
la Luna si trovi la sua posizione muta poco nello spazio di un'ora.
Perciò può rappresentare un semplice e immediato aiuto all'orientamento,
una volta stabilito in che direzione si trova al momento della partenza.
Nel primo quarto (crescente) ha la gobba rivolta a ponente, nell'ultimo
quarto (calante) ha la gobba rivolta a levante. Nella fase di luna
piena sorge ad est alle 18, è a sud alle 24 e tramonta da ovest alle
6. Tuttavia possiamo orientarci anche se non conosciamo i punti cardinali,
dobbiamo orientare la carta aprendola davanti a noi e girandola in
modo che i segni convenzionali siano posti nella stessa direzione
dei particolari del paesaggio che rappresentano. Facciamo allora il
punto riconoscendo sulla carta i punti di riferimento del territorio,
poniamo un riferimento, anche un sassolino ma attenzione che non scivoli,
sul segno convenzionale del nostro primo obiettivo (il primo riferimento
nel territorio). Traguardiamo col sassolino l'obiettivo e disponiamo
un rametto o un robusto filo d'erba sulla stessa direttrice (verso
di noi) senza muovere la cartina. Utilizziamo lo stesso metodo con
un altro obiettivo, il punto in cui i due ramoscelli (o fili d'erba)
si incontrano è il nostro punto di stazione. Anche il vento può essere
di aiuto: quando c'è un vento dominante utilizzando un filo d'erba
o guardando la direzione delle nubi, o lasciando cadere un pugno di
terra asciutta sapremo da che direzione spira. Sappiate che per diverse
ore non cambierà direzione. Se ci smarriamo non disperiamoci. Prima
di proseguire raggiungiamo una posizione aperta e dominante per poter
osservare il paesaggio. Aiutandoci col binocolo, se lo abbiamo, cerchiamo
di fare il punto con uno dei metodi descritti. Un caso contrario lasciare
qualcuno del gruppo al punto di stazione e far esplorare il terreno
circostante da uno dei più esperti alla ricerca del sentiero. Se il
gruppo è numeroso gli esploratori procederanno a raggiera, se a spostarsi
sarà uno solo descriverà un cerchio intorno alla base del punto di
osservazione curando di lasciare tracce evidenti e univoche per tornare
alla base. Se ciò che cerchiamo sta da un lato preciso il gruppo potrà
avanzare in fila alla distanza di una decina di metri l'uno dall'altro
mantenendo il contatto visivo. Alla base verrà lasciato almeno un
componente. L'ultimo elemento del gruppo lascerà sul terreno delle
tracce evidenti. Se il sentiero è sconosciuto, davanti ad un bivio,
conviene fermare il gruppo e mandare avanti due esploratori per 400
- 500 metri che riferiranno sulle caratteristiche del sentiero. Se
invece il gruppo deve procedere fuori sentiero è bene che qualcuno
faccia da esploratore per evitare per evitare che tutti si affatichino
a risalire dopo passaggi sbagliati; ovviamente per lo stesso motivo
all'esploratore va dato regolarmente il cambio. Per valutare la distanza
bisogna tener conto che su terreno accidentato, con molto caldo, con
foschia o al tramonto le distanze ci sembreranno più grandi. Su terreno
piatto, con l'aria limpida se c'è molto contrasto tra lo sfondo e
il nostro obiettivo, se il punto di arrivo è in basso rispetto a noi,
allora le distanze ci sembreranno più piccole. In ogni caso è bene
ricordare che fino ad 1,5 Km di distanza si distinguono le finestre
delle case e le auto in movimento mentre le persone sono appena visibili.
A 3,5 - 4 Km le finestre sono dei puntini ma i contorni delle case
sono ben nitidi. A 5 - 6 Km si distinguono solo i profili degli alberi
isolati
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