Il Cantine aperte è organizzato
dal Movimento Turismo del vino ormai da undici anni e trasforma le aziende
produttrici in una sorta di museo naturale, da visitare, da conoscere,
scoprire e da gustare con visite in cantina e illustrazione sui metodi
di vinificazione. Una ghiotta occasione per gli enoturisti ma anche per
tutti i semplici appassionati che hanno la possibilità di un contatto
diretto con enologi e produttori. Oggi l'evento è in grado di "muovere"
circa tre milioni di persone, a conferma del grande interesse che suscita
oggi il mondo del vino e del rinnovato interesse i alle produzioni di
qualità. Gavi si trova al centro della Val Lemme (così chiamata dal nome
del torrente che la scorre ). La Val Lemme entra nella storia scritta
e documentata con la Tavola di bronzo della val Polcevera del 117 a.C.
Vi si accenna alla tribù dei Cavaturini, che abitava la zona della valle
del Lemor (Lemme) ed i monti circostanti. I Cavaturini ererano probabilmente
chiamati così perché abitavano in grotte o cave. Non è escluso quindi
che l'etimologia di Gavi derivi da Cavatum per elisione della consonante
"t" Cavium-Gavium sino al medievale Gavio. Essendo però Gavi anteriore
all'arrivo dei Romani è forse più logico risalire ad un etimo ligure e
cioè "Ga" (terra) "Va" (buca, meandro) "terra di buchi", ossia luogo di
caverne. La Val Lemme è stata per alcuni millenni tra le più importanti
vie di scorrimento dell'Italia nord-occidentale, usata come collegamento
mercantile per chi andava e veniva dal mare genuense alle terre continentali.
Nel 1821 il Sabaudo stato Sardo portò a termine il progetto, già napoleonico,
della strada Genova-passo dei Giovi-valle Scrivia-Novi; successivamente
a metà secolo, anche la ferrovia Genova-Torino e poi Tortona-Milano, così
come avvenne ancora nel 1937 per la "camionale" Genova-Serravalle, proseguita
nel dopoguerra come autostrada sino a Milano. Oggi ci troviamo di fronte
ad una terra di confine tra Liguria e pianura padana, lo si riscontra
nella lingua, nei tanti dialetti (lombardi-genovesi-piemontesi) Le colline
si alternano alle valli, le linee dell'Appennino ligure sono come i fondali
di una scena; uno spettacolo naturale dai mille colori e dai toni sfumati.
La pianura, l'Appennino, il mare, Gavi una terra di frontiera, dunque
di scontri e incontri dove il vino è sicuramente un filo conduttore esemplare.
Il grande bianco piemontese è stata quindi la scelta di questa edizione
che ha visto una notevole partecipazione limitata solo da esigenze logistiche
legate al pranzo. Partiamo ad un'ora insolitamente tarda, le 7. Gran confusione
per un banale disguido iniziale e per fortuna che il secondo pullman era
più capiente del previsto!! Brutto segno, a quest'ora dovremmo essere
ancora sobri!! Alla fine tutto va a posto e riusciamo anche ad arrivare
a Rovereto di Gavi in perfetto orario per visitare la cantina La Scolca.
Fa un gran caldo, la giornata è limpida, ideale per ammirare il dolce
panorama delle colline.
Il personale, particolarmente gentile, ci illustra le
caratteristiche dell'azienda per guidarci poi alla scoperta della produzione
vinicola attraverso assaggi sapientemente orientati da un sommelier e
accompagnati da deliziose tartine e formaggi locali. Tutte le uve da vino
bianco hanno dei luoghi dove, coltivate, danno il meglio di se stesse.
Qualcuna, anzi, riesce ad esprimere tutte le sue potenzialità in un luogo
soltanto, dove il suo vitigno trova il terreno, il clima, l'altitudine,
l'esposizione che gli si confanno pienamente : solo lì e in nessun altro
posto. Le uve di cortese, per esempio, anche se coltivate in molte località
delle province di Asti, di Alessandria, perfino di Cuneo e di Pavia, soltanto
nel territorio di Gavi, presso Novi Ligure, danno un vino d'aristocratica
personalità, fragrante e intenso, durevole ed elegante. E, all'interno
del territorio di Gavi, i risultati più eccelsi li offrono nel comprensorio
di Rovereto : se esistesse in Italia una classificazione alla maniera
francese delle vigne, Rovereto di Gavi sarebbe senza dubbio il Gran Cru
del Cortese. L'azienda agricola La Scolca ha i suoi vigneti nelle più
belle posizioni di Rovereto, e il suo Gavi Dei Gavi rappresenta il vertice
del vino che in questa microzona si produce. Ma questo esaltante risultato
non deriva esclusivamente dalla fortunata positura delle vigne, ma è frutto
anche di pratiche enologiche particolarmente indovinate, che gli permettono,
a parità di materia prima con gli altri vigneti della zona, di avere una
marcia in più. Il moderno vino di Gavi, ricavato da uve di cortese, è
stato inventato proprio qui, alla Scolca : tutti gli altri si sono ispirati
al suo modello. Anche se ormai è diventato un classico, però, la sua è
una vicenda dei nostri giorni, una vicenda che non ha neppure mezzo secolo,
anche se si è innestata su una storia molto più antica, dandole sviluppi
e prospettive impensabili fino a quel momento. Si è così selezionato anche
uno spumante di colore dorato con riflessi verdolini che sviluppa sentori
piacevolmente evoluti e caldi e u sapore perfettamente equilibrato grazie
al sapiente "dosage" sviluppato nel corso dei decenni.
Ci spostiamo poi presso la vicina Tenuta La Marchesa per
la seconda visita prevista in giornata e per il pranzo. Azienda storica,
conosciuta già da fine ‘700 per i suoi “terreni vignativi”. Il nome deriva
dai Marchesi Sauli, primi proprietari dell’azienda passata poi ai Raggio
D’Azeglio e ai Giulini, attuali proprietari. La tipicità dell’azienda
sta nell’avere mantenuto le dimensioni d’origine che ne fanno la tenuta
di maggiori dimensioni della zona con 76 ettari a corpo unico. Anche la
villa, monumento nazionale costruita a metà del ‘700, è stata conservata
con i volumi d’origine, circondata da fabbricati in perfetto stile. Attigui
ai vigneti sono un giardino all’italiana, un lago naturale e dei boschi.
Ai nostri giorni la Tenuta ritorna agli antichi splendori con le stesse
terre del 1750, la cappella e la limonaia perfettamente restaurate, l'antica
casa trasformata in albergo di campagna con ristorante agrituristico.
Ci accoglie il titolare che ci accompagna a visitare il bellissimo giardino
splendente di mille rose fiorite, gli ordinatissimi vigneti, e purtroppo
solo da lontano l'insolito lago naturale seminascosto da un boschetto.
Proseguiamo visitando la cantina sorseggiando "l'aperitivo", ovviamente
i migliori bianchi dell'azienda, gentilmente offerti accompagnati da gustosi
stuzzichini. Per il pranzo ci spostiamo nell' attigua e affollata limonaia
recentemente ristrutturata.
Ovviamente le portate, non troppo ricercate ma gustose,
solo piatti tipicidella tradizione della zona, salumi e formaggi del Monferrato,
paste fatte in casa, verdure dell'orto, le carni del territorio e tante
preziose ricette di un tempo,sono abbondantemente annaffiate con i migliori
prodotti della tenuta. Gli stuzzichini abbondantemente assaggiati in precedenza
sembravano aver sopito l'appetito ma basta sederci a tavola e vedere arrivare
i primi vassoi di antipasto che…. Naturalmente saltano tutte le previsioni
riguardo ai tempi ma non ce ne importa affatto, non oggi. Oggi vogliamo
solo divertirci e gustare del buon vino con buona pace del capogita.
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Ultimo appuntamento al castello
di Tagliolo Monferrato dove la coltivazione della vite e la produzione
del vino sono tradizioni secolari, documentate già nel 400 nei
libri contabili del Castello. Circondato da un borgo medioevale,
domina un'ampia zona di vigneti dell' Alto Monferrato,da sempre
riconosciuti tra i migliori per la produzione dl Dolcetto e del
Barbera. La parte più antica del castello è la base della torre
che risale a prima dell'anno Mille. La parte superiore della stessa,
oggi alta 38 metri, fu costruita tra il Quattro e il Cinquecento.
Il Castello venne restaurato alla fine dell'Ottocento dall'architetto
De Andrade e oggi, grazie alle cure dei proprietari Marchesi Pinelli
Gentile, è in ottimo stato di conservazione.Il Castello di Tagliolo,
unico nell'Ovadese ad aver mantenuto i vigneti e una cantina funzionante,
esegue in proprio e all'interno del Castello tutte le operazioni
dalla pigiatura delle uve fino all'imbottigliamento. Nella migliore
tradizione della manifestazione veniamo muniti di bicchiere e
sacchetto a tracolla quale "lasciapassare" per le degustazioni.
Nel borgo è possibile assaggiare la tradizionale farinata e numerose
altre specialità locali mentre nella cantina due gruppi di sommelier
sono a disposizione per gli assaggi dei migliori prodotti dell'azienda
tra cui spiccano i rossi barricati.
Al castello concludiamo la giornata, un'esperienza
nuova e assai diversa dalle precedenti edizioni. Le cantine e
le tecniche di vinificazione, pur rispettando rigorosamente le
più recenti norme alimentari e i disciplinari, con passione e
sacrificio rinnovano costantemente, giorno dopo giorno, l'impegno
originario.
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