U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
MONTE MAGGIORASCA
3 settembre
Percorso:Ad anello dal paese di Rocca d'Aveto Segnaletica:biancorossa CAI gialla Parco
Dislivello: m. 637 circa Tempo di percorrenza: ore 6circa
Classificazione: E Punti sosta: Capanna Rosetta e Rifugio ASASS (entrambi non custoditi)
Acqua: in più punti lungo tutto il percorso Periodo consigliato: dalla primavera all'autunno
Finalmente calziamo di nuovo gli scarponi, ora si che le ferie sono finite! Eh si perché per noi le ferie hanno significato l’interruzione dell’attività sociale fatta eccezione per la gita turistica del 3 settembre. Abbiamo in programma un’ escursione nella zona del Monte Maggiorasca nell’Appennino Ligure a cavallo tra le province di Genova e Piacenza, all’estremità nord della Val d’Aveto. Il programma prevede un percorso ad anello da Rocca d’Aveto, una borgata del paese di Santo Stefano d’Aveto ma alla partenza siamo in pochi, solo in 8, così decidiamo fin da subito che andremo all’avventura senza preoccuparci troppo di sentieri e programma. Che sarà una giornata indimenticabile lo si capisce subito, il “solito fiorentino” ha dimenticato gli scarponi a casa. Si, si avete letto bene, gli scarponi, non male vero? Però a pensarci bene qualcun altro ha dimenticato gli indumenti di ricambio e, e io il caschetto! Eh gia perché vogliamo fare anche ferratine e il ponte tibetano. Se il buon giorno si vede dal mattino forse sarebbe meglio seguire scrupolosamente i sentieri perché non è solo l’effetto ferie! Comunque alle 7,10 finalmente riusciamo a partire.
Prendiamo l’autostrada A12 in direzione di Genova uscendo a Lavagna, da qui si seguono le indicazioni del Parco regionale della Val d’Aveto. Sono 60 km di curve in un ambiente che si fa sempre più selvaggio e incontaminato. Dopo alcuni km compaiono le indicazioni per Santo Stefano, le si segue fino al paese per poi deviare verso Rocca d’Aveto (m.1258) dove ci fermiamo nel piazzale della vecchia stazione sciistica.
Ci accolgono un’aria piacevolmente frizzante, il cielo sereno e tanto sole; una giornata eccellente. Sulla destra del piazzale si intravede una strada sterrata, è il tracciato della vecchia pista di fondo, partiamo da li. Scorgiamo subito una quantità di funghi, bene abbiamo un altro motivo per distrarci oggi! Dopo pochi minuti il sentiero si biforca, un gruppo imbocca quello in salita mentre gli altri proseguono sulla pista. Dopo un po’ decidiamo di ricongiungerci ma oramai siamo troppo distanziati, facciamo diversi tentativi prima di rinunciare, ci riuniremo in vetta; i cellulari direte voi ma lo sapete che tenendoli accesi si consumano le batterie? Con quello che costano oggigiorno!
In zona i sentieri sono tutti ben segnati ma di numeri nemmeno uno, attenzione quindi ai cartelli di legno che riportano le indicazioni delle località. Esistono due tipologie di segnaletica, la bianco-rossa del CAI e la gialla del Parco, in questo caso il sentiero segnalato con una X porta in vetta al Monte Maggiorasca. A metà circa della pista, sulla sinistra si stacca il sentiero che conduce in vetta al Monte Rocca del Prete (m.1666) segnalato da evidenti segni bianco-rossi e da un cartello sistemato su una pianta in corrispondenza del bivio. Si inoltra tranquillamente nel bosco tuttavia conviene prenderlo con calma perché diventa presto piuttosto ripido. Quando i faggi si diradano un poco si può vedere tutta la valle, uno spettacolo maestoso che tuttavia è solo il preludio alla vista che è possibile vedere dalla vetta del Maggiorasca. Gli sguardi al panorama si intrecciano sempre più con quelli al sottobosco alla ricerca di funghi. Tante, tantissime russole ma nessun porcino, siamo un po’ scoraggiati bisogna ammetterlo, quando eccone uno proprio in bella vista. Va bene cercare funghi ma dobbiamo anche prestare attenzione al sentiero perché i segni sono frequenti ma la mancanza di numerazione e di cartelli può trarre in inganno. Improvvisamente sbuchiamo su un piccolo pianoro dove il sentiero si biforca, non ci sono indicazioni, si deve prendere a sinistra aggirando la vetta. Dopo un tratto pianeggiante e una breve discesa il sentiero riprende a salire, da ora in poi basta seguire la traccia non si può più sbagliare.
Nel frattempo ci giunge una telefonata dall’altro gruppo, loro sono gia in vetta ad attenderci, hanno percorso una traccia che porta direttamente in vetta lungo un ripido canalone. Usciti dal bosco si intravede la statua posta proprio sulla cima e gli impianti della stazione per telecomunicazioni; appena raggiunta la cima del Monte Maggiorasco (m. 1804) ci accorgiamo che soffia un vento forte che fa rabbrividire, meglio cercare un posto riparato, poi possiamo tranquillamente goderci il panorama, sono le 11,20. Lo sguardo corre subito verso le Apuane che sono ben visibili come le Marittime, la vetta del Monviso che sporge dalle nuvole e l’inconfondibile sagoma del Monte Rosa innevato. Ripartiamo dirigendoci verso i ruderi dei vecchi impianti di risalita percorrendo la traccia sterrata di servizio per la stazione ripetitrice. Notiamo con rammarico il totale stato di abbandono dei fabbricati che potrebbero essere ristrutturati ed adibiti a rifugio, siamo convinti che sarebbero molto frequentati dagli escursionisti vista l’invidiabile posizione.
Scendiamo ora in direzione di Piano della Cipolla, la grande spianata che si intravede in fondo alla valle. Inizialmente scendiamo di cresta per poi percorrere la vecchia pista da sci che conduce direttamente al pianoro. Prima però vogliamo provare l’emozione di attraversare il ponte tibetano che sappiamo esistere da qualche parte. Non impieghiamo molto ad individuare due imponenti guglie rocciose con le sommità collegate dalla struttura del ponte. In corrispondenza di un tratto pianeggiante della pista, sulla destra, parte una traccia appena visibile che attraversa il letto di un torrente asciutto salendo rapidamente alla base delle guglie. Saliamo in molti ma solo in tre abbiamo il “coraggio” di provare;indossiamo l’imbraco e via. I primi passi sono poco rassicuranti, la struttura si abbassa notevolmente inclinandosi di lato. Dopo pochi passi va meglio e alla fine ci dispiace che non sia più lungo. Una breve ferrata permette di scendere dalla seconda guglia e recuperare gli zaini. Pochi minuti ancora di avventura, perché decidiamo di scendere attraverso il bosco su rocce e dirupi, molto meglio seguire il sentiero, e siamo a Piano della Cipolla (m. 1502), sono le 13,10. Il piano è una zona umida dove esiste una struttura coperta per pic-nic e la Capanna Rosetta: un rifugio non custodito sempre aperto. Ci sistemiamo al sole sul prato per mangiare e,Marco, per schiacciare un pisolino.
L’idea nasce improvvisa quando ci prepariamo per ripartire, facciamolo in silenzio, non svegliamo Marco. Poi ci nascondiamo dietro al rifugio e lo chiamiamo al telefono. Chiaramente non ha idea del tempo trascorso così è facile fargli credere che siamo oramai lontani e che stiamo per arrivare alle macchine. Non perde la sua proverbiale flemma, da un’occhiata in giro, si rifornisce di acqua,ci definisce sorridendo “brutti bastardi” e, e non gli resta che incamminarsi meditando vendetta. Naturalmente lo lasciamo camminare un bel po’ prima di chiamarlo.
Superato il pianoro (sono le 14,10) ci troviamo di fronte ad un bivio; prendiamo il sentiero di destra verso Groppo Rosso, quello di sinistra torna direttamente alle macchine. Superato un primo tratto dove la segnaletica continua ad essere assente, ad eccezione dei segni bianco-rossi, e inoltratici nella faggeta iniziano a comparire una moltitudine di cartelli. Si devono seguire le indicazioni per il Rifugio ASASS. La faggeta sembra proprio l’ideale per i funghi, oramai camminiamo quasi sempre fuori dal sentiero nella speranza di trovarne qualcuno ma troviamo solo russole e funghi velenosi. Solo all’arriva nella radura dove sorge il Rifugio, aperto ma non gestito, e ci saluta un signore che porta un sacchetto pieno di porcini, ci convinciamo che forse siamo stai un po’ distratti. Prendiamo adesso verso ovest, a destra con le spalle rivolte al Rifugio, raggiungendo in breve i primi contrafforti di Groppo Rosso, duo rilievi rocciosi strapiombanti da cui si può godere di una vista unica della vallata. Saliamo di cresta verso la cima (m. 1593) per vedere la Valle Tribolata un vasto canalone roccioso e arido con la parete nord, La Ciapa Liscia, completamente liscia, appunto. Tagliamo ora lungo il bosco, non ci sono sentieri ne segni bisogna ricordare dov’era il rifugio e scendere fino ad incontrare il sentiero da seguire in discesa. Ora abbiamo un solo scopo: cercare funghi, e questa volta siamo fortunati. Tutti quanti ne troviamo qualcuno. Una volta riunitici al rifugio e confrontato il “bottino” ci incamminiamo con una certa premura verso le auto imboccando il sentiero in discesa che parte proprio di fronte al fabbricato. Per buona parte proseguiamo fuori dal sentiero nella speranza di trovare altri porcini ma siamo oramai troppo bassi, qui non ne nascono più.
Alle 16,50 siamo di ritorno al parcheggio. Prima di affrontare il viaggio di ritorno abbiamo un ultimo impegno, trovare l’unico caseificio della zona per acquistare il San Stè: il tipico formaggio locale.

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