Qualche anno addietro, quando
pensammo di inserire nel programma le grandi traversate appenniniche avevamo
in mente un’idea:percorrere in più tappe le varie dorsali. La traversata
di quest’anno era l’anello mancante per concludere il tragitto che dall’
Appennino Ligure conduce fino alla Garfagnana.
L’anello mancante era il tratto da Passo del Cerreto al Colle
dell'Argegna. (CARTOGRAFIA: Appennino Tosco - Emiliano quadrante
15)
Passo del Cerreto si raggiunge
percorrendo l’autostrada A15 uscendo ad Aulla; si seguono quindi
le indicazioni per Fivizzano, prima, e successivamente per il passo.
Giunti nell’ampio piazzale del passo si svolta a destra proseguendo
fino ad un gruppo di case turistiche, da qui inizia il sentiero.
Arriviamo alle 8,35, il pullman che abbiamo noleggiato ci porta
praticamente fino all’inizio del sentiero, conosciamo bene l’autista
sappiamo per esperienza che se passa il mezzo lui và. |
Siamo in 19 tutti un po’ preoccupati per il clima, dopo
settimane di caldo torrido ieri si sono verificati forti temporali che
hanno lasciato una discreta instabilità. Il percorso si snoda per la maggior
parte in cresta, il caldo afoso ci preoccupa assai ma temporali e fulmini
ancora di più. Percorriamo la carrozzabile che conduce alle case, che
superiamo per inoltrarci nella faggeta (m.1261), qui inizia il sentiero
(segnavia 00 / AV2000), segnalato con segni bianco – rossi ma solo
raramente numerato, un particolare da tenere sempre presente perché ai
bivi può creare incertezza. E’ subito salita, al momento non troppo impegnativa
tuttavia conviene partire piano perché fino alla vetta non molla mai,
anzi diventa sempre più ripida. Attraversiamo zone umide ricche di erba
rigogliosa superando il Torrente Rosario, poco più di un rigagnolo, prima
di arrivare ad un tratto piuttosto ripido e costellato di roccette, il
risultato delle tante frane succedutesi negli anni. Superato il bosco
si arriva ad un pianoro, sulla sinistra si vede il tetto del Bivacco
Rosario (m.1560), non custodito ma punto tappa molto importante perché
qui si trova sempre acqua, suggeriamo di farne abbondante scorta perché
ora la salita si fa davvero dura e la prossima fontanella è quasi alla
fine del percorso. Ci troviamo all’interno di un immenso anfiteatro dominato
dalle pareti rocciose dello Scalocchio impervio e roccioso e dal versante
nord – ovest della Nuda ricoperto di ripidi prati. Il sole incomincia
a fare capolino dalle vette creando straordinari giochi di luce; ci rilassiamo
un attimo pensando alla salita che ci attende.
Le accorate discussioni accesesi nel bosco ora lasciano
il posto all’attenzione per i mirtilli, un tappeto di bacche mature che
ricopre tutto il versante. Forse è un modo per non pensare al sentiero
mentre lentamente saliamo verso la selletta che vediamo lassù quasi incombente
sopra le nostre teste. Il sentiero è ben tracciato e facile se non fosse
per la forte salita. Il ricorso ai mirtilli, ora è certo, serve a non
pensarci mentre fioccano i primi commenti al riguardo degli organizzatori.
Arrivati in cresta possiamo dire che il tratto più faticoso è superato,
dalla vetta in poi sono tutti saliscendi, con molta discesa. Proseguiamo
verso sinistra in direzione di un vecchio ripetitore ubicato proprio in
vetta al monte La Nuda. Sono le 10,30, ci concediamo una sosta per recuperare
la stanchezza. Sorpresa!!!!! Scopriamo che Gianluca ha dimenticato la
borraccia a casa, fortunatamente c’è chi ha acqua in abbondanza altrimenti
questa sarebbe stata una dimenticanza molto grave. Ci troviamo sulla cima
più alta della zona (m.1895),il panorama è dei più superbi, dobbiamo ricorrere
alla cartina per dare un nome ai laghetti e alle cime che vediamo. Bellissimo
il lago Cerretano con la sua minuscola isoletta.
I nostri peggiori timori si concretizzano, si stanno addensando
delle nuvole scure poco rassicuranti, dobbiamo ripartire cercando di scendere
di quota il più possibile, magari raggiungere il bosco prima che possa
scatenarsi un temporale. Proseguiamo lungo la cresta (segnavia 00 /
AV2000) in direzione di Cima Belfiore senza incontrare difficoltà,
solo brevi tratti scoscesi. Il sentiero aggira le cime e i punti più impegnativi.
Alcuni seguono il sentiero mentre altri procedendo su tracce secondarie
raggiungono la Cima Belfiore (m.1810) mentre le nuvole si fanno veramente
minacciose. Decidiamo di dirigerci più in fretta possibile verso il bosco
suggerendo ai meno veloci di procedere lungo il sentiero mentre noi saliamo
in vetta al Monte Tondo (m.1782). E’ di nuovo una bella pettata, non molto
lunga ma decisamente faticosa, soprattutto ora che abbiamo ore di cammino
nelle gambe. Siamo in vetta alle 12,35, abbiamo solo il tempo per dare
uno sguardo al panorama prima di scendere verso la selletta.
Qui è necessario fare una precisazione: il sentiero che
conduca al Colle dell’Argegna parte dalla vetta del Monte Tondo (segnavia
GT) scendendo alla selletta si deve imboccare la traccia ben evidente
che taglia il crinale verso destra, in pratica si torna indietro. Bisogna
fare attenzione perché alla selletta si incontrano quattro sentieri senza
indicazione; come gia accennato solo segni bianco – rossi senza alcuna
indicazione. La mancanza di indicazioni può indurre in errore però guardando
bene si può scorgere molto in lontananza il boschetto di abeti che circonda
il santuario dell’ Argegna, sono un ottimo punto di riferimento. Riprendiamo
il cammino e alle 13,10 siamo all’inizio del bosco. Troviamo una bella
fontana con tanto di abbeveratoio per gli animali, ottimo per rinfrescarci.
Ci sistemiamo comodamente sotto i faggi per il pranzo mentre il cielo
si fa sempre più scuro. Sembra incredibile in un’estate così siccitosa
ma dobbiamo prestare attenzione perché ci sono tanti funghi, anche commestibili,
che non raccogliamo ma che ci dispiace calpestare.
Il cielo è sempre più minaccioso e la pioggia imminente,
presto ci rimettiamo in marcia sperando di non prendere troppa acqua.
Scendiamo lungo l'ampio sentiero che attraversa un bosco di rara bellezza
mentre il temporale si sposta a nord e il cielo torna sereno, oggi ce
la siamo cavata. Infatti splende il solo quando raggiungiamo la carrozzabile
che conduce al passo; ora ci attende la parte più noiosa, alcuni Km di
sterrato e asfalto. I fiori hanno oramai lasciato il posto alle bacche,
cercarle nei cespugli lungo la strada diventa l’occupazione di tutti,
mentre assaggiarle riserva spesso aspre sorprese, non sempre sono mature!!!
Poco prima della lunga salita che conduce al santuario notiamo dei cartelli
che segnalano la presenza degli scavi per il recupero archeologico di
un vecchio ospedale, inutilmente tentiamo di visitarli perché il cartello
non lo dice, ma sono molto lontani. Sono le 15,40 meglio aspettare il
pullman che arriva puntuale. Ci togliamo gli indumenti sudati rassettandoci
un po’, abbiamo in programma una visita al santuario Madonna
della Guardia dell’Argegna (m. 1034), è meglio essere presentabili.
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