L'abbazia di Monte Oliveto
Maggiore è sita il località Chiusure nel mezzo al territorio denominato
"le crate senesi". La storia dell'abbazia di Monte Oliveto Maggiore inizia
a Siena all'incirca nel 1313. Un brillante quarantenne di nobile famiglia
conosciuto con il nome di Giovanni dei Tolomei, insieme a Patrizio Patrizi
ed Ambrogio Piccolomini ed alcuni altri amici sempre senesi decidono di
rompere con la vita normale. E come luogo adatto al loro ritiro scelsero
uno sperduto possedimento dei Tolomei a 36 km a sud di Siena noto con
il nome di Accona. Qui trascorrono anni di vita semi ascetica fino a quando
nel 1319, anche per non essere confusi con le varie sette eretiche di
fraticelli (una per tutte i flagellati), che abbondavano nella penisola,
furono riconosciuti come congregazione dal "bellicoso" vescovo di Arezzo
Guido Tarlati Pietramala. La nuova Congregazione scelse di appartenere
all'Ordine dei Benedettini seguendo la regola comunemente conosciuta come
"ora et labora". La narrazione popolare associa questa scelta ad un sogno
in cui a Bernardo Tolomei (è il Giovanni di prima che cambia il suo nome
in onore di San Bernardo abate di Clairvaux morto nel 1153) appare Gesù
e la Madonna ed una moltitudine di monaci tutti vestiti di bianco come
gli adepti di San Benedetto. Dal Vescovo Guido, il 26 Marzo 1319, Bernardo
ebbe l'abito bianco tanto agognato e la Charta Fundationis. Questo riconoscimento
fu successivamente confermato nel 1344 da Papa Clemente VI. Ricordiamo
che erano i tempi in cui i Papi risiedevano ad Avignone. a visita all'Abbazia
è regolata dal susseguirsi della tipica vita monastica, con pertanto rigidi
orari di apertura e ancor più rigidi orari di chiusura, annunciati dall'inequivocabile
suono di una campanella. La struttura dell'Abbazia rispecchia la classica
impostazione delle abbazie benedettine con una grande chiesa, un chiostro
grande ed uno o più chiostri piccoli, un'aula capitolare ed un refettorio.
Nel caso dell'abbazia di Monte Oliveto Maggiore a questi si aggiunge la
grande biblioteca.
Questa volta partiamo veramente timorosi, il tempo minaccia
di giocarci un brutto tiro. Ben presto i timori diventano certezze, piove.
Molto in lontananza però sembra … ! Si, pian piano ci lasciamo il maltempo
alle spalle, speriamo bene. E speriamo di trovare un autogrill che sulla
Cassia non sono frequenti, perché dopo due ore di viaggio iniziano i mugugni.
Il sole inizia a fare capolino tra le nuvole mentre ci avviciniamo a Monte
Oliveto, la campagna senese è splendida e nei campi non è raro vedere
fagiani e lepri. Arriviamo alle 10,30 in perfetto orario per l'appuntamento
con la guida. Gli affreschi e i pregi architettonici dell'abbazia non
possono essere apprezzati veramente se non con l'ausilio di una guida,
il signor Dino è persona squisita e anche paziente. Ci dividiamo in due
gruppi, alcuni che preferiscono assistere alla Messa si recano in chiesa
mentre noi iniziamo la visita. All'interno dell'Abbazia di Monte Oliveto
Maggiore, e più precisamente nel Chiostro Grande, troviamo una grande
serie di affreschi voluti dall'Abate Domenico Airoldi di Lecco. In due
distinti periodi furono chiamati ad esprimere la loro arte prima Luca
Signorelli (nel 1495) e poi Antonio Bazzi detto il Sodoma (nel 1505).
Il tema su cui i due artisti si dovettero cimentare fu analogo: la storia
della vita di San Benedetto.
La visita prosegue col refettorio e la biblioteca. Lo
splendore dei dipinti e l'atmosfera del luogo fanno volare il tempo che
vorremmo fermare nella Sala del Capitolo che ospita una pregevolissima
collezione di dipinti sacri del 1400 - 1500. La visita termina in tempo
per assistere agli ultimi minuti della funzione religiosa officiata dai
monaci Olivetani e cantata in canto gregoriano. E' ora di partire ma non
possiamo lasciare l'Abbazia senza una visita a al negozio dove i monaci
vendono i loro prodotti.
Solo quando il pullman è oramai in movimento ci accorgiamo
che manca una gitante, un attimo di preoccupazione ed eccola arrivare
con tutta calma, senza fretta. Come non confessare la tentazione di lasciarla
a piedi! Prossima meta il ristorante in località Ponte d'Arbia situato
sulle rive dell'omonimo citato da Dante Alighieri nell'Inferno della Divina
Commedia, dove il sommo poeta immagina l'Arbia "colorata di rosso" dallo
scempio dei fiorentini nella nota Battaglia di Monteaperti, località vicina
a Siena attraversata dal torrente. Ci siamo appena seduti che inizia a
piovere, vuoi vedere che ci rovina il pomeriggio. Abbiamo in programma
la visita di Siena, gia in dubbio per la partita di calcio che sicuramente
costringerà i pullman a fermarsi fuori città, con la pioggia diventerebbe
impossibile. Le prime portate rasserenano almeno l'atmosfera conviviale
anche se non il cielo.
I nostri peggiori
timori si dimostrano fondati, Siena è off-limits per problemi di ordine
pubblico. Breve consultazione e optiamo per Colle Val d'Elsa, cittadina
che nasce come città vera e propria in pieno Medioevo, per diventare una
delle protagoniste della storia dei liberi comuni, delle lotte tra Guelfi
e Ghibellini, per poi ancora affermarsi definitivamente come importante
centro industriale. Una storia lunga e complessa che non è possibile esaurire
in un breve racconto, che in molte ha gli aspetti della vera e propria
fiaba. Colle Val d'Elsa è situata nel cuore della Toscana, in una posizione
strategicamente favorevole, vicino alle città di Siena, Firenze e Volterra,
sul percorso della via Francigena, l'autostrada medioevale dei grandi
pellegrinaggi dal nord Europa verso Roma. Tra i prodotti non alimentari
niente è più tipico e tradizionale di Colle di Val d'Elsa del cristallo.I
primi documenti che attestano una produzione di vetro prima, per passare
solo molto più recentemente al cristallo, risalgono agli Statuti del comune
di Colle del 1331, con una tradizione che arriva diretta sino ai giorni
nostri. A Colle Val d'Elsa si produce il 95% di tutto il cristallo italiano
ed il 14% di tutto il cristallo del mondo, con una produzione di grande
valore, bellezza e varietà, che ne fanno l'articolo principe per ogni
regalo.
Non abbiamo proprio rispettato il programma ma l'alternativa
è di grande interesse tante sono le cose da vedere, non ultimi gli scorci
sulla campagna toscana di rara bellezza. Alle 18 però qui chiude tutto,
musei compresi ! Peccato ci voleva più tempo perché in luoghi come questi
le ore volano letteralmente. |