" L'Alpe di Succiso Una piccola wilderness nell'Appennino
Tosco-Emiliano"
Quota di partenza (m.): 980
Quota vetta (m.): 2017
Dislivello complessivo (m.): 1037
Difficoltà: E
Località partenza: Succiso Nuovo (Emilia)
Punti appoggio: Rifugio RIO PASCOLO/Paolo CONSIGLIO 1570 mt.
( locale invernale)
Acqua : al paese di Succiso Nuovo inizio sentiero, presso il
rifugio Paolo Consiglio pur presente, la sorgente può risultare inaccessibile
nella stagione invernale.
Questa nostra nuova escursione si svolge nell'Appennino
Tosco Emiliano, nel Parco
del Gigante.
L’area protetta del parco del Gigante comprende l’intero crinale dell’Appennino
reggiano, con alcune delle vette più alte dell’intera regione: Monte
Cusna, Monte Prado e Alpe di Succiso, a oltre 2000 metri di quota. Un
ambiente naturale caratterizzato da una spiccata naturalità, grazie
alla scarsa antropizzazione e artificializzazione. Una montagna quindi
"vera", lontano dal clamore delle più note località turistiche, in grado
di offrire emozioni e sensazioni difficili da dimenticare. Tra gli elementi
di maggior interesse, da segnalare sono senz'altro le numerose testimonianze
delle glaciazioni whürmiane, dalle morfologie (circhi, laghi, archi
e depositi morenici) alla flora, alla fauna alpina relitta. Non indifferente
è anche la dotazione forestale, caratterizzata da faggete e rimboschimenti
a conifere di particolare pregio. Il Parco Regionale dell'Alto Appennino
Reggiano, o Parco del Gigante, secondo la denominazione in uso, è uno
dei più estesi fra quelli emiliani e racchiude al suo interno una grande
varietà di luoghi e ambienti di elevato valore naturalistico e paesaggistico.
Ne fanno parte alcune fra le cime più alte della catena appenninica
settentrionale, dalle quali si godono vasti panorami su valli impervie,
estesi boschi e ampie praterie sommitali.
La geologia
I caratteri geologici e geomorfologici fanno del Parco uno dei territori
di maggiore interesse scientifico di tutto l'Appennino: arenarie oligoceniche
e mioceniche costituiscono i rilievi maggiori, sui quali sono visibili
deformazioni tettoniche (esemplare è la piega rovesciata sul Monte Cusna)
e morfologie glaciali; lembi ofiolitici si incontrano nella valle del
Dolo e presso il Monte Bagioletto; infine lungo il torrente Ozola e
sul fondovalle del Secchia, appena al di fuori del perimetro del Parco,
affiorano gessi triassici, le rocce più antiche dell'Appennino emiliano.
La flora e la vegetazione
La vegetazione è diversificata in relazione alla varietà di ambiente:
nardeti, brachipodieti e brughiere a mirtillo nell'alto crinale, in
cui sporadicamente compaiono specie tipicamente alpine come il Mirtillo
rosso, I'Erica baccifera e il Rododendro ferrugineo; la vegetazione
degli affioramento rocciosi, con le coperture a cuscinetto della silene
e le rosette crassulente delle sassifraghe e dei semprevivi; le formazioni
a Salix herbacea nelle vallette nivali; la vegetazione delle torbiere
dal delicato equilibrio ecologico, con la drosera ed alcune rare orchidee;
le faggete, nel cui ambito è presente anche un nucleo di Abete bianco
di significato relittuale. Molte delle specie presenti in questi ambiente
sono vere e proprie rarità botaniche.
La fauna
Il Parco è ricco di specie animali di grande interesse, legate soprattutto
agli ecosistemi di alta quota. Tra i Mammiferi è significativa la presenza
del Lupo, della Martora e dell'Arvicola delle nevi, specie relitta dell'ultima
glaciazione. L'avifauna è numerosa e diversificata; di particolare interesse
è la presenza dello Stiaccino, dell'Aquila reale, dell'Astore e della
Beccaccia, che nel Parco ha uno dei pochi siti riproduttivi italiani.
Tra gli Anfibi, si segnalano altre specie relitte dell'epoca glaciale,
come la Rana temporaria e il Tritone alpestre.
Le testimonianze storiche
Nel Parco sono visibili numerose forme di architettura montana, soprattutto
costituite da case in pietra. Da segnalare presso Case Catalini alcuni
edifici di servizio in pietra, un tempo con un caratteristi con tetto
in paglia, chiamate nel reggiano "tegge".
Alpe di Succiso e Monte Casarola
Gli strati arenacei delle sommità dei due monti, altamente panoramiche,
sono rivestiti da praterie e vaccinieti, e da una vegetazione rupicola
di estremo interesse; fra le rarità è da segnalare un endemismo la vedovella
delle Apuane (Globularia incanescens). La parete ovest dell'Alpe di
Succiso scende ripida sulla valle del Liocca; è caratterizzata da stratificazioni
arenacee con giaciture quasi verticali. tratto da www.parks.it/parco.gigante
L'escursione
Giungiamo a i Succiso Nuovo da Aulla percorrendo la SS 665 direzione
Licciana Nardi e proseguendo per la statale fino ad un paio di km oltre
il il P.sso del Lagastrello, per poi proseguire sulla SP 15 in direzione
Ramiseto (71 Km) e successivamente Succiso Nuovo.
Lasciamo le macchine e ci prepariamo apartire, entriamo subito in magnifichi
boschi di faggi su percorrendo la traccia di una carraia e di una mulattiera
selciata, il percorso è naturalmente in salita ma si percorre agevolmente,
ogni tanto vi sono tratti pianeggianti il sottobosco si sta riprendendo
dal lungo periodo invernale e mirtilli e ginepri riprendono la loro
attività floreale. Raggiungiamo il Rio Pascolo e qui ci destreggiamo
in vari numeri per effettuare il guado, chi aveva già attraversato era
pronto dall'altra sponda con macchine fotografiche per immortalare eventuali
bagni, ma fortunatamente tutti siamo passati indenni con scarponi più
o meno asciutti (sig!). Superato il torrente, il sentiero devia bruscamente
sulla sinistra in direzione sud-est, risalendo la scarpata di una morena
ricoperta da una faggeta, intorno a quota 1300 mt. iniziano le prime
chiazze di neve, con nostra meraviglia notiamo che non è una neve marcia
da affondarci sino alle ginocchia ma abbastanza consistente da poterci
camminare agevolmente. Man mano che si sale la neve diventa sempre più
abbondante e un po' ci preoccupa. Al limite del bosco usciamo su una
spianata dove vi è il
rifugio P.Consiglio quota 1570 mt. (riservato a soci CAI e CTG,
chiavi c/o Coop Valle dei Cavalieri , Via Caduti XXV Novembre, Succiso
di Ramiseto (RE), tel. 0522/892346.(scheda
rifugio). Questo è un bellissimo posto per un rifugio ai piedi del
Suciso e del Casarola.
Naturalmente qui facciamo una sosta approfittando dei
tavoli che vi sono all'esterno. Viene fatto presente che l'escursione
è ancora abbastanza lunga e che è bene rimettersi in marcia. Lasciato
il rifugio, si sale al pianoro sovrastante, dal quale ci si inoltra in
un vallone scavato dal ghiacciaio che sprofondava fino oltre la località
di Succiso, congiungendosi con quello discendente dalla valle del torrente
Liocca, sentiero n° 657che porta alla Sella del Casarola.
Tra il Casarola e l'Alpe di Succiso, appunto era presente
un vasto ghiacciaio nell'alta Valle della Liocca. La lunghezza massima
di questo ghiacciaio fu di 5.700 m e il limite nivale della valle in questo
periodo fu di 1294 m. Per la sua forma le pareti scoscese e rocciose il
monte ricorda molto le cime alpine. La neve è abbondantissima per questa
stagione e quando giungiamo alle Fontanacce desistiamo proprio per la
molta neve e rapidità del tracciato. Optiamo per seguire il crinale verso
ovest dove la neve è assente, intanto seguiamo, non senza invidia, due
alpinisti che con ramponi e piccozza stanno salendo dal canale nord del
Succiso, una ripidissima salita, Troviamo le prime fioriture di anemoni
bianchi, mirtilli e altri fiori a noi sconosciuti. Dobbiamo salire senza
sentiero niente di impegnativo ma comunque faticoso, unico tratto un pò
" scabroso" è l'attraversamento di una piccola cresta tra rocce ma anche
qui niente di pericoloso, passate le rocce si sale ancora per paleo sino
a raggiungere la vetta a quota 2017 mt.
Dalla sommità dell'Alpe di Succiso nelle giornate più
nitide si possono ammirare, verso sud un suggestivo panorama sul golfo
della Spezia, la Corsica, le principali isole dell'arcipelago toscano
e verso nord la valle dell'Enza dall'alto ramisetano fino alla pianura
Padana, naturalmente non vi erano state le condizioni per gustare di tutto
questo, ma pazienza la montagna se la si ama è bella in tutte le stagioni..
Non è ancora mezzogiorno ma la fame si fa sentire e tutti si mettono nel
versante al coperto dal vento e cominciano a tirare fuori dagli zaini
le varie derrate per il pranzo. cambiando le abitudini questa volta è
stata una sosta che ha appagato tutti, non la solita mordi e fuggi, c'è
stato anche il tempo di goderci il panorama, complice il vento che ha
liberato dalle nuvole gran parte di ciò che avevamo davanti, e allora
davanti a noi si sono stagliate in lontananza le nostre Apuane e più vicino
il Passo del Cerreto con i monti della Nuda e del Gendarme.
Ma ogni cosa pur piacevole deve finire e così ripartiamo
seguendo il sentiero di crinale verso la sella del Casarola a quota 1945
mt. Da qui si potrebbe prendere il sentiero n°657 che da una parte scende
al rifugio P. Consiglio da noi scartato per la troppa neve e dall'altra
alle sorgenti del Secchia
Un' ampia conca erbosa è sovrastata dall'imponente anfiteatro glaciale
di Monte Alto, alla cui base si accumulano grandi massi franati e abbondanti
falde di detrito, è incisa da numerosi rivoli segnalati in estate dai
fiori dorati della calta. Poco più a valle di un cordone morenico le acque
si riuniscono e inizia il percorso del torrente. Nei prati circostanti,
frequentati in estate da cavalli semibradi, sono ben visibili gli alti
fusti erbacei di Veratrum album, una pianta velenosa Noi seguiamo il sentiero
n° 667 per il Casarola che raggiungiamo in breve tempo, ridiscendiamo
sempre per sentiero giungendo sino ad incontrare un grande segnavia in
pietra chiamato " omaccio" ma questo sentiero porta da tutt'altra parte
che da dove dobbiamo andare noi e allora scendiamo sulla costa della Piastra
camminando su mirtilli e ginepri scendendo anche facili roccette.
Giunti al rifugio P. Consiglio ripercorriamo a ritroso il sentiero percorso
al mattino sino a raggiungere Succiso Nuovo. |