Questa volta siamo davvero
in pochi, solo 4 partecipanti, ma d'altronde l’escursione non era in programma
oggi domenica 4 giugno, bensì venerdì scorso. Il maltempo, pioggia e forte
vento, ci ha costretti a rimandarla riprogrammandola solo all’ultimo momento;
pazienza! La stagione a dir poco anomala tutto sommato stamani ci agevola,
fa piuttosto freddo ma visto quello che ci aspetta non ne siamo poi dispiaciuti.
Intendiamo salire fino a Passo Tambura seguendo il tracciato della vecchia
via di lizza del Canale dei Piastriccioni, una lunga salita che in alcuni,
lunghi, tratti sfiora pendenze dell’ 80 %, da brivido!
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Partenza dal paese di
Resceto raggiungibile dal centro della città di Massa seguendo le
indicazioni; si parcheggia nella piazza del paese . Sono le 8,15
quando ci incamminiamo, ce la siamo presa comoda perché fa fresco,
altrimenti è preferibile partire assai prima per sfruttare al massimo
le ore di ombra. |
Lungo il sentiero è possibile trovare acqua ma è comunque
consigliabile fare abbondante rifornimento qui alla partenza alla fontana
purtroppo seminascosta dai cassonetti dell’immondizia. Scendiamo le scalette
che dalla piazza sembrano condurre agli ingressi delle case ma che in
realtà attraversano tutto l’abitato. Si raggiunge così la strada bianca
che porta verso il canale. Dopo poco si inizia a salire passando nei pressi
di un ovile (segnavia 165), si attraversa un primo boschetto di
arbusti incontrando subito i resti della vecchia via di lizza, in parte
sono diroccati ma per lunghi tratti sono ancora ben tenuti. Impossibile
non restare affascinati dall’arditezza della realizzazione, impossibile
non pensare alle fatiche dei costruttori. In più punti la violenza dell’acqua
e la mancanza di manutenzione, non va comunque dimenticato che queste
vie sono oramai inutilizzate da decenni, hanno fatto si che il torrente
che scorre impetuoso ad ogni acquazzone e durante il disgelo, abbia abbattuto
lunghi tratti della via rendendo ancora più impegnativa la salita. Comunque
è un vero peccato perché queste “vie dimenticate” sono un pezzo fondamentale
della nostra storia di apuani.
Il sentiero risulta comunque segnalato con buona regolarità
e spesso si trovano indicazioni delle località. Si deve però scendere
nel greto del torrente camminando sui massi, un percorso per soli esperti,
molto allenati, tuttavia affascinante. In poco più di un’ora raggiungiamo
la biforcazione del sentiero nei pressi di una gola scavata dal torrente.
Da qui è possibile, piegando a destra, dirigersi verso il Monte Sella,
a sinistra si imbocca invece il sentiero diretto per i Campaniletti dove
sorge il Rifugio Nello Conti del CAI di Massa. Per Passo Tambura si procede
dritto tenendo sempre d’occhio la lizza. In questo punto si può trovare
acqua tutto l’anno, anche nei periodi più siccitosi. Alla base della roccia
si apre una stretta grotta, all’interno con un po’ di pazienza si può
riempire la borraccia. Ci fermiamo un istante per dissetarci prima di
ripartire di buon passo, vogliamo camminare il più possibile prima che
il sole inizi a farci sudare veramente. Il sentiero diventa ancora più
ripido e impegnativo; seguiamo le indicazioni per le Cave Cruzze allontanandoci
dal torrente per immergerci tra i cespugli puntando verso la faggeta che
vediamo ancora molto in alto. Raggiunti i primi faggi si deve fare attenzione
alle foglie e ai sassi smossi che possono rotolare facilmente. Ansanti
raggiungiamo la focetta da dove si vede, poco distante, la casa che ospitava
i macchinari e i cavatori quando la Società Cruzze era ancora attiva,
tanti anni fa. Sono le 10,20 zaini a terra! Abbiamo bisogno di bere e
riposarci qualche minuto. Il panorama è speciale, siamo ancora in basso
tuttavia il piazzale antistante è una perfetta terrazza panoramica su
tutta la valle.
Accendiamo i cellulari, in basso era del tutto inutile,
chissà che qualche ritardatario! Sorpresa ci ha chiamati Alessandro, neppure
il tempo di riflettere che il telefono squilla, è lui che chiede dove
siamo. Purtroppo lui sta salendo la Via Vandelli, è sull’altro versante.
Non ci perdiamo d’animo dandoci appuntamento al Passo, saliremo insieme
la vetta. Almeno ora siamo i 6, si non male! Da ora in poi la via di lizza
è ben tenuta ed evidentemente riparata, meglio penserete? Per camminare
si, ma così vediamo un interminabile via che si perde verso il
crinale con pendenze che qui superano l’ 80%; per giunta il sole è oramai
alto sopra il crinale e gli ultimi alberi sono inesorabilmente alle nostre
spalle. Coraggio. Dove la via di lizza è ben conservata le tracce dell’attività
sono molto evidenti, i piri (cippi di marmo o di legno duro attorno ai
quali veniva avvolta la grossa corda (canapo) con cui i lizzatori calavano
i blocchi) in legno ovviamente non ci sono più ma è interessantissimo,
osservando i fori abilmente scalpellati a mano e sagomati e le tracce
che i canapi hanno profondamente inciso nella roccia, capire come avvenivano
le pericolosissime calate che tanti lutti hanno provocato. Sembra di udire
ancora la cantilena cadenzata dei lizzatori che si davano il ritmo, quanto
sudore, quanta fatica magari mangiando solo una fetta di polenta ed una
cipolla semplicemente intinta in poco sale depositato in un buco appositamente
scalpellato nella roccia. Superiamo il Rifugio, che vediamo sulla sinistra,
lasciamo la lizza e raggiungendo il crinale. Un vento freddo da nord ci
ricorda che nonostante sia giugno sono giorni ancora insolitamente freddi,
bizzarrie di un clima impazzito. Dobbiamo coprirci velocemente,così sudati
geliamo in un attimo; ci portiamo sul versante nord/ovest che si apre
sulla vallata di Arnetola. Dopo un breve tratto su roccette il sentiero
diventa meno ripido su prato di erba a tratti fin troppo rigogliosa, ben
concimata com’è dai mufloni. Ci colpiscono le chiazze di neve che ancora
resistono, segno che quest’anno ne è caduta davvero tanta. Su questo versante
il panorama è decisamente appenninico; lungo la Via Vandelli, che risale
tutta la vallata, vediamo un nutrito gruppo di escursionisti e alcuni
ciclisti in mountain-bike.
Arriviamo a Passo Tambura scorgendo subito Alessandro
e Giusy che stanno arrivando; dobbiamo cercare riparato dal vento per
poterli aspettare. Il vento sembra tenda a rinforzare e a nord si intravedono
nubi poco promettenti, ci consultiamo decidendo di salire ma ripromettendoci
di fermarci in vetta solo pochi minuti; un temporale qui sarebbe troppo
pericoloso. Nel frattempo veniamo raggiunti da due gruppi piuttosto numerosi,
saliamo insieme. Dal Passo alla vetta non esiste un vero è proprio sentiero,
spesso si sale su rocce dove non esiste traccia, il percorso però è intuitivo
e frequentemente segnalato con segni blu e rari segni biancorossi (segnavia
148). Arriviamo in vetta alle 12,15, scriviamo qualche riga sul libro
di vetta e subito cerchiamo un posto riparato dal vento, ora teso e freddo.
Non è facile perché il terreno è letteralmente ricoperto, beh diciamo
solo che vi ha soggiornato un bel branco di mufloni sicuramente ben nutriti!
Mangiamo in fretta qualcosa poi scendiamo subito, sono le 12,50 fa veramente
freddo, rimpiangiamo di non aver portato anche i guanti oltre ai pile
e cappelli; pensare che è giugno e intravediamo la spiaggia!
Ritornati a Passo Tambura imbocchiamo la Via Vandelli (segnavia
35) scendendo verso il Rifugio Nello Conti. Il versante sud è riparato
dal vento, la temperatura è gradevole ma abbiamo comunque fretta perché
il maltempo sta arrivando. La vetta è ora incappucciata.
All’arrivo al Rifugio, sono le 13,55, ritroviamo Marco,
che non è salito in vetta, tranquillamente seduto a godersi sole e panorama.
Purtroppo avvertiamo le prime gocce di pioggia, c’è solo il tempo per
un caffè poi si scende. Guardiamo con apprensione la vetta sempre più
incappucciata, e la Via Vandelli che sembra un lungo serpentone senza
fine, è monotona.
In compenso perdiamo quota velocemente lasciandoci la pioggia
alle spalle, abbiamo tutto il tempo per ammirare eccezionali fioriture
di arabetta e per sostare un poco nel punto dove gli abitanti di Resceto,
la prima domenica di agosto, rievocano la lizzatura del marmo. Siamo così
di nuovo alle auto, sono le 16,00, il maltempo ce lo siamo lasciati alle
spalle. Partendo da Resceto proviamo una strana sensazione, come se salutassimo
vecchi amici, come se i cavatori che hanno faticato e sofferto sulla via
di lizza ci avessero accompagnato per tutto il percorso. |