U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
Valdinievole - Parco del Montalbano
9 aprile
Percorso:Ad anello da Monsummano Terme Segnaletica:assente - itinerario prevalentementesu strade bianche
Dislivello: m.circa465 (complessivo circa 700) Tempo di percorrenza: ore 7 circa
Classificazione: E Punti sosta:nei borghi raggiunti
Acqua: in più punti lungo il percorso Periodo consigliato: tutto l'anno
Nel nord della Toscana, vicina a Firenze, Pistoia, Montecatini e Lucca, Monsummano Terme offre un'ampia possibilità di scelta di percorsi d'arte e cultura, di escursioni naturalistiche, di centri per la cura del corpo e per le attività sportive. Il paese è dominato dal colle di Monsummano Alto che si erge isolato al margine occidentale della catena del Montalbano (m. 340), in posizione dominante su tutta la Valdinievole. E’ in questo scenario che abbiamo pensato di organizzare la seconda uscita della stagione. Detto fatto, affidiamo a Rossano, che abita in zona e conosce bene tutto il territorio il compito di individuare un percorso dei nostri, che raggiunga cioè tutti i principali punti panoramici e culturalmente interessanti e soprattutto che sia … beh un po’ lungo! E il buon Rossano ci ha diligentemente accontentati, anche troppo come leggerete! Puntuali come sempre quando la partenza è alle 7,30 ci ritroviamo davanti alla sede per raggiungere Montecatini Terme in autostrada. All’uscita seguire la segnaletica per Monsummano, una volta in città seguire le indicazioni per l’Hotel Grotta Giusti arrivando fino al termine della strada. Lasciata l’auto sulla destra, ai piedi del colle dove sorge Monsummano Alto si scorgono due vecchie cave di inerti. Grotta Giusti è la grotta termale più affascinante e ampia del mondo realizzata dalla natura 130 milioni di anni fa; “l’ottava meraviglia del mondo”, come la definì il Maestro Giuseppe Verdi nelle sue frequentazioni, rimane ancora oggi un’esperienza da vivere. La storia inizia nel 1849 quando gli operai cavatori impegnati nelle proprietà della famiglia Giusti scoprono per caso vapori caldi fuoriuscire dal terreno. Ampliano quella minuscola apertura e con grande stupore vedono un luogo rimasto segreto da sempre: la Grotta. Parcheggiate con qualche difficoltà le macchine e raggiunti da Rossano, che abitando nelle vicinanze arriva naturalmente da ultimo, imbocchiamo il sentiero, non segnalato, che si inoltra nell’oliveto puntando direttamente verso le cave, sono le 8,50. Il luogo è sempre molto frequentato da arrampicatori che frequentano le due palestre di roccia realizzate nelle cave con ben 80 vie tutte attrezzate con spit. La cava rossa, cosiddetta per il colore della roccia, è la nostra prima meta; di bellezza austera solletica le dita di molti che vorrebbero avere corda e scarpette.
Non le abbiamo, perciò dietrofront per ritornare al bivio imboccando la strada a destra in direzione di Monsummano Alto. E’ bene precisare subito che nella zona esistono numerosi sentieri tutti malamente segnalati, praticamente non numerati, e spesso sporchi; l’itinerario si svolge quindi prevalentemente su strade bianche, solo a tratti su sentiero o su asfalto. Lungo la strada sono frequenti i cartelli che segnalano le particolarità geo-morfologiche della zona aratterizzata da colline arenarie con affioramenti di macigno e da un paesaggio con superfici arrotondate e dolcemente degradanti. E’ cosi possibile vedere l’alternanza delle formazioni rocciose, rocce di fusione, arenaria selcifera, rocce provenienti dalle profondità marine e ricche di microfossili, ecc. Purtroppo incontriamo anche un gruppo di centauri in sella a rombanti moto da enduro che per noi sono solo segno di inciviltà. Terminata la strada bianca ci immettiamo su un tratto asfaltato, al bivio svoltiamo a sinistra e alle 10,10 siamo a Monsummano Alto. C’è un po’ di foschia, peccato le Apuane si intravedono appena; in compenso la vista sulla piana e del padule di Fucecchio è splendida. L'origine del castello di Monsummano, oggi chiamato Alto per distinguerlo dal borgo di Monsummano Terme sviluppatosi ai piedi del rilievo ove sorge, non è storicamente certa anche se la sua forma ellittica e la sua locazione lo rendono molto simile ad un borgo fortificato longobardo. A corona di un colle di 340 metri d'altezza la fortificazione domina tutta la Valdinievole, il cui fondovalle rimase per tutto il medioevo praticamente disabitato a causa del suo impaludamento. Dell'antico insediamento fortificato restano oggi ampi tratti dell'ellittica cinta muraria, estesa per circa due chilometri e in più punti avvolta dalla vegetazione, e di due delle originarie porte di accesso, delle numerose torri che coronavano le mura ne resta solo una, recentemente restaurata, considerata tra le più belle e imponenti della zona. Raggiunto il nucleo del borgo storico che oggi conta un solo abitante, una anziana signora, ci fermiamo a visitare la chiesa di San Nicolao risalente ai primi decenni del XIII secolo e il radioso giardino che la signora cura nel bel mezzo della piazza. La modernità è arrivata anche qui sotto forma di un bel ripetitore costruito proprio a fianco della chiesa!
Lasciato il borgo ci riportiamo sulla strada asfaltata ripercorrendola fino al bivio, ora imbocchiamo Via del Vaticano, un’altra strada asfaltata che conduce ad un gruppetto di case. Le superiamo immettendoci su una strada bianca che conduce verso il crinale attraversando terreni coltivati dove abbondano gli alberi da frutta fioriti. Un meraviglioso viale di biancospini fioriti conduce ad un pianoro dove ci concediamo una breve sosta, piegando poi a destra. Qui non ci sono segnalazioni, solo qualche raro segno bianco rosso che non dice nulla; nessun timore di perdersi però basta seguire la cresta del colle verso alcuni ripetitori che scorgiamo in lontananza.
Ora è un continuo sali e scendi in un continuo alternarsi di bosco e macchia. E’ oramai mezzogiorno passato quando arriviamo ai ruderi di un vecchio convento, la struttura è pericolante e saccheggiata da persone di pochi scrupoli che hanno asportato perfino i gradini di pesante pietra della scala. Cominciano le lamentele di chi ha fame o comincia ad essere stanco nonché bonarie invettive all’indirizzo di chi ha scritto sul programma che si trattava di un’escursione facile, cioè breve, come molti interpretano la dicitura “facile” che invece significa tutt’altro. Usciti dal cortile svoltiamo a sinistra procedendo in discesa, lasciandoci il bosco alle spalle, fino a un pianoro erboso dove il panorama si apre di nuovo sulla piana. Ci sistemiamo in un prato per pranzare, sono le 13,10; c’è un bel sole caldo, siamo riparati dal vento, è la sistemazione ideale anche per un pisolino.
Oggi nessuno ha fretta, ripartiamo solo alle 14 procedendo lungo la strada asfaltata fino al primo bivio. Qui si lascia la strada per imboccare l’evidente traccia che tagliando il pendio si porta in cresta. Lascio immaginare i commenti! Sono in definitiva pochi metri di una salita neppure troppo ripida ma sapete com’è subito dopo mangiato! Sbuffando ci ricombattiamo sul primo pianoro che incontriamo prima di proseguire sulla strada bianca in salita. Una volta in cresta svoltiamo a sinistra per un breve tratto iniziando poi a scendere sull’altro versante. Qui si incontrano le prime pergole a ricordarci che siamo nella zona di produzione del Chianti. Davanti a noi scorgiamo di nuovo il padule di Fucecchio, ora è tutta discesa. Di nuovo incontriamo l’asfalto, non ci sono indicazioni tuttavia basta dirigersi verso il fondovalle.
Incontriamo numerosi agriturismo e molta gente che ci guarda perplessa, quasi esterrefatta nel vedere un gruppo così numeroso di pazzoidi, da queste parti sono ben pochi gli escursionisti, che se ne vanno a spasso tutti sudati, maleodoranti e con uno zaino in spalla. Transitiamo dal parcheggio del Golf Club quasi con circospezione in mezzo a tante auto costose siamo un poco fuori luogo. Proseguiamo lungo la carrozzabile, oramai ci attende solo asfalto. La campagna nonostante le numerose abitazioni ha comunque un suo fascino, è un continuo alternarsi di olivi e vigne, impossibile non accorgersi che siamo nella zona di produzione del Chianti DOCG, i cartelli si sprecano e le recinzioni, man mano che scendiamo di quota, sono sempre più massicce. Abbiamo sentito una frase compromettente che ci ha insospettito ma quando giungiamo a casa dell’amico Rossano la sorpresa è inaspettata. La signora ha preparato una tavola imbandita con bibite fresche, spumante, dolce, biscotti, frutta … un vero paradiso dopo sei ore di cammino! E’ una festa! I piedi bollono ancora, gli echi delle invettive simpaticamente indirizzate agli organizzatori però cessano d’incanto, non si ode più la litania: “ma non era un’escursione facile? Quanto manca ancora, mai fidarsi dell’ UOEI” e cosi via. Miracolo!!!.
Per noi l’escursione è terminata, abbiamo lasciato qui alcune auto per percorrere i circa tre chilometri che separano Cintolese da Monsummano Terme. Chi volesse ripetere l’itinerario può fare come noi oppure compiere un ultimo sforzo, camminare ancora un poco! In realtà c’è un’alternativa dal colle dove noi abbiamo mangiato, anziché imboccare il sentiero in salita si deve svoltare a destra sulla strada asfaltata raggiungendo in poco tempo il colle di Montevettolini e quindi Monsummano; cosi facendo si accorcia sensibilmente il percorso. Sicuramente si tratta di un ambito totalmente diverso dalle nostre abituali escursioni ma i punti interessanti sono tanti, gli aspetti geologici e storici di assoluto rilievo, il panorama se non c’è foschia merita ben più di una semplice passeggiata.

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