U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

02/06/2010 da vagli di Sopra a campo Catino - Eremo di San Viano


 

ITINERARIO
Vagli di Sopra (725 m. s.l.m.) - Campo Catino
(1000 m. s.l.m.) - Eremo San Viano (1090 m. s.l.m.)
DIFFICOLTA’  -  (E) DISLIVELLO
m.
: 365m
TEMPI DI PERCORRENZA
Ore 2,15 (cammino effettivo)
SENTIERI CAI PERCORSI
 177 Vagli di Sopra-Campocatino-passo Tombaccia-Carcarraia-passo della Focolaccia.
147 Campocatino-canale S.Viano-cava Formognacola.
PUNTI D'APPOGGIO :
Campo Catino  (Bar Ristorante La Buca dei Gracchi tel 0583/664020 cell 3398500873)
ACQUA
Vagli Di Sopra - Campo Catino
PERIODO CONSIGLIATO: è possibile percorrere l’itinerario in tutte le stagioni: il periodo migliore è però quello primaverile Accesso:
 

Vagli di Sopra e' raggiungibile dalla strada principale della Garfagnana dalla localita' Poggio, Km 8 oltre Castelnuovo Garfagnana con una diramazione che, seguendo la valle dell'Edron e costeggiando il lago di Vagli, raggiunge Vagli di Sopra.
Vagli e' composto da due localita' ben distinte: Vagli di Sotto m 600, appollaiato su di una collina in posizione dominante nei confronti del lago artificiale omonimo (il cui riempimento sommerse il paesello di Fabbriche), e Vagli di Sopra m 725, sovrastato dalle precipiti pendici rocciose della Penna di Campocatino (antecima orientale del M. Roccandagia).

 

Altimetria e dettagli escursione traccia percorso GOOGLE EARTH  


Eccoci con un'altra escursione della nostra sezione con un itinerario corto e accessibile a tutti ma che comunque ci porterà in in uno scenario incomparabile.
Campocatino (1006 s.l.m.), ai piedi della splendida parete della Roccandagia (m. 1700), verde conca residuo di antico bacino glaciale e sicuramente uno dei luoghi più belli delle Apuane.
Ci troviamo come al solito davanti alla sede a Ripa di Versilia, siamo in undici, ci distribuiamo su tre macchine e via verso Castelnuovo di Garfagnana, prendiamo poi la statale in direzione Aulla fino a che in località Il Poggio non si svolta a sinistra in direzione di Vagli e del lago omonimo; la strada si incassa subito nel solco fluviale del fiume Edron, passa i piccoli borghi di Isola e Ferriera (il cui nome ricorda la lavorazione del ferro che anticamente era molto in uso da queste parti) e raggiunge dopo 6 km. la diga che nel 1947 ha sbarrato il corso dell'Edron creando il bacino artificiale di Vagli.La realizzazione del lago condannò alla scomparsa il paese di Fabbriche di Careggine  che anticamente era un importante centro per la lavorazione del ferro: il paese è oggi del tutto sommerso.
Superata la diga ci dirigiamo verso Vagli di Sotto (l'antica "Communis Vallis de Socto) situato a 600 m. s.l.m. dove incontriamo l'antica chiesetta romanica di S. Regolo e dove troviamo il nuovo abitato di S. Agostino con l'omonima chiesa romanica: da qui proseguiamo verso Vagli di Sopra (l'antica "Castrum Vallis de Supra") posta a 725 m. s.l.m. dove, nel centro del paese, incontriamo un bivio. Svoltiamo a sinistra e dopo breve troviamo uno slargo dove parcheggiare le auto.
Ecco siamo pronti con i nostri zaini sulle spalle, torniamo indietro, sulla strada, e sulla sinistra parte una mulattiera che porta appunto a Campo Catino ( presente freccia con indicazione Campo Catino ma niente numerazione, più avanti un segnale sbiadito ci indica che è il sentiero n° 177). Iniziamo tra le case ma subito ci inoltriamo nel bellissimo bosco di castagni. Siamo immediatamente immersi in sensazioni inebrianti tra cinguettii che ci offrono suadenti melodie, l'odore dell'erba novella, i raggi del sole tra gli alberi che a tratti fendono l'aria di luce e tepore, ci suggeriscono pensieri magici.
Tra un'amenità e i vari racconti dei nostri amici reduci da un tour i Marocco giungiamo sotto il piccolo borgo di Campo Catino e quindi sulla strada che giunge dal paese di Vagli.
La conca di Campocatino dominata dalla parete della Roccandagia e formata da due costoni di origine morenica che cingono un bel prato verde chiuso da un bosco di faggi e dall'immensa pietraia accumulata ai piedi del monte. Nel luogo sorgono antiche capanne ( i caselli) di pastori su due piani e ora restaurate e usate come case di vacanza: un tempo al piano inferiore stavano le pecore che, con il calore emanato dal loro corpo, scaldavano, i pastori che risiedevano al piano superiore; è un luogo veramente affascinante.
La nostra escursione prevede di continuare verso l'eremo di San Viano. L'eremo è naturalmente chiuso e per poterlo vistare si debbono ritirare le chiavi presso il bar Ristorante La Buca dei Gracchi. L'oraio d'apertura è per le 10,00 manca poco e attendiamo che arrivi qualcuno che comunque non si fa attendere. La gentile signora ci da la chiave e ci serve dei buoni caffè.
Partiamo verso la nostra meta prendendo il sentiero n° 147 per Passo Tambura e Passo Sella. Da principio camminiamo su prateria ricca di fioriture, è
tornata la stagione dei colori  che il grande prestigiatore i si diverte a manipolare per stupirci.
lo sguardo si allarga verso l'Appennino, sul lago di Vagli e naturalmente su tutta la conca di Campo Catino con tutte i suoi caratteristici "caselli ". Poi entriamo nel folto bosco dove ancora tutte le fragranze e i suoni ci inebriano. Lungo il percorso sono state ricavate delle piazzole con parapetti per ammirare il panorama che fa bella mostra di se, la davanti a noi ora il Sumbra con il Fiocca poi l'Alto di Sella e la Tambura veglia su tutti con i suoi 1890 metri.
Lasciamo sulla destra la deviazione per Passo Tambura e Passo Sella e poi il sentiero inizia a scendere, anche ripidamente, sulla nostra sinistra, però, vediamo la strapiombante parete rocciosa che domina la Valle d'Arnetola chiamata il Salto dei Cani, ora risaliamo brevemente e siamo sulla scalinata che ci conduce all'eremo. 
Ligi a ciò che un cartello dice entriamo nell'eremo con grande rispetto, ognuno di noi per pochi attimi si estranea e si chiude nel silenzio che silenzio non è e come disse il 
Mahatma Gandhi: " il silenzio non significa soltanto l'assenza del parlare, ma il vivo valore che vi è opposto: lo stare in ascolto" appunto l'ascolto del proprio Io.
Riprendiamo il cammino, non torniamo ripercorrendo a ritroso il sentiero ma scendiamo
per sentiero ben evidente ma senza segnalazioni, scendiamo verso la valle d'Arnetola. Questo sentiero da principio è nel bosco ma presto ne esce  e al contempo diventa meno evidente e mal percorribile, comunque rallegrato da bellissime fioriture, i bellissimi maggio ciondoli con i loro sgargianti fiori gialli, campanule, globularie escanescensis, arabette alpine, ginestre ecc. riconoscibili particolari di una natura che ci circonda e si manifesta nella grandiosità dei suoi dettagli, nell'esplosione viva dei suoi colori. Pronta come sempre a meravigliarci e farci sognare.
Una nota stonata però in questo paradiso c'è, durante quasi tutta l'escursione siamo stati disturbati da un continuo martellare delle cave, cave che non estraggono blocchi di marmo ma quello che pare oggi essere il vero busines il carbonato di calcio che però a accelerato la distruzione di queste montagne da sogno, questo il disturbo per l'udito e gli enormi ravaneti che deturpano le pendici delle montagne lo sono per lo sguardo. Comunque ormai siamo sulla strada asfaltata, pochi passi e siamo tornati di nuovo nel paese di vagli di Sopra dove abbiamo lasciato le auto.
Abbiamo ancora la chiave dell'eremo, dobbiamo riconsegnarla e allora con le auto ci portiamo a Campo Catino; per raggiungerlo dobbiamo tornare verso Vagli di Sotto, ma al bivio invece di scendere verso destra proseguiamo dritto, presenti cartelli indicatori, attenzione la strada è molto stretta per alcune decine di metri passa una macchina alla volta. Si arriva ad un bivio per Campo Catino dove per acceder bisogna pagare un pedaggio di 2 € che ci permetterà anche di parcheggiare.
Raggiungiamo la località e riconsegnata la chiave all'unisono decidiamo di pranzare presso il ristorante della Buca dei Gracchi.
Dopo un buonissimo pasto riprendiamo la via e torniamo a casa.
Escursione breve ma intensa, ricca di suggestioni naturali e spirituali
, come sempre riusciamo a cogliere ottimi momenti e grandi particolari e soprattutto non piove al contrario di quello stà accadendo a casa!
 

Da sapere su San Viano ( gentilmente concesso dal sito www.escursioniapuane.com )

Secondo la tradizione il santo, Viano o Viviano, era un viandante di origine emiliana arrivato a Vagli insieme alla moglie, qua svolse l’attività di contadino. Pare che fosse deforme e mite e schernito sia dalla moglie che dagli altri contadini. Poi il richiamo del Signore lo portò a ritirarsi alle pendici della Roccandagia dove visse in isolamento e contemplazione cibandosi di erbe, in particolare di cavolo selvatico, e bevendo acqua di fonte. È descritto come uomo umile, amante della natura e degli animali e la sua figura somiglia molto a quella di San Francesco come si vede anche dalla statua che lo rappresenta. Gli sono riconosciuti numerosi miracoli che ne hanno fatto il patrono popolare di Vagli eletto come tale dalla gente che lo considera beato e santo: infatti è conosciuto come San Viviano da Vagli. Il suo culto però non è riconosciuto dalla chiesa. In realtà Vagli di Sotto ha come patrono san Regolo mentre Vagli si Sopra san Lorenzo e Roggio San Bartolomeo. Fonti storiche certe dicono che le sue ossa fossero nella chiesa di Vagli di Sopra, in un’urna di legno, già nel 1568 e che l’oratorio fosse già presente prima del 1500, quindi il culto del santo è di probabile origine medioevale.

L’eremo
Si trova sotto una parete rocciosa che domina la valle di Arnetola chiamata “Il salto del cane”. Il nome deriva dalla crudele usanza di gettare da questa rupe i cani ormai non più utili ai loro padroni per vecchiaia o malattia. Alla rupe vera e propria si accede seguendo una catena infissa nella roccia e ben evidente poco prima di arrivare alla scalinata che porta all’eremo. L’edificio è posto a circa 1090 metri, la costruzione è addossata alla parete del monte (in abri), fu poi costruito un muro perimetrale con pietra locale e calce ed un tetto con grosse travi di castagno inserite nella roccia e sul muro. Esso è ricoperto con pietre scistose calcaree ed il pavimento è inclinato per permettere lo scorrimento dell’acqua. Dietro il piccolo altare si esce all’aperto su una terrazza panoramica protetta da un muro e proprio su questa cengia Viviano si ritirava a meditare e qua fu trovato morto il 22 maggio. Si accede all’eremo con una scalinata che i fedeli percorrevano in ginocchio. La chiave è disponibile al ristorante “La Buca dei gracchi” a Campocatino.

Celebrazioni
La festa del 22 maggio, giorno della morte del Santo, era celebrata con una messa all’eremo, questa data coincideva con il ritorno dei pastori di Vagli dalla transumanza in pianura. Ed in occasione della partenza  per la successiva transumanza, il 22 settembre, era celebrata un’altra messa. La seconda domenica di giugno i fedeli in processione trasportavano la statua del santo dall’eremo fino a Campocatino dove la statua era ricoverata in un riparo di legno ricoperto da frasche dove veniva celebrata una messa ed a sera la statua era riportata all’eremo, il rito si ripeteva la seconda domenica di settembre. Oggi il luogo in cui è portata la statua è la nuova chiesa di Campocatino, dedicata al santo, costruita negli anni ’70 del XX secolo dove la statua rimane nel periodo tra giugno e settembre. San Viano è diventato anche il protettore dei cavatori per molti miracoli a lui attribuiti dai cavatori stessi. Inoltre è anche diventato patrono del parco delle Alpi Apuane e festeggiato il 22 maggio.

Cavolo di San Viano
Tra le molte leggende che la tradizione tramanda sul santo molto bella è quella del cavolo che il Signore  avrebbe fatto nascere per sfamarlo proprio nei pressi dell'eremo. Si tratta del cavolo selvatico (Brassica oleracea) che si trova spontaneo solo in poche località italiane e, senza dubbio, la presenza di una pianta di valore alimentare così notevole in un luogo tanto inospitale ha fatto nascere questa bella leggenda popolare ed ancora oggi i fedeli del santo onorano questa pianta. Il cavolo oltre ad importanza alimentare ha anche proprietà curative. Il ruolo del cavolo probabilmente è reminiscenza di antichi culti pagani in cui la pianta è donata all’uomo dagli dei per le sue molteplici proprietà.

 

 

 
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