U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

15/07/2012 L'escursione biforcuta
 Chi al Pisanino, chi al Pizzo D'Uccello!   


Monte Pisanino 1947 mt.

 


 

COME ARRIVARE:
Percorriamo l'autostrada sino ad Aulla, seguendo per Fivizzano e Poi imbocchiamo la strada per Lucca,seguendo le indicazioni per Minucciano.
Appena passata una galleria sulla destra parte una strada che porta alla località Orto di Donna in val Serenaia
.
- INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO per il Pizzo d'Uccello: Dal rifugio Donegani al passo del Giovetto e alla vetta del Pizzo d'Uccello
ITINERARIO per il Pisanino: Dal rif. Val Serenaia (1060 mt.), Bagola Bianca (1050 mt), vetta Pisanino (1947 mt)
 
PARTECIPANTI:  6 (pizzo D'Ucello) 4 (Pisanino)


 

 

DIFFICOLTA’  -  (EEA)

 
TEMPI DI PERCORRENZA
4,30 h Pizzo D'Uccello
6, h Pisanino
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI Pizzo d'Ucello:
n° 37 Forno-canal Regollo-cap.di Navola-foce di Navola-cap.Garnerone-foce di Giovo-Donegani.
n° 191
Foce dei Lizzari – “sentiero attrezzato M.Piotti” – Giovetto – innesto sent.37
 
  SENTIERI CAI PERCORSI Pisanino
Tracce-segni blu di vetta- n°178 Val Serenaia – Foce di Cardeto – marmifera delle Cave Acqua Bianca ed innesto sent.36

 

   
 
ACQUA
Niente lungo il percorso
 
PUNTI D'APPOGGIO
Ai rifugi Val Srenaia, Rifugio Donegani,  nessuno lungo il percorso
 

PERIODO CONSIGLIATO: Da giugno a ottobre
Sconsigliato in caso di ghiaccio, neve  o di scarsa visibilità
 

 

Traccia Google Hearth Pizzo D'Uccello

 

scarica traccia GPS Pizzo D'Uccello

                                
 

Elevazione


 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione
Pisanino
Pizzo d'Uccello

Commenta l'Escursione

 

Sul nostro calendario escursionistico questa domenica è prevista l'escursione sulla montagna definito   il re delle Alpi Apuane di cui costituisce la massima sommità con i suoi 1946 metri, il monte Pisanino.
Alla partenza, davanti alla sede della nostra associazione ci troviamo in otto e sappiamo che altri due amici li troveremo in Val Serenaia, quindi saremo in dieci, buon numero per un'escursione così.
 Il monte Pisanino (1947 mt.) è la cima più alta delle Apuane e meta ambita da tutti gli escursionisti, bella e imponente è anche la più impegnativa.
Il percorso presenta difficoltà che lo rendono assolutamente sconsigliabile a chi non sia veramente esperto; dopo una lunga salita su erba, seguendo una traccia appena evidente lungo la Bagola Bianca, si deve proseguire in cresta superando tratti molto esposti prima di raggiungere la vetta. La discesa lungo il Canale delle Rose è particolarmente impegnativa per la ripidezza e il fondo sconnesso.
Dopo circa un'ora e mezzo di viaggio raggiungiamo la bella Val Serenaia e subito ci accorgiamo che del caldo afoso della riviera quì non c'è traccia e un forte vento ci rende titubanti nel da farsi.
Comunque dopo un breve conciliabolo prendiamo la via per la Bagola Bianca.
L'attacco del sentiero parte dal parcheggio del Rifugio Val Serenaia, attraversa il letto di un torrente in secca inoltrandosi sul pendio erboso con una traccia spesso poco evidente. Inizialmente è possibile scegliere tra due itinerari, quello sulla sinistra è più evidente. Il secondo procede invece sostanzialmente dritto; partendo sempre dal parcheggio procede su una traccia meno evidente che a tratti si perde nell'erba. Suggeriamo a tutti di rifornirsi di acqua alla partenza perché durante tutto il tragitto non se ne trova più.  Partiamo alle 8,30 seguendo il secondo percorso intenzionati a guadagnare più quota possibile prima che la vallata sia inondata dal sole.
La Bagola Bianca è un imponente anfiteatro di roccia ed erba culminante con una cresta affilata contornata da scivoli rocciosi. Procediamo su una traccia appena accennata che scompare per lunghi tratti nascosta dall'erba che quest'anno è particolarmente folta e alta. Qui non c'è il pericolo dei sassi ma il paleo è un nemico ancora più subdolo, nasconde le sconnessioni del terreno ed è scivoloso. Scivolare, o sfuggicare come si dice in versiliese, potrebbe essere irrimediabile dato che l'elevata pendenza renderebbe impossibile frenare la caduta. Qui è difficile descrivere il tracciato, si deve procedere fidandosi dell'esperienza scegliendo il percorso più facile evitando al contempo di portarsi in situazioni problematiche. Attraversato il pianoro che separa il parcheggio dalla montagna si inizia subito a salire con decisione, la traccia in un primo momento evidente scompare tra l'erba alta rendendo ancora più faticosa l'ascesa.
Intanto il vento soffia ancora impetuoso e qualcuno del gruppo inizia ad avere qualche dubbio sulla opportunità di salire sulla cresta e da lì a poco si formano due gruppi uno di sei e l'altro necessariamente di quattro; il primo è per ridiscendere e l'altro per salire e compiere l'escursione.
 Senza polemiche decidiamo di divederci e allora qui le escursioni diventano due.
Io visto che ero nel primo gruppo continuerò nel racconto del proseguo dell'escursione che abbiamo svolto al vicino Pizzo D'Uccello.
Il Pizzo d'Uccello (m. 1781) è la vetta più settentrionale delle Apuane. Mostra da ogni versante profili slanciati, ma soprattutto a nord assume un aspetto imponente con la spettacolare parete rocciosa che si innalza per 700 metri, che contribuisce a fargli veramente meritare l'appellativo di "Cervino delle Apuane".
Si distingue tra le altre cime delle Alpi Apuane soprattutto per la sua Parete Nord un appicco di quasi 800 m di dislivello che pone la montagna al paragone con le più famose pareti dolomitiche o delle alpi occidentali.
Alla montagna si accede dalla località Orto di Donna un tempo amena valle, adesso il gran parte deturpata dall'escavazione del marmo circondata da cime ardite dal già citato Monte Pisanino, al Monte Cavallo , il Monte Contrario e il Monte Grondilice .
Sulla parete nord si snodano diverse vie di arrampicata tutte di grande impegno .
Ma torniamo un attimo indietro, dicevamo che siamo tornati indietro verso il rifugio Val Serenaia e da qui ci siamo portati al vicino rifugio Donegani.
Da qui prendiamo  il sentiero n° 37 che si inoltra nel bosco proprio davanti al rifugio, purtroppo solo per pochi metri, infatti sbuca subito dopo sulla strada marmifera che porta alle cave e al suo termine al rifugio Orto di Donna o Cava 27.
Il sentiero n° 37  attraverso la faggeta ci porta sulla strada di cava, se devo dire la verità non è che siano un grande spettacolo sia per il deturpamento selvaggio che vi è stato fatto e per l'abbandono in cui si trovano con rifiuti di tutti i tipi. 
Continuiamo e dopo alcune centinaia di metri si deve svoltare a destra, bisogna fare attenzione perchè il sentiero è posto sopra il livello stradale. Proseguiamo su strada di cava per poche decine di metri e giungiamo ad una vecchia cava dismessa e poi inizia il vero e proprio sentiero, indicato per esperti ma  a nostro avviso non presenta difficoltà di sorta.
Poco dopo aver imboccato il sentiero incontriamo dei cavi metallici che servono a poco, proseguiamo su pietraia, il profumo di santoreggia è penetrante.
Siamo ora ad un bivio tra il 37 che prosegue verso ovest e il 191 verso nord: il primo prosegue per Foce a Giovo, mentre il secondo per il Giovetto.
Per raggiungere la nostra meta vanno bene tutti e due ma visto che l'attacco del Pizzo d'Uccello è al Giovetto noi puntiamo direttamente per quest'ultima direzione.
Mentre saliamo è inevitabile dare uno sguardo al dirimpettaio Pisanino,
guardiamo con rispetto la Bagola Bianca, il crinale che abbiamo percorso altre volte ma guardandolo ancora ci rendiamo conto che è stata una bella impresa e per questo in noi sorge un pò di rammarico per il fatto che il vento si è calmato.
Entriamo nel bosco di faggi e attraverso vari tornanti in breve giungiamo al Giovetto
( mt.1497).
Ora inizia la vera salita alla vetta del Pizzo, una salita di circa 300 metri di dislivello che vanno risaliti.  La parte superiore della montagna è tutta roccia, a tratti solida, a tratti sfasciume, e la salita in alcuni tratti impegnativa, richiede spesso l'uso delle mani per aiutarsi nella progressione (viene infatti classificata come I° grado, un tratto di II°) e ovviamente la massima attenzione nei non pochi tratti esposti. 
Dopo un primo tratto impegnativo ma comunque superabile solo con un po' di attenzione si incontrano alcuni passaggi molto esposti su cui è necessario progredire aiutandosi con le mani superando alcuni passaggi in arrampicata. Sono brevi passaggi classificati di I° grado che possono comunque mettere in seria difficoltà i meno esperti. Mentre saliamo continuiamo a raccomandare a tutti fare attenzione ai sassi smossi che potrebbero causare gravi danni a chi segue. 
Sulla vetta troviamo  un gruppetto parmigiano che abituati all'Appennino rimangono entusiasti dell'ambiente esternando espressioni di meraviglia e paragonando le Apuane alle Dolomiti, aumentando così in noi l'orgoglio di sentire nostre queste montagne.
Oggi non siamo fortunati la giornata non è affatto limpida, peccato! Perchè da qui la vista è decisamente  è superba, spazia su tutta la Lunigiana con il vicino Solco di Equi, sulla valle di Vinca, sulla Val Serenaia con in primo piano il Pisanino, sul Sagro e sulla Cresta Garnerone, sul Grondilice e su tante cime delle Alpi Apuane. Impressionante è anche la vista sulla cresta su cui passa la ferrata di Foce Siggioli
Volgendo lo sguardo verso il mare si potrebbe ammirare il litorale dalla Spezia all'isola D'Elba, più  a nord la Gorgona e la Capraia e guardando bene all'orizzonte si notano anche le montagne della Corsica.
Ci congratuliamo tra di noi. e rimaniamo in vetta abbastanza per goderci comunque la vetta raggiunta e per farci uno spuntino, poi una foto di gruppo e via ridiscendiamo per la via appena fatta per salire.
Una volta giunti al Giovetto ci fermiamo per pranzare e scambiarci le nostre impressioni, nessuno parlava del mancato Pisanino ma penso che adesso un pò dispiace non esserci andati, comunque penso anche che abbiamo fatto bene a rinunciare perché per affrontare questo tipo di montagna è bene essere sicuri di quello che si fa!
Riprendiamo la via del ritorno e percorrendo il sentiero fatto al mattino  tranquillamente ci riportiamo al rifugio Donegani, una bella birra, due chiacchiere  e poi arriva la telefonata dei nostri amici del Pisanino che sono al sottostante rifugio Val Serenaia, li raggiungiamo e ci raccontano la loro escursione.
Iniziano con lo spiegarci il percorso, facciamo finta di niente ma lo conosciamo anche noi non era la prima volta che ci veniamo, ma è giusto dare la meritata considerazione e ascoltiamo. e proseguono: "Ci portiamo a ridosso di una crestina che intendiamo. Il gruppo inevitabilmente si sgrana perché una forte pendenza sul paleo è decisamente faticosa e pericolosa. Il paleo è un'erba molto coriacea che con estrema prudenza può essere usata come appiglio ma che forma un tappeto sostanzialmente uniforme e scivoloso sotto le suole; chi dovesse cadere probabilmente non avrebbe alcun modo di fermarsi, con conseguenze immaginabili.
Tra l'erba spuntano a tratti delle rocce da superare arrampicando che possono mettere in difficoltà in quanto sempre esposte . Con molto buon senso riusciamo quasi sempre a trovare un'alternativa lasciando spesso l'esigua traccia  che segue sostanzialmente la cresta.
Dalla cima della Bagola Bianca cominciano a spuntare i raggi del sole che la inonderanno completamente quando noi l'avremo oramai salita.
Ci concediamo una sosta prima di affrontare un tratto ancora più impegnativo lungo la cresta rocciosa che conduce in vetta. Il paleo lascia il posto alla roccia che disegna un sentiero ora ben evidente, sempre esposto in cima a profondi precipizi. Il panorama è maestoso: la Garfagnana punteggiata di laghi orlata dalle cime dell'Appennino,oggi ricoperti dalle nuvole, la Lunigiana in tutta la sua vastità, la costa tirrenica con le isole più vicine, oggi invisibili, e in lontananza immaginiamo le  Alpi Marittime. Ma lo sguardo è costantemente rapito dalle vette delle Apuane che possiamo ammirare nella loro interezza. Le difficoltà ci impongono di concentraci solo sul cammino; qui più che mai è vietato distrarsi, una caduta sarebbe senza appello. Siamo in vetta  possiamo tirare un lieve sospiro di sollievo anche se il bello deve ancora venire. Comunque ci congratuliamo per la bella e difficile scalata sulla cima più alta delle Apuane."
Il racconto dei nostri amici continua: " dopo esserci riposati e cercato di ammirare quel po' di panorama che si intravedeva tra gli squarci tra le nuvole, riprendiamo il cammino seguendo la cresta per la via normale che scende dal Canale delle Rose, lungo il percorso incontriamo un gruppo di polacchi e da una parte ci inorgoglisce e dall'altra stupisce come persone vengano da così lontano per visitare le nostre montagne! Giunti nelle vicinanze degli Zucchi di Cardeto (
Sono pinnacoli rocciosi che dal Pisanino scendono a Foce Cardeto. Si riconoscono quattro quote, dette appunto Zucchi, il Pizzo Altare (1746 m) il più vicino alla foce Cardeto, il pizzo di Mezzo (1741 m), il pizzo Maggiore (1749 m) che è il più elevato ed un altro rilievo minore. Detti anche Forbici, infatti questo termine localmente significa “cresta accidentata con intagli rocciosi”. La salita degli Zucchi e la traversata degli stessi è riservata a rocciatori esperti. Nel fondovalle ci sono rocce staccatesi dagli Zucchi facilmente riconoscibili per avere la stessa conformazione geologica. Dal sito Escursioni Apuane  http://www.escursioniapuane.com/itinerari/lemma.aspx?ID=121   ) e precisamente il Pizzo di Mezzo dobbiamo proseguire su un divertente traverso..." intanto mentre li ascoltiamo, almeno a me ma credo a tutti noi del Pizzo, ci viene un pò di sana invidia; e continuano: " .... Questo traverso ci ha portato ad una finestra che rimane tra il Pizzo di Mezzo e il Pizzo Altare. Ora siamo affacciati su un canale molto ripido e solo la presenza del folto paleo ci convince a scendere da quì, infatti e provvidenziale usato, anche se con cautela, come appiglio, ma allo stesso tempo rende abbastanza instabili i piedi sul fondo scivoloso.
Comunque alla fine raggiungiamo il sentiero n° 178 circa 200 mt. al di sotto della Foce di Cardeto

Appena preso il sentiero non proprio ben agibile ci obbliga a salti e slalom tra grosse rocce cadute chi sà come e chi sà quando dagli Zucchi di Cardeto, da alcuni blocchi sistemati a guisa di capanna sgorga una sorgente, ci troviamo in un tratto un pò più piano
al disotto degli strapiombi rocciosi del Pizzo Altare  e ancora gli enormi massi costellano questa piccola valle ricca di piante di lamponi e mirtilli.
Entriamo, ora, nel bosco di faggi, alcuni di notevole grandezza, il sentiero continua ad essere mal agevole e alcuni tratti sono stati attrezzati con cavo d'acciaio, forse con eccesso di prudenza.
Continuiamo seguendo molte svolte ma comunque il sentiero è ben segnato e giungiamo ad un primo bivio tra il sentiero 178 e l'innesto sul 180, noi prendiamo il primo che in breve ci conduce in Val Serenaia,sbucando sulla strada nelle vicinanze del campeggio. Diamo un'ultima occhiata alla montagna che ci ha appena ospitato e da quì la su sagoma è impressionante, incute timore e profondo rispetto, una montagna da salire con la massima attenzione, rispetto e consapevolezza dei rischi che possono essere davvero molto seri."
Ecco le escursioni sono state portate comunque a termine, siamo un pò stanchi ma anche molto soddisfatti per avere fatto delle belle escursioni su montagne da favola. Adesso non ci resta che dirigerci tutti alla gelateria preferita di quando veniamo da queste parti: " il Gelatiere" ad Aulla; un bel cono da tre gusti, ecco  questo è il giusto epilogo di una splendida giornata.
    

  inizio pagina                                                                                                                                                                                  indice abbiamo fatto

.