In
calendario abbiamo un'escursione su un
monte di modesta altezza delle Apuane il
Tamburone, sulle Apuane
Settentrionali, luogo , per me,
sconosciuto il cui nome ci ha
incuriosito. Al ritrovo a Ripa di
V. con piacere ci ritroviamo in un bel
gruppo di 22 escursionisti pronti alla
partenza.
Giungiamo a Forno, appena
prima di entrare nel paese, sulla destra
vi è un parcheggio, dietro una chiesa,
dove lasciamo l'auto. Riscendiamo
brevemente lungo la strada, passiamo
davanti ad una bel monumento in marmo
dedicato alle vittime della strage della
seconda guerra mondiale e subito dopo
inizia sulla destra il sentiero del
Bizzarro, una freccia bianco rossa lo
evidenzia molto bene. Questo
antico
tracciato di collegamento fra Forno e
Casette, molto utilizzato un tempo dai
cavatori per recarsi alle cave della
Lavagnina ed a quelle di Cima Gioia nel
versante di Colonnata. Il tracciato, un
tempo scorreva in mezzo ad un fiorente
bosco oggi purtroppo distrutto da vari
incendi. Se non altro ne usufruisce la
vista che, non nascosta dalle fronde,
spazia libera sulla vallata. Il nome al
viottolo fu dato dagli abitanti che,
secondo antiche leggende, assicuravano
che chi si fosse avventurato di notte
lungo il suo percorso, sarebbe stato
sconvolto da voci, stridii e lamenti.
Il sentiero inizia con una scala in
cemento con una ringhiera di ferro ma
ben presto prosegue su una bella
mulattiera ben tenuta, possiamo già
vedere i monti della valle di Renara.
Proseguiamo sul sentiero e
incontriamo una fonte, una scritta ci
dice che è stata fatta nel 2006,
il tragitto
non è faticoso in quanto la salita non è
ripida e procede gradatamente senza
strappi, innalzandosi sopra la stretta
valle del Frìgido che spumeggia sul
fondo. Man mano che si procede, la
vallata si apre sempre di più lasciando
intravedere, alle spalle, il Monte
Cavallo, la Cresta di Sella ed il Monte
Altissimo. Si aggira un costone sulla
destra e si comincia a scorgere, poco
più in basso il pittoresco piccolo borgo
di Caglieglia (269 m.) e, poco oltre, il
più vasto villaggio di Casette (378 m.)
sovrastato dai ravaneti della cava della
Lavagnina, dalla Rocchetta (897 m) sulla
sinistra e dal Monte Tamburone sulla
destra. Giungiamo ad un piccolo
piazzale, del Bizzarro, da dove possiamo
vedere il monte Antona, i paesi di
Caglieglia, Fornello e Casette con le
sue cave Gioia e Lavagnina.
Proseguiamo
il cammino su un viottolo cementato per
raggiungere la strada asfaltata
fino a
scorgere sulla destra i segnali del CAI
che indicano l’inizio del sentiero 169
per il Vergheto. Si sale nelle strade
del paese fino a raggiungere la chiesa
sulla sua sinistra, salendo fino a
trovare una fontana ed un antico
lavatoio. Si lascia la strada che
procede in avanti e s’imbocca una
scalinata sulla destra, che sale
fra le case sino a sfociare su una
rotabile alla cima del paese. Si volge a
sinistra lungo la carrareccia, fino ad
arrivare. ad un piccolo posteggio.
Da quì inizia il sentiero 169 che
prosegue tra delle case per poi sbucare
ancora una volta sulla strada asfaltata,
strada che dobbiamo attraversare e
davanti a noi il sentiero prosegue nel
bosco del Mancarello, questo sentiero
era quello di collegamento con le cave
della Lavagnina. I primi passi sono
su scalini in cemento ma subito
riabbiamo la mulattiera che sale con
molti ripidi tornanti, voltandoci
possiamo vedere Casette, Caglieglia e la
zona di Antona. Quando arriviamo nei
pressi di una cisterna per la raccolta
dell'acqua continuiamo sulla sinistra
aggirando le pendici del modesto monte
Tamburone con bel panorama su Casette e
Caglieglia. Sulla destra una freccia
rossa ben evidente indica " Sentiero dei
cavatori", questo porta presso la
cava della Lavagnina, noi lo imbocchiamo ma
si potrebbe andare
dritti in un boschetto sino a trovarci
sul versante opposto con davanti a noi
La Brugiana e sopra di noi la cava della
Lavagnina; percorrendo quest'ultimo si
accorcerebbe un pò ma ci troveremmo a
camminare su roccia, epoi affrontare infine un ravaneto
con scarti di marmo insidiosi e
instabili, infine il sentiero si
riporta sulla costa erbosa arrivando
sino ad una vecchia casa ormai un rudere
che doveva essere un vecchio ricovero di
macchinari, la " ca' di Erà "
la stessa che raggiungiamo percorrendo
il lungo e tortuoso sentiero
deicavatori. Il
sentiero riprende sulla destra, sale con
alcune serpentine in ambiente di cava,
passando per una pinetina, fino a
trovare una costruzione con un vecchio
serbatoio in muratura per l’acqua. Si
sale di alcuni metri e si valica sulla
sinistra la cresta del Monte Tamburone
(o di Venedreta). Se la giornata ce
lo avesse consentito avremmo avuto una
vista superba sulle Apuane che va dal Grondilice al Sella sino all'Altissimo e
sotto di noi i borghi di Casette e
Caglieglia. Prendiamo verso nord est
seguendo la cresta del Tamburone, Ci
troviamo a cavallo fra la valle del
Frìgido a destra e quella del Carrione a
sinistra. A destra, in basso, si ammira
il borgo di Casette, mentre a sinistra,
un poco più ravvicinato, l’ordinato
paesino di Colonnata, sovrastato dalle
sue impressionanti cave. La vista degli
agri marmiferi del Carrarese è piuttosto
inquietante. Ma in avanti si para
l’anfiteatro delle Apuane Settentrionali
che partono dal Sagro per allungarsi al
Grondilice, al Passo delle Pecore, al
Contrario, al Cavallo, alla Tambura,
alla Cresta di Sella, all’Altissimo. Da
retro sbuca la cima del Pizzo d’Uccello,
come detto la giornata non è ideale per
vedere tutto ciò, peccato perchè sarebbe
una vista da mozzafiato, comunque si può ben dire
che ci si trova in presenza di uno dei
siti più spettacolari delle Apuane.
Avanziamo
sulla facile cresta sino a raggiungere
una croce bianca, la vetta del Tamburone.
Quì ci compattiamo e facciamo una
piccola sosta per rifocillarci e
riprendere fiato, le solite foto di rito
e poi riprendiamo il cammino.
Seguiamo il sentiero che scende sulla
sinistra, nel versante interno,
aggirando la montagna, questo sentiero,
facile, si presenta abbastanza insidioso
in questo punto per l'umidità delle
rocce rendendole molto scivolose ma a
parte qualche piccolo scivolone ne
usciamo indenni. Giungiamo, poi, al Colle dei Prunetti,
dove c'è un bivio che a destra porta a
Forno con il sentiero 169 e a sinistra
per Vergheto.
Noi andiamo verso quest'ultima località;
seguiamo l'ampia cresta passando tra
formazioni rocciose e poi entrando in
uno splendido castagneto dove vi sono
anche splendidi e centenari alberi di
notevoli dimensioni. In breve
raggiungiamo le case del Vergheto un
antico insediamento con le tipiche case
in pietra e la maestà a protezione di
tutti coloro che passano e cercano un
riparo. Ci sistemiamo su un'ampia
zona erbosa e facciamo la nostra pausa
pranzo. E' un moneto di vero relax e
ci concediamo attimi di divertimento con
scherzi e battute spiritose.
Concludiamo con il buon caffè di Bruno
che non manca mai! Ma alla fine
dobbiamo ripartire, purtroppo di questi
tempi le giornate sono molto corte e fà
presto buio e di strada ne abbiamo
ancora da fare. Torniamo sui nostri
passi ma invece di proseguire sul
sentiero che abbiamo appena fatto
proseguiamo dritti inoltrandoci su una
strada sterrata che poi, dopo alcuni
tornanti diventa asfaltata, ancora un
paio di tornanti e intercettiamo il
sentiero 169.
All'inizio è al quanto sconquassato e poco
visibile siamo ora in un castagneto, ben
presto ritroviamo l'asfalto ma ancora
sulla sinistra gira il nostro sentiero.
Troviamo una
freschissima fonte di fronte alla quale
discende nel bosco il 169 accompagnato
da segnali rossi sulle rocce o alberi.
Si giunge di nuovo sulla strada
asfaltata, a ridosso di una grossa
costruzione. Si discende un poco la
carreggiabile fino a trovare sul
guardrail, a destra, il segno rosso del
sentiero. Si scavalca il guard-rail e si
cala nel bosco trovando muri a secco e
vecchie costruzioni. Si trovano i primi
orti di
Forno e si punta sull’ex
Cotonificio sormontato dall’elegante
guglia del Pizzacuto, finché si giunge
ad una strada che ci sbarra il passo. Si
volge a destra passando sopra il paese,
si giunge alla piccola piazzetta del
centro e, proseguendo lungo la rotabile,
in breve tempo si raggiunge l’auto. |