Foto escursione

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Nel
calendario escursionistico della nostra sezione come
escursione invernale fuori regione è stata inserita
un'escursione sulle
Alpi Cozie Meridionali, in Val Maira nel cuneese,
sperando di trovare molta neve per effettuare belle
camminate con le ciaspole . Siamo un bel gruppo
composto da 13 partecipanti. Visto la distanza
partiamo di buon ora dalla sezione a Ripa di
Versilia, ci dividiamo su tre auto e partiamo alla
volta di Cuneo. A Savona lasciamo la A12 e
prendiamo la A6 Torino - Savona e usciamo a Cuneo.
Ci dirigiamo verso la Valle Maira percorrendo la
strada provinciale 422 raggiungiamo il paese di
Dronero.
Dronero (Droné
in piemontese, Draonier in occitano) è un comune di
7.360 abitanti della
provincia
di Cuneo. Dronero è situato all'imbocco della Valle
Maira su un contrafforte roccioso alla confluenza
del torrente Maira con il rio Roccabruna. Da quì
seguiamo per Acceglio e poi per Chiappera dove è
ubicato il rifugio Campo Base che ci ospiterà per
questi due giorni. Ma prima di portarci al
rifugio facciamo una deviazione; una volta giunti ad
Acceglio svoltiamo a sinistra per inoltrarsi nel
vallone di Unerzio, una valle
laterale della Val Maira e non per questo meno
splendida. Ci fermiamo a visitare il primo borgo
di Gheit, dove ne approfittiamo anche per mangiare
ma poi raggiungiamo il borgo di Chialvetta da dove
partiremo per una breve ciaspolata.
La nostra passeggiata non sarà molto lunga, solo un
paio d'ore tra andata e ritorno, ma in splendidi
scenari, inoltre oltre che a Chialvetta toccheremo
gli abitati di Pratorotondo e Viviere,
abitati magnificamente conservati che si
attraversano e l’ antico sentiero che li unisce è
detto “La Scurcio”,
ottimo sia per il trekking che per altre attività come
la mtb.
Nella valle abbiamo
quello che ogni appassionato della montagna ama:
natura possente e piccole borgate incontaminate ma
curate, silenzio e ottima segnaletica. Dal
piazzale del borgo, dove abbiamo lasciato le auto,
ci dirigiamo verso la scuola e la chiesa e da quì
inizia il sentiero della nostra escursione, sentiero
segnato con segni gialli e bianco rossi ma niente
numerazione. Proseguiamo su quella che dovrebbe
essere uno stradello e ora ricoperto dalla neve,
fiancheggiato da larici, costeggiando il torrente
Unerzio sulla sua sinistra orografica sino a toccare , come già detto il
fiabesco villaggo
di Pratotondo. E' stato molto bello
passare in mezzo alle case di questo villaggio, perché offre un interessante spaccato di
quella che è stata la vita e la cultura alpina di
queste valli. Usciti dal borgo proseguiamo
superando alcuni declivi innevati e si costeggia
poi, una morena glaciale in un tratto leggermente
più ripido,
dove troviamo l'indicazione
a destra per Viviere la nostra meta, e a sinistra
per il mulino e la fornace. Seguendo il ramo di
sinistra si raggiunge il vecchio mulino del paese,
una costruzione isolata poco sotto al sentiero e ai
margini di un rio.
Il
Mulino di
Pratorotondo
è stato costruito ad inizio '900 ed è rimasto in
attività fino al 1957. Con la sua macina, in
granito estratto dalla zona del
Colle Ciarbonet,
era in grado di macinare al massimo 3 q.li di
granella al giorno. Di tutti i mulini presenti
nel vallone, quello di Pratorotondo era forse
quello con le minori potenzialità, e per questo
la macinazione, che aveva inizio ad ottobre,
terminava sempre quando gli altri mulini avevano
già terminato il lavoro. La macinatura era
effettuata a turno dalle famiglie, in un ordine
stabilito annualmente per sorteggio. Dopo la
macinatura, la farina veniva setacciata con
setacci più o meno grossolani, a seconda del
ceto sociale delle famiglie: quelle più abbienti
potevano permettersi una farina più pura, quelle
meno abbienti tenevano una maggior quantità di
cruschello. I cereali macinati, tutti coltivati
in loco, erano grano, segale, avena e orzo.
Superato il
mulino, si arriva ad un secondo bivio: si prende
a destra ed in pochi metri si raggiungono i
ruderi della fornace per la preparazione della
calce (la costruzione, quasi completamente
interrata e aggiungerei ricoperta dalla neve
rimane nascosta ai nostri occhi).
Tornati sui
propri passi fin quasi a Pratorotondo, si
imbocca questa volta il bivio in direzione di
Viviere, lungo la "Vio Veio". In moderata salita
si raggiunge la borgata dalla curiosa
disposizione delle abitazioni vagamente a ferro
di cavallo.
Viviere, è ancora più fiabesco di Pratotondo.
Con l'ambiente innevato pare di essere in un vero e
proprio presepio. Ci dirigiamo all'omonimo
rifugio per berci una buona birra e godendo del
panorami mozzafiato e del caldo sole. Stiamo lì
progettando così tante escursioni che un anno
dovrebbe avere il doppio dei giorni per farne solo
la metà a qualcuno di noi visto che al rifugio vi è
una bella sauna viene in mente per il prossimo anno
di tornare quà e fare una traversata sino al rifugio
della Gardetta solo per poter usufruire di questa
sauna. Ma bando alle ciance, dobbiamo riprendere
la strada per Chiappera, ormai sono tante ore che
siamo in viaggio ed è bene riposarci un pò
visto che al rifugio Campo Base ci attende anche una
escursione in notturna a scrutar le
stelle.....forse. In breve ci giungiamo e siamo
subito rapiti dalla vista del gruppo
Castello-Provenzale
splendida montagna delle Alpi Cozie, che domina
la conca terminale della valle Maira. Sono
caratteristiche guglie di roccia, poste in
posizione isolata a monte dell'abitato di
Chiappera. Dopo esserci rilassati un pò,
alle ore 19:00 prendiamo parte ad una breve
escursione notturna organizzata dal rifugio
Campo Base a cura del bravissimo Enrico Collo,
geologo,
divulgatore scientifico, consulente di
promozione turistica e appassionato di
astronomia e mitologia celeste; in questa veste
ci accompagnerà su un itinerario dove ci
spiegherà le varie costellazioni e il loro
rapporto con la mitologia. Almeno questo era
il proposito ma, aimè, abbiamo la brutta
sorpresa del celo che ha iniziato a coprirsi,
solo per qualche momento si aprono buchi dove ci
permettono di vedere alcune stelle. Con quel
poco che riusciamo a vedere riesce comunque a
farci passare un paio d'ore interessandoci alle
straordinarie avventure dei vari: Perseo,
Pegaso, Medusa, Pan ecc.
nei più incredibili
miti celesti raccontati dalle stelle,
mostrandoci la bellezza del cielo stellato.
Ma ci fa anche
piacere rientrare al rifugio dove ancora
dobbiamo consumare la nostra cena.
Pregustiamo una bella cena stile alpino, magari
a base di polenta e salsicce e invece ci si
presenta una zuppa di castagne, alquanto brodosa
e una misera trotettta al cartoccio con contorno
di fagiolini che facevano tanto ospedale. Ma
comunque la fame c'era e ci accontentiamo e a
qualcuno la zuppa è piaciuta in particolar modo
facendo diversi bis....gusti! Siamo anche
stanchi ed è ora di rifugiarci nella nostra
branda e ristorarci con un buon sonno, sempre
che russatori di professione non
disturbino eccessivamente. Giungiamo al
mattino senza grossi traumi ma non proprio
indenni; facciamo colazione con calma visto che
abbiamo appuntamento sempre con Enrico Collo per
le ore 09:00. Ci troviamo fuori dal rifugio
pronti a partire e ci portiamo ai lati della
pista da sci di fondo facendo attenzione a non
rovinare la pista e non ostacolare gli sciatori.
Iniziamo l'escursione portandoci sino al paese
di Chiappera.
Chiappera
fa parte del comune di Acceglio, sorge a 1614
metri sul livello del mare. L'origine del suo
nome non è quello che pensavamo noi riferito
alle terga ma deriva dal dialetto ocitano e
piemontese, Chiappera - da
ciapuei (in occitano) e ciapè (in piemontese), i
mucchi di pietre ricavati dallo spietramento dei
campi delle coltivazioni di orzo e segale. La nostra guida
ci descrive bene le tradizioni e la vita nei
secoli passati, non molto agiata, di questi
luoghi e facendo sosta davanti alla bella
chiesetta apprendiamo la storia di
don Agostino
Provenzale che nel
1849 parroco di Lausetto, chiamato alle armi in
occasione della prima Guerra d'Indipendenza
italiana, cadde accanto al proprio cavallo
abbattuto dal nemico nel corso della battaglia
di Novara. Per sfuggire al successivo
rastrellamento ebbe l'intuizione di nascondersi
nel ventre del proprio animale e fu così che si
salvò. Rientrato alla sua parrocchia decise,
per la grazia ricevuta, di innalzare una croce
proprio in cima a quel picco che sovrasta
Chiappera, di cui era stato anche il primo
salitore. Nel 1850, con l'aiuto di
parrocchiani, parenti ed amici, realizzò
l'impresa portando in vetta con corde e
verricelli i pezzi della croce che lì venne
innalzata a dominare la valle. Fu allora che
l'indiscussa "regina" - oggi conosciuta come
Rocca Provenzale - venne battezzata Croce
Provenzale. Tutti noi pensavamo che
Provenzale stesse per la vicinanza alla Provenza
francese e invece come si evince deriva dal
cognome di questo parroco. Attraversiamo il
borgo tra varie viuzze e notiamo come, grazie a
contributi di fondi europei, le case siano state
tutte sapientemente ristrutturate tenendo
viva lo stile e la tradizione del posto.
Passiamo davanti alla ex scuola elementare oggi
convertita in un " rifugio" di lusso
questa ex scuola e le altre
quattro elementari di Acceglio, furono costruite
grazie al benefattore Davide Calandra. Emigrato
in Svizzera e fatta fortuna, nel 1860 lasciò
l’intero patrimonio al Comune
natio di Acceglio per l’istruzione
gratuita di ragazzi e ragazze".
Da qui
scendendo per una rampa prendiamo il sentiero
che ci porta alla Crocetta di Saretto. Qui ci
dice che sarebbe una zona di caprioli, daini e
altri ungulati ma noi non ne abbiamo ne visto ne
sentito inoltre sarebbe un bel punto panoramico
ma abbiamo una vista solo sull'abbondante
nevicata che viene giù. Scendiamo in ripida
discesa verso il borgo di Saretto, anche qui
visitiamo il paese e in particolare ci fermiamo
davanti alla chiesa di San Lorenzo e alla casa
dove vi furono i così detti "incontri di
Saretto" che furono gli accordi tra Resistenza
italiana e Resistenza francese avvenuti durante
la seconda guerra mondiale, vennero realizzati
nel maggio del 1944, quando sulle Alpi
sud-occidentali liberate dai partigiani della
Resistenza italiana e francese si tennero alcuni
incontri tra i comandanti dei rispettivi
movimenti. Questi incontri hanno un
importante valore storico, rappresentano infatti
la vicinanza e la comunanza politica tra i due
movimenti in lotta, la voglia reciproca di
stabilire relazioni e creare intese di tipo
militare. Riprendiamo il cammino e giunti
alla strada attraversiamo il ponte sulla diga
a valle
del piccolo
bacino artificiale e seguiamo un itinerario in
un bellissimo bosco di larici sino ad arrivare
alla strada asfaltata a circa un km dal rifugio
Campo Base. Ecco la nostra escursione è
terminata, non abbiamo potuto godere dei bei
panorami ma comunque è stata molto istruttiva,
siamo tutti soddisfatti, adesso non ci resta che
concludere degnamente la due giorni con le gambe
sotto il tavolino e ci apprestiamo ad assaporare
i prodotti tipici di queste valli cuneesi. Il
tempo passa e dobbiamo ripartire, ci attende un
lungo viaggio di ritorno, ci congediamo dal
nostro bravo accompagnatore e con già la
nostalgia nel cuore mettiamo in moto e via si
ritorna a casa pronti per nuove avvincenti
avventure.
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