U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

14/07/2019 Corno alle Scale - 1945 m
La cima più alta dell'Appennino bolognese
gg


                                                                                      

 
ITINERARIO:  Pian d'Ivo, Monte La Nuda, Balzi dell'Ora, Punta Sofia, Rifugio delle Rocce, Cavone, Cascate del Dardagna, santuario Madonna dell'Acero
 
  PARTECIPANTI: 9  escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)

 
TEMPI DI PERCORRENZA
6h
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :
323        Sboccata Bagnadori
327  Sentiero del Campanile 
N° 129        Balzi Dell'Ora         

N
°333         Cascate D'Ardagna 
331        Madonna dell'Acero

 

   
 


ACQUA:
Nei pressi del Santuario della madonna dell'Acero e negli eventuali rifugi lungo il percorso, noi abbiamo visitato il Rifugio delle Rocce
 
 
PUNTI D'APPOGGIO :
Rifugio delle Rocce
 

PERIODO CONSIGLIATO:  Giugno - Ottobre

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Foto escursione
              

 Il Corno alle Scale con i suoi 1945 metri s.l.m. è la cima più alta del Parco Regionale del Corno alle Scale e di tutto l'Appennino bolognese: dalla sua croce, nelle giornate terse lo sguardo può spaziare dal Mare Adriatico al Mar Tirreno e raggiungere le Alpi. Questo massiccio arenaceo è collegato da un affilato crinale allo spartiacque appenninico che divide Emilia e Toscana nei pressi del P.so dello Strofinatoio, alla testa della toscana Val Verdiana. Il Corno dunque non fa parte del crinale appenninico, ma, collegato ad esso, si diparte in direzione Nord, costituendo la testa di una imponente dorsale che prosegue con La Nuda (1828 m), la Sboccata dei Bagnadori (1274 m), il Monte Grande (1531 m sopra Vidiciatico) e col Monte Pizzo (1194 m a picco su Lizzano in Belvedere). Questa importante dorsale che si configura quasi come un gruppo montuoso fa a sua volta da spartiacque tra due vallate dalla morfologia molto diversa, che proprio sui due fianchi del Corno alle Scale hanno le loro testate: la Valle del Silla a Est, le cui acque scendono nel Reno, e la Valle del Dardagna a Ovest che si dirige verso Nord, sconfinando nella Provoncia di Modena dove getta le sue acque nel Panaro, che a sua volta confluisce nel Po. La Val Dardagna era anticamente coperta da ghiacciaio fino a Madonna dell'Acero: questo conferisce alla sua parte alta verso il crinale un aspetto più nudo e alpestre con più circhi glaciali fusi insieme e più sotto dossi addolciti di origine morenica: laghi, alte cascate, bassa vegetazione (vegetazione di brughiera e prateria di altitudine). Solo a partire da Madonna dell'Acero la Valle, da quel punto scavata solo dal corso d'acqua, ha un repentino restringimento. Ben diversa è invece la Valle del Silla, boscosa fin sulle sommità delle cime, ricchissima d'acqua, con solchi vallivi pronunciati e dai fianchi molto ripidi, anch'essi boscosi. Sul crinale tosco-emiliano nella provincia di Modena (Parco dell'Alto Appennino Modenese) è situato un lago piccolo ma molto suggestivo, il  Lago Scaffaiolo, che con il Corno alle Scale forma un binomio inscindibile, anche se separati in due amministrazioni provinciali e in due parchi distinti.
Flora: mirtillo, ginepro, carline, genziane, margherite, viole, anemoni, achillee, trifoglio, soldanella, nardo, sassifraghe.
Fauna: cinghiale, passeracei, rapaci. (
http://www.oscartext.com/CornoScale.htm )


Dopo un lungo viaggio di 2,30h giungiamo finalmente a Pian d'Ivo, dove parcheggiamo a fianco della strada provinciale che porta al vicino santuario di Madonna dell'Acero ed agli impianti sciistici del Corno alle Scale.
Indossiamo gli zaini e subito partiamo, non vediamo l'ora di sgranchire le gambe!
Dal parcheggio attraversiamo la strada e imbocchiamo una larga strada forestale, subito in salita che corrisponde al sentiero 323 detta anche " Via dei Signori " .
Il percorso si snoda in una fitta abetaia, frutto di una probabile rimboschimento,
all'inizio del sentiero sono visibili, nel bosco, quattro discutibili "opere d'arte moderna" realizzate in materiali naturali (pietra, legno, ferro) che costituiscono la prima parte di un progetto più ampio per un "Sentiero d'Arte".
Dopo alcune curve troviamo sulla destra il sentiero CAI 327 o "del Campanile", sentiero che adesso sale ancora più ripido tra la faggeta e macchie di abeti e larici, fino a uscire dal bosco e proseguire nelle praterie e nei vaccinieti (vaccinieto Formazione vegetale nella quale predomina il mirtillo (Vaccinium myrtillus), in Italia legata ad ambienti montani, su suoli acidi e ricchi di humus. Enciclopedia Treccani) che rivestono la parte sommitale del versante nord-ovest della Nuda (1828 m).

Il monte La Nuda si eleva a nord del Corno alle Scale, separato da quest'ultimo dal passo del Vallone. Sulla sua vetta, libera dal bosco, si estendono vaccinieti e praterie sassose che ospitano rare fioriture di specie rupicole. Dalla cima del monte il panorama spazia su gran parte del territorio del parco, fronteggiando la spettacolare parete orientale del Corno e tutto l'arco di montagne che formano la testata di valle del Silla.
Più lontano, verso occidente, le belle pareti dei monti della Riva, con il cardine iniziale del monte Spigolino, appaiono dominate dal retrostante monte Cimone. Verso nord, tra i profili tondeggianti delle colline che digradano verso la pianura, risaltano le caratteristiche sagome del monte Vigese e di Montovolo. (
www.parcocornoallescale.it )
E' stata una bella salita e ci godiamo meritatamente il bellissimo panorama che ci si pone davanti.
Ora ci dobbiamo dirigere verso la nostra meta, Punta Sofia dominata da una grandissima, forse esagerata, croce di vetta. A vista non sembra neanche lontana, dobbiamo però arrivarci per il tratto di cresta sud denominato " Balzi dell'Ora"
sono una serie di grossi massi che compongono una parte del crinale del corno alle Scale. Si trovano tra il monte la Nuda e il Corno, e seguendo il sentiero che li attraversa, è possibile salire fino alla cima.
Imbocchiamo il sentiero n° 129 e adesso dopo tanta salita, proseguiamo in decisa discesa sino al Passo del Vallone, Il passo ha questo toponimo perché si affaccia a precipizio sulla Valle del Silla, ed è una zona meravigliosa: un sublime incrociarsi di pendii pratosi, di tonalità verdi differenti. Bellissimi giochi di luce e vento accompagnano lo sguardo lontano, perdendosi in un panorama appenninico estremamente suggestivo.
Da qui non c'è scampo per salire in vetta dobbiamo prendere il ripido sentiero dei Balzi.
Il sentiero viene classificato per escursionisti esperti, a nostro parere è un sentiero abbastanza facile, certo che alcuni tratti sono abbastanza esposti
su una parete di roccia verticale con un salto di oltre 200metri  sulla sinistra e un ripidissimo pendio erboso sulla destra, basta, naturalmente, non soffrire di vertigini e avere piede fermo, L'unico problema lo dovrebbe dare in caso di rocce umide o bagnate in quanto la natura della roccia le rende molto scivolose.
Da questo punto l’escursione se non eccessivamente difficile diventa decisamente faticosa dovendo risalire per circa trecento metri di dislivello in pochissima distanza.
La fatica viene ripagata dai meravigliosi scorci di panorama che si possono ammirare durante la salita e anche belle fioriture, tra le più belle l'Aquilegia Alpina ma moltissime altre specie  come
e la genziana purpurea; di taglia più ridotta sono astro alpino, pulsatilla alpina e primula orecchia d’orso, i cui fiori gialli si alzano da una rosetta di foglie carnose colorando le cenge più inaccessibili.
La salita è agevolata da scalini scavati nel terreno sono un aiuto ma potevano farli un pò più bassi, forse era il caso! Finalmente giungiamo in vetta Una volta arrivati in cima godiamo di una vista mozzafiato a 360 gradi: vi troverete infatti nel punto più alto del nostro territorio (1945 m slm).

La fatica viene ripagata dai meravigliosi scorci di panorama che si possono ammirare durante la salita. Una volta arrivati in cima possiamo  godere di una vista spettacolare a 360 gradi dal punto più alto dell'Appenino bolognese a 1945 m.
Se la giornata è molto limpida lo sfondo appare spettacolare con gran parte dell’arco alpino innevato a sovrastare un ampio settore della Val Padana. Una giornata molto chiara permette inoltre di scorgere a sudovest il Mar Tirreno e addirittura l’Isola d’Elba e le cime della Corsica proprio all’orizzonte. Con minore difficoltà sono ben visibili le Alpi Apuane e un ampio settore dell’Appennino modenese con il monte Cupolino a sovrastare il piccolo Lago Scaffaiolo, il monte Spigolino, il Libro Aperto e Monte Cimone, massima cima emiliana e di tutto l’Appennino Settentrionale. Ad oriente il crinale si abbassa con il Monte Gennaio come ultima grande cima scoperta dopodiché la linea di displuviale si abbassa e le montagne appaiono rivestite di alberi sino alla sommità.

Punta Sofia è
sormontata da una, esageratamente, grande croce metallica, è la più settentrionale delle cime del Corno; le altre due cime, Corno alle Scale (1945 m) e Punta Giorgina (1927 m).
La giornata sembra girare al brutto, nuvoloni neri si stanno ammassando sui crinali, per non rischiare un bel bagno e il brivido di qualche fulmine che saetta vicino decidiamo di accorciare il giro e ci dirigiamo verso il sottostante rifugio Rocce riconoscibilissimo dalla vetta, il rifugio è posto nelle vicinanze della seggiovia che poi raggiunge la punta di Corno alle Scale, in funzione anche oggi ma più che altro trova largo utilizzo in inverno quando queste praterie si trasformano in piste da sci.
Purtroppo è il settore più rovinato della montagna e contrasta moltissimo con la splendida ascensione eseguita lungo i Balzi dell’Ora dove fortunatamente l’ambiente naturale è rimasto integro.
La discesa è piacevole su dolci pendii e in splendide praterie. Raggiunto il rifugio approfittiamo dei tavoli all'aperto e pranziamo. Non passa molto, però, che i primi goloccioni iniziano a scendere, si stava bene ridendo e scherzando ma sarà meglio riprendere il cammino, non prima di aver preso il caffè presso il rifugio.
Prendiamo come punto di riferimento il sottostante parcheggio da dove parte la seggiovia, seguiamo le piste e in breve lo raggiungiamo, adesso la pioggia è veramente battente. Indossiamo le giacche e mettiamo i copri zaino, continuiamo, poi, su asfalto verso il Cavone ma dopo circa 15 minuti sulla sinistra parte il sentiero 333 verso le Cascate del Dardagna, naturalmente imbocchiamo questo sentiero che poi ci condurrà, cambiando numerazione in 331 per Madonna dell'Acero.

Il sentiero scende inoltrandosi prima in un bosco di abeti e poi in una faggeta con una serie di tornanti mantenendosi sul fianco orografico destro del Dardagna. Il Dardagna è un torrente che nasce nei pressi del Corno alle Scale e del monte Spigolino da cui precipita con numerosi balzi. Nel giro di pochi chilometri l'acqua supera un dislivello di oltre 250 metri con salti ripetuti i più spettacolari sono sette, il primo è alto più di 30 metri. Con il fragore delle cascate che giunge via sempre più forte arriviamo ad una piazzola dove nasce la prima cascata, questa è la più suggestiva e la più alta in assoluto con i suoi 30 metri di altezza, il rumore dell'acqua che si infrange sulle rocce sottostanti è assordante ma, lo spettacolo è veramente affascinante Aggiriamo la , immaginiamo come deve essere in inverno.
Aggiriamo la cascata
con il sentiero che scende tenendo ancora la destra orografica e che in alcuni punti è formato da una serie innumerevole di scalini di legno con staccionate di protezione ci permettono di raggiungiamo la seconda cascata e poi via fino alla settima. Il sentiero è ben tenuto e non abbiamo problemi ma percepiamo che con il terreno bagnato o ghiacciato il sentiero diventa molto infido e scivoloso, bisogna quindi prestare la massima attenzione. Superata la settima cascata un ponticello di legno attraversa il Dardagna nei pressi di un’area attrezzata per il picnic. Qui si incrocia un quadrivio, a sinistra il sentiero CAI 337 per il Passo del Lupo, a destra ancora il sentiero CAI 333 che seguiamo ancora per qualche centinaia di metri fino al successivo incrocio dove lo abbandoniamo per imboccare tenendo la destra il sentiero C.A.I.331, passiamo in un punto del bosco molto suggestivo caratterizzato dalla presenza di enormi massi, allontanandoci sempre di più dal letto del torrente. Superiamo un piccolo guado ignorando tutti gli altri sentieri ci manteniamo sempre sul C.A.I.331 che salendo si inoltra in un bellissimo bosco di abeti bianchi, man mano che saliamo il sentiero diventa sempre più largo e spazioso fino a diventare una strada forestale che in saliscendi ci conduce in breve tempo al Santuario della Madonna dell’Acero. La cui storia è avvolta dal mistero, si narra che celebri l'apparizione della Beata Vergine a due pastorelli, di cui una sordomuta che miracolosamente guarì. L'immagine della Madonna, che si trova nell'altare maggiore del Santuario, è incastonata nel tronco dell'acero secolare presso cui avvenne l'apparizione.
..

La suggestione del luogo è accentuata dall’abbondanza delle acque da cui è circondato. Rivi e torrentelli confluiscono infatti nel torrente sottostante offrendo angoli di bellezza incontaminata.
La vegetazione è ricchissima: piante e fiori costituiscono un patrimonio naturale da salvaguardare, che i botanici fanno oggetto da tempo di attento studio. Il santuario è splendido, in completa armonia con l’ambiente circostante: misura circa 26m per 13m nel transetto, dove le due cappelle, in corrispondenza del presbiterio, formano la croce latina. Esso sorse su un precedente tempietto in pietra che era stato costruito per proteggere l’antico acero (oggi sotto l’altare maggiore) e l’immagine originale dell’apparizione. La costruzione più antica è la parte vicina al campanile: qui il pavimento è rialzato rispetto al resto. Nel corso del XVII e del XVIII secolo furono aggiunte le altre parti e il campanile, fino alla forma attuale.
,,Nel periodo estivo sono esposti i “Brunori”, ex-voto di grande interesse e valore sia per l’episodio ricordato sia per lo stile scelto dal committente. interessanti statue lignee a grandezza naturale: furono donati come ex voto da Brunetto Brunori, uno dei comandanti delle forze fiorentine di Ferruccio Ferrucci, scampato miracolosamente alla morte nella battaglia di Gavinana (3 agosto 1530). Il 5 agosto dopo una fuga rocambolesca Brunetto, nonostante un colpo di lancia  lo avesse trapassato da parte a parte, giunse al Santuario dell’Acero assieme alla moglie Lupa ed ai  figli Leonetto e Nunziata e, in segno di ringraziamento, fece realizzare il gruppo di  statue raffiguranti  se stesso e la sua famiglia. 
Dopo aver visitato il santuario ed esserci rifocillati con le fresche acque
della fontana del piazzale
antistante prendiamo la strada asfaltata che in pochi minuti ci riconduce al parcheggio dove avevamo lasciato le auto.
Bellissima escursione in un posto fantastico, anche l'Appenino ha un suo perchè.

Ciao, alla prossima.

Avvertenze
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica od alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
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