U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 


25 - 26 -27 Luglio
DOLOMITI
Traversata della Marmolada
Percorso: traversata dal Rifugio Contrin (m 2016), alla Forcella di Marmolad a(m 2896), Punta Penìa (m 3343), Pian dei Fiacconi (m 2625)
Segnaletica: biancorossa CAI
segnavia 602, 606
Dislivello: 1327 m. Tempo di percorrenza :10 ore circa
Classificazione: EEA solo per escursionisti esperti con uso di attrezzatura. Punti sosta: capanna Punta Penìa
Acqua: al Rifugio Contrin, alla Capanna di Punta Penìa, al Rifugio Pian dei Fiacconi
Periodo consigliato: estate inoltrata

In una splendida giornata di sole sono salito sulla cima più alta delle Dolomiti, Punta Penìa, accompagnata dai suoni della montagne e della presa dei ramponi sul ghiaccio. Ho visto, in vetta, allegria e cordialità. Ho visto, e utilizzato, la toilette più alta delle Dolomiti, sospesa sulla vertiginosa parete Sud della Marmolada. Ho visto un panorama inimmaginabile, ho provato emozioni intense, ho respirato a pieni polmoni, ho vissuto questa incredibile montagna.

Locazione geografica

La Marmolada è uno dei più vasti gruppi dolomitici. Si estende tra Livinallongo del Col di Lana a nord e Falcade nella valle del Biois a sud, ad ovest lo delimita la Val di Fassa, ad est la Val Cordevole. Principalmente il gruppo è costituito da roccia vulcanica. Sul versante Nord si trova il famoso ghiacciaio della Marmolada.
La Marmolada è molto famosa, nell'ambiente alpinistico, per le vie in roccia di estrema difficoltà sulle pareti sud e sudovest. Per raggiungere la cima c'è la bella "Ferrata Cresta Ovest" di difficoltà media, altrimenti la più difficoltosa "Ferrata Brigata Cadore". La maestosità della Marmolada non si può descrivere a parole: bisogna vederla, e soltanto allora si comprende appieno il fascino della montagna più alta delle Dolomiti, che con i suoi 3.342 metri domina su Rocca Pietore e su tutto l'Agordino.

25/07/03

La sveglia suona alle ore 05,00 e stranamente mi sento subito sveglio e reattivo non come quelle mattine che devo andare a lavorare. Operazioni per la colazione, igiene personale e vestirsi sono le 05,30 e sono già pronto, cosa ci vado a fare così in anticipo, non ci sarà ancora nessuno, ma che importa, in fondo cosa ci faccio ancora a casa?
Un saluto a “ Golia “ che con la sua coda mi ricambia anche se c’è rimasto male e via al Terminal Bus dove avevamo appuntamento. Arrivato, noto che la stessa fregola che ho avuto io l’hanno avuta anche molti altri. Giunto il pullman si caricano subito i bagagli e via verso Ripa di Versilia dove devono salire gli altri.
Bene non manca nessuno il pullman è pieno, diviso esattamente a metà tra turisti ed escursionisti. Puntualmente come previsto alle ore 06,00 si parte. Due soste lungo l’autostrada e alle ore 12,00 siamo giunti ad Alba di Canazei  (1490 m) nella Val di Fassa.
Qui abbiamo lasciato il gruppo dei turisti che sarebbero andati ad Arabba dove avrebbero alloggiato, e nei giorni seguenti visitato Corsara, Passo Gardena, Ortisei, escursione all’Alpe di Siusi, Selva di Val Gardena, Passo Sella e Canazei.

In quanto a noi, presi i nostri pesanti zaini, siamo andati a cercarci un posto per fare un buon pasto prima di raggiungere il Rifugio Contrin.
Lo abbiamo trovato e gentilmente il proprietario ci ha permesso di lasciare gli zaini presso il suo locale in attesa del gestore del rifugio che sarebbe venuto a prenderli più tardi.
In località Palùa, nei pressi della funivia, inizia la mulattiera sentiero n. 602, che con fitta serpentina nel bosco porta a superare il ripido dislivello iniziale della valle uscendo presso la baita Locia Contrin (m 1.736); il sentiero si fa ora pianeggiante. Attraversiamo una zona di rado bosco per entrare negli spaziosi pascoli della valle. Si cammina in uno scenario grandioso di cime che circondano la valle su ogni lato. A destra il Colac, a sinistra il Vernel e la Marmolada, mentre verso est si erge il monumentale torrione della Cima di Ombretta.

Si attraversa il ruf de Contrin e si va in diagonale verso il rifugio omonimo (m 2.016) che domina da un dosso e lo si raggiunge con alcuni comodi tornanti disegnati in un bosco di radi larici (ore 1.30).
E’ stata una bella passeggiata e per di più senza gli zaini, abbiamo potuto gustarci con calma tutte le bellezze che ci circondavano, tutti con il naso all’insù ad ammirare questi bellissimi panorami.

Il Rifugio Contrin, progettato dal DAV di Norimberga nel 1895, fu realizzato nel 1909. Coinvolto negli eventi bellici della prima guerra mondiale, quando fu sede di un comando austriaco, fu distrutto dai colpi dei cannoncini da montagna portati in cima alla forcella dell'Ombretta dalla 205 compagnia del battaglione alpino Val Cordevole. I ruderi del rifugio passarono di proprietà alla S.A.T. che nel 1921 in occasione della 2^ adunata nazionale dell'Associazione Nazionale Alpini, li donò a questa associazione di cui era presidente Andreoletti, già capitano degli alpini, comandante della compagnia che distrusse il rifugio. L'A.N.A. si mobilitò e ricostruì il rifugio e lo gestisce tuttora. Mentre attendevamo gli zaini siamo subito andati in giroe le domande si susseguivano: “ Dov’è la Marmolada? Quale percorso seguiremo? Quanto ci vorrà?…….


C’è un bel posto deve gustare prodotti tipici? “ La risposta affermativa a quest’ultima domanda ci indirizzava presso un vicina Malga: la Malga Contrin, dove abbiamo potuto degustare una ricca varietà di torte di ricotta, strudel, panna e yogurt con frutti di bosco fatti sul posto. Vi abbiamo potuto assistere alla mungitura delle mucche, ahimè anche qui meccanizzata, e giocare con un tenero vitellino di appena tre giorni.
La voce si sparge: “ sono arrivati gli zaini forza tutti al rifugio che ci danno le camere. “  Dopo la sistemazione una doccia e poi a cena.
Dopo cena diamo un’occhiata all’attrezzatura e poi tutti a letto che la sveglia è prevista per il mattino dopo alle ore 05,00.

26/07/03

Puntuale la sveglia suona alle 05,00, tutti eccitati ci buttiamo giù dal letto subito a guardare il cielo: è una bellissima giornata, via a lavarci e poi a colazione; ore 06,00: finalmente si parte.Si imbocca il sentiero n° 606 proprio sotto la cappellina di San Maurizio il patrono degli Alpini, una preghiera dentro di noi perché ci protegga durante l’escursione e via su per i verdi prati dei pascoli verso la Forcella della Marmolada, la nostra prima meta.
Mentre si sale si ammirano varie fioriture di  astro alpino, campanella barbuta o pelosa, camedrio alpino, botton d’oro, genziane, genziana germanica, rododendro peloso, sassifraga autunnale,sassifraga verde mare o azzurra, sassifraga delle rocce e naturalmente il simbolo delle montagne: le stelle alpine.Si udivano anche i fischi delle marmotte ma purtroppo non siamo riusciti a vederle neanche una. Il gruppo di venti componenti, ( venti perché altri cinque hanno preferito un altro itinerario: quello  dal Rif. Contrin , Val di Contrin, Passo dell'Ombretta (M. 2704), Rif. O. Falier  M. 2080 ). Il sentiero sale spedito verso la Forcella e niente fa prevedere alcun pericolo, ma ad un tratto un fortissimo boato come una grande esplosione, le urla degli amici in basso mentre in alto non riusciamo bene a capire cosa succede, e poi subito ci rendiamo conto che si tratta di una frana. Via fuggi, presto, cerchiamo un riparo, da dove arriverà? All’improvviso vediamo sfrecciare blocchi enormi di roccia che urtando il terreno esplodevano in un caos indescrivibile, volevamo mettere la testa fuori dal rifugio ma il fragore era ancora forte. Finalmente tutto si placa e usciamo allo scoperto con il terrore che non tutti avessero avuto il tempo di raggiungere un riparo, ma ci contiamo e uno ad uno usciamo allo scoperto e con sollievo notiamo che nessuno si è fatto male. Quella preghiera fatta a S. Maurizio ci ha protetti.
Le gambe tremano ancora, il cuore batte forte, cosa facciamo torniamo o si prosegue? Dopo un po’ di esitazione si decide di proseguire.


Ben presto si arriva ai ghiaioni e il peso degli zaini con le corde che ci sarebbero servite per la discesa dal ghiacciaio si fa sentire, il passo su questo terreno è molto difficoltoso. Finalmente si arriva alla Forcella della Marmolada m.2896 e sono le ore 08,00. La giornata è ancora bellissima, ma siamo all’ombra e fa freddo, il tempo che ci occorre per prepararci ad indossare l’imbraco e l’attrezzatura da ferrata ci fa venire la pelle d’oca. Ma siamo tutti pronti e si parte, ore 08,30.Dalla Forcella della Marmolada la ferrata sale verso est lungo le ripide e levigate placche di roccia. File di staffe si alternano a brevi traversate e tratti con corrimano. Più in alto, si raggiunge la cresta ovest della Marmolada e il percorso si affaccia più volte sugli abissi della vertiginosa parete sud e sul ripido ghiacciaio a nord.


Le corde fisse terminano sul nevaio sotto la cima. Per tracce di sentiero sulla neve (o sulle rocce in caso di scarso innevamento) in un meraviglioso contesto paesaggistico, si raggiunge la cima (3343 m, croce metallica), dove si trova la caratteristica, molto ospitale, Capanna Punta Penìa (15 posti letto). Stupefacente la vista in tutte le direzioni, in particolare sul massiccio del Sella con il Piz Boè.

Saliamo e naturalmente le diverse caratteristiche personali e le capacità fanno si che il gruppo si allunghi, ma comunque siamo sempre a vista, mentre saliamo si vedono ancora ripari scavati nella roccia dai soldati della prima guerra mondiale. Mi trovo con un piccolo gruppo però è come se fossi solo la fatica ci ha levato la voglia di fare dello spirito e, almeno per me, mentre salgo e mi misuro con la montagna il mio spirito si allarga e si estranea da tutte quelle frivolezze e sciocchezze che tutti i giorno ci assillano. Superato un tratto molto esposto e ripido, un tratto di placche lisce vicino alla cresta, si trovano altre staffe lungo brevi traversate a sinistra. Giunti sulla cresta ovest c'è un tratto ben attrezzato tra forcelle e dossi. A questo punto siamo in un tratto spettacolarmente esposto sia a destra che a sinistra, da qui abbiamo raggiunto il nevaio e salito un tratto meno ripido su neve  finalmente alle ore 11,00 giungiamo a Punta Penia. Una breve cresta conduce direttamente alla croce di vetta a quota 3343 mt.
Conquistare una vetta è sempre una grande soddisfazione ed una emozione che ti fa dimenticare il tempo e la fatica. Non conta  se altri prima di te ci sono arrivati. La soddisfazione è immensa quando con lo sguardo si può scorrere l'orizzonte a 360°. Questa visione ti  riempie  non solo gli occhi ma anche il cuore.

E’ un bel balcone nel cuore del massiccio della Marmolada, dalla sua vetta, con un mirabile colpo d’occhio sulla Val di Fassa,si possono scorgere tutte le sue cime più famose. Da occidente a oriente,la Roda di Vael, Catinaccio, l’Antermoia,il Larsec,i Denti di Terra Rossa,il gruppo del Sasso Lungo, con il Sasso Piatto, la Punta Grohman e le Cinque Dita.Lo sguardo indugia poi sui gruppi del Sella,del Boè,il Viel del Pan il Lago Fedaia il Vernel e,infine, maestosa, con il suo versante alpinisticamente più famoso, la sud della Marmolada che lascia intravedere la cresta Ovest e la cupola di ghiaccio della Punta Penia,massima elevazione delle Dolomiti. Il fantastico giro tondo di vette prosegue con le cime di Ombretta,il Sasso Vernale,la Cima Uomo,le creste di Costabella con i Lastei,

per terminare a sud con la Punta Vallaccia e le cime Undici e Dodici,mi scuseranno i monti non nominati, ma sono andato a memoria.
Ce l’abbiamo fatta, siamo in cima alla Regina delle Dolomiti, mica male per chi viene dal mare come noi, baci dalle signore (3) e strette di mano ancora più energiche e mille fotografie che ci immortalano su questa vetta, poi naturalmente entriamo nel piccolo e accogliente rifugio e chi con un minestrone, chi con un caffè o una fetta di strudel ci siamo rifocillati. Cos’è quello sgabuzzino a strapiombo?  Ma naturalmente il bagno più alto delle Dolomiti e subito abbiamo provato anche cosa vuol dire fare i propri bisogni a più di tremila metri.
Nel frattempo le nuvole salgono, non si vede più niente, decidiamo di scendere,
mano ai ramponi ci leghiamo in cordate da tre e cominciamo la discesa.
 Il primo tratto di nevaio è  agevole e non ha richiesto particolari attenzioni anche se è a tratti ripido. La traccia ben marcata ci ha permesso di raggiungere rapidamente le rocce sottostanti.
 Questa dorsale rocciosa, La Schiena d’Asino, separa il nevaio sommitale dalla calotta del Ghiacciaio della Marmolada. Il salto è di circa 100-150 ma ha richiesto da parte nostra molta attenzione in quanto era abbastanza ripido e scivoloso. Alcuni di noi non se la sentivano di scendere in libera  ma con la perizia di Marco, Marcello e Franco che facevano sicurezza siamo scesi giù tutti sino al ghiaccio.

La discesa è per roccia ben gradinata in un canalino non attrezzato (I-II grado di difficoltà). I chiodi nella roccia hanno permesso a chi non era molto sicuro di scendere assicurato.
 Questo tratto viene considerato da molti come il più impegnativo dell'intero giro,

le rocce si esauriscono su una zona detritica molto friabile e scivolosa.
Ci ritroviamo tutti e indossiamo di nuovo i ramponi, riformiamo le cordate e si inizia la discesa del ghiacciaio.
La discesa per il Ghiacciaio della Marmolada non ci ha offerto particolari difficoltà tecniche. Nel primo tratto la pendenza è lieve e la via ben marcata sulla neve. Con passo fermo si attraversano i grandi crepacci che tagliano in due il ghiacciaio. E’ comunque necessario fare attenzione ai "ponti" di neve che permettono il superamento dei crepacci curando di superarli con i compagni di cordata che fanno sicurezza.
Con la neve che lascia il posto al ghiaccio vivo, la via si fa poi più ripida serpeggiando fra i crepacci. L'ultimo tratto, meno ripido, si esaurisce poco più in alto del Rifugio Pian dei Fiacconi , raggiungibile per un saliscendi di dossi di roccia levigati dal ghiaccio.
Purtroppo abbiamo potuto notare anche il rapido ritiro in atto di questo ghiaccio, basta notare le vecchie postazioni della prima guerra si trovano ad almeno una ventina di metri più in alto rispetto al ghiacciaio stesso.
Sono le ore 17,00, siamo a Pian dei Fiacconi, mt 2625, praticamente l’escursione è finita ci rifocilliamo al rifugio e poi prendiamo la funivia che ci porta in breve tempo al Lago di Fedaia, 2053 m.
Attraversato il ponte sul lago ci siamo portati sulla strada e atteso il pullman che ci ha portato di nuovo ad Alba di Canazei.
Prendiamo accordi con i gestori della funivia che ci hanno messo a disposizione uno stanzino per poter lasciare le attrezzature e poi riprendiamo il sentiero n 602 per il Rifugio Contrin. Lungo la via abbiamo avuto la bella sorpresa d’incontrare il gestore del rifugio con il fuori strada che ci ha portato gli zaini.
Finalmente alle ore 19,30 siamo arrivati, ci scusiamo con gli amici che avevano fatto l’escursione breve che avrebbero voluto sapere subito come era andata, ma una doccia caldissima aveva la precedenza; i racconti dopo, a cena. Durante la cena ci sono stati molti momenti per raccontare l’escursione, ma comunque il racconto spesso induceva sulla frana e come eravamo stati fortunati o assistiti.
Ora non ce la facciamo più, siamo stanchi morti e andiamo a letto, un buon sonno ristoratore è quello che ci vuole.

27/07/03

La sveglia questa volta è libera, ma non troppo alle nove si deve partire, solite operazioni e poi colazione, questa volta alcuni di noi decidono per la malga e con l’aria bella frizzantina ci incamminiamo.

Eccoci alla malga, “ Buon giorno, si potrebbe avere dello strudel,  yogurt con frutti di bosco e ricotta di panna? “  E la signora cordialissima con il suo accento tedesco: “ Zertamente, ditemi! “

Accomodati sui tavoli all’aperto abbiamo consumato questa ottima colazione. Come previsto alle ore nove siamo partiti per Alba di Canazei,  raggiuntala siamo andati a recuperare l’attrezzature presso la funivia mentre arrivava il pullman dei turisti; caricati gli zaini e rivestitici con indumenti più puliti ci siamo dati allo shopping.
La giornata è proseguita con la visita del Lago di Carezza, una sosta a Nova Levante per il pranzo e poi a Caldaro sulla via del vino per acquisti di vino locale.
Alle ore 16,30 siamo ripartiti e con un’unica sosta alle ore 22,00 siamo arrivati a Pietrasanta.

Bellissima escursione che sicuramente rimarrà per sempre nella nostra mente, organizzata e pensata a regola d’arte.

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