U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

VILLE LUCCHESI - PRANZO DI FINE STAGIONE
gita turistica
Il pranzo di fine stagione è l'occasione migliore per celebrare un anno di avventure che come nostra abitudine spaziano dalle Alpi all'Appennino, a caratteristiche località turistiche. Spesso però quando si pensa ad una gita turistica il pensiero corre subito a posti lontani, magari all'estero, trascurando le meraviglie che abbiamo vicino casa. Le ville lucchesi sono un patrimonio architettonico e culturale ubicato a due passi da casa nostra ma che pochi conoscono.
La strada più semplice per raggiungere la zona delle ville sulle colline lucchesi è sicuramente l'autostrada A11 in direzione Firenze. Si deve uscire al casello di Capannori e imboccare la statale SS435. Per recarsi a villa Mansi raggiunta la località Zone svoltare a sinistra in direzione di Segromigno Monte: Per recarsi a villa Grabau, invece, si devono seguire le indicazioni per Marlia. Superato l'abitato si deve svoltare a destra seguendo ora le indicazioni per le ville.
Convinti che non fosse necessario camminare tanto per trascorrere una giornata tra cultura e gastronomia, abbiamo organizzato una gita ad un'ora di macchina dalla sede. La risposta è stata imprevista, pullman esaurito fino dalla prescrizione; questa volta siamo proprio costretti a prenotarne due! Ottimo. Poi arriva il giorno prestabilito e si scatena il finimondo, vento fortissimo che provoca seri danni in parte della Versilia e lucchesia e temperature a picco. Vuoi vedere che salta tutto? Un rapido giro di telefonate, ci sono problemi ma si può partire. Con un po' di ritardo ci ritroviamo alla partenza, siamo in 56 dei 70 previsti. Tiriamo un sospiro di sollievo forse i danni non sono così gravi se tante persone hanno potuto partire. (Il giorno successivo sapremo invece che i danni sono stati diffusi.) Partiamo, direzione Lucca, lasciandoci alle spalle un vento teso e gelido. Quando arriviamo scopriamo con sollievo che in lucchesia il vento no ha creato danni eccessivi; soffia ancora, è freddo ma si preannuncia una bella giornata autunnale. Il primo impatto con villa Mansi, la meta della prima visita, è desolante. Di fianco al cancello d'ingresso, quelle che probabilmente un tempo erano le scuderie sono abbandonate e fatiscenti.
La costruzione della Villa risale al XIV secolo, fatta costruire dalla famiglia Benedetti. In seguito fu acquistata nel 1634 dai Cenami e dietro volontà della Contessa Felice Cenami, fu ordinato all'Architetto umbro, Muzio Oddi, dipendente della Repubblica di Lucca come ingegnere delle mura urbane Lucchesi, la ristrutturazione della Villa. Per Muzio Oddi la Villa era troppo bassa rispetto alta sua ampiezza, quindi rialzò la Villa di un piano con il rifacimento della facdata con portico a colonne alternate da archi ed architravi, con sala da pranzo a destra, camera da letto a sinistra e relativo ampliamento ai piani superiori coronati da un'altana a colonne abbinate che riprendono quelle del portico. Nel 1675 la Villa passò dì proprietà alla Famiglia Mansi. Nel 1742 Ottavio Guido Mansi esaminò i vari progetti sottopostogli da semplici agrimensori (geometri del tempo), che interpretando le sue idee, effettuarono i lavori con il Capomastro Giambattista Tornei. La parte alta della facciata venne modificata chiudendo l'altana e coronandola di statue ponendo nella parte alta della Villa lo stemma dei Mansi, in più con statue all'interno della Loggia, di Gianfranco Giusti. Il giardino all'italiana, che attualmente si vede solo nel lato sinistro del parco, fu progettato dall'architetto messinese, Filippo Juvarra, su commissione di Ottavio Mansi, sempre di Filippo Juvarra e la Palazzina dell'orologio che accoglieva giochi di pallacorda, teatrino invernale, armeria e scuderie. IL marchese Luigi Ottavio Mansi fece decorare l'ala sinistra e destra della Villa dal pittore Santino del Frate, vedi la camera da letto con disegni grotteschi e la prima sala sulla destra della terrazza, con allegorie carnevalesche che rappresentano le varie maschere italiane, sia del su che del nord dell'italia. Il Del Frate decora poi il soffitto della Galleria che rappresenta il trionfo di Ottavio Mansi in -abito da gonfaloniere ed al lato una Pantera simbolo della libertà Lucchese Tra il 1784 ed il 1792, vennero commissionati a Stefano Tofanelli, artista molto amato da Elisa Badocchi, le tele che si trovano nel salone principale, tutte dedicate alle gesta vittoriose di Apollo Vedi il Giudizio di Mida- Re Frigio fornito di grandi orecchi asinine, condanna per la sua avidità, vedi Marsia che perse la sua sfida musicale con Apollo, e viene scuoiato vivo. Sul soffitto vediamo il Dio Apollo sul carro alato, il suo trionfo e la sua immortalità: i cavalli sono le ore, fermate dalle Dee, così come le stagioni immobili; il tempo si ferma per il Dio Apollo. Nel 1743 Ottavio Mansi muore ed i lavori si fermarono. Vennero in seguito ripresi dai nipote Luigi Mansi qualche decennio più tardi.
Già dal viale d'ingresso al parco notiamo com'è tutto diverso da ciò che ci aspetteremmo da una villa adibita a ricevimenti che ha visto ospiti personaggi illustri della cultura e della politica internazionale. I tempi sono indubbiamente cambiati. Guidati dalla gentilissima proprietaria iniziamo la visita del parco e poi della villa. Da sottolineare che dappertutto si nota un generale stato di quasi abbandono che peraltro non sminuisce più di tanto la notevole importanza della villa custode di pregevoli affreschi. La visita dei saloni si rivela interessante soprattutto grazie alla preparazione e gentilezza della signora che si sofferma lungamente a spiegare l'origine e il significato di ogni singolo dipinto. Intrigante la leggenda di Lucida Mansi. Segno zodiacale Pesci, vedove giovanissima, risposata con un marito vecchio che non l'appagava e che fece avvelenare Ebbe una vita lussuriosa, che continuerebbe ancora oggi, sia pure in veste di fantasma. Era, si dice, una donna bellissima, amante degli svaghi e del lusso. Aveva molti amanti che avrebbero fatto qualunque cosa per "lei", ma Lucida per non lasciare traccia degli adulteri che commetteva, faceva in modo che i suoi spasimanti forse li uccideva, si dice che avesse una botola dove gli gettava dopo aver consumato una notte di passione. Lucida era una persona fredda che amava solo se stessa ed era ossessionata dalla sua bellezza, addirittura aveva fatto mettere nella sua Villa di campagna specchi ovunque, per potersi ammirare... Nel suo letto dorato aveva fatto appendere uno specchio per poter così ammirare la sua immagine anche quando andava a coricarsi. Un bel giorno Lucida comprese che stava invecchiando e questo la fece impazzire dalla rabbia.... Non voleva rassegnarsi a perdere la sua bellezza. Una notte nel giardino di Villa Mansi, durante una tempesta di tuoni e lampi, Lucida vide apparire un uomo bellissimo, che camminava nel giardino. Gli andò incontro e insieme passarono ore di grande amore, questa volta la donna provava un sentimento molto forte, ignorando che questo amore era rivolto al diavolo in persona. Ma quando capì con chi aveva a che fare ormai era troppo tardi; il diavolo gli aveva promesso altri 30 anni di giovinezza e bellezza, ma alla fine avrebbe dovuto pagare vendendo la sua anima, Lucida accettò perché era molto avida. Quando i 30 anni passarono li diavolo fu puntuale e allo scoccare della mezzanotte riapparve come la prima volta tra lampi e tuoni, questa volta non era venuto a consumare la sua passione ma la sua anima.... Prese Lucida Mansi e la butto nella Peschiera del parco, come a specchiarsi per l'ultima volta..... Curiosa anche la disputa tra la famiglia Mansi che ambienta la vicenda nel proprio parco e coloro che invece la ambientano a Lucca, dove sembra che il diavolo abbia prelevato Lucida dal palazzo Mansi e l'abbia trascinata in un carro infuocato lungo le mura per far sentire le sue grida a tutti i concittadini.
Villa Grabau, la seconda villa visitata, è al contrario ben curata, d'altronde è tuttora abitata dai proprietari che se ne occupano personalmente coadiuvati da numerosi giardinieri che si tramandano l'incarico da padre in figlio. Situata alle pendici delle colline Lucchesi, La Villa Grabau è un mirabile esempio di architettura neoclassica, anche se le sue origini sono molto più antiche. Venne edificata nella prima metà del Cinquecento, su un preesistente edificio medievale, dall' importante famiglia Diodati. Passato ai Cittadella, l'edificio assunse l'attuale veste architettonica e le sue sale interne furono decorate con un elegante ciclo di affreschi e "trompe l'oleil" di pieno gusto neoclassico. Nel 1 868 la villa fu acquistata dalla famiglia Grabau, originaria di Amburgo, che ne è ancora oggi proprietaria. Il parco di nove ettari, fra i più interessanti della Lucchesia, è composto di un teatro di verzura, di un giardino all'inglese ricco di rare specie di alberi d'alto fusto, e di un grandioso giardino all'italiana, i cui prati, circondati da una grande spalliera di leccio e di alloro a forma di esedra, sono ornati con oltre cento conche di agrumi centenari. Particolarmente suggestiva è l'imponente Limonaia settecentesca, ancora oggi utilizzata per il ricovero invernale degli agrumi. Fontane ornate di importanti mascheroni grotteschi, pregevoli statue di marmo bianco, sparse per tutto il giardino, e alte siepi attraverso cui si snodano ombreggiati viottoli per passeggiare, conferiscono all'insieme un'atmosfera romantica e misteriosa.
Il parco mostra i segni del forte vento con alcuni alberi sradicati, un grosso olmo, peraltro già malconcio come dimostrano le radici marcescenti, ha semidistrutto il proscenio del teatro di verzura, una delle particolarità più notevoli del parco. Di particolare interesse le sequoie, gigantesche nonostante che i venti degli anni passati le abbiano tutte capitozzate; il giardino all'italiana con le sue cento conche di agrumi, che d'inverno vengono tutt'ora riposte a dimora nella grande limonaia dal soffitto ricoperto da una imponente pianta di gelsomino che contribuisce a mantenere costante la temperatura. Il locale, adornato anche da importanti vasi bronzei, è in estate adibito a ricevimenti. La visita prosegue all'interno della villa che ospita ancora l'arredamento originale, una biblioteca con numerosi tomi antichi e preziose collezioni. Da segnalare una raccolta di statuine in porcellana del presepe napoletano. Tutto bello, veramente, se non fosse per quella puzza che sentiamo tutti quanti. Nessuno lo fa noare apertamente ma ognuno crede proprio di aver pestato qualcosa. In effetti è così ma non si tratta di quello che credete! Nel teatro di verzura fa bella mostra di se una "pianta dei ventagli", così chiamata dalla forma delle foglie; in effetti un esemplare di ginko biloba. Il terreno e ricoperto dei suoi frutti, che per inciso qualcuno scambia per sorbe assaggiandole per poi commentare "però non sono dolci!". E lo crediamo, sono loro che appena schiacciate emanano il "profumo" che sentiamo! De gustubus!
Terminata la visita ci soffermiamo a goderci il tepore del sole, un privilegio in questa giornata, prima di avviarci ai pullman per raggiungere il ristorante Lo spiedo d'oro, scelto per il pranzo. Il ricco menù proposto è l'argomento preferito durante il breve tragitto, d'altronde questa giornata è dedicata essenzialmente ai piaceri della tavola. Troviamo a stento un parcheggio sull'immenso piazzale del ristorante, un segno che ci fa supporre lunghe attese tra le portate. Niente di più sbagliato, il servizio è veloce, le portate abbondanti e di qualità. Abbiamo anche la piacevole sorpresa di incontrare alcuni amici che non potendo partecipare alle visite ci hanno raggiunto qui, una bella sorpresa. Inutile dire che l'intero pranzo è stata la cercata occasione per rivivere in allegria e in compagnia di chi solitamente non partecipa alle escursioni, una stagione gratificante come poche. Le ore passano veloci, sono già le 16 quando partiamo per Lucca dove abbiamo in programma una passeggiata "digestiva" con qualche velleità culturale subito abbandonata per accompagnare le signore nello shopping. Sarebbe più corretto dire per dedicarci alla ricerca di qualche pasticceria tipica dove acquistare il famoso e squisito buccellato. L'esperienza ha dimostrato che non è sempre necessario percorrere centinaia di chilometri per scoprire tesori architettonici. Nella nostra Toscana basta spostarci di poco per riscoprire, o scoprire per la prima volta, meraviglie che tutti ci invidiano.

Inizio pagina