Il pranzo di fine stagione
è l'occasione migliore per celebrare un anno di avventure che come nostra
abitudine spaziano dalle Alpi all'Appennino, a caratteristiche località
turistiche. Spesso però quando si pensa ad una gita turistica il pensiero
corre subito a posti lontani, magari all'estero, trascurando le meraviglie
che abbiamo vicino casa. Le ville
lucchesi sono un patrimonio architettonico e culturale ubicato a due
passi da casa nostra ma che pochi conoscono.
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La strada più semplice
per raggiungere la zona delle ville sulle colline lucchesi è
sicuramente l'autostrada A11 in direzione Firenze. Si deve uscire
al casello di Capannori e imboccare la statale SS435. Per recarsi
a villa Mansi raggiunta la località Zone svoltare a sinistra
in direzione di Segromigno Monte: Per recarsi a villa Grabau, invece,
si devono seguire le indicazioni per Marlia. Superato l'abitato
si deve svoltare a destra seguendo ora le indicazioni per le ville. |
Convinti che non fosse necessario camminare tanto per
trascorrere una giornata tra cultura e gastronomia, abbiamo organizzato
una gita ad un'ora di macchina dalla sede. La risposta è stata imprevista,
pullman esaurito fino dalla prescrizione; questa volta siamo proprio costretti
a prenotarne due! Ottimo. Poi arriva il giorno prestabilito e si scatena
il finimondo, vento fortissimo che provoca seri danni in parte della Versilia
e lucchesia e temperature a picco. Vuoi vedere che salta tutto? Un rapido
giro di telefonate, ci sono problemi ma si può partire. Con un po' di
ritardo ci ritroviamo alla partenza, siamo in 56 dei 70 previsti. Tiriamo
un sospiro di sollievo forse i danni non sono così gravi se tante persone
hanno potuto partire. (Il giorno successivo sapremo invece che i danni
sono stati diffusi.) Partiamo, direzione Lucca,
lasciandoci alle spalle un vento teso e gelido. Quando arriviamo scopriamo
con sollievo che in lucchesia il vento no ha creato danni eccessivi; soffia
ancora, è freddo ma si preannuncia una bella giornata autunnale. Il primo
impatto con villa
Mansi, la meta della prima visita, è desolante. Di fianco al cancello
d'ingresso, quelle che probabilmente un tempo erano le scuderie sono abbandonate
e fatiscenti.
La costruzione della Villa risale al XIV secolo, fatta
costruire dalla famiglia Benedetti. In seguito fu acquistata nel 1634
dai Cenami e dietro volontà della Contessa Felice Cenami, fu ordinato
all'Architetto umbro, Muzio Oddi, dipendente della Repubblica di Lucca
come ingegnere delle mura urbane Lucchesi, la ristrutturazione della Villa.
Per Muzio Oddi la Villa era troppo bassa rispetto alta sua ampiezza, quindi
rialzò la Villa di un piano con il rifacimento della facdata con portico
a colonne alternate da archi ed architravi, con sala da pranzo a destra,
camera da letto a sinistra e relativo ampliamento ai piani superiori coronati
da un'altana a colonne abbinate che riprendono quelle del portico. Nel
1675 la Villa passò dì proprietà alla Famiglia Mansi. Nel 1742 Ottavio
Guido Mansi esaminò i vari progetti sottopostogli da semplici agrimensori
(geometri del tempo), che interpretando le sue idee, effettuarono i lavori
con il Capomastro Giambattista Tornei. La parte alta della facciata venne
modificata chiudendo l'altana e coronandola di statue ponendo nella parte
alta della Villa lo stemma dei Mansi, in più con statue all'interno della
Loggia, di Gianfranco Giusti. Il giardino all'italiana, che attualmente
si vede solo nel lato sinistro del parco, fu progettato dall'architetto
messinese, Filippo Juvarra, su commissione di Ottavio Mansi, sempre di
Filippo Juvarra e la Palazzina dell'orologio che accoglieva giochi di
pallacorda, teatrino invernale, armeria e scuderie. IL marchese Luigi
Ottavio Mansi fece decorare l'ala sinistra e destra della Villa dal pittore
Santino del Frate, vedi la camera da letto con disegni grotteschi e la
prima sala sulla destra della terrazza, con allegorie carnevalesche che
rappresentano le varie maschere italiane, sia del su che del nord dell'italia.
Il Del Frate decora poi il soffitto della Galleria che rappresenta il
trionfo di Ottavio Mansi in -abito da gonfaloniere ed al lato una Pantera
simbolo della libertà Lucchese Tra il 1784 ed il 1792, vennero commissionati
a Stefano Tofanelli, artista molto amato da Elisa Badocchi, le tele che
si trovano nel salone principale, tutte dedicate alle gesta vittoriose
di Apollo Vedi il Giudizio di Mida- Re Frigio fornito di grandi orecchi
asinine, condanna per la sua avidità, vedi Marsia che perse la sua sfida
musicale con Apollo, e viene scuoiato vivo. Sul soffitto vediamo il Dio
Apollo sul carro alato, il suo trionfo e la sua immortalità: i cavalli
sono le ore, fermate dalle Dee, così come le stagioni immobili; il tempo
si ferma per il Dio Apollo. Nel 1743 Ottavio Mansi muore ed i lavori si
fermarono. Vennero in seguito ripresi dai nipote Luigi Mansi qualche decennio
più tardi.
Già dal viale d'ingresso al parco notiamo com'è tutto
diverso da ciò che ci aspetteremmo da una villa adibita a ricevimenti
che ha visto ospiti personaggi illustri della cultura e della politica
internazionale. I tempi sono indubbiamente cambiati. Guidati dalla gentilissima
proprietaria iniziamo la visita del parco e poi della villa. Da sottolineare
che dappertutto si nota un generale stato di quasi abbandono che peraltro
non sminuisce più di tanto la notevole importanza della villa custode
di pregevoli affreschi. La visita dei saloni si rivela interessante soprattutto
grazie alla preparazione e gentilezza della signora che si sofferma lungamente
a spiegare l'origine e il significato di ogni singolo dipinto. Intrigante
la leggenda di Lucida Mansi. Segno zodiacale Pesci, vedove giovanissima,
risposata con un marito vecchio che non l'appagava e che fece avvelenare
Ebbe una vita lussuriosa, che continuerebbe ancora oggi, sia pure in veste
di fantasma. Era, si dice, una donna bellissima, amante degli svaghi e
del lusso. Aveva molti amanti che avrebbero fatto qualunque cosa per "lei",
ma Lucida per non lasciare traccia degli adulteri che commetteva, faceva
in modo che i suoi spasimanti forse li uccideva, si dice che avesse una
botola dove gli gettava dopo aver consumato una notte di passione. Lucida
era una persona fredda che amava solo se stessa ed era ossessionata dalla
sua bellezza, addirittura aveva fatto mettere nella sua Villa di campagna
specchi ovunque, per potersi ammirare... Nel suo letto dorato aveva fatto
appendere uno specchio per poter così ammirare la sua immagine anche quando
andava a coricarsi. Un bel giorno Lucida comprese che stava invecchiando
e questo la fece impazzire dalla rabbia.... Non voleva rassegnarsi a perdere
la sua bellezza. Una notte nel giardino di Villa Mansi, durante una tempesta
di tuoni e lampi, Lucida vide apparire un uomo bellissimo, che camminava
nel giardino. Gli andò incontro e insieme passarono ore di grande amore,
questa volta la donna provava un sentimento molto forte, ignorando che
questo amore era rivolto al diavolo in persona. Ma quando capì con chi
aveva a che fare ormai era troppo tardi; il diavolo gli aveva promesso
altri 30 anni di giovinezza e bellezza, ma alla fine avrebbe dovuto pagare
vendendo la sua anima, Lucida accettò perché era molto avida. Quando i
30 anni passarono li diavolo fu puntuale e allo scoccare della mezzanotte
riapparve come la prima volta tra lampi e tuoni, questa volta non era
venuto a consumare la sua passione ma la sua anima.... Prese Lucida Mansi
e la butto nella Peschiera del parco, come a specchiarsi per l'ultima
volta..... Curiosa anche la disputa tra la famiglia Mansi che ambienta
la vicenda nel proprio parco e coloro che invece la ambientano a Lucca,
dove sembra che il diavolo abbia prelevato Lucida dal palazzo Mansi e
l'abbia trascinata in un carro infuocato lungo le mura per far sentire
le sue grida a tutti i concittadini.
Villa Grabau, la seconda villa visitata, è al contrario
ben curata, d'altronde è tuttora abitata dai proprietari che se ne occupano
personalmente coadiuvati da numerosi giardinieri che si tramandano l'incarico
da padre in figlio. Situata alle pendici delle colline Lucchesi, La Villa
Grabau è un mirabile esempio di architettura neoclassica, anche se
le sue origini sono molto più antiche. Venne edificata nella prima metà
del Cinquecento, su un preesistente edificio medievale, dall' importante
famiglia Diodati. Passato ai Cittadella, l'edificio assunse l'attuale
veste architettonica e le sue sale interne furono decorate con un elegante
ciclo di affreschi e "trompe l'oleil" di pieno gusto neoclassico. Nel
1 868 la villa fu acquistata dalla famiglia Grabau, originaria di Amburgo,
che ne è ancora oggi proprietaria. Il parco di nove ettari, fra i più
interessanti della Lucchesia, è composto di un teatro di verzura, di un
giardino all'inglese ricco di rare specie di alberi d'alto fusto, e di
un grandioso giardino all'italiana, i cui prati, circondati da una grande
spalliera di leccio e di alloro a forma di esedra, sono ornati con oltre
cento conche di agrumi centenari. Particolarmente suggestiva è l'imponente
Limonaia settecentesca, ancora oggi utilizzata per il ricovero invernale
degli agrumi. Fontane ornate di importanti mascheroni grotteschi, pregevoli
statue di marmo bianco, sparse per tutto il giardino, e alte siepi attraverso
cui si snodano ombreggiati viottoli per passeggiare, conferiscono all'insieme
un'atmosfera romantica e misteriosa.
Il parco mostra i segni del forte vento con alcuni alberi
sradicati, un grosso olmo, peraltro già malconcio come dimostrano le radici
marcescenti, ha semidistrutto il proscenio del teatro di verzura, una
delle particolarità più notevoli del parco. Di particolare interesse le
sequoie, gigantesche nonostante che i venti degli anni passati le abbiano
tutte capitozzate; il giardino all'italiana con le sue cento conche di
agrumi, che d'inverno vengono tutt'ora riposte a dimora nella grande limonaia
dal soffitto ricoperto da una imponente pianta di gelsomino che contribuisce
a mantenere costante la temperatura. Il locale, adornato anche da importanti
vasi bronzei, è in estate adibito a ricevimenti. La visita prosegue all'interno
della villa che ospita ancora l'arredamento originale, una biblioteca
con numerosi tomi antichi e preziose collezioni. Da segnalare una raccolta
di statuine in porcellana del presepe napoletano. Tutto bello, veramente,
se non fosse per quella puzza che sentiamo tutti quanti. Nessuno lo fa
noare apertamente ma ognuno crede proprio di aver pestato qualcosa. In
effetti è così ma non si tratta di quello che credete! Nel teatro di verzura
fa bella mostra di se una "pianta dei ventagli", così chiamata dalla forma
delle foglie; in effetti un esemplare di ginko biloba. Il terreno e ricoperto
dei suoi frutti, che per inciso qualcuno scambia per sorbe assaggiandole
per poi commentare "però non sono dolci!". E lo crediamo, sono loro che
appena schiacciate emanano il "profumo" che sentiamo! De gustubus!
Terminata la visita ci soffermiamo a goderci il tepore
del sole, un privilegio in questa giornata, prima di avviarci ai pullman
per raggiungere il ristorante Lo spiedo d'oro, scelto per il pranzo. Il
ricco menù proposto è l'argomento preferito durante il breve tragitto,
d'altronde questa giornata è dedicata essenzialmente ai piaceri della
tavola. Troviamo a stento un parcheggio sull'immenso piazzale del ristorante,
un segno che ci fa supporre lunghe attese tra le portate. Niente di più
sbagliato, il servizio è veloce, le portate abbondanti e di qualità. Abbiamo
anche la piacevole sorpresa di incontrare alcuni amici che non potendo
partecipare alle visite ci hanno raggiunto qui, una bella sorpresa. Inutile
dire che l'intero pranzo è stata la cercata occasione per rivivere in
allegria e in compagnia di chi solitamente non partecipa alle escursioni,
una stagione gratificante come poche. Le ore passano veloci, sono già
le 16 quando partiamo per Lucca dove abbiamo in programma una passeggiata
"digestiva" con qualche velleità culturale subito abbandonata per accompagnare
le signore nello shopping. Sarebbe più corretto dire per dedicarci alla
ricerca di qualche pasticceria tipica dove acquistare il famoso e squisito
buccellato. L'esperienza ha dimostrato che non è sempre necessario percorrere
centinaia di chilometri per scoprire tesori architettonici. Nella nostra
Toscana basta spostarci di poco per riscoprire, o scoprire per la prima
volta, meraviglie che tutti ci invidiano.
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