U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

2 - 3/06/2018 Via Francigena, da Cassio a Pontremoli

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"... gran parte de' cristiani che allora
viveano, feciono il detto pellegrinaggio,
così femmine come uomini, di cotanti e diversi
paesi, e di lungi e d'appresso. E fu la
più mirabile cosa che mai si vedesse..”


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Ponte di Groppodalosio sul fiume Magra

Come arrivare:
Dalla Versilia alla Spezia, dove si devia sull’autostrada per Parma e si esce a Berceto e si prosegue fino all’omonimo paese; qui si prende la SS62, passando per Castellonchio e Cavazzola, fino a Cassio, dove si parcheggia presso il Bar Salti del Diavolo.

                                                                                     - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO:

 Cassio – Passo della Cisa
Località di partenza : Cassio, Ostello
Località di arrivo : Passo della Cisa
Durata totale tragitto : 5 h
Distanza coperta: 19,00 km
Dislivello in salita: 696 metri
Dislivello in discesa: 457 metri
Quota massima raggiunta: 1228 metri  

Passo della Cisa - Pontremoli
Località di partenza : Ostello Passo della Cisa
Località di arrivo : Pontremoli, Piazza della Repubblica
Durata totale tragitto : 7 h
Distanza coperta: 22  km
Dislivello in salita: 527 metri
Dislivello in discesa: 1327 metri
Quota massima raggiunta: 1108 metri  

 
 


 

 
PERIODO CONSIGLIATO:  Primavera a tutta l'estate,

DIFFICOLTA’  -  (E Allenata)

 
SENTIERI CAI PERCORSI : Sentieri bianco rosso contrassegnati VF    

ACQUA: In tutti i centri abitati
TEMPI DI PERCORRENZA
Ore 12 (cammino totale)
 
  PARTECIPANTI: 19  escursionisti

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Foto escursione

 

 

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Pochi itinerari riescono come questo a unire storia e natura, in una simbiosi perfetta. Un percorso che si è sviluppato naturalmente, negli anni, percorrendo il quale riusciremo a percepire il lento respiro della storia alternato a quello di una natura perfettamente preservata.

Nel giorno del Signore 2 Giugno 2018 inizia questa nostra avventura sulla via Francigena.
Perfettamente in orario partiamo con pullman dal terminal bus a Pietrasanta e subito ci dirigiamo verso Ripa di Versilia per recuperare il resto del gruppo.
Partiamo subito alla volta di Berceto, prendiamo l'autostrada A 12 in direzione La Spezia e poi la A 15 direzione Parma.
Verso le 9,00 giungiamo al paese di Cassio, il pullman ci lascia lì, prima di partire facciamo colazione al bar posto nella piccola piazzetta.
Diamo poi uno sguardo al paese, caratteristico borgo medioevale posto sulla Via Francigena; molto interessante il suo impianto urbanistico medioevale,
con la seicentesca chiesa dell'Assunta di Cassio, sorta sui resti di una cappella del XIII secolo, 
degni di nota sono i quattrocenteschi affreschi raffiguranti San Giovanni Battista e San Benedetto. 
Caratteristico il borgo, che attraversa l'abitato da Nord a Sud, lastricato in pietra e fiancheggiato da antichi edifici.
Bene! Prendiamo la via e ci dirigiamo in direzione Berceto percorrendo la strada statale della Cisa, SS 62, oltrepassiamo l'ostello e e proseguiamo ancora su asfalto per circa un km poi sulla destra è segnalato un sentiero, questa sarebbe stata la vecchia strada comunale. Proseguiamo a mezza costa tra magnifiche fioriture e fastidiosissimi insetti; i " pellegrini" del nostro gruppo sono ancora freschi e la strada in discesa favorisce il chiacchiericcio e le battute spiritose a quanto pare son tutti entusiasti.
Ritroviamo la strada S.S.62, strada che non passa inosservata perché il rombo assordante delle moto che sfrecciano veloci, anche troppo, ci fa capire quando ci avviciniamo. Incrociata la via la percorriamo fino alla località Cavazzola.
Arrivati nel piccolo borgo, che appare disabitato, prendiamo una stradina sterrata costeggiando il rio Baganza, già da qui ci accorgiamo che la camminata non sarà tutta bella tranquilla, le piogge abbondanti dei giorni passati e trattori o scellerati centauri con motocrooss hanno creato profondi avvallamenti sul sentiero creando profondi pantani. Si sale poi a destra entrando nel bosco e prendendo il vecchio tracciato ci porta sul crinale da dove abbiamo una bellissima vista su ampi praterie punteggiata di mille colori di splendide fioriture; proseguendo sempre sul vecchio tracciato arriviamo a Castellonchio.  Questa frazione deve il suo nome al castello che, nel XII secolo, il Comune di Parma pose a controllo del passaggio verso la Lunigiana.
Due ali di edifici strettamente addossati si ergono ai lati della strada selciata che risale il pendio.
Tra di essi alcune antiche case in sasso con copertura in lastre di arenaria, sulle loro facciate  maestà e icone votive, antica forma di espressione della religiosità degli abitanti.

Proseguiamo attraversando il piccolo borgo sino a quando rincrociamo la statale, la percorriamo, facendo sempre attenzione alle rombanti moto che sfrecciano a velocità folli. Prendiamo a destra prendendo una sterra entrando nel bosco che segue il versante del fiume taro. Dopo circa un km riprendiamo la famigerata SS 62 percorrendola sino a monte Marino. Deviamo a destra su sentiero sterrato che aggira il monte, passiamo su delle bruttissime antenne. La strada sterrata ci si pone davanti sbarrata da un cancello, inizialmente siamo spaesati, alcuni scavalcano, ma guardando bene basta levare il rudimentale chiavaccio, un paletto di ferro, e il cancello si apre! Richiuso una volta passati tutti, naturalmente.
Manteniamo la direzione verso sud, sulle guide abbiamo letto che questo è il percorso storico, Giungiamo presso un grande recinto per cavalli, ce n'è solo uno, una cavalla accompagnata dal suo puledro di pochi giorni, praticamente non la lascia mai, ci  soffermiamo a guardare quel bel quadretto, inoltre la cavalla non appare spaventata e si lascia accarezzare.
Adesso davanti a noi si pone una montagna e il percorso prosegue in decisa salita, arrivati al  culmine della erta salita scendiamo questa volta vedendo davanti a noi la cittadina di Berceto. Scendiamo seguendo un sentiero lasciando la strada sotto di noi, proseguiamo sulla destra sempre su sentiero inizialmente nel bosco ma poi usciamo su prati. Troviamo il vecchio selciato, Berceto ormai è proprio vicino.
In prossimità di una maestà o marginetta che si dica, dove vi sono tavolini con le panche, senza che nessuno dicesse niente l'intero gruppo si blocca e zaini a terra e ci si attrezza per il pranzo.  
Dopo circa tre quarti d'ora lasciamo San Moderano, titolare della piccola cappella, e continuiamo su selciato sino a raggiungere, finalmente, il paese. Percorriamo via Ripasanta costeggiando il castello Rossi e seguendo il selciato, quì ricostruito sino alla piazzetta del duomo dedicato sempre a San moderano
o duomo di Berceto, una chiesa di tipo romanico di particolare bellezza e valore storico.
" Nel 1971 infatti alcuni scavi – effettuati per lavori di consolidamento - rivelarono la presenza di una tomba sotto il presbiterio, completamente priva di diciture o indicazioni che facessero capire chi era lì sepolto, ma con ogni probabilità antecedente al XI secolo. La posizione rilevante rispetto alla chiesa e la modestia del sepolcro fanno presumere una sepoltura monacale, ma non è l'unico mistero che custodisce il Duomo: all’interno della tomba è stato infatti ritrovato un manufatto particolarissimo, un calice di rara bellezza e raffinatezza. Di vetro molto sottile, la coppa è particolarmente fragile, mentre il piede e la base rivelano una soffiatura fatta ad arte, raffinata ed elegante: un oggetto pregiato, che è giunto sino ad oggi in tutta la sua magnifica iridescenza, ma che non ha una storia definitivamente raccontabile.
Non è difficile immaginare l’associazione con il Sacro Graal, la coppa dell’ultima cena di Gesù, ipotesi che avvolge di una particolare fascinazione il Duomo di Berceto, ma la chiesa non finisce qui di stupire: altro dettaglio degno di nota, e non poco peculiare, è il bassorilievo che capeggia sull’entrata principale. Si tratta di una scena della crocifissione, con la particolarità di Cristo ad occhi spalancati, e un bambino che raccoglie le gocce del suo sangue dentro un grande vaso, oltre che varie figure allegoriche alla base della decorazione. Il riferimento alla presenza del Graal all’interno della chiesa appare se non evidente per lo meno un’ipotesi da azzardare, anche perché quel luogo preciso sarebbe stato indicato proprio da un fatto soprannaturale: nel 718 il vescovo di Rennes, Moderanno, partì in pellegrinaggio alla volta di Roma, e lungo il suo cammino acquistò alcune reliquie di San Remigio, conservate a Reims. Giunto in prossimità di Berceto, nel parmense, si fermò a riposare e appese il sacchetto con le spoglie al ramo di un albero, dove lo dimenticò: tornato sui suoi passi, si accorse con stupore che il ramo era incredibilmente cresciuto, tanto da rendere impossibile il recupero delle spoglie. Solo quando Moderanno promise di lasciare le reliquie in quel luogo, l’albero si abbassò di nuovo: l’anno successivo venne eretto un monastero sul suolo miracoloso, che negli anni divenne l’attuale Duomo, completamente ricostruito nel XII secolo." Dal sito http://www.turismo.it/cultura/articolo/art/il-mistero-del-duomo-di-berceto-id-11076/
Dopo la doverosa visita al luogo sacro ci dedichiamo anche al nostro corpo; nella piazzetta vi sono alcuni bar e li prendiamo letteralmente d'assalto, non ci siamo fatti mancare un buon gelato e caffè.
Eccoci tutti sulla piazzetta al freso dell'ombra della chiesa si sta' bene e un po' di riposo non guasta. Ma, dobbiamo ripartire il Passo della Cisa è ancora lontano!
Prendiamola via Romea con le sue case cinquecentesche, oltrepassiamo la Porta di Cò di Campo e usciamo dal paese seguendo via Seminario passando di fianco al santuario della Madonna delle Grazie. Incociamo la carrozzabile che subito superiamo per prendere un tratturo che ben presto diventa sentiero con folta vegetazione, camminiamo a mezza costa, passiamo vicino all'ex stabilimento delle acque minerali andando, poi, a ritrovare la SS 62 in località Tugo. Attraversiamo la strada e in prossimità di una Madonnina prendiamo una strada, prima asfaltata e poi sterrata.
Giungiamo alle case Felegara, dove prendiamo il sentiero oltre che essere segnato VF ha anche la numerazione CAI 733, le indicazioni ci confortano, infatti indirizzano per il monte Valoria posto che dobbiamo raggiungere per poi scendere al Passo della Cisa, peccato che dica anche che manca ancora un'ora e mezza
Proseguiamo su continui saliscendi e le gambe iniziano a protestare, ma non dobbiamo arrenderci proprio adesso, certo che quest'ultima salita non ci tira su il morale. Giungiamo ad un punto dove troviamo un bivio, sulla sinistra sale verso il monte Valoria, dove pensavamo dovessimo arrivare e a destra viene indicato a mezz'ora L'ostello Passo della Cisa, è qui che verremmo ospitati per recuperare le forze.
Quindi via, prendiamo verso destra e iniziamo a scendere molto ripidamente, sembra non arrivare più, agogniamo una bella doccia e perché no! Anche una fresca birra.
Sbuchiamo sulla solita SS 62 e ci guardiamo intorno, dove andiamo destra o sinistra? Poi guardando bene scorgiamo un foglio di carta stropicciato attaccato ad un albero che indica l'ostello a dieci minuti in direzione opposta al Passo della Cisa.
Bene, anche meno di dieci minuti ci sono voluti per raggiungerlo, ci presentiamo e veniamo accolti simpaticamente dai gestori che ci indicano le camere, confortevoli, e quello che ci interessa di più dove sono ubicate le docce, tra l'altro ogni camera ha a disposizione un bagno completo di doccia, cosa che ci fa molto piacere, non dovremo fare file per levarci il sudore di dosso!
Una volta sistemati e lavato gli scarponi dal molto fango di cui sono incrostati, ci sistemiamo nei tavoli in giardino sorseggiando una fresca birra scambiandoci impressioni e ricordi.
L'ostello è ricavato dalla ristrutturazione di un’antica casa cantoniera fatta nel 2011 e aperta proprio per dare assistenza ai pellegrini della Via Francigena. Dislocata sulla direttrice della via Francigena, lungo il tratto che da Fornovo sale al Passo della Cisa (a soli 2 chilometri dal passo).
Ifine giunge l'ora della cena, la lunga camminata ci ha smosso quel certo appetito che.....che ci fa correre ai tavoli. Le portate si aprono con un pancetta accompagnate con frittelle di castagne, ci lasciano un pò perplessi ma poi, invece, la cosa ci aggrada e ben presto spazzoliamo tutto. Si segue con gnocchetti alle erbette e a seguire arrosto con patate fritte, innaffiato di vino decente e dolce....poco.
Rimaniamo ancora a parlottare un pò ma poi la fatica e la stanchezza si fanno sentire e alla spicciolata pian piano ognuno prende posto nelle proprie Camere.

3 Giugno Anno del Signore 2018
Avevamo detto colazione alle 7,00 e siamo stati tutti ubbidienti e puntuali. Unico neo è che la colazione è self service, dei gestori non c'è traccia e a disposizione abbiamo una caffettiera, piccola, e uno scalda latte, piccolo, e questo ci obbliga a fare a turno per prendere qualcosa di caldo, comunque pane, marmellate e fette biscottate non mancano come succhi di frutta e biscotti vari.
Va bene siamo pronti, ci dispiace non salutare la gestione ma di loro non c'è ancora traccia. Siamo in orario, facciamo qualche foto di gruppo e subito prendiamo la via per Pontremoli. Percorriamo i due km che ci separano dal passo sulla statale, per fortuna è presto e i centauri non ci sono ancora.
Eccoci al Paso della Cisa ad un'altitudine 1041 metri. Qui il gruppo è stato un pò indisciplinato e trovato un bar aperto si sono fiondati tutti dentro per un caffè e per farsi un panino per il pranzo.
Peccato essere stati anticipati d'un soffio da un pullman di altri camminatori sulla Francigena che hanno intenzione di arrivare a Lucca.
Non ci resta che aspettare, pazienza, tanta pazienza che hanno dovuto avere gli accompagnatori.
Finalmente si parte, Proprio sul Passo, al termine di una ripida scalinata, si trova la chiesetta dedicata a Nostra Signora della Guardia.
Iniziata nel 1919, fu benedetta il 16 luglio 1922 e dichiarata santuario il 29 agosto del 1930. Da allora ogni 29 agosto, giorno dedicato a Nostra Signora della Guardia, molti fedeli si recano in pellegrinaggio verso questa chiesa.
Da quì inizia il tratto toscano e la lunga marcia verso Pontremoli. Sulla sinistra della chiesetta troviamo "Porta Toscana" che appunto attraversandola ci porta nel territorio dell'alta Lunigiana, in Toscana.
I segnali sono molto chiari e indicano, appunto, di salire accanto alla piccola chiesa della Madonna della Guardia.
Procediamo in un bellissimo e fitto bosco d'abeti  per circa un’ora quando lungo stretti sentieri, quando su mulattiere più agevoli.
Ritroviamo la SS 62 ormai a quest'ora pista per le moto, per fortuna dopo poche centinaia di metri riprendiamo a sinistra una strada sterrata che inizia a salire sino a portarci su un'ampio e comodo crinale. Questo è uno dei posti più belli, il panorama è invidiabile, da una parte si vedono la Valdantena con i suoi borghi e dall’altra i paesi di Gravagna sotto il Groppo del Vescovo, peccato per il rumore e la vista dell'autostrada che passa sotto di noi.
 Dopo questa parte molto agibile, dobbiamo affrontare una ripida discesa  lungo un piccolo sentiero che poi si allarga per poi restringersi prima di arrivare a Cavezzana d’Antena.
Camminiamo, ora in un bosco, almeno tra le fronde degli alberi stiamo un pò al fresco! Il percorso continuerebbe sulla sinistra ma noi siamo curiosi di vedere questo paese e vi entriamo. Caratteristico è caratteristico, un bel paesino di montagna, ma non c'è anima viva!
Torniamo sui nostri passi e facciamo rifornimento d'acqua alla fontanella che troviamo all'uscita del paese. Ripreso il sentiero ci dirigiamo Groppoli di Valdantena.
Ci troviamo su un sentiero molto stretto e sassoso dove siamo obbligati a proseguire in fila indiana tra i campi sino a raggiungere appunto l'abitato di Groppoli.
Qui decidiamo per una sosta pranzo, trovata una piazzetta con un grande albero che con le sue fronde ci fa ombra e anche una fresca fontanella ci accomodiamo e tiriamo un pò il fiato. 

Si sta bene qui e vorremmo ancora sostare ma il cammino è sempre lungo, dalle nostre stime mancano ancora all'incirca dieci km.
Va bene, zaini in spalla e via riprendiamo il cammino, Scendiamo in breve
in breve tempo fino al torrente Civasola che attraversiamo facilmente grazie ad un nuovo ponte, in precedenza specialmente in inverno era superabile grazie all’aiuto di un cavo legato a due alberi, decisamente meglio!
Camminiamo tra coltivazioni e oliveti scendiamo sino a Previdè  e procediamo poi si procede lungo uno stretto sentiero verso Casalina, sempre visibile sulla destra.
Sempre il lungo sentiero tra gli olivi giungiamo ad un altro piccolo borgo, Groppodalosio, Qui è presente un bellissimo e interessante, dal punto di vista storico, ponte d'età medievale sul fiume Magra.
Dopo
aver ammirato il bel ponte saliamo lungo una mulattiera anche ben tenuta ma molto ripida sino ad incrociare una strada asfaltata, Speriamo che continui per un pò, invece ben presto dobbiamo prendere sulla sinistra e risalire decisamente su mulattiera.
La prossima località che troviamo è Casalina, alto piccolo borgo come gli altri. Di questi borghi devo dire che sono ben tenuti ma stranamente troviamo pochissima gente, sembrano paesi fantasma.
Attraversato il paese si risale a sinistra ancora sulla solita mulattiera, dove tra continui saliscendi e suggestivi ponticelli che permettono l'attraversamento di alcuni canali dove scorrono fresche acque che ci invitano a un fresco tuffo. Purtroppo non si può e dobbiamo solo continuare il nostro cammino.
Giungiamo in una località di nome Topleca di Sopra, qui c'è la possibilità di affittare camere e anche un locanda, oggi regolarmente chiusa, peccato magari un caffè lo avremmo sorseggiato volentieri.
Il sentiero secondo voi come procede? In salita naturalmente! Al cui culmine ci troviamo al Passo della Crocetta.
Qui facciamo una sosta per recuperare un po' di forze, alcuni di noi danno segni di stanchezza. Ora il sentiero è ben tenuto e pulito da erbe e infestanti e scende regolarmente, di fianco a noi siamo accompagnati sulla destra dalle croci indicanti le quattordici stazioni della Via Crucis.
Scendiamo sino all'abitato d'Arzengio, qui più abitato, lo attraversiamo e si procede brevemente sulla strada asfaltata, per poi prendere una strada sterrata sulla destra che scende comodamente fino al vecchio ospedale di Sant’Antonio, superando il Magra lungo un antico ponte.
Giriamo a sinistra e finalmente entriamo a Pontremli entrando da porta Parma.
Entrati nella città unico nostro interesse è stato quello di trovare un bar dove ci siamo premiati con una grande e fresca birra.


Abbiamo percorso queste due tappe della via Francigena varcando lo spartiacque appenninico ed entrando nel mondo mediterraneo valicando il Passo della Cisa ( Via di Monte Bardone, dall'antico Mons Longobardorum) andando verso il mare seguendo il corso del fiume Magra.
Ci si potrebbe domandare: " ma perchè?" La motivazione principale del nostro viaggio sulla via Francigena è stato il cammino stesso, prima ancora della meta. Ma un'altra vera motivazionè è stata quella deI “saper perder tempo”, oggi considerato nella società moderna quasi inopportuno perché siamo sempre a cercare di recuperare il tempo che ci manca.Questa esperienza si è rivelata molto diversa dalle nostre solite escursioni, come vecchi viandanti ci siamo sentiti di appartenere ad un ordine e ad una comunità nell'impresa del viaggio: del viaggio come ricerca, come missione come progresso spirituale, ma come ogni uomo, del viaggio come necessità di vedere altro, di conoscere terre e uomini diversi.
Grazie infinite a tutti quanti hanno voluto esser presenti a questa nostra avventura.

Segnor, misericordia!
fa meco tua concordia.
Fan'me la perdonanza
 de mea grave offenza.
( Jacopone da Todi Laude, LVII - 179)

Ciao, alla prossima!!!

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