U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

Tritone alpino

I tritoni costituiscono un gruppo di urodeli compatto e omogeneo. Poiché essi trascorrono una parte della loro vita, anche d’adulti, in acqua, e dato che diverse specie mostrano una  cresta dorsale, i primi naturalisti che li studiarono e li descrissero scelsero il nome di Triton  per definire il genere accomunandoli alla divinità marina dell’antica mitologia mediterranea.  Gli zoologi però si accorsero che lo stesso nome era già stato scelto per un gasteropode marino dotato di una conchiglia molto grande ed allungata (che rotta all’apice veniva usata come tromba di guerra da alcune popolazioni mediterranee), fu allora deciso di trasformare il nome in Triturus per definire il genere di urodeli di cui ci occupiamo.  Il genere comprende diverse specie a distribuzione europea e dell’Asia occidentale spaziando in una fascia latitudinale piuttosto ampia e conducono una vita abbastanza simile; trascorrono alcuni mesi della bella stagione in acqua per cui non è difficile osservarli in acque stagnanti.  Il maschio ha una livrea vistosa accentuata nel periodo riproduttivo, la femmina ha colori meno vistosi e più mimetici pur mostrando una certa variabilità di tinte.  La diffusione è molto ampia e comprende quasi tutta l’Europa ad eccezione della penisola Iberica e dell’Italia Meridionale.  Sono state descritte numerose sottospecie differenti non facilmente distinguibili fra loro se non nel periodo riproduttivi quando si presentano in veste nuziale.  In buona parte del nostro continente vive il Tritone Alpino (Tirturus Alpestris) dai colori molto vivaci nella parte ventrale (rosso fuoco o arancio vivo) che predilige zone a clima fresco. La sua denominazione corrente si riferisce al fatto che è presente sulle Alpi, inoltre è presente sui Pirenei, sui Balcani, sull’Appennino Settentrionale e sulle nostre Alpi Apuane. Si ha motivo di ritenere che sia d’origine centro europea e che abbia ampliato il suo areale spostandosi verso sud durante le glaciazioni del quaternario.  Col ritiro dei ghiacci è rimasto nelle zone a quota più elevata dove trova un clima più vicino alla sue condizioni ottimali.  Ciò non toglie che abbia un’ampia valenza ecologica accettando condizioni molto diverse, in alcune zone del suo areale può essere incontrato anche a poche centinaia di metri sopra il livello del mare. 

Il tritone alpino trascorre alcuni mesi nelle torbiere dei laghetti e degli stagni; in montagna generalmente non supera i 1800 / 2000 metri.  Nel complesso sulle Alpi non è specie molto frequente e lo si può trovare in abbondanza solo nei laghetti che hanno un modestissimo ricambio idrico e quindi mantengono temperature abbastanza elevate.  Dopo il disgelo, generalmente nel mese di Maggio, il Tritole Alpino esce dal suo torpore e migra nelle torbiere e nei laghetti che spesso sono situati a quote più elevate del territorio autunnale.  Le larve si sviluppano in estate ma spesso per il sopraggiungere del freddo non compiono la metamorfosi riuscendo a svincolarsi dall’acqua solo nella stagione successiva.  Nel Tritone Alpino sono stati segnalati casi di Neotenìa l’animale raggiunge la maturità sessuale senza tuttavia perdere alcune caratteristiche anatomiche della larva come le branchie.  Il fenomeno è determinato da fattori ambientali, sembra legato a carenze od eccessi di sali minerali (laghetti privi di emissario superficiale o a correnti troppo elevate) ma il fenomeno è lungi dall’essere spiegato.  In Liguria e sulle Alpi Apuane  vive una sottospecie ben definita (Triturus Alpestris Apuanus) che presenta colori molto vivaci; lo si può osservare spesso nelle sorgenti ed anche nelle cisterne artificiali a cielo aperto dove avviene regolarmente la riproduzione. In Liguria raggiunge dimensioni notevoli e scende fino a bassissime quote.  Gli esemplari toscani invece sono più piccoli, hanno colori ancora più brillanti e sono confinati ad altezze maggiori.  Sulle nostre Apuane sono facilmente osservabili in alcune pozze naturali.  Sul Monte Croce nella piccola sorgente situata nel pianoro che s’incontra appena superate le Scalette ed in alcune sorgenti lungo il sentiero che dal Colle delle Baldorie scende verso il Paretone e la carrozzabile. 

Ricordiamo che questi anfibi hanno bisogno di temperature costanti e fresche, non toccateli per nessun motivo, il calore delle mani li ustionerebbe provocandone la morte.  Limitiamoci ad osservarli mentre se ne stanno immobili appena sotto il pelo dell’acqua senza disturbarli!

Rospo comune
Bufo bufo
I rospi sono tra i più comuni frequentatori della campagna in generale, conducono un'esistenza prevalentemente terrestre, restano legati all'ambiente acquatico per la sola riproduzione. Trascorre l'inverno in una buca scavata nel terreno e in primavera il richiamo dell'acqua diventa irresistibile e i rospi si riuniscono nei pressi delle pozze d'acqua in attesa dei rispettivi partener. I primi a muoversi sono i maschi, seguiti poco tempo dopo dalle femmine, attirate dai loro richiami. Il maschio che riesce ad afferrare una femmina le salta sul dorso e la cinge il più saldamente possibile in un abbraccio che può durare anche un giorno intero. Gli ambienti preferiti sono i boschi, i terreni aperti ed incolti, le sponde dei canali, dei fossi e delle rogge, i laghetti e le lanche morte dei fiumi. Tutte le zone frequentate sono caratterizzate da terreno morbido e presenza di acqua. Il colore è piuttosto variabile con tinte che vanno dal giallastro al marrone scuro e dal grigio al rossiccio. Le femmine sono lunghe 16 - 18 cm mentre i maschi sono lunghi circa 10 cm.
La specie è protetta in molte regioni ma non in Toscana

Gli adulti si nutrono soprattutto di insetti volanti, molluschi e altri invertebrati come i ragni, ma anche di piccoli topolini; il girino si nutre esclusivamente di materiale di origine vegetale. La riproduzione è scalare ed avviene dalla primavera alla tarda estate. Ogni femmina depone da 5000-6000 fino a 12.000 uova del diametro di 1,5 - 2 mm deposte a due a due all'interno di un cordone gelatinoso lungo anche 2 metri. Dopo 4 o 5 giorni nascono i girini che misurano 3 -4 cm ed hanno un colorito scuro, quasi nerastro. I girini sono predati da numerose specie di pesci, da uccelli di palude e da rettili; gli adulti invece hanno pochi predatori tra cui le bisce d'acqua, aironi e rapaci.

Salamandra dagli occhiali
Salamndra terdigitata
Unico genere endemico della vertebratofauna italiana, (si trova, infatti, solo lungo la catena appenninica prevalentemente sul versante tirrenico) questo piccolo Urodelo è una delle specie di Anfibi di interesse comunitario, indicatrice di ambienti con un buon grado di naturalità. Un carattere distintintivo della specie è la presenza di 4 dita sulle zampe posteriori anziché 5 come gli altri Urodeli (Salamandre e Tritoni). Il dorso, di colore bruno-nerastro ha un'aspetto verrucoso con un'apparente costolatura sui fianchi ed una macchia bianco-crema a forma di "8" orizzontale posta sul capo tra gli occhi. Il ventre presenta invece una colorazione contrastata: macchie nere, bianche e con le parti inferiori delle zampe e della coda rosso rubino brillante. E' attiva esclusivamente in condizioni di elevata umidità, spesso di notte o nelle giornate uggiose. Se disturbata solleva la coda e le zampe (Unkenreflex), mostrando il vivace colore rosso delle parti ventrali, per disorientare i predatori. Questo comportamento adottato da altri Anfibi come i Tritoni, l'Ululone appenninico e la Salamandra pezzata viene detto aposematismo. La Salamandrina è uno degli Anfibi meno legati all'ambiente acquatico nel quale si reca solo per deporvi le uova. Addirittura i maschi una volta metamorfosati non entrano mai più in acqua, alimentandosi ed accoppiandosi a terra.
Le larve si nutrono di invertebrati acquatici mentre gli adulti di quelli terrestri, quali Molluschi polmonati (lumache, limacce) e, soprattutto, Artropodi. La Salamandrina dagli occhiali frequenta ambienti forestali collinari e montani, più frequente fra i 200 ed i 600 metri di quota, dove vive vicino ai corsi d'acqua, nascosta tra le rocce e la lettiera. Durante lo svernamento e l'estivazione si trattiene per lo più sotto terra, a volte a profondità superiori al metro, in caverne o dentro i muri a secco .
Di abitudini notturne è di difficile osservazione date le sue piccole dimensioni e la colorazione mimetica del dorso